L’altra sera ho avuto un flame, come dicono quelli che parlano male, con Mario Lavia.
E io se fossi in voi già avrei smesso di leggere.
Se invece siete ancora qui, mi corre l’obbligo di spiegare:
- Cos’è un flame.
- Cos’è Mario Lavia.
Il flame, è ‘na robba de social. Uno scrive una cosa aggressiva, tu gli rispondi male e quello s’incazza finché non s’è fatta una certa e dovete andare entrambi a dormire perché il giorno dopo lavorate.
Mario Lavia invece è il vicedirettore, credo, di Democratica, l’organo – rigorosamente online – del Pd che ha sostituito l’Unità. In passato ha diretto unita.tv, sito fantoccio de l’Unità vera, che nel frattempo era stata passata per le armi dal Nazareno senza manco seppellirne la salma.
Anzi, seppellendola troppo in profondità, perché quando unita.tv prese il posto di unita.it venne azzerato l’archivio. Per reperire il quale ora tocca cercare nel deep web. E che al sottoscritto manchi traccia di oltre dieci anni in quella gloriosa testata, anche sticazzi.
Ma da Togliatti a Fortebraccio, e anche molto oltre, c’è l’intera storia di un giornale che si è persa. Insieme, non a caso, a quella del partito che rappresentava.
Lavia ha chiesto su Twitter la chiusura di un programma (#cartabianca) a cui mi onoro di collaborare. Nello specifico, ce l’aveva con l’intervista allo scrittore/alpinista/igienistasporadico Mauro Corona, che da qualche settimana apre il programma.
Non gli è piaciuta. E questo, ci mancherebbe, è del tutto legittimo. La tv è un lavoro fatto di mediazioni, soprattutto quando c’è la necessità di coniugare servizio pubblico e gradimento del medesimo. Può scriverlo chiunque, anche un giornalista diretta emanazione di un partito. Anche se ci sarebbe qualche ragione di opportunità per non farlo.
Ma se invochi una chiusura (come in passato fece Michele Anzaldi, pasdaran renziano in Commissione parlamentare di vigilanza) hai un peso diverso. E questo forse a Lavia sfugge. Così come, temo, ai molti del vecchio e nuovo Pd che la pensano come lui. Gli sfugge, inoltre, che finora a chiedere la chiusura dei programmi Rai – considerati evidentemente cosa loro, anche da chi si è sempre dichiarato ostile allo strapotere dei partiti – erano sempre stati destrorsi e grillini. A iscriversi al club non si fa bella figura. Soprattutto pubblicamente. Almeno telefonate come al solito.
Ho risposto male. Ho detto che se vogliono farci chiudere, basta che ci facciano dirigere da lui così finiamo come l’Unità. Ha detto che il programma è penoso. Gli ho detto che se volevano evitare programmi penosi potevano evitare di premere perché la Berlinguer fosse cacciata dal Tg3 e gli ho chiesto lumi sull’archivio. Mi ha dato del provocatore e intimato di andare a nanna, parlando di attacchi personali. Gli ho specificato che anche questo è molto grillino: prima spari ad alzo zero, da una poltroncina politica, poi ti lamenti perché ti rispondo a tono.
A freddo, volevo scusarmi con Lavia.
E, anzi, ringraziarlo. Perché col suo lessico, il suo comportamento scomposto da chi manco sa manovrare i social con cui la sua testata campa, il tono grossier, mi ha esemplificato perché gli squatter che hanno occupato la mia area politica non mi rappresentano. E intanto, come Brecht prima e Paolo Rossi, invece di cambiare classe dirigente pensano di cambiare gli elettori. O chiunque non fosse sul carro dei vincitori che, immagino per riconoscenza, continuano a difendere.
Posso sbagliare anche qui, ma non mi pare che finora abbia portato successi travolgenti.
Un cordiale saluto (foto di Anna)
Ciao Luca
Senza entrare nel merito del programma “incriminato”, che ammetto di seguire ad intermittenza, a seconda degli ospiti suoi e del concomitante Dimartedì, desideravo invece proporre una riflessione tangente…
Stimolato da quanto hai digitato sopra, sono andato a vedere il thread corrispondente sul Twitter di lavia; certo, in prima battuta, resto sorpreso dai quasi 200 like (suppongo che l’unica spiegazione plausibile sia che abbia una famiglia numerosa) ma, invogliato dalle prime controrepliche, ho skrollato la lunga lista di commenti…
Bene: tranne forse un paio che approvano, criticando la conduttrice, ci sono decine e decine di interlocutori che lo spernacchiano, ironizzano su più fronti prendendolo bellamente per il culo insieme a vari altri che, più seriamente, lo accusano di intromissione inelegante quanto indebita nelle vicende Rai…
Pertanto, riposizionato correttamente profilo e spessore tendente a zero del personaggio lavia, resta l’inquietante mistero relativo ai duecento a cui è piaciuto il suo tweet, che si sono ben guardati dal rivelarsi: vergogna, coda di paglia o più realisticamente incapacità a formulare frase di senso compiuto?
Un cordiale saluto, Auguri per una Pasqua serena a te ed alla tua bella famiglia.
P.S. Quanto mi manca Lateral: il responsabile dei palinsesti di Capital non potrebbe seguire letteralmente le indicazioni di Gene: “Giannini e Bellotto rompon le pa*le fino alle 8” , reintroducendo la tua gloriosa, mai troppo lodata rassegna stampa nell’ora successiva?… ;-D
Caro Bottura, forse a mente fredda si può ragionare un attimo. Noi non ci conosciamo e pertanto volevo chiarire un po’ di cose. Primo, io sono un cittadino come gli altri e il fatto di lavorare al sito Democratica non può e non deve farmi velo dall’età primarie le mie opinioni su quello che mi pare, suscitando consensi e dissensi, co ‘è normale. Non parlo a nome del Pd , ci mancherebbe, e su Twitter nemmeno a nome del sito, ma a titolo strettamente personale. Dunque continuare a propalare l’idea che il “invochi” la chiusura di un programma è totalmente fuori misura, perché io evidentemente non ne ho alcun potere: più semplicemente mi chiedo a cosa serva un programma che personalmente giudico fin dalla prima puntata orribile.
Secondo – e più importante – è la mia totale riprovazione per chiunque replichi a delle opinioni con attacchi personali. Questo è tipico dei troll, quale tu certamente non sei. Che c’entra quello che ho fatto o faccio? Io lavoro con altri giovani colleghi poù o meno bene, onestamente, ho un contratto in scadenza, difendo le posizioni politiche che sai anche in un momento come questo dove vedo tanti scendere dal carro dell’ex vincitore. Mi hai ricordato quelli di destra che, per rispondere alle critiche, dicono: “È le foibe?”: immaginavo un po’ di stile, pazienza.
(ps: per quanto riguarda l’archivio dell’Unità trovo anch’io, che la leggevo quando ancora dovevi nascere, sconcertante che non si capisca che fine abbia fatto. Penso che il Pd dovrebbe muoversi per risolvere questa situazione assurda). Ciao. Mario Lavia
Caro Mario, ti ringrazio per il tono urbano.
Io sono inferocito e non da ieri per lo scempio che è stato fatto de l’Unità da chi avrebbe dovuto proteggerne identità e memoria. E temo non sia troppo diverso da ciò che è stato fatto ai danni di un partito che mi pare sia al minimo storico. Come ho già scritto, qualunque critica è legittima. Il programma che trovi orribile dalla prima puntata è molto diverso da quello che era nella prima puntata. Oso pensare che il problema fosse e sia la sua conduttrice, sul quale è altrettanto legittimo esprimere ogni sorta di opinione negativa, magari evitando di farlo pubblicamente tramite agenzia prima di ogni puntata lamentando mancati inviti al Pd che invece sono sempre stati fatti e quasi mai sono stati onorati. Nella puntata che hai attaccato c’era Matteo Orfini, uno di quelli che non chiedono giornalisti amici e non pongono condizioni. Per fortuna. Altre volte, e non solo da parte del Pd, va diversamente. Infine, a me fa piacere che tu ritenga il tuo parere ininfluente e personale. Ecco, non è così. Lo esprimi da una tribuna politica. E siccome sappiamo entrambi come la Rai non sia esattamente impermeabile, si configura come una (involontaria, vedo) intimidazione. Molti auguri.
Lavia sei un ottimista. Consensi e dissensi?? Ma quando mai hai suscitato qualcosa… :-). Rilassati che ti leggi da solo. Cordialmente
Azz…scontro tra titani.
due over 50,campioni di “disboscamento audience”, che battibeccano sui social come ragazzine tredicenni in preda all’ormone.
il tutto sulle macerie del loro partito,da cui entrambi hanno preso lo stipendio (Lavia ancora oggi).
che spettacolo!
Tele Kabil, dopo quasi 30 anni sempre lo stesso feudo del partito, lo squallore di sempre. Che tristezza.
Kabul, ma si capiva lo stesso…..
a caldo, di botto, viene da dare ragione a Paolino, che spesso coglie il punto in modo tagliente e sintetico (maledetto lui, che riesce ad esserlo! sintetico, intendo).
il commento che mi viene da fare è: povera sinistra (cazzo)!
c’è il samurai renziano, che si comporta come tale anche oggi che il capo ha perso smalto e gloria e tanti, tanti voti (non è detto che sia per sempre, come in tutte le cose). una prece.
c’è l’onesto Bottura, la sinistra corretta, educata, a volte salace ma mai davvero corrosiva, complice dello sfascio, sia pure in misura minore rispetto ai renziani, per non aver fatto nulla (o comunque molto poco) per impedire questa deriva. l’onesto e un po’ mesto Bottura che ora, fuori tempo massimo, si imbarca in questa querelle assurda con il Lavia, le prende e le dà su twitter e poi non pago prosegue qui, utile come i capponi di Renzo, o come l’uccello nell’acqua fredda (questo è un detto delle mie parti). il tutto mentre gli altri, quelli che hanno vinto, sono lì che preparano strategie (!!!) complice la più assoluta e scandalosa inerzia del pd.
e poi ci sono io, e quelli come me (pochi, credo). io che ho letto il post, i commenti, e soprattutto la spassosissima replica di Lavia e la piccata controreplica di Bottura, giusta nel concetto, incredibile se si pensa che davvero, cazzo, ce ne sarebbero di cose davvero grosse di cui occuparsi.
eppure lo so, che se tu Bottura non avessi scritto niente, se non avessi risposto per le rime a Lavia, se non avessi continuato a parlarne qui su e a tenere il punto, ti avrei fatto notare che è facile prendersela coi grilloni e ignorare esempi di sfolgorante nullità renzian-berluscoide quali quelli che periodicamente ci fornisce il prode Lavia.
che dire? siamo in confusione (io per primo).
povera sinistra, cazzo!
Bottura, come farsi chiudere un programma, anzi due.
Come se l’Unità fosse stata solo sotto la gestione del Pd di Renzi
PS c’era anche Europa, meno blasonato ma piccolo e combattivo