La resa di Macerata

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La rinuncia di Cgil, Anpi e rispettabile compagnia alla manifestazione di sabato a Macerata è una ferita politica difficilmente rimarginabile.

Non tutte le manifestazioni sono uguali.

La Costituzione stabilisce che ognuno può perorare le proprie idee in gruppo, ma anche che l’apologia di reato e del fascismo violano il codice penale. Ergo: gli striscioni di Forza Nuova per Traini non sono una questione di ordine pubblico e vanno perseguiti. E una sfilata di fascisti per Macerata andrebbe sciolta, non “governata”.

Invece no: democratici e autoritari finiscono piallati, nell’immaginario, in due curve uguali e contrarie, entrambe legittime. E gli antifascisti, probabilmente per mero calcolo elettorale, vengono messi sullo stesso piano di chi inneggia a una dittatura efferata.

È il portato del senso comune, sempre più a destra, che ha preso il posto del buon senso e dei quattro valori in croce da cui è nata questa claudicante repubblica.

Generalmente in certi casi ecumenici si invita a non esibire i simboli di partito. Se questa manifestazione si fosse fatta, i simboli andavano invece portati tutti. Per contarsi. Per contare chi crede al primato dello Stato sulla giustizia fai da te.

Finisce invece che si lascia il campo a chi si autorganizzerà, andrà comunque, e molto più facilmente rischierà di cadere nelle provocazioni di chi è stato sdoganato nei talk-show ma sempre un fascista violento resta.

Mentre Minniti spiega che, nel caso, l’avrebbe vietata lui. E viene il dubbio che ai diretti interessati l’avesse comunicato in anticipo.

Un autogol da centrocampo.

Anzi: un autogolpe.

Del perché lo Ius Soli conveniva pure a voi razzisti

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Siamo nel 2017, quasi 2018.
Gli italiani trombano meno e non fanno figli.
Gli stranieri sì, perché notoriamente si sobbarcano i lavori che noi non vogliamo più fare.
Quelli con un lavoro in chiaro – la minoranza: i padroni italiani preferiscono il nero solo quando è di cassa – versano soldi per le nostre pensioni.
I figli degli stranieri vanno a scuola coi nostri. Parlano la nostra lingua. Imparano la nostra cultura. Grazie alla vituperata istruzione pubblica, pagata coi nostri soldi (e non con quelli che fanno il nero di cui sopra) diventano come noi. Ammesso che sia un vanto.
Hanno gli stessi nostri doveri, ma non gli stessi diritti.
Ora mettiamo da parte per un attimo la banale questione di civiltà per cui tutti gli esseri umani dovrebbero avere le stesse opportunità, quella è roba ideologica per noi zecche rosse.
Facciamone una questione speculativa.
Se lo Ius Soli fosse passato, se avesse cioè superato l’ignavia Pd, lo sbarramento delle Destre, il paraculismo grillino, tutti interessati a quattro voti e non al merito del procedimento, avrebbe regolarizzato 800.000 minorenni figli di stranieri.
Una minoranza dei quali musulmani.
Ora, con l’arietta che tira, vorrei fare una domanda tecnica agli ideologi dell’esclusione: è più a rischio-radicalizzazione un islamico preso a calci in culo o una persona che si sente integrata e difficilmente attaccherebbe la propria comunità?
Conferire pari opportunità a chi è già qui, a tutti i livelli, sarebbe o no un potenziale antidoto alla marginalizzazione che ci ha regalato i terroristi belgi e francesi di seconda generazione?
Vi auguro di non scoprire la risposta quando salteremo per aria per colpa di un ragazzotto cresciuto in Italia ma trattato come uno scarto.
Babbei.