Il can can contro Corrado Augias sui social è la perfetta rappresentazione di un Paese che si esprime a rutti.
La rivincita degli ignoranti, dei bulli, semplicemente delle teste di cazzo risuona monocorde e piuttosto plumbea come in quel bel libro, “L’uomo verticale”, nella trama del quale ci siamo infilati da diverso tempo. Prima a passo spedito, ora di corsa.
L’accusa al giornalista-scrittore, lo sfottò violento, la gioia perché è stato vittima di un tentativo di phishing e non se n’è accorto, anzi ne ha scritto nella rubrica delle lettere sul suo giornale, è l’ennesimo atto liberatorio di chi in realtà non deve liberarsi di nulla perché sempre e comunque fa l’accidenti che vuole. In foltissima compagnia. Come sempre, rivendicando di essere fuori dal coro.
Augias viene trattato come una sorta di solone arrogante “che dice la sua su tutto”. Come un tizio offensivo e pedante, sempre. Come la vittima che si merita quel che gli capita “così impara a pontificare”.
Che poi sia una persona mediamente pacata, ancorché – oddio – spiritosa. Che abbia opinioni e non tema di esprimerle. Che, semplicemente, abbia letto più libri di tutti i suoi stolti carnefici e per questo lo chiamino a discorrerne, magari con lo sguardo dritto e aperto nel futuro, risulta (agli occhi dei mediocri violenti) una colpa intollerabile. Quasi quanto quella di essere vicino ai novant’anni. Gente che non schioderebbe dalla propria sedia manco morta, avendola ricevuta chissà come, sproloquia di meritocrazie e altre categorie che mai ha frequentato.
Non ho un giornale per esprimere la mia solidarietà a Corrado Augias, peraltro lasciato solo (come rilevato da Costanza Rizzacasa d’Orsogna) in una valle di lacrime nella quale i tagli dei giornali sguarniscono le catene di controllo. Perché l’informazione decente costa. E chi la produce tratta i bilanci come se si occupasse, con tutto il rispetto, di tondini in ghisa.
Ma lo faccio con tutto il cuore. Per lui, per il giornalismo decente, per la memoria di questo Paese. Voi che ne godete, siete vigliacchi. E, anche in questo, assolutamente coerenti.
Hasta forse, Corrado.
E alla prossima rubrica.
Grazie Corrado Augias. Grazie Luca Bottura.
Io non ce l’ho con lui ma con chi gli pubblica l’articolo senza una minima revisione.
D’accordo su tutto, ma il titolo “in gloria di” quando l’ho letto su facebook ho avuto paura che Augias se ne fosse andato e mi hai fatto prendere un bello spavento. Forse è colpa mia ed è comune scrivere “in gloria di” e io non l’ho capito, ma valuta tu se invece non è meglio mettere un titolo meno ambiguo. Puoi anche non pubblicare questo commento, era solo per fartelo notare. Per il resto d’accordissimo su tutto.
Sempre dalla sua parte, una testa pensante libera, siamo con lui fuori dal gregge!
Ma più che altro i correttori di bozze a Repubblica esistono? Non è possibile che un articolo vada in stampa così, senza nessuno che lo legga…
Semplicemente, BRAVO!
Mi chiedo sei hai mai visto come Augias tratta i giovani che usa come pubblico nelle sue trasmissioni culturali. Forse il personaggio lo si capisce meglio così che leggendo solo i suoi libri, che difficilmente rappresentano la persona dell’autore.
Sarebbe bene per tutti che tornassi a scrivere su un qualche giornale. . .perché, se non altro per ridere che non è poco, ma non certo solo per quello, ce n’e’ bisogno. Roberto
Bravo Luca
Caro Luca. Parole sanre! Ci mancano i tuoi commenti ironici e salaci. Quando ritorni?