Satira e libertà di espressione: perché non si arrestano neanche le teste di minchia

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(ANSA – MARTUFELLO) Dieudonné al massimo della sua virulenza intellettuale

Diuedonné è un comico francese antisemita.

Usa il linguaggio della satira per dire cose disturbanti, che in massima parte mi risultano irricevibili.

Anzi, mi fanno proprio incazzare.

Non mi fa ridere. Per i cultori del genere, mi sembra Martellone mandato a sbattere contro Mario Borghezio.

Qualche mese fa gli fu proibito di esibirsi in pubblico e pensai: “I francesi sono persone serie, ci sono limiti invalicabili”.

Ho cambiato idea.

L’ho cambiata questa mattina quando l’hanno arrestato.

L’accusa: ha fatto apologia di terrorismo pronunciando la frase “Je suis Charlie Coulybaly”.

Attenzione: il tizio in questione resta un orrendo coglione che si fa scudo con la questione palestinese per veicolare contenuti al confine col nazismo.

Ma se c’è una cosa che possiamo invidiare agli amici transalpini, da sempre, è il senso dell’opportunità.

Per quanto terrificante possa essere il suo dire, non si arresta un autore satirico a una settimana dalla strage di Charlie Hebdo.

Non è opportuno.

E’ il senso dell’opportunità è mobile. E (pazzesco) giustifica una tantum la peggiore delle malattie: il benaltrismo.

Non è opportuno fare orrende battute razziste su un palco.

Ma mettere al gabbio un comico per le sue enormità intacca quel senso di comunità laica cui ci siamo iscritti in questi giorni, grazie al martirio degli eroi disarmati di Charlie Hebdo.

Quindi è ancora meno opportuno.

Perché la libertà di espressione non è un club dal quale si possa entrare o uscire a seconda che l’interlocutore ci piaccia o no.

Altrimenti si rischia di essere come Sallusti, Salvini, Toti, la Santanché.

Hypocrite.

A me Dieudonné fa schifo.

Ma oggi #jesuischarliecoulibaly.

Canone Rai e Renzi: così per spot

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Negli spot del canone Rai 2015 hanno dovuto specificare che anche quest’anno si paga in Posta, e questo perché Renzi aveva invece annunciato che sarebbe finito nella bolletta elettrica. Evidentemente temevano che l’effetto annuncio portasse a un’evasione di massa. Renzi aveva anche detto pubblicamente che: 1) la piccola evasione non è il problema; 2) gli scontrini non servono e vanno aboliti; 3) sotto il tre per cento è giusto non sanzionare chi evade e la manona che l’ha deciso è la sua. Morale spicciola: con gli annunci, più che con le leggi, si costruisce la propria ideologia di governo. E gli effetti sono concretissimi. Basta volerli vedere. Avanti col prossimo spot.

Morire di satira. Che fare?

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CHARLIEHEBDO-LogoChe fare?

Che fare ora, dopo aver asciugato le lacrime per i camarades di Charlie Hebdo?

Che fare dopo aver pensato a quella volta con Wolinski, a Cuore, a cospetto del mito?

Che fare dopo aver realizzato che il dolore più insensato ti sembra che un senso quasi ce l’abbia, una giustificazione inconscia che passa per la rimozione, fin quando non tocca te, la tua vita, qualcosa che ti compete, che ami?

Oggi mi sono tenuto una frase che volevo scrivere: “Avete seppellito noi, noi seppelliremo voi. Con una risata”.

Era una risposta, alla domanda su cosa fare.

Ma era sbagliata.

Era la logica del noi e voi.

Esattamente ciò che sperano di introdurre quelli che qualcuno ha efficacemente definito “fascisti teocratici”.

Io, che fare, in fondo non lo so.

So cosa vorrei fare.

E so cosa mi piacerebbe facesse chiunque frequenti a qualunque titolo la satira, il pensiero diverso, il dubbio intinto nello sghignazzo.

Continuare.

Se possibile meglio di così.

Con più coraggio, e più equilibrio.

L’equilibrio che serve a evitare l’atteggiamento ritorsivo, la guerricciola battutara di religione, l’intolleranza di ritorno applicata al lavoro che ci è dato di fare.

Ma anche il coraggio di evitare l’autocensura che su certi temi si era scavata un posticino al caldo in ognuno di noi.

Perché un conto sono i monoteismi da operetta che un autore di qualunque cabotaggio affronta ogni giorno, quelli politici, sportivi, musicali, un conto è il quieto vivere nei confronti di un corpaccione insondabile di cui non si conoscevano le reazioni.

Ora le conosciamo, le reazioni.

E per onorare chi ha pagato la propria onestà intellettuale con la vita, abbiamo un piccolo imperativo categorico: tentare di essere all’altezza di chi è morto per la libertà.

Per l’uguaglianza.

Per la fraternità.

Potrebbe persino essere terapeutico per le nostre ferite.

Forse.

Perché quello siamo noi: l’esercito del forse.

Il 40 più 3 per cento di Renzi

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Renzi ha congelato la legge che depenalizzava l’evasione fiscale sotto il 3 per cento di imponibile perché, gli è stato fatto notare – e ha persino finto di stupirsene – sarebbe stato un favore a Berlusconi e il viatico a una sua ricandidatura.

Ha però ribadito che si tratta di una ottima idea, di buon senso, che semplifica il rapporto tra i cittadini e il fisco, e punisce i furbi salvaguardando i i deboli.

Perché?

No, non è una domanda retorica: perché depenalizzare l’evasione sotto un certo tetto dovrebbe semplificare il rapporto tra i cittadini e il fisco, punire i furbi e salvaguardare i deboli?

Poniamo che uno dichiari una cifra ragionevole, chessò, 20,000 euro l’anno. Se evade il tre per cento, significa che non dichiara 600 euro. Che interesse avrebbe? Che risparmio comporterebbe? Nessuno. E infatti nessuno rischierebbe sanzioni per così poco, con tutto che le sanzioni al momento sono ridicole e quindi gli eventuali errori sono sanabili con due paste e un cappuccino.

Poniamo invece che una persona molto abbiente, cui daremo un nome ipotetico, tipo Milvio Fantasconi, dichiari in un anno 20 milioni di euro. Egli saprebbe già da ora di poter evadere 599.999 euro senza alcun rischio.

Lo farebbe?

Già, e perché non dovrebbe farlo?

Diciamo dunque che la legge in questione, lungi dal semplificare il rapporto dei poveri cristi e delle persone normali col fisco (piccoli imprenditori, partite Iva, categorie che vengono talvolta dipinte – ma non è vero – come se fossero composte solo da truffatori) gratificherà e garantirà un salvacondotto solo ai grandi patrimoni e alle grande aziende.

E rilancerà con solide basi giuridiche il fatto che in Italia reati odiosi come le false fatturazioni, le frodi fiscali, il latrocinio ai danni dei contribuenti onesti, siano in parte fisiologici. Dunque tollerabili. Dunque depenalizzabili.

Incoraggerà il benaltrismo. Farà grugnire, potenzialmente, il Berlusconi che è in ognuno di noi. Oink. Sarà altro veleno iniettato nel corpaccione malato chiamato Italia.

Che poi, certo, come diceva Jean Jacques Rousseau, potete comunque continuare a prenderci per il culo.

Però la prossima volta, prima, ricordatevi di darci almeno un bacino.