“Il mondo di Joey”. Una recensione

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Da ieri è sul web la saga a puntate dei Saputo, l’uomo che partì da una mozzarella e arrivò a quella scamorza di Mbaye. Alla scoperta di una docufiction che cambierà la rete. In attesa di segnarne qualcuna.

In attesa di Netflix, che presto rivoluzionerà le nostre abitudini televisive, “Il mondo di Joey” sulla vita di Joey Saputo è forse la serie più rivoluzionaria dai tempi di “Mork & Mindy”.

Il documentario a puntate, di cui la casa madre ha rilasciato ieri sul web il primo episodio (si direbbe pubblicato, non rilasciato, ma ormai l’italiano è una lingua morta), rappresenta un’eccellenza assoluta non già e non solo per la scoppiettante simpatia del presidente, non soltanto per il tema di struggente attualità, o per il valore pedagogico d’insieme, quanto e soprattutto per l’avvincente impatto narrativo che trascende il normale linguaggio giornalistico e sfocia nell’arte applicata alla divulgazione.

Il primo episodio è una straordinaria miscela di generi.

La base musicale ricorda Fargo, dei fratelli Cohen. I rimandi all’infanzia siciliana sfiorano il coté (ma non la storia) di Lilyhammer, il capolavoro a puntate di Steve Van Zandt. Il montaggio a sincope, i panorami metropolitani a pioggia, la raffinata alternanza di architettura avveniristica e meeting di lavoro, delineano una versione parzialmente scremata di The Wolf Of Wall Street. Senza i wolf, senza Wall Street, e soprattutto con un’unica sostanza bianca: il latte.

“Il mondo di Joey”, lungi dall’essere una risposta piccata al mondo di Joe, il cui storytelling para-renziano è appena sbarcato in Laguna, ha il pregio raro della verità. C’è un di che zavattiniano, nel lungo racconto autobiografico del protagonista. Da quella vasca di casa nella quale galleggiavano paperelle e mozzarelle prive di certificazione dell’Asl, emerge un pezzo d’Italia migrante e vincente che con appena 500 dollari d’investimento iniziale si compra un’azienda molto più grande nel giro di un anno.

C’è De Sica, nella bici con la quale Saputo senior consegnava i formaggi per la pizza proprio quando la pizza sbocciò nella terra degli aceri. C’è Luigi Zampa e il suo “Bello, onesto…” nel nonno che sbarca in Canada per prendere la rincorsa verso gli Usa. C’è Mal dei Primitives, nell’accento con cui Joey descrive la sua poderosa scalata al successo. Se ieri sera avete trovato Internet più lenta del solito, è perché la folla si accalcava a scaricare “Il mondo di Joey” per condividerlo con gli amici. In attesa della seconda puntata, giovedì prossimo, cui si spera faccia da teaser un film di fantascienza domenica a Torino: il Bologna che esce vivo dallo Stadium.

Giudizio critico: due palline.

Uscito sul Corriere di Bologna

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