Ricevo con malcelato stupore la diffida di un legale dell’azienda “Decima Legio” secondo cui, rilevando la presenza del loro logo (una X) sulla tuta nera di un noto allenatore del nostro tennis, peraltro non citato, avrei accostato il marchio in questione al fascismo, un evento che – come tiene a comunicarmi – è stato condannato dalla Storia prima che da me. Il fascismo, non il mio post. Condivido.
Cito dalla missiva di precisazione: “L’ispirazione del brand è tratta dalla Decima Legione di Caio Giulio Cesare, divenuta la sua preferita, nella campagna di conquista delle Gallie e determinante in una delle più celebri battaglie della Storia, quella di Alesia, il cui valore icastico è noto a tutti. Il richiamo a tale legione si sposa perfettamente con i valori degli sportivi cui l’azienda si rivolge: forza, sacrificio, combattività, determinazione, lealtà e fierezza, tutte caratteristiche riconosciute dalla storiografia ai soldati della Decima legione”.
Com’è a tutti noto, la Decima Legione di Caio Giulio Cesare, e a maggior ragione la campagna di Alesia,
rappresentano un episodio oggettivamente molto icastico, fortemente radicato nel comune sentire, e ritengo del tutto normale che un’azienda barese di recente fondazione decida di dedicarle nome (“Decima”) e marchio. Anzi: colgo l’occasione per scusarmi anche con Caio Giulio Cesare, il cui immaginario fu purtroppo arbitrariamente utilizzato da Mussolini per una sfortunata epopea, ma non merita certo di essere confuso – ad esempio – con la Decima Legio fascista che operava proprio nella mia città: Bologna.
Probabilmente l’increscioso equivoco è nato dall’aver scritto “devono proprio
rovinare tutto”. In verità, volevo significare che, a mio fallace parere, non quello di Giorgio Armani, i capi “Decima Legio” sono abbastanza funerei e, un po’ come il lungo articolo che mi ha dedicato oggi un prestigioso quotidiano diretto da Daniele Capezzone, piuttosto brutti.
Ma posso capire l’equivoco: il clima è questo, purtroppo la gente vede fascisti ovunque.
Per rendere ancora più evidente che “Decima Legio” nulla ha a che fare con nostalgie sepolte dal passato e non più riproponibili, allego alcune immagini pubblicitarie che rendono evidente l’assenza di ogni collegamento, compresa la divisa per il circolo di tennis di Raisport, nonché un’istantanea della sbarazzina “linea bulla”.
Spero di aver chiarito l’increscioso qui pro quo. Formulo perciò sinceri auguri, oltre che al legale, che peraltro lavora per tutti noi svolgendo una prestigiosa consulenza per la presidenza del consiglio dei ministri, a “Decima Legio”, al suo titolare che oggi ha spiegato al quotidiano di cui sopra che frequenta persino parenti di sinistra, cui voglio rivolgere un saluto apotropaico all’insegna della più pura romanità: ave.
Se avete pensato ad altro, è perché siete ossessionati.
Nota a parte Non avendo mai scritto ciò di cui mi accusa il dottor Mottola, potrei valutare azioni legali. Ma do già abbastanza lavoro alle Procure per intasarle con sciocchezze del genere.