La mia conversazione preferita su Facebook di dicembre/gennaio

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Avevo scritto: “Dizionario italiano-italiano:  chi dice ‘non sono né di destra né di sinistra, sono categorie superate’, generalmente è di destra”. Di qui il carteggio.

 

  • Conversazione iniziata 15 dicembre 2013
  • A. N.

    Non riesco a commentare le idiozie che scrivi perciò ti scrivo qua – dizionario italiano-italiano: “sono un ipocrita” = “sono un comunista” (facilmente assaltatore di camionette dei carabinieri munito di estintore e passamontagna). Oggi Cuperlo ha parlato di pluralismo, ma se da sempre chi non la pensa come voi è considerato, come tu dimostri scrivendo le puttanate che scrivi, un inetto un, un guerrafondaio, un inquinatore, un disonesto un evasore… ma per cortesia, siete solo degli ipocriti e tu ne sei la testimonianza vivente.

  • 16 dicembre 2013
  • Luca Bottura

    Ciao Andrea (si fa così: si comincia con un saluto e si chiude con un saluto, soprattutto se scrivi a uno che non conosci): io amo sempre dire, come spiegavo a una persona che la pensa come te ma sa esprimerlo in modo più garbato, che le mie generalizzazioni, che spesso sono inevitabilmente il pane della satira e della polemica, toccano solo chi si fa toccare. Un esempio: parlo spesso di evasione fiscale, di commercianti che rubano. Naturalmente chi paga le tasse, e non ruba, non si sente toccato, anche se è un commerciante. La mia compagna, per dire, ha un piccolo negozio. E’ in regola. Quanto all’opinione di Cuperlo, che ho martirizzato di battute in varie occasioni, poco me ne cale. Io ho detto un’altra cosa, che valeva anche ai tempi della Dc: che chi non ama dichiarare il proprio voto, chi non si schiera, chi dice di non partecipare, 99 volte su 100 è, appunto, di destra. Che sarà anche una categoria sorpassata – come la sinistra – ma in Italia significa, da una ventina d’anni in qua, Berlusconi. Oggi, Berlusconi e Grillo. In generale, i populisti che si rifanno alla pancia del Paese, una pancia che spesso ci ha regalato momenti molto bui. Detto questo, esistono guerrafondai di sinistra (penso a D’Alema), inquinatori di sinistra (Riva non lo è, ma pare che fosse in rapporti eccellenti con Vendola), disonesti di sinistra (c’è una piccola differenza: di solito quando li prendono col sorcio in bocca è più facile che si vergognino e spariscano, tipo Penati, e comunque la base ancora, vivaddio, s’incazza parecchio) e persone di destra molto stimabili. Ad esempio quelli che dicono: io sono di destra. O di centro. Che si dichiarano. Che combattono. Chi si nasconde, specie in questi tempi orrendi, o, meglio, s’intruppa nelle gastroproteste, è complice di una deriva pessima. Che abbiamo già visto. Ed era di destra. Infine, quanto a chi assalta le camionette, io non sono tra coloro che ritengono Carlo Giuliani innocente. Sono per la legalità: non si tirano estintori ai carabinieri. C’è però una sentenza che dimostra come in quei giorni la gestione dell’ordine pubblico, compresa la fabbricazione di false prove e l’infiltrazione di agenti nei black block – che facevano ciò che volevano, mentre i manganelli volavano sugli innocenti – abbia contribuito a una macelleria messicana che ha armato la mano di Giuliani. L’avrei voluto vivo, processato, condannato. Con molte attenuanti affatto generiche. Infine, ti inviterei a frequentare il dubbio, e a non partire con gli insulti quando sei in disaccordo con qualcuno. Aiuta. Che tu sia di destra, o di sinistra. Perdona la lunghezza. Ciao

  • Oggi
  • A. N.

    Il saluto, anche quello, va meritato. Se puntualmente attacchi, denigri, insulti a senso unico è normale che la gente, che per fortuna non la pensa come te, non ti saluti nemmeno. Proprio tu parli di insulti e via discorrendo avete per anni nsultato (e non satiricamente ) Brunetta, Berlusconi, Tremonti, Carfagna, Gelmini ecc ecc e tutti coloro che hanno votato il centro destra ignorando le schifezze di D’alema & c., e mi vieni a fare discorsi di rispetto ed a “non partire con gli insulti quando sei in disaccordo con qualcuno”. Ma come? Proprio voi dite questo? Siete l’ipocrisia fatta persona! I sinistrati come te questo sono. Chi la pensa al contrario rispetto a loro sono niente, stupidi, inetti e via di scorrendo come ti dicevo prima… SOLO voi siete i paladini della democrazia, dell’eguaglianza, dei lavoratori, della libertà e di tutte le cose buone e belle… A CHIACCHIERE! Io ti invito a portare più rispetto verso chi per fortuna non la pensa ipocritamente come voi. Scrivendo idiozie non aiuti nè te nè nessun altro. Cerca di aiutare tu. Perdona se ti senti offeso da queste parole ma l’ipocrisia della sinistra e dei suoi adepti è nota a tutti, non c’è nulla da offendersi.

  • Luca Bottura

    Va bene. Sei la parodia di un lettore de Il Giornale. Ciao, grazie.

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E il miracolo di uno splendido pezzo su Il Giornale

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di Paolo Giordano

Il pilota che ho amato di meno, oggi è l’uomo per il quale tifo di più. Conosco il buio immobile nel quale galleggia Michael Schumacher in questi giorni, solo, solissimo, anche se tutti gli parlano. Il coma. Lo conosco, quel buio gelato. Ma non lo ricordo perché il trauma cranico, quand’è gravissimo, è persino cortese: si prende anche i ricordi di quando è arrivato e lascia un buco nero, senza latitudine, inesplorabile per tanto, tantissimo tempo, forse per sempre. Insomma anche io mi sono «rotto la testa», come minacciano i nonni per frenare i nipotini spericolati. La mia pietra è stato un Tir. Ho sfondato il parabrezza della mia auto che si era incastrata sotto la sua pancia, ho sbriciolato il bacino, perso dei pezzi e oltre un litro e mezzo di sangue se ne è andato per la propria strada. Coma. Pensavano fossi morto o che stessi per. Quando mi hanno raccolto schiacciato nell’abitacolo, parlavo ancora, proprio come Schumacher. Sono stato anche gentile con il soccorritore, dicono: grazie di avermi salvato, sto così così. Ma poi l’ematoma frontale è cresciuto, vorace com’è. E ho perso i sensi.

La pressione endocranica ha la forza di un titano, assedia il cervello, lo schiaccia, deve essere fermata. Bisogna spurgare, trovare una via di uscita al sangue e far di tutto perché rallenti il suo afflusso. Una parte di te finisce quasi gelata ed è un freddo brutale e salvifico. Sono entrato in una parentesi, quella notte alle tre, e il mio primo ricordo è di oltre dieci giorni dopo, un tubo in sala di rianimazione e il volto di mia mamma al di là del vetro. In quei giorni i medici dicevano più o meno le stesse cose che oggi l’équipe di Grenoble recita nei propri comunicati. Speriamo si salvi. Oggi va male. Oggi va meglio. Ma, se si salva, non si sa come starà. Quali lesioni.

Quante. E quanto lunghe. Non si sa se sarà lucido come prima. O molto meno. O per niente. Ed è una fortuna che lui, come chiunque passi per quel buio, non le possa ascoltare e che non senta il peso dell’attesa oppure lo schiaffo bestiale della paura impotente. Quando ero lì, con il volto tumefatto dai lividi, bluastro e pallido, la mia parentesi era inerte. Senza sensi. Ma ha avuto il senso, semmai ce ne sia uno, proprio di confermarmi quanto siano importanti i sensi. Perché ci sono certe cose che tutti sappiamo ma conosciamo davvero solo quando le abbiamo perse o accantonate. Mentre sei nel limbo, nutrito dalla flebo, intubato e fasciato, gli altri vivono la tua vita ma tu non vivi la tua e neppure te la ricorderai. È il mistero del coma. Quando Dio o la sorte o comunque i medici decidono che è il momento di uscire dal limbo, è come nascere un’altra volta, tornare neonato e piangere e ridere come fanno i neonati. Hai passato un esame, il più difficile, ma ne rimane un altro, il più pericoloso: sei ritornato quello che eri? Quando sono uscito dal buio, i medici hanno fatto entrare mia mamma in sala di rianimazione. E io l’ho riconosciuta, e posso solo immaginare come si sia illuminata, lei così chiusa. Ma non basta: certe lesioni sono perverse, stratificate, non ti tolgono tutto ma solo un pezzo, quello che vogliono, fottendosene di come diventerai. È entrato, in quella sala che non voglio vedere mai più, anche un mio amico di infanzia e ci siamo salutati come facevano da vent’anni. Non me lo ricordo ma ero, in quel preciso momento, lì in quella mattina, uscito dal limbo. Avevo chiuso la parentesi. Perciò oggi, qui a centinaia di chilometri di distanza, immagino lo sforzo vitale di Schumacher e mi sento, per quel poco che serve, anche io nella sua parentesi. Sperando che anche a lui capiti prestissimo di riconoscere un suo vecchio amico e poi di ricordare sorridendo quell’incontro perché, poi, la vita è andata avanti com’era prima.