Ma che davvero?
Ma davvero i politici, dal Pd a Casapound, passando per i Cinque Stelle, esprimono solidarietà al giornalista di Nemo pestato da uno Spada a Ostia?
Ma davvero la politica per cui la disintermediazione è l’unico obiettivo, quelli per cui ogni domanda è un fastidio, la classe dirigente che taglia fuori ogni voce critica, si stracciano le vesti per l’aggressione?
Ma davvero un Paese di ultrà, per cui i cronisti vanno bene solo se rompono i coglioni agli altri, si permette di solidarizzare per questo gesto violento e fascista?
Quelli del giornalista del giorno sul sacro blog?
Quelli del satiro del giorno?
Quelli che Federica Angeli era il problema di Ostia, e non i clan che la governano da anni?
Quelli che “non ci occupiamo di tv” e poi se sgarri (e lo sgarro è una domanda, un invito sgradito, il giornalista sbagliato) migrano verso chi credono più affidabile?
Quelli del “cosa ci fareste in macchina con la Boldrini”?
Quelli che prima di accettare un’intervista pongono condizioni, vogliono scegliersi gli interlocutori, se possono agiscono per farla pagare a chi non si adegua?
Quelli che in ogni titolo vedono un complotto?
Quelli che in ogni articolo si chiedono pubblicamente a chi giova, lasciando intendere che l’informazione è tutta di parte o prezzolata?
Quelli che “giornalai”, “giornalisti terroristi”, “non giustifico ma di fronte a tanto odio…”.
Quelli “la classifica sulla libertà di stampa” e poi quando si scopre che il pericolo sono loro se la prendono con la classifica?
Dice: ma ci sono giornalisti orribili. Certo che ci sono. Ci sono giornalisti venduti. Ma è ovvio. Ma cristosanto: siamo in Italia, la gente vota i mafiosi sapendo che lo sono, i cittadini che fanno il loro dovere passano per coglioni, e la stampa dovrebbe essere l’unica categoria intonsa?
La differenza è che il tesserino che ho in tasca mi fa ancora più incazzare, quando qualcuno si prostituisce o viola la deontologia. Lo sento mio. Ne sento la responsabilità. Ed è per questo che quando posso lo denuncio a gran voce.
I politici, i loro elettori che cercano capri espiatori, la pletora del “fatevi i cazzi vostri” che da battuta di un comico diventa gonfalone sotto la bandiera, badano a difendere i loro.
In Italia ci sono così tante caste che quella della stampa è una goccia nel mare. E andrebbe combattuta quando non fa il proprio lavoro.
Ma non è così. Al 99 per cento i giornalisti vengono perseguiti non quando leccano il culo, ma se non leccano il proprio. Quando fanno il loro dovere.
Così la curva, alla testata, esulta. Ammaestrata da chi il potere ce l’ha davvero e per meglio governare il consenso si finge uguale agli ultimi, e li unisce contro chi racconta. Da Trump in giù.
La testata all’inviato di #Nemo non sarà l’ultima, in questo climaccio in cui i politici (e a spesso anche alcuni opinionisti) vellicano i bassi istinti, il senso comune, per una manciata di voti o qualche copia in più.
Ma prima di twittare solidarietà, chiedetevi se avete fatto qualcosa per evitarla.
Perché altrimenti, alla prossima, i mandanti saremo stati noi.
Ricapitolando: un delinquente che fa parte del clan Spada e appoggia apertamente Casapound, dà una testata a un inviato di Nemo ma la colpa è comunque del Movimento 5 Stelle. Fantastico. Poi ci si stupisce del fatto che il M5S non nutra particolare simpatia nei confronti della stampa, chissà perché eh. Ovviamente potrei replicare che a legittimare un movimento fascista come Casapound a mio parere sono state più le visite compiacenti di certi giornalisti come Mentana e Formigli ma non sono così sciocca, non è mia abitudine attribuire ad altri responsabilità prettamente individuali.
Leggere questo articolo, farlo proprio e prendere atto della situazione, drammatica, e non commentare togliendo polvere alla tastiera sarebbe più saggio. sarebbe.
Mi piacerebbe dire che sono d’accordo con te su tutto, ma purtroppo non e’ cosi’ e temo che nel dirlo automaticamente anche se inspiegabilmente verro’ sommato a quelli che votano per un dato partito o peggio a dei pericolosi delinquenti.
Prendere a testate una persona, che sia o non sia giornalista, mi risulta essere un reato, ed essere il mandante di un reato costituisce anch’esso un reato. Nel tuo pezzo c’e’ una lunga lista di persone con nome e cognome che lasci sottintendere commettono tale reato, non li citi esplicitamente credo perche’ se lo facessi commetteresti anche tu un reato visto che non sarebbe poi cosi’ difficile per un giudice stabilire che ad esempio gigino non e’ il mandante della testata al giornalista di nemo.
Certo era una iperbole (che brutta fine che ha fatto una forma matematica cosi’ elegante) ma purtroppo e’ la stessa forma matematica che viene usata come paravento anche da gigino e compari.
Il fulcro di tutto e’ la stampa, i suoi limiti se ce ne sono e i limiti di chi giornalista non e’.
Credo che siamo d’accordo che il nostro interesse ad essere informati consegna a chi e’ possessore del tesserino tante liberta’. La liberta’ di accedere a dati che altrimenti la protezione della privacy negherebbe, la liberta’ di diventare assillante al limite dello stalkeraggio. Il politico secondo la tua visione mi pare che invece non abbia nemmeno diritto di critica se e quando veda nel comportamento del giornalista qualcosa di sbagliato, non dovrebbe nemmeno tutelare la sua immagine cosi’ come la legge gli consente e persino un soggetto terzo come e’ il lettore se dovesse giudicare non positivamente l’obiettivita’ del giornalista diventa grillino, piddino, analfabeta funzionale etc etc.
C’e’ solo una categoria di persone che hanno pieno diritto di criticare l’operato di un giornalista: i giornalisti.
Boh a te tutto questo sembrera’ logico, ma me no.
Per me i super poteri che sono felice di concedere a chi e’ in possesso di un tesserino non bastano come parafulmine alle critiche sul suo operato. Non posso accettare di dover limitare la liberta’ di espressione (ribadisco di espressione non di menare testate…) di chiunque per garantire la liberta’ di espressione di una singola categoria di persone.
Concludo con una piccola nota che c’e’ tra le righe del tuo pezzo ma forse un po’ troppo nascosta.
Io credo che si attenta alla liberta’ di stampa in vari modi.
Si attenta tramite la minaccia fisica ed il caso recente ne e’ esempio.
Si attenta tagliando fondi a chi e’ contro di te e sovvenzionando chi e’ asservito.
Si attenta facendo pressioni cosi’ come spesso i politici fanno (non quando si lamentano pubblicamente…)
Si attenta anche dentro le redazioni usando ad hoc l’espressione “linea editoriale”.
Fino a poco tempo fa ricordo che persino tu eri solito ringraziare il tuo “non direttore” perche’ bonta’ sua ti lasciava libero di informare come reputavi opportuno. Certo il fatto in se va annoverato come un esempio di libera espressione libera da parte tua ed un esempio di corretto uso del potere da parte sua, ma a voler guardare meglio il tuo ringraziamento la dice lunghissima su quello che in generale i direttori fanno e purtroppo senza che questo traspaia piu’ di tanto.
Io credo che una societa’ che abbia bisogno di eroi sia intrinsecamente malata, ma devo rilevare che non ho memoria di un giornalista che abbia denunciato pubblicamente l’operato del suo direttore.
Federico, mi hai letteralmente tolto le parole di bocca: anzi no, ne hai usate di migliori, io sarei stato più prolisso e palloso.
Hai ragione su tutto.
E su un punto in particolare: ossia che esiste il diritto di criticare i giornalisti, specie in Italia, dove c’è una stampa, cartacea e radiotelevisiva, asservita come non mai (e come non era mai stata nemmeno ai tempi in cui l’alleato del partito degli editori di Bottura era premier).
Posso criticare il giornale della fiat se spara merda in modo pretestuoso contro la Appendino e tace su tutto il resto (la Milano di Sala, il Lazio di Zingaretti, la mafiopoli siciliana, che investe tutti, tranne Fava, in soldoni, e lambisce anche m5s).
Posso criticare repubblica che, con sprezzo del tragicomico, strilla che gli sconfitti a queste elezioni sono i grilloni, mica il pd.
Posso criticare la Federica Angeli, su tutto: sui toni che usa (un linguaggio pieno di punti esclamativi, di superlativi, di finezze come “io sono una che c’ha due palle come due cocomeri” e di minchiate retoriche ripiene di madre, figli, sorriso, coraggio, audacia, orgoglio, qui non si molla); soprattutto, su quello che scrive, sulle leccate pietose a Tassone del pd, ex capataz del municipio di Ostia, fresco di condanna, di cui lei diceva “è di un’onestà imbarazzante”, “su di lui metto la mano sul fuoco” e poi “viva questo, viva quell’altro” (Buzzi, più sobbriamente: “Tassone è mio e basta”); sulle carezze alla famiglia Fasciani, i rivali degli Spada oggi decimati dagli arresti.
Posso criticare, posso eccome: e posso anche dire che casapound darà il voto alla candidata del centrodestra, a Ostia, quello stesso centrodestra che è già pronto a un governo di larghe intese col pd a livello nazionale, quello stessp pd che a Ostia al ballottaggio, dà indicazione di non votare nè l’uno nè l’altro.
Deve essere dura far finta di non vedere…
Si vabbè, tutto giusto, ma vediamo di sottolineare anche la differenza tra avances e molestie per favore. Insomma, provarci non è reato, anche se capisco che il confine sia piuttosto labile. Mi hanno molto infastidito tutte le subrettine o aspiranti tali, in chiara ricerca di visibilità, che si sono accodante recitando “anche a me una volta ….”