Nella festa laica seguita al bel gesto del sindaco Merola, che ha sfidato il ministro dell’Interno sul terreno delle unioni omosessuali, ho argomentato in battuta che ci sarebbe rimasto male, Merola, qualora gli avessero rivelato che lui, il suo partito, governano con Alfano ormai da diversi anni.
Approfondisco. Con una premessa: per me i matrimoni omosessuali sono cosa buona e giusta. Di più: sono favorevole alle adozioni gay. Non lo ero, ero solo neutrale. Per una specie di retaggio ancestrale: ma un bambino cresciuto da genitori omosessuali, mi diceva una vocina, non rischierà di essere condizionato nelle proprie scelte affettive? Non sarà più portato a mutuare i comportamenti dei due padri, o delle due madri? Poi ho trovato – credo – la giusta risposta a queste domande: e allora? Se anche fosse (pare non sia) che un bambino figlio di genitori gay corre il “pericolo” di seguire la stessa strada, dov’è il problema? Mica è una malattia. Mica è il conferimento di un rischio. Mica è un’ipoteca negativa sulla vita.
Così ho ricordato a Merola quell’incidente del fato per cui il partito di cui è autorevole esponente risulta alleato del tizio che vuole impedirgli di trascrivere i matrimoni omosessuali celebrati all’estero. Perché c’è un dato anch’esso allarmante, sconcertante, sgradevolissimo: può. Alfano, quello del lodo Alfano, è in grado di impugnare la decisione di Merola perché il ruolo glielo consente. E Merola, nello smarcarsi, genera un conflitto tra poteri dello Stato che rende la sua (pazzesco) una battaglia di potenziale illegalità.
Tralascio il sospetto che si tratti di un diversivo per illuminare un governo della città altrimenti controverso: il sindaco è persona dabbene, le lacrime dell’altra sera non erano certo pilotate. Nel suo gesto c’è un coraggio palmare.
Però mi permetto di far presente, con estrema umiltà, come doveva e poteva andare: il Partito Democratico poteva/doveva mettere nel proprio programma matrimonio e adozioni e figliazioni gay. Matteo Renzi, da formidabile comunicatore qual è, poteva/doveva convincere il suo elettorato che la normalità è l’omosessualità della porta accanto, che coinvolge ognuno di noi, i nostri affetti, la nostra quotidianità. E che quel vulnus discriminatorio andava sanato. Poi avrebbe potuto/dovuto vincere le elezioni e mettere in pratica il frutto di una coscienza di popolo che finalmente si faceva legge.
C’è il piccolo particolare che Renzi non è stato eletto, che per questo non ha una maggioranza coesa sui diritti civili, che quel programma non esiste, e che – ove fosse esistito, prendendo per buono quello del Pd di Bersani – matrimoni e adozioni gay non c’erano. Ma non c’era, per dire, neppure l’abolizione dell’articolo 18.
Quindi mi scuso col sindaco per averlo un po’ sfruculiato sull’alleanza col carnefice delle proprie aspirazioni libertarie. Se questa ribellione farà brodo, sarà uno dei rari casi in cui l’estenuazione del Diritto, in Italia, partorisce qualcosa di buono. Anzi, di eccellente. Faremo festa insieme. Ma non gli perdonerò mai, più al suo partito che a lui, di aver dovuto pensare, anche solo per una frazione di secondo, che Angelino Alfano aveva preso una decisione retriva, in perfetta sintonia col suo elettorato più irricevibile – almeno a me – eppure, maledizione, formalmente plausibile.
Uscito sul Corriere di Bologna
Non credo Renzi avrebbe mai potuto fare quel che dici.
L’azione di Renzi è postideologica, nel senso peggiore, perché ha sostituito il giusto con l’utile. L’utile in questo momento è identificato con la presa e l’allargamento del suo consenso. Non esiste nella sua concezione politica, almeno per quanto mi pare, la volontà di indicare una via. Lui la via la identifica mettendo il naso all’aria (e in questo è sensazionale) e la segue, mettendosi in cima alla corrente di pensiero dominante come una brava mosca cocchiera.
Sappiamo perfettamente dove le mosche si trovino a proprio agio.
Anche io concordo con i matrimoni gay (e perché io dovrei avere voce in capitolo su chi si deve sposare un mio ipotetico vicino di casa?) e ho fatto un poco la stessa parabola sul tema delle adozioni, anche se sono ancora in volo e appieno la conclusione non l’ho ancora maturata (ma comunque lungi da me criticare chi adotta bimbi con l’affetto e la responsabilità dovuti).
Trovo pero che sul fatto in se, ci sia uno strano flusso e riflusso di poteri contrastanti che non è sano, perché indice di un sistema istituzionale malato alla radice (Alfano o non Alfano, Renzi, Berlsuconi e Patti Nazareni a parte). La questione nella mia testa me la pongo così: può il sindaco X trascrivere il matrimonio gay, si o no? Ne ha autorità, si o no? Se si, come fa il Ministro Y ad avere l’autorità di impugnare questa presa di posizione? Se l’atto è legale, è legale. Se no, il Ministro Y ha ragione: giusto o sbagliato, l’atto non vale e allora di che parliamo? Potrei rifare la stessa disquisizione sull’eutanasia, l’aborto, piuttosto che per le cure con le staminali, è la stessa cosa.
Come fa, nei meandri del Diritto, esserci un simile gioco di ping-pong? Poi, uno si meraviglia se tizio o caio possono strumentalizzare un fatto per fare confusione, farsi notare o attirarsi voti da una parte o dall’altra. Mi pare il minimo.
In quanto a Renzi, che vuoi? Vive per se stesso e avanza a suon di sondaggi di opinione (ben fatti e di cui lui sa leggere bene il senso), sponsorizzato da coloro a cui ha promesso di fare quello che loro, stando all’opposizione, non potrebbero farsi da soli come nella legislazione precedente. Ancora parliamo di principi e ideologie e cose giuste o sbagliate? Come dice il protagonista di un cartone molto amato da mio figlio, il giorno che invade la Terra promettendo disastri: “Io vengo in pace, questo è soltanto business”. Hai voglia diritti e doveri.
Concordo in pieno. E anche con questo: http://wp.me/pLKda-dM