Lasciate in pace la Rai

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Rai | Logopedia | FandomIl punto non è la Rai. Dal 2015 la Rai non è più editata dal parlamento, ma dal Governo, per merito della riforma di un tizio che pensava di restare al potere per sempre. Il rapporto tra Rai e politica è sempre stato quello: le libertà sono come il coraggio di Don Abbondio, te le puoi dare solo se le hai già. Te le prendi. Al massimo, se qualcuno degli “editori” riesce a farti cacciare, la paghi.

Ma questo accade anche nei giornali, quando passi per rompicoglioni.

Il punto è intimidire la Rai pubblicamente attraverso le dichiarazioni proprie e dei propri scherani. Il punto sono i politici che oggi esprimono solidarietà a Fedez e normalmente attaccano tramite agenzia i dirigenti con la schiena dritta (ce ne sono, cazzo se ce ne sono) anche per le previsioni del tempo. Il punto è un’azienda piena di gente che lavora ogni giorno al meglio che può, nonostante le pressioni che subisce, e si trova alla mercé di chi pensa di usarla come il proprio boudoir.

Il punto è che i partiti, quasi tutti, si lamentano solo per poter meglio condizionare, o provarci, linee editoriali e persone che le stabiliscono.

Il punto è che su certi temi chi preme per avere conduttori e dirigenti amici dovrebbe almeno avere la decenza di starsene zitto.

Il punto è che vi dovete togliere dalle balle e lasciar respirare la più grande azienda culturale del Paese, che la rende (nonostante tutto) un’eccellenza, le donne e gli uomini che si fanno il culo a ogni livello della piramide per non scendere sotto il livello della decenza anche e soprattutto nei millemila canali che fanno meraviglie perché la politica non se li fuma di pezza.

E il punto, infine, non è che un cantante più o meno simpatico, più o meno in buonafede, più o meno benestante, citi qualcuno per cui “i froci devono finire nei forni”. Il punto è che in un Paese normale la frase dello scandalo avrebbe, quella sì, suscitato indignazione, a suo tempo, e nessun politico si sarebbe mai sognato di definire problema chi semplicemente la riferiva.

Il punto non è la Rai.

Il punto è che dovete lasciarla in pace, la Rai.

Ne guadagneremo, tutti, in democrazia.

E mica solo il primo maggio.

Rio c’è (reloaded)

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(ANSA – PROFESSIONE RIPORTER) Eugenio De Paoli al massimo della sua travolgente simpatia

PIERMATTEO Nonostante la sconfitta azzurra, Renzi non si pente di aver spostato un dibattito per vedere la finale di volley: “Per un’ora e mezza ho finalmente potuto urlare Forza Italia”.

GRASSI SATURI “Meno male che nel prosieguo la liposuzione è stata quella di dare una sbagherata inconsulta” (Andrea Lucchetta poco prima della prova del palloncino, Ita-Bra, volley)
PRESE PER IL SEQUEL “La voglia è quella di avere un revenge immediato” (Lucchetta, idem)

MILLE GIORNI DI TÈ E DI ME “L’arbitro manda tutti a prendere qualcosa” (dev’essere scaduto il contratto di Caressa col tè caldo, Juve-Fiorentina)

FRATELLI COLTELLI#Icardi rinnova con l’#Inter fino al 2021, 5mln all’anno più bonus (tweet di Francesco Rocchi, Raisport)”. “Notizia vecchia di 12 ore. Siamo su Tw no Enciclopedia” (Alessandro Casarin, Rainews, tweet di risposta)

FESSO CHI LEGGE Un commento pacato sulla nuova grafica del calcio Sky: non si legge una mazza e on/off sulle sostituzioni lo capiscono a Londra ma magari a Maccarese no.

FESSO CHI ASCOLTA Ieri sera finalmente i lanci pubblicitari prima delle gare olimpiche in Rai hanno perso l’effetto “eco in cantina” che ottundeva la voce dello speaker. Da domani si va alla gra… scusate.

TIRARE LE RIGHE “C’è la palla sulla riga della porta… Traiettoria velenosa e la palla è rimasta lì a danzare sulla riga!” (Dario Di Gennaro continua a vedere le righe di porta in piscina, Italia-Montenegro pallanuoto maschile)

CORONAZIONE E LIBERAZIONE “La medaglia è una coronazione massima per un atleta” (il comicissimo Lorenzo Leonarduzzi, Taekwondo femminile, purtroppo entrato in scena troppo tardi)

DORMO SUBITO “Un altro appuntamento da non mancare domani alle 18.15… potete puntare già gli orologi, le sveglie, tutto” (Franco Lauro, Tg Olimpico)

LOTTA DI POCA CLASSE “E’ triste quest’atleta che non riesce ad accettare di stare gareggiando per un bronzo, eppure è un bronzo olimpico”. “Mi consenti una battuta… secondo me sta facendo i conti, siccome l’argento e l’oro vengono pagati di più, lei c’ha il mutuo da pagare e con il bronzo non ce la fa” (Carlo Molfetta e Lorenzo “Lapo Elkann” Leonarduzzi sul bronzo della britannica Walkden, taekwondo femminile)

PORTO FRANCO Per gli appassionati di Franco Bragagna: l’ultima subordinata aperta durante il commento dell’atletica verrà chiusa venerdì sera durante una toccante cerimonia.

ULTIM’ORA La piccola ginnasta Simone Biles è stata scelta come portabandiera americana per la cerimonia di chiusura dell’Olimpiade. Purtroppo c’era vento ed è stata la bandiera americana a portare lei.

Uscito sul Corriere della Sera

Un articolo umiliante sulla Rai

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Il dato paradossale del dibattito sulla Rai è che quasi tutti, pro o contro la cesoia di Renzi, difendono o attaccano non già la Rai, ma la loro parte di Rai.

Giornalisti di Skytg24 che irridono quelli di Rainews perché lamentavano la carenza di mezzi (c’era, drammatica). O li perculano perché naviga(va)no nell’oro e facevano in quattro il lavoro che loro, gli unti da Murdoch, facevano da soli. Eroici.

Colleghi autori Rai eletta schiera che irridono (pure loro) i giornalisti sottolineando che il vero problema dell’azienda non sono gli stipendi importanti o gli appalti esterni – vero, in larga parte – ma i troppi assunti nelle sedi regionali, che in realtà sono cattedrali nel deserto soprattutto per colpa di chi le ha ridotte così.

Onorevoli soprattutto piddini che dopo aver piazzato tizio, caio e sempronio in tutti i ruoli, a manetta, dal Cda alla truccatrice, spiegano come i 150 milioni di taglio e la svendita di Raiway (l’argenteria di casa: dopo quella c’è la chiusura) siano un giusto freno agli sprechi e agli sperperi.

Lo dirò in francese: cazzate.

Cazzate di complemento, per la precisione.

Di sostegno a un tizio, Renzi, che di Rai non capisce un tubo. Ma sa molto di marketing. E sa che i giornalisti (anche quelli bravi: non importa, è tutto un calderone), sono ormai percepiti da una larga fetta del Paese come un impaccio verso la verità. Figurarsi poi se ricevono uno stipendio pubblico, perché ciò che è pubblico è melma. Spariamo nel mucchio, creiamo consenso. L’ha detto lui: “Avessero fatto sciopero prima del voto, avrei preso il 42 per cento”.

Quello che Renzi non sa, quel che non sanno i fieri evasori del canone, è che al di là dei millanta difetti del carrozzone Rai, dei fancazzisti che ci sono come in qualunque altra azienda anche privata (ma quanto è rassicurante pensare che il cialtrone sia sempre altro da sé, signora mia), al di là dei mille rilievi giusti che si possono fare alla Rai intesa come insieme indistinto, poi ci sono le facce.

Le facce che conosco io, da quando ho avuto l’onore di collaborare da esterno con l’azienda che era nei miei sogni di bambino, sono le produttrici esecutive da 1200 euro al mese che non dovrebbero, ma montano e staccano cartelloni per le esterne, lavorano al sabato e alla domenica senza prendere straordinari, coprono i ruoli delle figure che sono state cassate o che non sono in grado di fare il loro lavoro.

Le facce dei redattori o dei programmisti che vivono di contratti a termine. Per anni.

Il personale di studio che sopporta le mattane di autori, conduttori, registi, e fa comunque i miracoli per andare in onda.

Le mille professionalità umiliate (quelle sì) dalla politica che pospone le loro carriere a favore di qualcuno di più ligio alle logiche di questo o quel partito.

L’impegno, la passione, l’abnegazione di chi negli anni ha visto ciò che gli stava intorno depauperarsi in termini di credibilità, efficienza, qualità, proprio e soprattutto grazie a quel potere che ora chiede loro il conto.

Saranno queste figure, che hanno un volto, un nome, un conto corrente, un mutuo da pagare, a scontare il favore a Mediaset che si sta per fare, tra gli applausi di tutti, la spending review che agisce orizzontalmente e che, anche solo annunciata, ha già provocato tagli a capocchia.

La verità è che serviva una realtà impopolare cui prendere i famosi 80 euro (ora toccherà alle casse di previdenza autonome: sarà facile farle passare come privilegiate) e si è scelto di sparare al bersaglio grosso. Facile. Popolare.

Volete davvero fare un favore alla Rai?

Mettete due reti sul mercato anche internazionale, stando bene attenti mettere alcune clausole inviolabili in tema di servizio pubblico, di equilibri culturali, ma anche di condivisione degli introiti pubblicitari. Piazzate al vertice della rete superstite e delle reti digitali qualcuno di provata capacità e senza il minimo legame con la politica, che possa pronunciare con un minimo di autorevolezza le parole “meritocrazia” e “tagli”.

Dategli mandato di creare la Bbc.

Poi sparite. Manco più una telefonata. Manco più una comparsata a Porta a porta. Manco più un servizio compiacente nei tg.

Disoccupate la Rai, invece di creare disoccupati ad minchiam.

E’ il solo modo che avete, che hai, Matteo di fare un favore non solo a chi ti vota, o a chi vorresti ti votasse, ma anche a questo cazzo di Paese.

E alla sua tv di Stato.

E mi scuso per la parola Stato.

 

Le parole sono importanti

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Non pago del sabotaggio che compio ogni giorno ai danni di Radio Capital, l’altro giorno sono andato a dire sciocchezze pure nel tempio di Radio3. Il programma (bello) si intitola “La Lingua Batte” e difende la nostra povera lingua. Mi hanno interrogato nella rubrica “Le parole sono importanti” del 28 dicembre.

Qui il podcast.