Scrivo questa cosa sul mio blog e non sui giornali con cui collaboro perché è veramente personale.
È un appello a Carlo Calenda: si calmi.
Lo dico fraternamente. Con una certa qual costernazione. Anche con un senso di impotenza perché il grandguignol a cui costringe in primis sé stesso la sta distruggendo. E distrugge (ma questo è meno importante) il mio incolpevole apparato riproduttivo.
Io ora parlare semplice: io non avercela con lei.
Io buono.
Io pensare che lei essere stato buon ministro.
Io avere apprezzato sue critiche a scappati di casa a Cinque Stelle.
Io avere soltanto esercitato diritto di critica (o di satira) quando lei avere preso strada di dipendenza da social network che avere trasformato lei in caricatura di sé stesso.
Ora, recuperando i tempi verbali: lei è fuori controllo. In nessun posto civile un politico, dunque un potere, eletto tra l’altro in un partito che alle Europee per disperazione ho votato pure io, potrebbe mai permettersi di usare i social per attacchi personali come lei ha fatto stamattina additandomi a una banda di analfabeti funzionali.
A meno che non sia Salvini, o la Meloni, ovviamente. Ma immagino ci tenga a distinguersi.
Glielo ridico in italiano corrente: lei mi ha dato del livoroso, incapace, ossessionato, per una battuta A FAVORE di Renzi.
Quindi, con una certa qual desolazione, le ripeto quel che le ho già detto in molti casi, persino con un video che ritengo fosse decorosamente spiritoso: conti fino a 10 prima di berciare. Non sparga rancore sulle sue capacità. Si renda conto di quale spirale melmosa la rete può avviare anche tra persone che potrebbero quantomeno rispettarsi.
È un cortocircuito. Io non ho alcun astio nei suoi confronti. E glielo dico a maggior ragione ora che Lei conta come il due di coppe quando briscola è canguro. Così non c’è il rischio che si pensi a una qualche forma di captatio.
Si ricorda come c’è rimasto male quando la Bestiolina renziana si è attaccata anche al suo bassoventre? Ecco: io ci sono dentro da un po’ e si aggiunge a quella leghista e al resto della gente cui sto sulle balle per quello che dico o penso. Ma non per questo mi metto a blastare senza successo tutti quelli che mi criticano.
Anche se potrei. Perché non sono un politico. Non sono un potere. Non decido di altro che delle mie opinioni.
Un giorno la inviterò a bere un bicchiere e le spiegherò con letizia due o tre cose sul mezzo (che è anche messaggio) del quale sta malamente abusando. Non pretendo mi si dica grazie. Ma fossi in lei rimuoverei quel tweet e (oso) chiederei scusa.
Buon lavoro.