
(ANSA – TAROCCO) Le false code del Mattino
Ho una sincera ammirazione per Arianna Ciccone e per il suo festival, che per lungo tempo mi ha visto ospite entusiasta.
Quel che ha fatto a Perugia, e con Valigia Blu – di cui sono sostenitore – è meritorio.
Oserei dire che la considero un’amica.
A volte non siamo d’accordo.
Una delle cose su cui non siamo d’accordo, è la neutralità dei social. Mi sembra di aver capito che lei li veda come un mezzo, io come uno strumento. Sembrerebbero solo sinonimi, invece, in questo caso, no. Perché, a mio modestissimo parere, i social hanno modificato il messaggio regalando a torme di beoti aggressivi una consapevolezza mai provata prima. Non solo in Italia. E se sei fascista/xenofobo/sessista/vegano* da solo, è un problema solo tuo. In compagnia senti di avere ragione anche quando non è così. Anche quando aggredisci un valore non negoziabile che nessuna maggioranza renderà mai tollerabile e giusto.
I social non sono una forma di democrazia. Ne sono per certi versi un upgrade (oddio, che ho scritto) e per altri una forma cancerosa.
Ma questa è un’altra storia.
Quella di cui voglio parlare riguarda la vicenda dei cittadini che si sono rivolti ai Caf per avere informazioni sul cosiddetto “reddito di cittadinanza” subito dopo la chiusura delle urne.
I titoli sulle code, sugli assalti, la foto del Mattino che spacciava un vecchio assembramento alle poste per una coda di gente in cerca di soldi facili, sono una falsità che è stato giustissimo evidenziare. E condannare.
Mi unisco.
Altro è aver scritto che alcune decine di cittadini (moltiplicati per diverse città) sono andati a chiedere lumi su una legge fantasma. Perché quello è un fatto. E assurge a valenza di notizia a seconda di chi lo pubblica. Favorisce le tesi di un determinato schieramento (ora in disgrazia)? Vero. Dunque è molto possibile che i giornali vicini a quello schieramento ne enfatizzeranno la portata (a volte con i riprovevoli eccessi di cui sopra). Ma è un dato. Almeno a mio sindacabile giudizio.
E bollarlo in toto come fake news (mi è capitato di rintuzzare gente secondo cui il famoso modulo in dialetto napoletano era stato diffuso dal Pd) mi pare quantomeno riduttivo.
C’è poi un non detto – lo aggiungo per stimolare il dibattito, che mi pare interessante – e cioè che a rimarcare lo slancio di quelle persone si aderirebbe al luogo comune del Sud straccione che ha votato per il reddito di cittadinanza.
Al netto dell’epiteto, una domanda: e se fosse? E se fosse che le categorie meno abbienti hanno scelto i Cinque Stelle anche perché hanno visto un possibile vantaggio diretto? Analogo ragionamento potrebbe valere per il Nord che ha scelto in massa il fu centrodestra anche (anche) perché c’è gente che voleva morta la (legge) Fornero e crede(va) a una flat tax di entità variabile ma grottesca. Renzi prese il 40 per cento alle Europee (anche) per gli 80 euro. E tutti insieme, questi benefattori reali e potenziali, hanno contribuito al degrado di una politica dell’elargizione a pioggia in cui i diritti diventano privilegi una tantum.
Mentre nessuno ha un progetto che vada al di là del piccolo cabotaggio tattico.
Per stringere: votare (anche) per il reddito di cittadinanza non ti rende un corrotto, scegliere chi vuole abbattere le tasse ai ricchi non ti rende un ladro (ma un fesso forse sì), abbracciare la sinistra per i 500 euro del pc di tuo figlio non fa di te un furbastro. Tutti insieme però compongono un Paese che somiglia in larghissima parte, nessuno escluso – sono italiano anche io – a quelli che vota.
E anche a quelli che legge.
E quale fatto concreto è notizia, che va sempre data in buonafede e ammettendo o cancellando gli errori, lo lascerei decidere a chi lo pubblica. Altrimenti, per restare sul concreto, un assunto arbitrario come “Perché il Movimento Cinque Stelle fa paura ai giornali”, è interessante ma potrebbe non essere una notizia.
Anche perché i giornali, a volte interi gruppi editoriali, sono da mo’ sul carro dei vincitori.
Un abbraccio (foto di Arianna)
*”vegano” è una battuta