Il nuovo singolo sulle scie kimike di Romina Power: una recensione

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(ANSA – CARMELO BENE) Romina Power quella volta che apparve alla Madonna

Quando Patti Smith cantava People Have The Power probabilmente non si riferiva a Romina.

Eppure è successo. Al contrario. E’ cioè accaduto che l’ex signora Bano abbia deciso di prendersi il people, rappresentarlo, scrivendo ed eseguendo – alla nuca – un brano impegnato. Meglio: s’è impegnata (ma proprio tanto) a scrivere una canzone di/da denuncia, con esiti che gli esperti hanno definito a metà tra un tweet di Maurizio Gasparri e il design di Ciao, il pupazzo di Italia ’90 che viene ancora oggi utilizzato in Costa Rica per spaventare i bambini irrequieti. In alternativa a quello di Gasparri.

Non è dato sapere se il grande passo si leghi in qualche modo al ruolo di politologo internazionale ormai assunto da Al, che discetta di Putin e libertà civili su tutti i giornali come e più di un Antonio Razzi postcoreano. Fatto sta che la canzone (“Un messaggio”, c’è anche la versione spagnola dallo sbarazzino titolo “Un mensaje”) ha in breve tempo scalato le classifiche di Youtube e può attualmente essere definita un successo internazionale, specie dopo aver assunto tre bottiglie di Negramaro.

Il bersaglio di Romina sono le scie chimiche. Anzi, come più correntemente si scrive su Facebook “le sciekimike”. E’ il Sacro Graal del complottismo mondiale. Non solo non siamo mai andati non sulla luna, non solo l’11 settembre è un complotto della Cia, non solo Matteo Salvini è un accademico della Crusca ma si esprime come un rettiliano perché porta un microchip nascosto nella felpa, ma esisterebbe un complotto giudo-pluto-pippo-paperino-mogol-battisti per cui le condense degli aerei in cielo servono in realtà a spargere bromuro e sostanze equipollenti sulle popolazioni di tutto il globo.

Io ci scherzo, col flebile pretesto che si tratta di una s*****ta sesquipedale. Ma fior di siti in tutto il mondo ne sono certi: le compagnie hanno stretto accordi con la Spectre per inondarci di veleni. Ora: posto che se anche fosse vero, qua da noi saremmo comunque colpiti in ritardo per via di Alitalia, alzi la mano chi sentiva il bisogno di un inno contro le scie chimiche. Ringrazio Rocco Casalino per aver alzato la mano e vado a illustrare il piccolo capolavoro.

Intanto la musica, eseguita con un organo Farfisa il cui manovratore solo un mese fa non sapeva suonare. E’ trascinante come Sharazan, innovativa come Felicità, suggestiva e raffinata come Cara Terra mia. E poi il testo, signori miei. Trafugato probabilmente dal sarcofago di Marinetti, presenta una metrica futurista il cui reale potenziale innovativo sarà verosimilmente recepito solo nel 2058 e cioè quando, secondo calcoli della Casaleggio e associati, la Terra avrà vissuto la terza guerra mondiale e ne percepirà “Un messaggio” come degno epilogo.

L’ottimismo, intanto: “In un mondo dove ancora c’è conflitto, seppelliamo amici e famigliari, ma niente fermerà la nostra libertà”. Poi la confessione: “Non pensavo a tanta triste avidità, non pensavo a tanta umana cattiveria, non pensavo che la terra la riducessimo così”. Insomma: non pensava. Quindi le domande più scomode: “Perché? Per chi?”. E ancora la sintassi cubista: “Il mondo va guarito insieme, per poter in pace vivere”. E infine l’attacco ai poteri forti dell’elettricità: “Abbiamo un messaggio. Da portare al mondo però, dobbiamo trovare la luce, per poterci capire”.

Forse le scie chimiche anestetizzanti non esistono. Però in certi casi…

 

 

 

Emilia-Romagna, ultime ore per votare alla Regionali: la guida definitiva

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Stefano Bonaccini

SOSTENUTO DA Pd, Sel, Emilia-Romagna Civica, Quella roba là di Tabacci, Forza Italia*.

IL PROGRAMMA Essere renziano finché c’è Renzi, poi con quello che viene dopo. Ah, dicevate la Regione? Ma quella più o meno è sempre andata benino prima, perché cambiare? Una cosa tipo Errani, diciamo, ma con meno capelli e se possibile senza avvisi di garanzia.

IL PUNTO DEBOLE Non buca il video ma buca l’apparato riproduttivo di chi lo guarda in tv.

IL PUNTO FORTE Non ha fratelli che gestiscono aziende.

LA CURIOSITA’ Curiosità? Bonaccini?

SLOGAN ELETTORALE “Il futuro è un posto bellissimo, andiamoci insieme”.

LA FRASE CELEBRE “Il futuro è un posto bellissimo, andiamoci insieme? Ahahaha. Ma chi l’ha scritta ‘sta ca… Matteo? Perfetta”.

DICONO DI LUI “Sarà anche renziano della prima ora, ma fino a due anni fa credeva che la Leopolda lavorasse alla Bruciata” (Matteo Richetti)

* Non accreditata

 

Alan Fabbri

SOSTENUTO DA Lega Nord, Fratelli d’Italia, Forza Italia, Fascisti su Marte, Parrucchieri Padani.

IL PROGRAMMA Doppio Slalom o Il Pranzo è servito.

IL PUNTO DEBOLE Poca personalità: molti di quelli che l’hanno incontrato in campagna elettorale credevano fosse uno dei due bodyguard di Salvini. Una volta avvisati dell’equivoco, esprimevano comunque l’intenzione di votare l’altro bodyguard di Salvini, Giangi Lambrate.

IL PUNTO FORTE Vuole riaprire le case chiuse, così se la Regione va a p****ne almeno non si ammala.

LA CURIOSITA’ Suona in una cover band. Quando esegue una canzone dei Nomadi, per coerenza fa prima sgomberare il palco.

SLOGAN ELETTORALE “La Regione dev’essere una casa di cristallo, ma occhio a parcheggiarla lontano dai centri sociali”.

LA FRASE CELEBRE “Non sono razzista. Ho avuto un computer che leggeva i Cd Rom”.

DICONO DI LUI “Grande Alan! Basta con quei bifolchi romagnoli” (i suoi elettori in Emilia), “Grande Alan! Basta con Emilia ladrona” (i suoi elettori in Romagna).

 

 

Giulia Gibertoni

SOSTENUTA DA Movimento Cinque Stelle, Casaleggio e associati, Stop Scie Kimike, Troll Pd pentiti.

IL PROGRAMMA Apriremo la Regione come una scatoletta di to… già usata? Ha portato male? Va bene. Quella del reddito di cittadina… non si può? Ok, indìco le Regionarie e poi vi faccio sapere.

IL PUNTO DEBOLE E’ stata scelta online con appena 266 preferenze, battendo in volata un cugino di Rocco Casalino, Sgabanaza e il campione regionale di Candy Crush Saga.

IL PUNTO FORTE E’ totalmente autonoma rispetto agli eccessi di Beppe Grillo, almeno finché non le cambiano le pile del transponder.

LA CURIOSITA’ Non è stata eletta alle Europee per due soli voti perché purtroppo i due che volevano votarla sono stati espulsi dal MoVimento mentre entravano in cabina elettorale.

LO SLOGAN ELETTORALE Vota Giulia Gibertoni e te li togli dai… futuri assetti politici della Regione.

LA FRASE CELEBRE “Quando vado da Mirandola a Milano passo da Mantova per non rischiare di essere fotografata con Pizzarotti”.

DICONO DI LEI “Quando lavorava come manager alla Maserati è stata fondamentale per l’affermazione del nostro marchio” (Giorgio Porsche)

 

 

Cristina Quintavalla

SOSTENUTA DA L’Altra Emilia Romagna, Lista Tsipras, Trotzkisti anonimi.

IL PROGRAMMA Cioè c***o compagni, nell’ambito di una rivalutazione complessiva della sinistra sociale, e nella misura in cui i rivolgimenti storici e territoriali ridefiniscono il concetto stesso di impegno politico (finito lo spazio).

IL PUNTO FORTE C’è gente a sinistra che pur di non votare Pd voterebbe Sganapino. E Sganapino è candidato numero 28 della Lista Altra Emilia Romagna.

IL PUNTO DEBOLE Ha chiesto di tenere le riunioni del Consiglio Regionale in greco.

LA CURIOSITA’ Nel rispetto del referendum, vuole che l’acqua torni a essere pubblica. Il Pd ha aperto, a patto che le Coop vincano gli appalti per scaldarla e poi scoprirla.

LO SLOGAN ELETTORALE “Errani humanum est, Bonaccini diabolicum”.

LA FRASE CELEBRE “Il percorso partecipato del riformismo richiede scelte impopolari ma nette, manlevando le classi più deboli da logiche di mercato che (finito lo spazio).

DICONO DI LEI “Siamo avversarie, ma la stimo: fa la ceretta tutte le settimane” (Alessandra Moretti)

 

Maurizio Mazzanti

SOSTENUTO DA Liberi cittadini, sua zia, transfughi di Beppe Grillo.

IL PROGRAMMA Tipo quello del Movimento Cinque Stelle ma senza i sacrifici umani di chi dubita del terzo segreto di Casaleggio.

IL PUNTO DEBOLE Il vero front man doveva essere Giovanni Favia, ma purtroppo in un’intervista rubata a La7 ha sostenuto che Mazzanti è un incapace ed è stato messo ai margini.

IL PUNTO FORTE Il punto forte di “Liberi cittadini” è attualmente in fase di ricerca al Cern di Ginevra. Ove arrivasse conferma di una sua esistenza, sarete tempestivamente aggiornati su corrieredibologna.it

LA CURIOSITA’ Mazzanti ha chiuso la campagna elettorale all’ospedale di Budrio perché soffre di reumatismi al gomito e il venerdì pomeriggio fa la ionoforesi.

LO SLOGAN “Siamo tanti con Mazzanti! Tutti insieme! Ehi, dove siete?”.

LA FRASE CELEBRE “Magari confluendo in Tsipras due consiglieri li prendevamo pure”.

DICONO DI LUI “L’ho conosciuto a Budrio ed è un bravo ragazzo. Ma temo sia il classico candidato materasso” (Giacomo Commendatore, titolare Eminflex)

 

Alessandro Rondoni

SOSTENUTO DA Udc, Cdu, Ncd, Ccd, Dc, Cd, Cud, Cl e la partecipazione dei gestori Agip.

IL PROGRAMMA E’ ciellino: il programma verrà reso noto solo dopo presentazione di regolare fattura.

IL PUNTO DEBOLE E’ ciellino: vestendo come un giornalista romagnolo cinquantenne, è lui che fa da look stylist a Formigoni.

IL PUNTO FORTE E’ ciellino: se lo eleggono costruirà un’Emilia-Romagna sopraelevata identica all’originale distribuendo appalti un po’ a tutti.

LA CURIOSITA’ E’ ciellino, e ha scelto personalmente il titolo del prossimo Meeting di Comunione e Liberazione: “La guerra dei sessant’anni alle regioni rosse: mettersi d’accordo sui cantieri e risolverla da subito come Dio comanda senza tante storie”.

LO SLOGAN E’ ciellino: “Una politica nuova per la gente lontana dai soliti personaggi”.

LA FRASE CELEBRE “Ciellino io? Mai stato. Casomai è Cl che è rondoniana”.

DICONO DI LUI “Rondoni? Quello di Comunione e Liberazione?” (chiunque)

Uscito sul Corriere di Bologna 

‘na robba su Chet Baker che ho scritto per Sette

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Metto i gettoni nell’iPhone.

Ho smesso di intrudere rullini nelle fotocamere digitali solo dopo averne distrutte tre.

In camera ho un ritratto di Landini della Fiom, Olio Fiat su tela.

Quando sento la parola startup metto mano alla pistola.

Persino l’ultimo di Neil Young, per dire, mi sembra un filo troppo sperimentale.

E dei nuovi Pink Floyd, al di là di tutto, m’interessa principalmente che si siano ricordati la maglia di lana. Non vorrei che Gilmour ricadesse nel tunnel del Vicks Medinait.

Così, stavolta, amico lettore/amica lettrice, vorrei consigliarti il cofanetto di un vecchio amico.

Già l’oggetto, il cofanetto appunto, è desueto. Attiene al mondo dei cd, un apostrofo marrone tra il vinile e l’impalpabile, poco connotato. Fosse un politico, il cd sarebbe Angelino Alfano: teoricamente svolge funzioni conosciute ma è desueto e tra un po’ non ci saranno gli strumenti per leggerlo.

Per sovrammercato, ho scelto un cofanetto che arriva dritto dagli anni Cinquanta. Quando il giovane Chet Baker, tra le altre cose, albergava spesso e volentieri nella mia città. Gli dedicarono persino un locale, col suo nome. Gli eredi fecero causa. L’insegna fu cambiata in Chez Baker, alla francese. Ed è rimasta tale fino a poco tempo fa, senza che la progenie di Josephine adisse a sua volte le vie legali.

Chet Baker è Chet Baker. E’ (fu) un curioso intruglio di talento, alcol, sperimentazione, grazia, eroina, follia, curiosità, meretricio, dolcezza. Fu nostro, nel senso bolognese della geografia, ma anche molto italiano. Scrisse e suonò colonne sonore per i soliti ignoti di Nanni Loy (il sequel), passò da Dizzy Gillespie a Fausto Papetti, quello del sax con le donne nude. Si esibì col grande chitarrista Franco Cerri, quello che faceva anche l’uomo in ammollo per la pubblicità del Bio Presto, perché di jazz è sempre stato difficile campare. In Italia.

Ricamò e sporcò il ricamo.

E cantò. Caspita se cantò. My Funny Valentine la ricordano un po’ tutti, nella playlist per studenti fuorisede è il classico pezzo che indirizza la serata. Il resto, anche. E quel resto sta appunto in quel cofanetto: un trittico (“Chet Baker Sings”) che copre gli anni dal ’52 al ’63. Ed è perfetto per gli attimi immediatamente successivi alla conquista di cui sopra. O anche da ascoltare da soli, lungo l’autostrada, alle prime luci del mattino, se proprio non vi va di spegnere la radio e serve aiuto per sostenere l’illogica allegria.

Sono tutte – TUTTE – bellissime. Amo molto, pro domo chissenefregae, l’esecuzione timida di “That Old Feeling”. Ovviamente, “But Not For Me” che sembra restituita alla penna di Gershwin, deprivata com’è da tutta la grancassa quasi dixie di altre interpretazioni. E mi piace molto “I Fall In Love Too Easily” così arrendevole, complice, quasi femminea e per questo struggente, coinvolgente. E “Forgetful”, chitarra, voce, classe, anima, una fonte cui si sono abbeverati, magari senza saperlo, mille cantanti da acchiappo contemporanei come – ne dico solo uno – Fink.

Anche se, per citare un gigante del pensiero (Bruno Pizzul) è davvero “tutto molto bello”.

Persino per un ignorante di jazz come me.

Fate girare.

Il culo di Merola

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(ANSA – ARRIGO SACCHI) Virginio Merola esulta dopo aver scoperto l’iniziale del proprio nome

Una ventina d’anni fa Gene Gnocchi eternò per il Corriere, il culo di Sacchi.

Parlava di Arrigo, il c.t.,dei Mondiali americani, dei colpi fortunati che ci condussero fino al rigore sparato alle stelle da Baggio. Non sapeva che sarebbe arrivato qualcuno molto più Gastone di lui. Uno che non sa cosa fare con lo stadio, ma arriva Tacopina e glielo trasforma in Wembley (con Londra intorno). Uno che non ha idea di come rilanciare la città, e arriva Farinetti che gli costruisce Fico rimettendola al centro dell’economia agroalimentare mondiale. Uno che chiude Strada Maggiore per il Crealis, cioè un progetto del tutto inutile, costosissimo, impopolare, e si ritrova con un’isola pedonale apprezzata da tutti. La domanda sorge spontanea: meglio un sindaco bravo o un sindaco baciato dalla buona sorte?

Prima di rispondere, scrutiamo il futuro insieme.

Dicembre 2014 In cura a Porretta per colpa di una fastidiosa sinusite, Virginio Merola si mette a chiacchierare con un paziente anglofono dal buffo parrucchino, che si lamenta di aver speso 2000 euro di taxi dall’aeroporto di Bologna fino al centro termale. Gli risponde che purtroppo si doveva fare il people mover ma poi… Quello prova a tradurre “people mover” e chiede se è un tizio che sposta la gente a manate. Merola gli risponde che no, è un trenino. Allora il signore si qualifica: “Sono Bill Gates, se lo chiamate trenino ve lo finanzio io. Però mi raccomando: per muoverlo usate solo computer Apple, quelli con Windows si piantano sempre”.

Marzo 2015 Merola esegue alcuni lavoretti in casa, tra cui lo scavo di un pozzetto artesiano per alimentare l’acqua dei gerani. Al secondo colpo di pala, una fontana nera invade l’appartamento. E’ petrolio purissimo. Nel giro di due anni Bologna diventa più ricca di Kuwait City e nel 2016 Marconi acquista Etihad: c’è voluto un anno perché la valigia col contratto era andata smarrita.

Maggio 2015 Da sempre appassionato di heavy metal, il sindaco si reca come ogni anno al concerto degli Ac/Dc in Texas. Per colmo di fortuna, li incontra mentre mangiano una Rustichella all’Autogrill Dallas Est. Richiesto di descrivere le bellezze della città, elogia con fierezza il portico di San Luca e i suoi 666 archi. Al numero satanico – 666 – gli Ac/Dc si offrono di pagare personalmente i lavori di ristrutturazione, includendo anche il soppalco dei cappelli del cardinal Caffarra. Il restauro è completato in sei mesi, compreso lo spettacolare affresco che adorna l’ultima cappella: il trittico di Ozzy Osbourne.

Ottobre 2015 Avendo appreso che la Philips Morris ha aperto uno stabilimento vicino alla città, Merola la confonde con la Mini Morris e si reca in loco per acquistare una vetturetta con cui scorrazzare nel centro storico. E’ un sabato, il giorno in cui finalmente esordisce la geniale idea di far passare un autobus elettrico nella T pedonale. Appena entrato nella T il bus (un Civis malamente camuffato) si pianta. La folla pensa immediatamente a un’ardita installazione artistica anche perché Le Cirque du soleil, che vive in città da mesi dopo aver tentato inutilmente di uscire dai viali usando la segnaletica, improvvisa una coreografia balletto che nel giro di due ore trasforma Bologna nella capitale mondiale della cultura pop. Purtroppo la folla festante distrugge nell’entusiasmo il buridone su ruote di Beppe Maniglia che, indignato, si trasferisce a Firenze. Che sfiga.

Maggio 2016 Il Movimento Cinque Stelle candida sindaco Bugani. Merola non viene rieletto. Diventa direttamente imperatore della galassia, Papa e Miss Italia.

Uscito sul Corriere di Bologna

Matrimoni gay for PDummies

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Nella festa laica seguita al bel gesto del sindaco Merola, che ha sfidato il ministro dell’Interno sul terreno delle unioni omosessuali, ho argomentato in battuta che ci sarebbe rimasto male, Merola, qualora gli avessero rivelato che lui, il suo partito, governano con Alfano ormai da diversi anni.

Approfondisco. Con una premessa: per me i matrimoni omosessuali sono cosa buona e giusta. Di più: sono favorevole alle adozioni gay. Non lo ero, ero solo neutrale. Per una specie di retaggio ancestrale: ma un bambino cresciuto da genitori omosessuali, mi diceva una vocina, non rischierà di essere condizionato nelle proprie scelte affettive? Non sarà più portato a mutuare i comportamenti dei due padri, o delle due madri? Poi ho trovato – credo – la giusta risposta a queste domande: e allora? Se anche fosse (pare non sia) che un bambino figlio di genitori gay corre il “pericolo” di seguire la stessa strada, dov’è il problema? Mica è una malattia. Mica è il conferimento di un rischio. Mica è un’ipoteca negativa sulla vita.

Così ho ricordato a Merola quell’incidente del fato per cui il partito di cui è autorevole esponente risulta alleato del tizio che vuole impedirgli di trascrivere i matrimoni omosessuali celebrati all’estero. Perché c’è un dato anch’esso allarmante, sconcertante, sgradevolissimo: può. Alfano, quello del lodo Alfano, è in grado di impugnare la decisione di Merola perché il ruolo glielo consente. E Merola, nello smarcarsi, genera un conflitto tra poteri dello Stato che rende la sua (pazzesco) una battaglia di potenziale illegalità.

Tralascio il sospetto che si tratti di un diversivo per illuminare un governo della città altrimenti controverso: il sindaco è persona dabbene, le lacrime dell’altra sera non erano certo pilotate. Nel suo gesto c’è un coraggio palmare.

Però mi permetto di far presente, con estrema umiltà, come doveva e poteva andare: il Partito Democratico poteva/doveva mettere nel proprio programma matrimonio e adozioni e figliazioni gay. Matteo Renzi, da formidabile comunicatore qual è, poteva/doveva convincere il suo elettorato che la normalità è l’omosessualità della porta accanto, che coinvolge ognuno di noi, i nostri affetti, la nostra quotidianità. E che quel vulnus discriminatorio andava sanato. Poi avrebbe potuto/dovuto vincere le elezioni e mettere in pratica il frutto di una coscienza di popolo che finalmente si faceva legge.

C’è il piccolo particolare che Renzi non è stato eletto, che per questo non ha una maggioranza coesa sui diritti civili, che quel programma non esiste, e che – ove fosse esistito, prendendo per buono quello del Pd di Bersani – matrimoni e adozioni gay non c’erano. Ma non c’era, per dire, neppure l’abolizione dell’articolo 18.

Quindi mi scuso col sindaco per averlo un po’ sfruculiato sull’alleanza col carnefice delle proprie aspirazioni libertarie. Se questa ribellione farà brodo, sarà uno dei rari casi in cui l’estenuazione del Diritto, in Italia, partorisce qualcosa di buono. Anzi, di eccellente. Faremo festa insieme. Ma non gli perdonerò mai, più al suo partito che a lui, di aver dovuto pensare, anche solo per una frazione di secondo, che Angelino Alfano aveva preso una decisione retriva, in perfetta sintonia col suo elettorato più irricevibile – almeno a me – eppure, maledizione, formalmente plausibile.

Uscito sul Corriere di Bologna