Mi è sembrato di sentire un Furore

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“Furore”, su Raitre, ieri sera, ha fatto poco più del 2 per cento di share.

Oggi facilmente troverete qualcuno che deride il tentativo di portare Steinbeck in prima serata, perdippiù con la mediazione “radical chic” di Baricco. Magari gli stessi che lamentano la caduta libera della qualità in Rai, la deriva verso la tv commerciale più trash, il tradimento del servizio pubblico.

Invece.

Invece per una volta sarebbe cosa buona e giusta riporre le riserve di cinismo e far festa – festicciola, va’ – per i 555.000 individui che ieri sera hanno voluto seguire il ragazzo immagine della Holden in un percorso di lettura e affabulazione.

E mica per questioni romantiche, eh? Men che meno etiche, divulgative, pedagogiche. Quella è roba da preistoria.

“Quando sento la parola cultura, metto mano al telecomando” (autocit.).

Il punto è che, in morte della tv generalista, le ammiraglie superstiti possono e devono puntare anche a quelle che erano nicchie, avendo cura di allargarle il più possibile, proprio come fanno le pay, in un’azione uguale e contraria, quando ingaggiano nomi di pronta presa.

E l’assunto regge soprattutto se quelle nicchie sono composte da categorie abbastanza omogenee. Ad esempio, ieri sera, lettori. Cioè gente che, pazzesco, consuma cultura. Quindi spende. Quindi è appetibile per la pubblicità.

Per questo, quando leggerete di quei coglioni Rai che sono andati al massacro nel prime time, sappiate che è un’accusa sbagliata.

Perché il futuro della televisione, almeno a certe latitudini, è meno Alessandro Greco (con tutto il rispetto, ovviamente) e più Alessandro Baricco*.

 

*Scherzavo. Ho fatto un’analisi alla “Il Foglio” dei poverissimi solo perché, cazzo, ieri sera ero felice come una Pasqua a vedere la Rai che fa la Rai. Che manda in onda qualcosa di cui andare orgogliosi. E fanculo gli ascolti.

24 pensieri su “Mi è sembrato di sentire un Furore

  1. Giorgio Colliva

    Meglio vedere Grande Fratello? Banale dirlo ma la TV pubblica deve fare questo e fregarsene degli ascolti di massa . A me programma e’ piaciuto ed ho scoperto un autore mai letto

  2. E' LO STESSO.... ERNESTO MADIO !!!!

    MAMMA MIA! HO LETTO, HO RILETTO PIU’ VOLTE MA…….DIAMINE DIO MI FULMINI SE CI HO CAPITO QUALCOSA!!! CHISSA’, FORSE IL DIPLOMA NON MI BASTA !!!!!!!!!!!!!!

  3. Jacopo

    perchè l’han seguito così in pochi, al Baricco?
    perchè la gggente la cultura non la vuole guardare?

    c’è da essere completamente d’accordo a metà.
    un pubblico che queste iniziative le apprezza, le segue, le guarda, c’è ancora.
    minoritario, forse, ma c’è, e sufficiente a gonfiare uno share, o comunque a far raggiungere risultati almeno di tutto rispetto.

    qui, a naso, la spiegazione è un po’ più semplice.
    alla gran parte – forse la quasi totalità – del pubblico potenziale di una programmazione di questo tipo è sfuggito cosa c’entri uno scrittore pop, scarsetto, retorico, piacione, facilone, e soprattutto molto, ma molto, ma molto scodinzolante nei confronti del personaggio che con la cultura c’entra meno di tutti non solo in Italia, ma in tutta la galassia (sì, ancora meno di Di Maio e Salvini, in una folle gara in retromarcia), con la cultura medesima.
    anzi, aggiungo ancora, questa quasi totalità si è fatta una domandina: non sarà che proprio perchè Baricco è così pop, così retorico e piacione e scarsotto a livelli da vuoto pneumatico e così sdraiato, in una nuova posizione in cui non si sta orizzontali ma a 90°, che gli è stato dato lo strapuntino in prima serata su Rai3, facendo accomodare in panchina Iacona, proprio mentre in questi ultimi mesi la Rai si è desertificata di tutti quelli bravi o anche solo dignitosi, in così poco tempo e con tanta foga da far impallidire il peggior berlusca?

    dunque – ma la mia è solo un ipotesi – la reazione della quasi totalità eccetera è stata del tipo “cosa c’è sul 3?” “Baricco…” (ove i puntini stanno a indicare le caratteristiche del medesimo, già citate) “va bon cambia”.

    p.s.
    andato su rai5 nella speranza di vedere un concerto, li fanno ogni tanto, e invece c’era Fo.
    con cui mi scuso, ovunque sia ora a fare dei danni, per avere messo lui e Baricco in uno stesso discorso…

    • Sono 1 dei 555.000…
      Non apprezzo Baricco scrittore, l’ho molto apprezzato come narratore. Avevo letto il libro, molti anni or sono.

      Pur condividendo ciò che scrive Luca, del tutto disinteressato dalla prospettiva offerta da Jacopo, mi permetto in punta di piedi di scrivere che Furore, scritto da Steinbeck nel 1939, risulta di un’attualità sconvolgente:

      La famiglia avrebbe potuto raggiungere la “jungla” di Calais e incontrare migranti provenienti addirittura da un altro continente, di un altro colore, anzichè americani bianchi dell’Oklahoma affamati.
      E come allora, dalla fame alla rabbia il confine è molto, molto sottile…

      Come dall’altra parte la brama di proteggere la propria roba: una comunità che si scopre unita, dal garzone al grande possidente, dalla paura generata dal diverso da te, che ti porta via il lavoro, ti ruba la roba, ti stupra le donne…
      Non so a voi, a me il collegamento con salvini e la sua mandria di leghisti (come il FN, AfD, UKip ecc) è scattato immediatamente, insieme ad un brivido lungo la schiena.

      Ignoro a chi Baricco ha proposto in Rai tale produzione, ignoro chi lo abbia approvato ed abbia avuto il coraggio di mandarlo in onda in prima serata, ma ad entrambi va tributato un grande applauso per una scelta azzeccata e più attuale di quanto mai si sarebbe potuto immaginare.

      Chi lo ha seguito con attenzione non avrà rimpianto, per una volta, Jacona.
      Saluti

      • Jacopo

        ti disinteressi a tante cose, in verità.

        quella fondamentale, secondo me, in questo caso, è che in situazioni così contenitore e contenuto non viaggiano su due binari distinti, tutto il contrario: il contenitore influenza il contenuto, esso stesso anzi diventa contenuto.

        in questo caso avevamo uno scrittore (parola grossa) e narratore (parola ancora più grossa) azzerbinato al pd, anzi, siamo più precisi, azzerbinato a Renzi, e ai “suoi” – come dice un’altra illustre letterata di corte, di nome Maria Teresa Meli: cioè azzerbinato a un governo e ad un partito che mette nei posti che contano fascistelli travestiti da compagni come Minniti, che esprime concetti come “aiutarli a casa loro non è una bestemmia”, che ciancia di “sicurezza” inseguendo i leghisti, che si mette soldi i pubblici in tasca sulla pelle dei migranti con cooperative che di cooperativo non hanno più nulla, ormai.

        lo scrittore e narratore (vabbè…) era lì proprio per questo, proprio in virtù della sua solerzia, della sua obbedienza, e della sua pochezza, anzi, nullità; in un momento in cui tanti altri, validi e meno validi, vengono cacciati dalla tv pubblica solo per essersi permessi di alzare il ditino ogni tanto, quasi sempre cautamente, e che in alcuni casi vengono richiamati in tutta fretta, con affanno, a sostituire i fedelissimi che nessuno guarda (vedi alla voce Berlinguer, certo non antirenziana, cacciata a calci nel sedere dal Tg3 e poi riportata precipitosamente alla ribalta per sostituire l’inguardabile Semprini, con risultati discreti).
        non vedere questa evidenza significa essere o ciechi, o straordinariamente candidi, o lividi tifosi acritici (propenderei per la terza, ma sono in malafede a prescindere, io…)

        quindi solidarietà emotiva e tanta, tanta vicinanza, se hai provato “un brivido lungo la schiena”.
        ma vedi, caro, che ignori e sei disinteressato, tieni presente (anche se non fatico a credere che anche questa piccola esortazione verrà sommersa dalla tua ignoranza e dal tuo disinteresse) che fuori c’è tanta gente che non ignora e non si disinteressa.
        e che di tutto ha bisogno, meno che del servile Baricco, per “provare un brivido lungo la schiena”…

  4. Anna Giovanna

    Ieri sera mi sono sentita come te, felice. E tanto basta. Se poi, pian pianino, la cultura (bleah !) ricomincerà a far capolino dallo schermo, se qualche mente illuminata penserà di ridare alla Rai il suo vero ruolo, beh….sarebbe la prova che non tutto è perduto

  5. Manlio

    Ieri notte, dopo essermi svegliato intorno alle 3:00, faticavo a riaddormentarmi e così ho aperto l’app della rai ed ho “toccato” Steinbeck letto da Baricco, convinto che mi riportasse velocemente tra le braccia di Morfeo. Dopo un’ora e mezza ero ancora li che non riuscivo a togliere le cuffie… Questa dalla rai proprio non me l’aspettavo.

  6. Nel ringraziarti per la corposa replica, leggendola ammetto di aver trovato molte idee, peraltro alquanto confuse ma soprattutto fuori tema: provo a sintetizzarle (a differenza tua), per punti:

    – il mio disinteresse era (ovviamente) per la prospettiva da cui hai cercato di interpretare il post di Bottura:
    “l’insulso Baricco era in prima serata su rai3 per la sua paraculaggine di marca piddina e bavosa fedeltà
    renzina”. Lo ribadisco: non mi interessa.

    – Mi sono permesso di evidenziare come il contesto in cui si sviluppa Furore potesse essere sovrapposto a
    quanto sta succedendo ora, 80 anni dopo, in un altro continente, con altri protagonisti.

    – Proprio il raffronto tra la rabbiosa, crudele chiusura della comunità californiana nei confronti dei migranti Oky
    e quanto avviene a casa nostra oggi: “difendiamo i nostri paesi, le nostre abitazioni, le nostre donne! Dagli al
    negro (qualsiasi negro: ma quale ius soli?) ladro e stupratore” mi procurava il “brivido”. Che c’azzecca
    Baricco?

    – Tranne Benigni, i monologhi in prima serata mai hanno raccolto più del 5% di share (Paolini, Saviano
    o Lucarelli ecc…)

    – anzichè inalberarti e diventare offensivo verso un postista, assicurati di aver compreso quanto da lui scritto e
    comunque, se proprio devi, preoccupati “dell’ignoranza e del disinteresse” di tua sorella.

    Buona giornata

    P.S. Mai votato pd.

  7. Ciao Alessandro, ti ringrazio per l’apprezzamento.

    Con l’occasione, rivolgendomi a te, Luca e agli altri commentatori (ovviamente non so come la pensiate voi) ribadisco il rammarico già espresso su post precedente (OT, difatti Luca non mi ha ca*ato): quanto mi manca Lateral!… ;-C

    Per carità, Giannini e Bellotto bravissimi, interviste (a volte) interessanti però alle 8 del mattino un’ora di domande e risposte ininterrotte, senza manco un brano musicale a spezzarne il (blandissimo) ritmo, se pure con persone stimate e piacevoli all’ascolto, inevitabilmente finiscono con l’annoiare…
    Figuriamoci poi se tocca sorbirsi la lorenzin, salvini e ciarpame simile blaterante.

    Continuo a pensare che Capital nel riorganizzare il suo palinsesto abbia toppato: non sarebbe stato sufficiente un’ora di “Circo Massimo” dalle 7 alle 8?
    O proprio proprio estenderlo di una decina di minuti dopo il GR, con un’ intervista composta di tre veloci, ficcanti domande agli autorevoli interlocutori?

    Sigh! Quanto mi manca Lateral… ;-C

    Con nostalgia
    Degiom (alias Marco da Chivasso)

    • Jacopo

      Ti tripeto, dopo aver ripetuto.
      il concetto era semplice.

      Puoi parlare delle cose più belle, più giuste, più attuali, eccetera.
      Ma non conta solo quello che dici (che dici? qui in realtà parlava di ciò che ha detto – e scritto – un altro), conta anche quello che sei.
      E’ quello che sei che ti qualifica.
      E sì, la vita e i miracoli di Baricco, nel passato e nel funambolico renzianissimo presente, lo qualificano più che a sufficienza, rendendo quasi paradossale che uno come lui si metta a parlare di uno scrittore come Steinbeck, qui nei panni di incolpevole vittima.

      p.s.
      per il Sig. De Martino
      pensi un po’ che io non apprezzo quelli che votano pd, in blocco.
      (ma un sorriso e un ciaone glieli mando lo stesso, certo che saprà capirli)

      • Quindi: siccome ti sta sul culo Baricco, io non posso azzardare un paragone tra i migranti di Steinbeck e quelli della jungla di Calais.
        Perfetto! Basta capirsi…
        Stammi bene.

        • Jacopo

          e ti dirò di più.

          Baricco che parla di Steinbeck è come la Zanicchi che canta Janis Joplin

          (per dire che, se mi toccasse di assistere a un obbrobrio simile – e credo e spero che non mi capiterà mai – a tutto penserei, ma davvero a tutto, meno che a quanto può essere attuale e comunque sempre meraviglioso un pezzo come A Woman Left Lonely, a meno di non essere un fan sfegatato della Zanicchi, ma allora dovrei essere anche o un novantenne, oppure, dio me ne scampi e liberi, un berlusconiano da combattimento)

          sì, è vero, basta capirsi…

          • Jacopo

            o ancora, e qui davvero chiudo e ti lascio in pace.
            se mi piace il kebab e mi piace mangiarlo per strada, non vuol dire che sarebbe bello mangiarlo vicino a un camion degli spurghi: mettiamo Steinbeck nella parte del kebab, e Baricco in quella del camion degli spurghi, e il gioco è fatto…

  8. Peter

    Non ho visto Baricco cimentarsi con Steimbeck, ma purtroppo l’ho visto cimentarsi con Melville e Moby Dick. Fare un monologo su un
    capolavoro come questo nel modo in cui ho visto fare a Baricco mi ha lasciato stupefatto. Ha commentato il romanzo e ha raccontato lo scrittore come se stesse parlando di qualcosaltro. Una serie infinita di di affermazioni sulla storia e sullla persona di Melville completamente inventate dalla sua fervida e strampalata fantasia che attribuiva significati a caso (direi a cazzo) su vari passaggi del romanzo. Ho veramente capito appieno quanto sia estremamente sopravvalutato sia come scrittore che come critico letterario. La critica letteraria mi piacerebbe vederli in TV , magari da un Pietro Citati o da un Alberto Arbasino, Forse pretendo troppo, mi accontenterei anche di Marino Sinibaldi. Ma forse ragionare sul fatto che invece ci sia sempre e solo Baricco aiuta a capire tante cose. E’ un pò come sentire un commento delle Divina Commedia di Benigni e poi scoprire che Vittorio Sermonti è tutto un’altro mondo, o che Vittorio Sgarbi è un cialtrone e che Federico Zeri era un vero genio assoluto.

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