In gloria di Corrado Augias. A maggior ragione oggi

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Caro Augias, sulla laicità continui a sbagliare | Giuliano GuzzoIl can can contro Corrado Augias sui social è la perfetta rappresentazione di un Paese che si esprime a rutti.

La rivincita degli ignoranti, dei bulli, semplicemente delle teste di cazzo risuona monocorde e piuttosto plumbea come in quel bel libro, “L’uomo verticale”, nella trama del quale ci siamo infilati da diverso tempo. Prima a passo spedito, ora di corsa.

L’accusa al giornalista-scrittore, lo sfottò violento, la gioia perché è stato vittima di un tentativo di phishing e non se n’è accorto, anzi ne ha scritto nella rubrica delle lettere sul suo giornale, è l’ennesimo atto liberatorio di chi in realtà non deve liberarsi di nulla perché sempre e comunque fa l’accidenti che vuole. In foltissima compagnia. Come sempre, rivendicando di essere fuori dal coro.

Augias viene trattato come una sorta di solone arrogante “che dice la sua su tutto”. Come un tizio offensivo e pedante, sempre. Come la vittima che si merita quel che gli capita “così impara a pontificare”.

Che poi sia una persona mediamente pacata, ancorché – oddio – spiritosa. Che abbia opinioni e non tema di esprimerle. Che, semplicemente, abbia letto più libri di tutti i suoi stolti carnefici e per questo lo chiamino a discorrerne, magari con lo sguardo dritto e aperto nel futuro, risulta (agli occhi dei mediocri violenti) una colpa intollerabile. Quasi quanto quella di essere vicino ai novant’anni. Gente che non schioderebbe dalla propria sedia manco morta, avendola ricevuta chissà come, sproloquia di meritocrazie e altre categorie che mai ha frequentato.

Non ho un giornale per esprimere la mia solidarietà a Corrado Augias, peraltro lasciato solo (come rilevato da Costanza Rizzacasa d’Orsogna) in una valle di lacrime nella quale i tagli dei giornali sguarniscono le catene di controllo. Perché l’informazione decente costa. E chi la produce tratta i bilanci come se si occupasse, con tutto il rispetto, di tondini in ghisa.

Ma lo faccio con tutto il cuore. Per lui, per il giornalismo decente, per la memoria di questo Paese. Voi che ne godete, siete vigliacchi. E, anche in questo, assolutamente coerenti.

Hasta forse, Corrado.

E alla prossima rubrica.