Una mattina, mi son sbagliata

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Non so – e chissenefrega – se e come voterò a ottobre sul referendum costituzionale.

Il bicameralismo perfetto è oggettivamente inefficace, e ritengo che sarebbe un bene abolirlo, ma trovo ininfluente la principale motivazione renziana, e cioè che il Senato rivisto cancellerebbe un bel po’ di stipendi. Da sempre, i costi insostenibili della politica mi sembrano quelli delle mazzette (oltre all’evasione di chi i politici li vota) e in generale illegalità e mafie.

Ma sbaglio io.

Trovo inoltre tutto da sondare il combinato disposto della nuova Costituzione con la pessima legge elettorale uscita dai dintorni del Nazareno, che era fatta apposta per far vincere il Pd al 40 per cento e ora sembra cucita addosso a Grillo o di un qualunque altro mitomane che vellichi l’amore tutto italiano per l’uomo forte.

Quindi mi informerò e deciderò, senza farmi velare dai possibili compagni di strada. Da una parte c’è la sinistra estrema ma anche, come ricordano molti, la Lega, o i più moderati di Casa Pound. Dall’altra c’è Verdini ma anche chi ricandida quelli che si compravano con due spicci qualche elettore alle Primarie di Napoli.

Né mi farò dare indicazioni dall’Anpi, cui sono iscritto per ovvie ragioni di testimonianza antifascista. Ne dall’Arci, che pure s’è schierata per il no, dalla quale al massimo mi farei indicare quale tipo di birra artigianale accompagnare alle patatine.

Ma trovo legittimo che le abbiano date (a maggioranza) e spiacevole che un ministro, più per sciatteria espressiva che per altro, definisca cos’è vero partigiano e cosa no, con una logica settaria da anni ’70 e non da testimonial del nuovo, quale si pregia di essere.

Le patenti di legittimità calate dall’altro non hanno mai portato bene alla salute della democrazia in generale, e di partito nello specifico. Un partito che non è il mio e di cui registro le beghe con divertita costernazione: gente che vota sì ma sembra che voti per il no (Bersani), gente che fa capire di voler votare no ma non lo dice esplicitamente (Cuperlo), gente che vota sì sulla base delle stesse motivazioni con cui votò no al referendum sulla riforma di Berlusconi (Renzi).

Fossi nella Boschi e in Renzi, la dico semplice, mi rassegnerei al fatto che per quanto loro siano lungimiranti, innovatori, soprattutto inevitabili, ci sarà sempre chi non è d’accordo. E che a toccare la Resistenza c’è ancora qualcuno che s’incazza. Gente a cui dovrete chiedere il voto sennò, come avete spiegato con chiarezza, andate a casa.

Con l’aggravante, nel caso della Boschi, dei partigiani che ti canterebbero “Bella, ciao”.

O Bella ciaone.

Pensateci, da qui a ottobre.

Del farsi prendere per il culo ed altre catarsi salutari

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Da bambino andavo al Madison con la federa di un cuscino bianco su cui mia zia aveva applicato due stringhe nere per formare una V. C’ero, quando Richardson alzò la prima Coppa delle Coppe. C’ero, quando lo arrestarono a Tel Aviv per vecchie pendenze fiscali. C’ero a Barcellona a insultare i giornalisti greci che urlavano mentre dovevo scrivere della prima Coppa dei Campioni. C’ero quando Danilovic, che una volta mi portai dormiente in auto da Milano a Bologna dopo un All Star Game, sferrava il tiro da 4. Però c’ero anche quando la Fossa dipinse la V rosa. Quando Carlton Myers salì su un aereo bulgaro verso Berlino che nessuno voleva prendere perché temeva precipitasse. C’ero quando il compianto Maurizio Albertini, ex Mangiaebevi, mi raccontava con che robaccia finisse nei succhi tedeschi. C’ero a mangiare da Danio con Stefano Pillastrini quando l’allora Aprimatic non aveva neanche gli occhi per piangere. C’ero quando Basket City esisteva ancora. E quindi, adesso, dico agli amici virtussini: ma di cosa vi arrabbiate? Ma perché ve la prendete per gli sfottò dei cugini? Non vi sembra di aver preso la macchina del tempo? Non paghereste per rivedere le magliette di Pellacani, Rivers che si palleggia sul piede, il parrucchino di Balboni da una panchina all’altra? Non vi sentite più giovani? E allora abbozzate, incassate, portate a casa. E, piuttosto, organizzate un pellegrinaggio alla Madonna di Tacopina perché trovi qualche Paperone per riaccendere la stella. Perché significa che sei vivo, quando ti prendono per il culo. E anche che, forse, quel culo è il momento di cominciare ad alzarlo.

Uscito sul Corriere di Bologna