Il giorno in cui il sindaco Merola vinse le Europee

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Il sindaco Merola mentre centra l'urna con genziana precisione

Il sindaco Merola mentre centra l’urna con genziana precisione

Io non lo sapevo, che domenica scorsa si votava per le Amministrative.

L’ho scoperto ieri su questo giornale, leggendo l’illuminante intervista di Olivio Romanini al sindaco Merola.

La sunteggio: l’esito del voto dimostra la vocazione maggioritaria del Pd, non accetteremo più veti, vado avanti, ad esempio sulla cessione delle azioni Hera, senza concordare nulla con nessuno.

Ammazza.

Più decisionista di Renzi, che solo due anni fa osteggiava in malo modo. Più schiacciasassi di Dozza. Più sprezzante di Guazzaloca.

Mentre correvo a lamentarmi con la mia compagna per avermi tenuto nascosto il voto locale – sono di sinistra, tendo a scaricare le colpe – ho scoperto che no, avevo capito bene, si votava per le Europee.

E che dunque quella vocazione maggioritaria il Pd l’aveva scoperta in direzione Bruxelles. Se non ricordo male, il Premier aveva pure dichiarato che il voto continentale non avrebbe mai e poi mai influito sugli equilibri interni. Ma parlava di quisquilie come il Governo nazionale. Non certo di Bologna.

A Bologna siamo diversi. A Bologna siamo laboratorio. A Bologna c’è gente che ha scelto il Pd non già per arginare l’esplosione di Grillo, o per supportare Renzi, o – dio non voglia – perché desiderava Martin Schulz a capo del parlamento europeo. In realtà volevano mandare un messaggio di portata ben superiore: ‘ste azioni di Hera le vendete sì o no?

Merola, puntuale come sempre, ha raccolto questo chiaro mandato, e ha spiegato che da ora in poi non accetterà più veti e alleanze al ribasso con chicchessia. Siccome guida praticamente un monocolore, i soliti gufi e rosiconi (®) avrebbero potuto contestargli la narcolessia degli ultimi tre anni chiedendogli cosa diavolo stesse aspettando per governare.

Ma ora lo sappiamo: aspettava il 40 per cento alle Europee. Adesso speriamo che si voti presto anche per le Politiche, e che il Pd prenda almeno il 70 per cento. Accadesse, Merola potrebbe finalmente mettere in atto ciò che di davvero qualificante ha in mente per Bologna: un’altra intervista.

In attesa delle amministrative, quando si sfonderà il 105 per cento e potremo decidere, votando per Palazzo D’Accursio, chi vogliamo che ci rappresenti in Europa.

Uscito sul blog del Corriere di Bologna

 

Mio grillino che guardi il mondo

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Amico pentastellato, so come stai.

Le ho perse quasi tutte da quarant’anni in qua.

E ogni volta, come te, davo la colpa al complotto. Ai brogli. Al Paese che non capisce. Chi non votava a sinistra – quante volte l’ho detto – era ignorante. O in malafede. O corrotto. O costretto dalla clientele.

Non se ne usciva.

Beh, ero un coglione.

Lo sono in massima parte anche ora, ovviamente. Però, da osservatore esterno, vedo meglio te che me.

E ti dico: guarda che non è così. Guarda che le ragioni per cui uno finisce a votare non dico Dell’Utri (che è la mafia) ma qualcosa che non gli somiglia per niente (cit.) possono essere infinite. Specie nell’età adulta.

E i tuoi capi (quello col cappelletto, l’altro che diceva di volersi ritirare e adesso cita poesiole che manco Marzullo) stavolta sono stati la ragione principale.

Immagina che Napolitano – non lui, non la trattativa: quel che rappresenta, lo Stato – venga minacciato di essere circondato da una folla tonitruante.

Immagina uno che dice: facciamolo noi pacificamente, di circondare il Quirinale, oppure lo farà qualcun altro. Non pacificamente.

Immagina l’ingresso nel linguaggio politico di Hitler, dei manifesti “O noi o loro” per strizzare l’occhio all’estrema destra, immagina che esistano conservatori non fascisti che fianco a fianco con quelli di Forza Nuova non vogliono finirci, pure se prima magari stavano con Gasparri. Molti dei quali, tra l’altro, oggi votano per i tuoi.

Sì, lo so. Renzi, la Dc. Il nuovo Berlusconi. Gli 80 euro. Eccetera.

L’ho scritto mille volte pure io. Lo penso ancora. E penso che il 40 per cento preso per emergenza non lo trasformi in Eisenhower, e non tramuti la sguaiata festa della Moretti (con un linguaggio così simile a Peppe, e Silvio) in qualcosa di gradevole.

Però pensa a quella gente vagamente decorosa di prima, anche se diversa da te. Esiste. E non è mafiosa solo perché non siete d’accordo su parecchi punti. E non se ne fotte del futuro dei propri figli anche se non ritiene di affidarlo al professor Becchi, o Paragone, o quelli che attribuiscono al Bildeberg anche l’amatriciana scotta.

Pensa a quei piddini che ti avevano dato fiducia, a te e al movimento, ma poi hanno temuto che con le istituzioni – non tu, quei due – ti ci pulissi il culo… E sono corsi in cantina, hanno recuperato un po’ di sacchetti di sabbia, li hanno portati metaforicamente davanti al Quirinale.

Pensavo, l’altro giorno, che se davvero un milione di persone avesse circondato la presidenza della Repubblica, avrei voluto essere lì a farmi circondare. Anzi: penso proprio che avrei preso il primo treno, per farmi circondare.

Sì, lo so che tu la consideri una provocazione. Che non volevi. So che quella minoranza rissosa del Movimento, quella che prende Peppe e Telespalla alla lettera, è lontana anni luce dal territorio, da chi si sbatte ogni giorno per obiettivi spesso meravigliosi, da tutte le persone perbene che sono la vera forza dei Cinque Stelle.

E allora, amico grillino, benvenuto nel club. Di quelli che almeno una volta hanno votato leader di cui sono molto, ma molto meglio.

E’ una cosa molto di sinistra. Almeno quella.

Del perché Minzolini fa bene a darmi dell’imbecille

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minzoliniOdio trollare.

Non mi piace lo sberleffo sadico sui social perché spesso è davvero troppo facile. E anche perché, quando lo applichi, finisci ipso facto nel calderone berciante che spesso circonda chi abbia un qualunque ruolo pubblico.

Per questo, quando mi capita di rispondere a un vip su Twitter, ho una specie di rubrica: “Non ho resistito”. Il titolo sta lì a significare che l’enormità era tale, o l’occasione talmente ghiotta, che proprio non potevo tenermi. L’ho fatto con Formigoni, a volte con Salvini. Oggi m’è capitato con Augusto Minzolini (anche se nel suo caso non si dovrebbe parlare di trolling perché, prima del nostro match, era un mio follower. Quindi diciamo che eravamo quasi vecchi amici).

Lo scambio che ne è derivato lo leggete sopra. Ed è istruttivo. Intanto pure lui mostra di non credere più di tanto in Libero (invece, chissà, magari la notizia è pure vera) ma poi non si trattiene ed emette un giudizio definitivo: questo episodio, quello di Renzi che fa la cresta sui voli di Stato, sarebbe il segnale definitivo che siamo un Paese alla frutta.

La vicenda delle carte di credito di Minzolini è nota. Un anno fa è stato assolto in primo grado dall’accusa di peculato per l’uso disinvolto di fondi aziendali. Le sentenze si rispettano, va da sé che è dunque innocente al netto della distinzione tra comportamenti illegali e comportamenti discutibili. I secondi non hanno rilevanza processuale ma concorrono al giudizio su una persona.

Il mio giudizio sulla persona Minzolini, sul politico Minzolini, sul giornalista Minzolini è decisamente più complesso di una battuta satirica (la quale – conosco il codice penale – non faceva riferimento ai processi, ma ai guai passati dal nostro a causa delle strisciate aziendali).

E il mio giudizio è questo:

Augusto Minzolini ha intossicato il giornalismo politico italiano col minzolinismo, la politica raccontata con retroscena non verificati, allo scopo primario di avere un buon titolo e una cortina di relazioni dalle quali trarre vantaggi professionali.

E’ possibile che la stima di Silvio Berlusconi sia una concausa (è la mia opinione) dell’ascesa di Minzolini alla poltrona del Tg1, il principale centro di consenso e informazione del Paese.

Minzolini ha fatto un Tg1 orrendo, annichilendo professionalità, distruggendo il valore della testata, e lo ha schierato manu militari a favore di Berlusconi.

Una volta esautorato, il direttore Minzolini è stato paracadutato in parlamento dallo stesso Berlusconi con una candidatura blindata nel Porcellum. Che gli vale uno stipendio importante. Che contribuisco a versargli.

In definitiva, dunque, a mio parere – e questo volevo significare con l’innocente battuta cui Minzolini ha risposto da par suo – Augusto Minzolini, la sua carriera, la sua presenza in politica, i suoi modi, sono un sintomo più effettivo dello stato in cui versa il Paese rispetto all’eventuale (e altrettanto censurabile) furberia di Renzi.

Ora credo possa darmi dell’idiota e dell’imbecille a ragion veduta.

In difesa di Alessandro Di Battista dalle strumentalizzazioni dei giornalai

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(ANSA – SING SING) Una incisiva immagine di Alessandro Di Battista

A me spiace davvero tanto che una persona come Alessandro Di Battista, il cui impegno politico è indiscutibile, e con esso un entusiasmo puro e sincero verso un’Italia diversa, più onesta, non collusa, sia costretto dalla campagna elettorale e dall’incalzare di noti giornalai come Mentana a semplificazioni contorte che sfociano in frasi definitive tipo “La mafia è Civati”.

Mi spiace non tanto per Civati, o per la mafia, o per “è”, quanto perché, al netto delle successive spiegazioni di Di Battista, che ha meglio chiarito e tradotto il senso della sua invettiva, e cioè che Civati è la mafia perché gli tocca stare nel Pd che lo costringe a versargli del denaro – e questo concetto, com’è evidente, è politicamente inattaccabile – qualcuno potrebbe pensare di lui, Alessandro, che sia un invasato incosciente e/o uno che per due voti in più potrebbe persino abbassarsi ad avvelenare i pozzi accostando un collega parlamentare alla criminalità organizzata (che, nonostante non strangòli come sostiene Beppe Grillo, non è certamente un compagno di viaggio commendevole).

Per questo sono dispiaciuto per Di Battista, la vera vittima di questo can can mediatico, orchestrato contro il MoVimento, che certo non merita di passare per un tizio arrogante, ignorante, aggressivo, e va invece considerato per la persona corretta e competente quale certamente è*.

* Mi raccomando: nessuno estrapoli da questo testo frasi decontestualizzate mirate a farmi dire ciò che non ho mai detto

 

Per chi voto alle Europee (e mo’ provate a farmi cambiare idea)

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Non voterò il Pd perché da tre anni governa senza mandato popolare insieme a Berlusconi.

Non voterò il M5S e l’ho deciso nel 2008 quando Peppe scandiva le testate dei giornali e invitava la gente a mandarle affanculo.

Non voterò Tsipras perché la Spinelli in Europa vuole andare con Grillo, e per Casarini.

Non voterò Forza Italia perché non voglio rischiare il concorso esterno.

Non voterò la Lega perché Salvini mi fa paura.

Non voterò Alfano perché secondo me non si vota manco lui.

Non voterò gli amici di Oscar Giannino, nemmeno se ‘sto giro c’è pure Tabacci.

Non voterò la Meloni perché va in giro con gli striscioni runici. E perché è la Meloni.

Non voterò gli altri perché non contano niente.

Questo per avvertire gli scrutatori: quando trovate la scheda “Guaraldi vattene”, sappiate che è la mia.