RIO C’È

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10 agosto 2016

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

VADO AL MASSIMILIANO “Per me ora cambia tutto… ora sono qui e ho il grande onore di parlare con te e con… (indica Rosolino ma non gli viene il nome)… e comunque…” (Fabio Basile ospite di Eugenio De Paoli, Raidue)

GENNY HILL “Potresti fare l’attore…”. “Buttarmi in mezzo con Gomorra 4, che bello… magari” (De Paoli e Basile, Raidue)

MONDO (JIGORO) KANO “La prima cosa che ho detto, scusate le scaramanzie: eh che culo!”(Fabio Basile,gazzetta.tv)

QUESTO SPIEGA TUTTO “Per me Fabio è il mio Dio” (la mamma di Fabio Basile, idem)

MUTI ALLA META “Lo stiamo sentendo, l’inno, in silenzio, tutti idealmente in piedi davanti alla bandiera italiana e all’inno italiano” (Eugenio De Paoli riesce a stare in silenzio parlando. idem)

AMBRO “Ti chiedo di restituirmi le cuffie, Fabio, se no mi perdo Vincenzo Belli e Pescante e non so più come andare avanti…” (De Paoli a Basile, idem)

EN PLEIN AIR “Einplein sull’acqua” (la grafica franco-tedesca di Raisport, canottaggio)

FALCE E MARTELLOZZO “È un giocatore che è uno smartelozzatore, nel senso che gioca smartellozzando” (Andrea Lucchetta sul canadese Shachter, beach volley maschile)

IL PIATTO PIANGE “Il pallone fa schizzare una misticanza di sabbia e sudore” (Lucchetta, idem)

PERDERE LA BUSSOLA “Eccolo lì il Cristo in alto a sinistra, il Cristo Redentore che domina Rio… peraltro è a braccia aperte e indica il nord, il sud, l’est e l’ovest… è un po’ la bussola spirituale di Rio de Janeiro” (Marco Lollobrigida che vede un Cristo Redentore modello dea Kalì, canottaggio, Raidue)

Uscito sul Corriere della Sera

Una cosa impopolare su arciere “cicciottelle” e direttori di giornale silurati

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(ANSA - WEIGHT WATCHERS) Che poi a volte il Carlino è anche utile

(ANSA – WEIGHT WATCHERS) Che poi a volte il Carlino è anche utile

Quando ero bambino vagavo per le redazioni delle prime tv e radio private scassando l’anima a giornalisti, tecnici e conduttori per vedere come funzionava quello strano mondo. Erano mediamente gentili. Anzi, a volte mi facevano proprio lavorare. Prendevo dediche e richieste al telefono, riavvolgevo nastri, cose così.

Tra le prime emittenti che importunai c’era Videobologna. Via Castiglione 21. Lo stesso identico indirizzo nel quale sarei tornato molti anni più avanti per lavorare nella redazione di Cuore. Un palazzo del centro storico, con le pareti affrescate. Uno studiolo microscopico che serviva per il tg, per il programma sulle commedie in dialetto, per registrare sgangherati video musicali in piano sequenza. Ne ricordo uno della Rettore.

Mi trattavano bene, dicevo. C’era Gianluigi Armaroli, che oggi fa l’inviato per il Tg5. C’era Giorgio Comaschi, che faceva cabaret e poi avrebbe sfondato in Rai con la Zingara. E c’era Giuseppe Tassi. Quello. Il Giuseppe Tassi che oggi è stato sollevato dall’incarico di direttore del Qs – l’inserto sportivo del Carlino – per il ben noto titolo sulle “arciere cicciottelle”.

Il breve excursus serve a rivelare il rischio di un pregiudizio positivo. Che non viene ovviamente, non solo, dalla sopportazione che Tassi mi riservava ai tempi di Videobologna. Ma da una carriera fatta di pacatezza e di giornalismo popolare, nel senso buono del termine, cavalcata con decoro.

Occhio: quel titolo non è un bel titolo. È maschilista. È figlio di una cultura anni Cinquanta che alberga in molte redazioni – non era denigratorio, era un “pat pat”, significava: sono cicciottelle ma se la cavano bene -, specie quelle sportive, e parlo per esperienza diretta, in cui il confine tra il bar del giornale e le pagine rischia di essere valicato ogn’ora.

Né le scuse del buon Beppe, rivolte solo ai lettori e non alle tre arciere, e alle donne in genere, hanno migliorato la situazione. Anzi. Però, se fossero state più ampie, secondo me sarebbero bastate. La cazzata possiamo farla tutti, ma anche il “prima” dovrebbe essere importante.

Invece no, invece il proprietario del Carlino ha ceduto ai social e la testa di Tassi è rotolata.

Se mi è concesso, invoco per lui, se non l’assoluzione, almeno due attenuanti generiche.

La prima: Beppe è vittima del “giornalismo ambientale”. La presenza sul mercato di Libero, il Giornale, il Fatto Quotidiano, ha modificato il Dna dei quotidiani cartacei. Tutti si sentono legittimati a forzare un po’ i titoli, a fare del clickbaiting su carta. Tutti pensano, fisiologicamente, che sia necessario occhieggiare un po’ ai lettori. Anzi, spesso sono gli stessi editori che te lo chiedono. Gli stessi che poi ti cacciano a pedate, quando magari vai lungo, mentre dovrebbero essere contenti se il pubblico si rivolta contro un titolo infelice del Carlino: significa che lo considera ancora un giornale vero, a differenza di quelli diretti da Feltri, Belpietro e compagnia.

La seconda: i social, appunto. Quel titolo resta appunto infelice, molto, una cosa di cui scusarsi pubblicamente. A prescindere da chi le pretende, le scuse, e quali titoli abbia per farlo. Però che siano i social a ottenere la testa di Tassi, è un po’ come se il gestore del peggiore Bar di Caracas facesse saltare il direttore dell’Harry’s Bar perché c’era una ditata sul piattino del conto.

Siamo in grado, noi, di scagliare la prima pietra? Rispondo per me: io no.

Auguri dunque a Beppe Tassi e alle tre arciere, perché possano prima o poi vivere in un Paese in cui nessuno fa battute a mezzo stampa sulla loro forma fisica, manco in buonafede, e in cui la legittima indignazione non si mischia a un lavacro di coscienze ottenendo la cacciata di un tizio che ha fatto una cazzata, ma resta una persona perbene.

Rio c’è (reloaded)

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8 agosto 2016

EIAR IERI Da questa sera i servizi del Tg2 su Matteo Renzi (ieri Federico Monechi raccontava esaltato di come avesse riportato a casa Nibali) andranno, per coerenza, in onda in bianco e nero.

FUSI E ORARI “A commentare con me questa gara c’è Salvatore Durante…”. “Buon pomeriggio, buonanotte in Italia” (Davide Novelli e Salvatore Durante, tiro a volo: in Italia erano le 8 di sera)

TALK AS YOU EAT “Gli errori sono schedulati… Quattro no target per la Rossi… la Skinner è sicura di gareggiare per un medal match…” (sempre Novelli, evidentemente madrelingua inglese)

PLURALISMI “Non ci possono essere titoli ex aequi in questa disciplina” (ancora Novelli, forse era meglio l’inglese)

PREMIUM DI CONSOLAZIONE Pioggia di spot per la Champions di Premium sui canali Rai. Non è la prima volta che Berlusconi prende molto spazio a viale Mazzini, ma stavolta almeno paga.

GOLDEN GOLP “Milioni di persone in piazza in Turchia dopo il fallito golp” (Maria Concetta Mattei, Tg2)

IDEM SENTIRE “Josefa qui è stata veramente molto brava: ha tirato fuori… diciamo gli attributi eheheh…” (Antonio Rossi sulle immagini dell’oro olimpico di Josefa Idem a Sydney, Raidue)

COL FISCHIO O SENZA? “In tribuna c’è il segretario della Fitarco, Alvaro Vitali” (Lorenzo Roata, Raisport: si chiama Alvaro Carboni)

UNA COSA MIA Roma è bellissima, il romanesco pure. Però si potrebbe evitare di dire “uscire fuori” ogni 2×3?

INVITO ALL’ASCOLTO “Cominciamo con la partita forse più scontata di questo gruppo, Usa-Cina” (Edi Dembiski, basket)

UNA PRECE “L’americana Mara Abbott sta pedalando verso la gloria eterna!” (Silvio Martinello, ciclismo femminile: arriverà quarta)

IL CONSIGLIO DA SPETTATORE ANZIANO A RAISPORT DI OGGI I canali hd potete metterli su 501, 502 e 503 ché mi fa male il pollice, oppure devo andare su Sky che li ha messi al 226, 227 e 228? (segue).

Uscito sul Corriere della Sera

Perché a Roma il problema non è “il milioncino” della Muraro

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(ANSA – DESIGN) Un cestino Ama vuoto. L’opera è esposta al MoMa di New York

Rispetto alla questione dei rifiuti, a Roma, il Pd dovrebbe scavare una buca molto profonda, facciamo una cinquantina di metri, lasciare lo spazio necessario per Alemanno e gli altri stupratori neri della città, ritirarvisi in blocco, chiedere cortesemente, magari all’Ama, di ricoprirla, e uscirne diciamo tra una ventina d’anni, anche venticinque. Solo allora dovrebbe riprendere la parola. Per chiedere scusa.

Altro che lanciare hashtag. Altro che mutuare tristemente linguaggio e temi altrui (i soldi, cristo, sempre l’ossessione per i soldi) chiedendo di spiegare “il milioncino” della Muraro.

Premesso questo.

Non essendo romano, so di Ignazio Marino solo quel che ho letto e ciò che mi hanno raccontato gli amici che colà risiedono. Il giudizio è abbastanza unanime e non brilla per positività. Non capendone niente, da lontano, mi sembrava davvero il marziano che diceva di essere, spesso incompetente, certamente alieno a determinate tradizioni. Prima tra le quali, proprio quella sui rifiuti. Per la gestione dei quali (ripeto: posso sbagliare) aveva operato importanti soluzioni di discontinuità, respinto al mittente vecchi caporioni privati, scelto persone nuove.

Si era fatto, Marino, parecchi nemici: il suo partito, che l’ha fatto cadere dandogli dello psicopatico. E i suoi successori in Campidoglio, che gli davano del disonesto.

La nuova gestione dei rifiuti è affidata a una persona che da oltre un decennio faceva parte del sistema, con l’onere di controllarlo. Le prime mail in cui muove rilievi risalgono all’inizio di quest’anno, e sono con ogni evidenza le mail di una persona sull’orlo di una nomina in Campidoglio. La stessa persona era consulente di aziende, cui prestava il proprio ingegno perché potessero vincere gli appalti presso il Comune di Roma per il quale lavorava. Ha guadagnato cifre molto importanti dal pubblico e dal privato, nello stesso periodo, nello stesso ambito. La persona che ne ha fatto esplodere gli emolumenti era Gianni Alemanno. Il suo sponsor in Ama era Franco Panzironi, coinvolto in mafia capitale, che aveva intestato una società alla segretaria la cui presidente era Virginia Raggi. Cerroni, il ras novantenne dell’immondizia, finito in galera per la discarica di Malagrotta, la adora, la elogia pubblicamente, e ne sostiene la decisione di riaprire il tritovagliatore di Rocca Cencia perché probabilmente con tre tovaglie si magna-magna-magna.

Ribadito che una buona alternativa alla inumazione del Pd romano sarebbe la sua spedizione su Giove, evitando di lasciare il carburante per il ritorno, la domanda è: se questo popò di intreccio riguardasse una qualsiasi sponda opposta, avremmo la gente in Campidoglio a gridare Onestà come stesse in curva sud?

La risposta è: certo che sì.

L’altra domanda è: perché non succede?

Le risposte sono due:
1) Il beneficio del dubbio che si concede a chi è in carica da un mese (ma per nominare assessore una che cerca vendette in Ama, perdippiù in diretta streaming, bastano pochi secondi).
2) Il M5S è pulito per definizione.

Ergo: i comportamenti che si rinfacciano giustamente agli altri diventano normali se a compierli è qualcuno dei tuoi.

È il punto d’arrivo del lavacro di coscienza che ha portato i romani (e gli italiani) a scegliere quasi sempre i ladri e i corrotti girando la testa dall’altra per quieto vivere o sperando di ottenerne l’indulgenza. Salvo poi lamentarsene, abbattendoli in cabina elettorale, sempre fuori tempo massimo.

Inflessibili. Diversi. Alieni a ogni compromesso. Finché non c’è qualche contratto da firmare. E permalosissimi quando il fango tocca la squadra di cui hai appena indossato la casacca. Uguali all’Italia di sempre. Quella del “Non sono Stato io”.

Che si specchia, purtroppo, in quelli che chiedono conto del “milioncino”. Comparse bercianti in questa curiosa tragicommedia di popolo.