Mentre siamo alla vigilia della terza guerra mondiale, solo un perfetto cretino perderebbe tempo e byte a scrivere della querelle tra i taxisti e Uber.
Eccomi.
Riepiloghiamo: da una parte c’è una app che mette in contatto un tizio che ambisce a essere trasportato con un tizio che vuole farlo. E’ tale e quale agli abusivi che trovi davanti alle stazioni, con la differenza che qui l’autista fai da te è – mediamente – controllato. Ma quello è: un taxi non regolamentare.
Usavo Uber Pop, ogni tanto. Costa poco. Ho quasi smesso. C’è una sensazione di precarietà e di illegalità. Almeno per me.
Dall’altra ci sono i taxisti. Che lamentano con più di una ragione la concorrenza sleale. Loro hanno un patentino, loro hanno pagato una licenza, loro pagano le tasse (su questo punto, sugli studi di settore, sul perché si spendano centinaia di migliaia di euro per guadagnarne 15.000 l’anno si potrebbe aprire un dibattito, ma evito). C’è il piccolo problema che la concorrenza leale spesso non esiste, grazie anche alle celeberrime discese in piazze del periodo Bersani, con tanto di blocchi stradali, minacce, aggressioni.
Ognuno scelga la parte con cui stare – io per esempio sto spesso col car sharing – ma qui si parla d’altro.
Dico a te, signora col cartello in mano. A te che hai deciso di equiparare una legittima battaglia di categoria con 12 tizi sterminati per la libertà di stampa. A te che hai preso carta, penna e font per scrivere “Je Suis Taxi Legale”.
A te, credo di dover porre un problema di opportunità.
Secondo me, dopo attento esame, sarebbe opportuno che andassi a ca*are. In cinque minuti. Non c’è numero.
Se il messaggio è arrivato, si prega di riagganciare.
Un grande… Sottoscrivo dalla prima all’ultima riga.
E lo dico da utente abituale di taxi, in Italia e all’estero (dove magari fanno meno corporativismo e piu’ servizio in regime di maggiore concorrenza.
Ciao, ti invidio la capacità che hai nel crearti dei nemici dal (quasi) niente! 😉
Forse bisognerebbe distinguere Uber da Uber Pop… ad Uber aderiscono autisti professionali non tassisti spesso NCC, il secondo è quello su cui si dibatte e che ha tutti gli estremi dell’illegalità. Per quanto riguarda Uber vi sono altro tipi di violazione ma non quello dell’esercizio abusivo della professione, che riguardano sopratutto le modalità di “carico” del cliente.
Due inesattezze. Il patentino ok (anche i normali conducenti di autovetture sono patentati comunque). Sulle tasse i conducenti di uber evadono lo 0% o quantomeno se ‘dimenticano’ di dichiarare nel 730 sono fottuti. Uber paga solo tramite cc, niente contanti, tutto tracciato. Niente ‘mi scusi non mi funziona il bancomat’ balla sentita 1000 volte sui taxi milanesi (le prime 300 ci credi, poi il dubbio si insinua).
Sulle licenze, non è che vengono vendute dallo Stato, è trattativa privata. Te lo prendi in culo? Si chiama ‘rischio di impresa’. Se compro una casa per investimento e poi davanti mi aprono un SERT sono cazzi miei, non è che posso chiedere i danni. Perchè alla collettività interessa più curare i tossici della rivalutazione del mio investimento.
Altrove, al solito, si sono occupati per tempo del problema Uber. Ma altrove non hanno comuni che decidono della libertà del privato. Altrove non salvaguardano le posizioni acquisite per un proprio tornaconto misero a livello politico. Altrove non si offende il prossimo per dar forza al proprio flebile pensiero. Altrove… http://darospoaprincipe.blogspot.it/2014/01/tassisti-e-tassinari.html
Condivido quello che dici sul car-sharing.
Condivido il tuo pensiero sul fatto che uno non può fare il taxista abusivo e pretendere di avere ragione.
Condivido anche quello che scrivi su Charlie Hebdo.
Quando guardo in faccia la signora che regge il cartello però io ci leggo disperazione, che purtroppo diventa anche rabbia.
Gestisco un edicola e quindi di vendite in calo nè so qualcosa.
Se non avete mai provato la sensazione di terra che frana sotto i piedi, avete una famiglia, un età non più giovane, avete pagato una licenza perchè era l’unico modo di iniziare un’attività e ora vi dicono che la medesima attività tutti possono iniziarla dove vogliono e come vogliono probabilmente è difficile da capire.
Poi i discorsi sull’evasione e sul corporativismo sono tutti giusti. E anche i discorsi sulla stalla, sui buoi e sulla porta non chiusa.
Però credetemi in questo paese di persone, aziende, partite iva e lavoratori in genere che vedono il baratro lì davanti ce n’è davvero a iosa.
E quando uno vede il baratro lì davanti capita di dire e di fare anche qualche cazzata.
Come questa.
sei il solito… capace di cogliere il problema alla radice e allo stesso tempo di far sorridere mentre mandi a cagare qualcuno.
e per cogliere il problema alla radice, intendo soprattutto nelle prime due righe, quando dici: “Mentre siamo alla vigilia della terza guerra mondiale, solo un perfetto cretino perderebbe tempo e byte a scrivere della querelle tra i taxisti e Uber”.
ah! tra l’altro grazie per non utilizzare anche tu disqus per postare i commenti! vivaddio c’è ancora qualcuno che non chiede di essere certificato e iscritto a non so cosa per dire due stronzate su un blog…