Unioni civili, una parola di chiarezza: l’intervento di Renato Zero a San Remo

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zeroDi Renato Zero

Perché è il momento proprio di fermarsi un attimo a riflettersi, a guardarsi un pochino intorno.

Significa anche, eeeh, dare un’occhiata al pianerottolo. Al nostro condominio. Perché se la guerra sta lì, sta dappertutto.

Quindi dovremmo cercare un po’ di far pace con questi sorpassi.

Perché se riusciamo a guadagnarci la macchina che è davanti a noi, non abbiamo sicuramente risolto nulla della nostra vita.

Perché i sorpassi bisogna farli con sacrifici, con rinunce (applausi), con una grande prova di tenuta.

Quindi, io mi aspetto che questo disco, proprio, ci consenta a tutti, anche a me che l’ho scritto, a me che l’ho prodotto, che ci consenta proprio di fermare un po’ le macchine. Di guardare un po’ anche a questa nostra piccola vita privata, questa, questa famiglia, no? Che ottenga finalmente quel significato e quel valore che i nostri genitori, perlomeno i miei, mi avevano così felicemente inculcato.

La famiglia è importante, se ne parla adesso come se fosse una novità.

Da quella famosa capanna, eeeh, dove faceva molto freddo, e il signore era lontano quella notte, abbiamo imparato molto, abbiamo imparato che la convivenza dev’essere esercitata tra le quattro pareti di casa e poi avere casomai l’ambizione che questo nostro pensiero si affermi anche altrove.

Grazie di esistere a tutti. (applausi).

 

Persino i cinesi

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Non voto alle primarie Pd perché il Pd non mi rappresenta.

A Milano forse avrei fatto uno strappo perché le amministrative sono una storia a parte e vorrei che la vicenda Pisapia non restasse lettera morta.

Ma non sono residente.

Se avessi votato, avrei scelto Majorino.

Non amo Sala, ho colto i limiti dell’Expo le cui vestigia marciscono a Rho senza un piano di dismissioni, dopo una gestione non priva di importanti opacità.

Temo non sarà un buon sindaco ma spero di ricredermi.

Di più: non so neanche se possa vincere, perché se Comunione e Liberazione candida Lupi, certi poteri forti potrebbero preferire l’originale alla versione in salsa democratica.

Detto questo, Sala ha fatto una cosa molto semplice: ha mandato una sua rappresentante dal presidente della comunità cinese di Paolo Sarpi (che è grande e radicata da decenni) facendo promesse e chiedendo un appoggio.

Pubblicamente.

Il presidente in questione ha fatto sapere ai suoi rappresentati che Sala potrebbe favorirli e ha invitato a votarlo.

Sala sta raccogliendo – pare – preferenze anche (anche) da gente che non sa l’italiano, non sa esattamente nemmeno dove si trova, ma ha recepito un’indicazione di possibile miglioramento delle proprie condizioni e vota esclusivamente per i propri interessi.

Praticamente leghisti.

E’ brutto? E’ bello? E’ preoccupante? E’ poco opportuno?

Posto che sono domande legittime, che potremmo e dovremmo farci a ogni elezione (anche quando votiamo solo noi musi bianchi), e aggiunto che non voglio essere benaltrista e che se risultassero scambi di denaro sarebbe qualcosa che somiglia a un reato e andrebbe punito, vorrei porre una domanda ai colleghi giornalisti:

quando Hillary Clinton andrà a chiedere il voto alla Niaf, l’associazione degli italiani d’America, titolerete “L’ultimo tarocco: la Clinton recluta persino gli italiani”?

No, non credo.

Non oggi.

Ma immagino che i giornali americani lo facessero settant’anni fa.

Ecco, benvenuti nel 1946.

In un Paese bigotto che non sa nemmeno distribuire i diritti civili a tutti ma difende l’orticello, come una specie di riflesso pavloviano, se persino i cinesi votano alle Primarie.

Persino.

E persino persone dabbene, per un titolo, diventano come i razzisti.

Quelli che, loro sì, non muoiono mai.

L’ultima chiamata per i pentascudati: votare la legge Cirinnà

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(ANSA – EDUARDO) Di Battista e Di Maio, dopo aver cambiato idea dodici volte sulle unioni civili, si spernacchiano a vicenda

Tre giorni fa la Stampa di Torino è uscita con una notizia in esclusiva: il M5S stava per fare dietrofront sulla legge Cirinnà a seguito di ripetuti incontri con le gerarchie vaticane, tra gli altri di Di Battista e di Roberta Lombardi, quella secondo cui il primo fascismo, in fondo, ma sì, dai.

Il giorno dopo, al contrario, tutti i giornali titolavano con il diktat di Di Maio: o la legge sulle unioni civili resta così, o non la votiamo. Sembrava una smentita alla notizia della Stampa.

Alla luce del grottesco post grillesco di oggi, si trattava invece di un diversivo, nella speranza che il Pd si spaccasse per attribuire ad altri il flop della legge e continuare la politica dei due forni: fingersi libertari, nutrire il ventre molle del popolino.

Poi, appunto, la scoperta della libertà di coscienza. Roba che manco la Dc di Forlani. Fine del vincolo di mandato, fine dell’uno vale uno, fine delle consultazioni online.

Ora Beppe Grillo, tra uno spettacolo e l’altro in cui fa pagare al pubblico ciò che dovrebbe raccontare al suo analista, ha una sola possibilità di non passare per ciò che è, ossia un saltimbanco qualunquista che contende i voti a Salvini, a Berlusconi, alla parte più retriva del Pd.

Quella possibilità si chiama disciplina di partito: avevate detto che volevate le unioni civili, votatele. Sennò risulterà evidente a tutti che destra e sinistra saranno anche concetti superati, ma il M5S li ha superati a destra.

E tutti gli italiani discriminati in base ai propri affetti potranno d’ora in poi ringraziare chi nacque Emiliano Zapata e morì Remo Gaspari.

Tanti auguri a Giorgia Meloni per una gravidanza felice e una maternità ricca di soddisfazioni

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meloni okConfesso, ho fatto una battuta sulla Meloni.

“La Meloni è incinta. Il primo che aggiunge ‘sempre’ è una brutta persona”.

Tecnicamente è pure una battuta sbagliata, perché il riferimento al celebre proverbio riguarderebbe semmai la genitrice della celebre parlamentare.

Ma è piaciuta, è stata condivisa, e mi ha cagionato la nomination nella nazionale sessisti stilata da Laura Eduati sull’Huffington Post.

Sono recidivo, peraltro.

Tempo fa postai una vignetta sul ministro Boschi (la sua foto e lo slogan: Proteggi le oche, boicotta Moncler) che avevo fatto tale e quale la mattina in radio, ma sulla Minetti, senza che accadesse nulla. Con l’importante differenza che la Minetti pare giacesse con Berlusconi, mentre la Boschi ci stava riscrivendo la Costituzione. Dunque mi sembrava un filo più pericolosa.

Quella foto mi guadagnò le stesse accuse di malagrazia. Per la precisione, arrivarono da il Giornale, il Fatto Quotidiano e Libero

Un po’ come se Mario Adinolfi ti criticasse la dieta.

Ecco, ci sono ricascato.

Ho motteggiato sulla pinguedine di Adinolfi (che in parte condivido) perché mi pareva buffo. Chiedo scusa. Effettivamente è troppo facile e, se posso, cerco di evitare: il sovrappeso non è un dato politico. Adinolfi ha ragione.

La Meloni, temo, meno. E chi pensa di difenderla dal sessismo, forse, ancora meno. Una figura (uomo, donna, trans, pegaso) che vada al family day annunciando al mondo intero che è incinta, ma fuori dal matrimonio, costituisce occasione di battuta.

Di più, si scrive da sola. E usare la questione di genere per difendere il presunto bersaglio dall’ironia mi risulterebbe ottuso, improvvido, scentrato, controproducente, addirittura un filo ipocrita.

Verrebbe quasi da dire “Farsi una risata: se non ora, quando?”.

Non fosse che quando fai battute ci sta anche che non siano capite.

E che, anche se capite, a qualcuno facciano cagarissimo.

Quindi io mi tengo l’accusa di sessismo, per carità, vale tutto.

Ribadendo sommessamente che era una battuta su una che è andata al family day per dire che è rimasta incinta fuori dal matrimonio.

E che io di figli fuori dal matrimonio ne ho due, ma non è che rompo i coglioni alla gente, in piazza, per dire che quelli come me non meritano diritti.

Ecco.

Tanti auguri a Giorgia, al pargolo, e un abbraccio (foto di Anna)