Caro Beppe ti scrivo (di satira, analfabetismo funzionale e cause del medesimo)

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(ANSA - UNA COSA PAZZESCA) Mike Bongiorno - a sinistra nella foto - insieme al Signor No

(ANSA – UNA COSA PAZZESCA) Mike Bongiorno – a sinistra nella foto – insieme al Signor No

Caro Beppe,

il nostro comune amico Michele Serra (mi) diceva anni fa che la satira non sposta un voto. Aveva ragione, allora. Poi arrivasti tu, che la satira la sapevi fare, e la ibridasti con la militanza. Spostandone milioni, di voti.

C’è comunque chi si ostina a farla come un tempo, anche se con mezzi contemporanei come il web. Ti racconto una storia, senti qui.

Due settimane orsono Matteo Renzi è stato ospite di Politics, il talk di Raitre. Poteva portarsi un tablet, per interagire col pubblico. Invece si era fatto preparare una postazione con tanto di pc per controllare i social network. Sembrava conducesse lui. La postura di Renzi – e quella di Semprini – mi hanno fatto venire un’ideuzza: un filmato satirico dal quale si evincesse, con una finta chat, che il suo spin doctor Filippo Sensi lo eterodirigeva in diretta. Il tutto montato come se Renzi rispondesse agli stimoli: “Sensi” gli diceva di fare la faccetta basita, il Premier eseguiva. Gli raccomandava di stare attento alla Berlinguer, che lo intervistava, “perché questa l’abbiamo cacciata noi”. E Matteo si adeguava. Gli suggeriva di buttarla in caciara parlando di pastorizia, e il pdc eseguiva (sì, Renzi ha davvero parlato di pastorizia a Politics). Grazie a un eccellente realizzatore – Enrico Bettella – l’idea è diventata un video, pubblicato sulla pagina Facebook di Niente, un portale satirico di cui sono complice. E ha raccolto quasi 700.000 visualizzazioni.

Ma il dato non è questo. Il dato erano i commenti e le condivisioni dei militanti grillini convinti che quel video fosse veritiero. Oltre 17000.

Ci torno tra un po’.

Prima voglio raccontare cos’è successo la settimana successiva. Stesso programma, altro ospite: Alessandro Di Battista. Il quale ha risposto ad alcune domande, si è sottratto ad altre, ha restituito al tuo pennivendolo con uso di satira – io – un’importante impressione di irresolutezza. E anche a Enrico, che ha cucito un copincolla della popstar grillina nel quale alternava risposte surreali ma vere (“Se la Siria è una dittatura lo decideranno i cittadini siriani”: ma sì, certo, magari con regolari elezioni) e silenzi eloquenti.

Un’invenzione, come quella di Renzi. Un po’ meno condivisa – anche in tv Renzi ha fatto molto più share del pentastellato – eppure irrorata dagli stessi commenti indignati. Stavolta di segno opposto, ma provenienti dalla stessa platea: i grillini, sempre loro, si lamentavano con violenza del sopruso, accusando Niente di far parte del complotto Pd. Spiegavano che anche se è satira, la satira deve dire cose vere. Incollavano il link della puntata completa. Minacciavano di togliere il like (ancora rido) e esplodevano in epiteti di vario genere.

Vuoi un florilegio? Te ne regalo due, con punteggiatura originale.

Il primo dei commenti su Renzi.

QUELLO CHE LA SA attento matteuccio a non far cadere l ‘ auricolare che hai infilato nell ‘orecchio senno’ dopo non riusciresti a mettere insieme due parole di senso compiute.Hai fatto la fine di Ambra che si faceva suggerire da Boncompagni nella trasmissione non e ‘ la rai.

IL DUBBIOSO bufala ..nel senso e stato montato a doc ..o no?..la mia e solo una domanda visto che ho condiviso il link e comincia la tarantella di bufala o meno .

L’EUROPEISTA Ma il presidente del consiglio è lui o un grande fratello manovra il Renzi? Sono sempre più portato a credere che Renzi sia solo la testa di legno di qualcuno, magari tedesco o banchiere.

IL WIKIPEDIANO il nome del suggeritore sarà mica questo Filippo Sensi?? A gennaio 2014, dopo l’avvento di Matteo Renzi a segretario del Partito Democratico, Filippo Sensi è stato nominato capo ufficio stampa del PD e portavoce di Renzi,[2][6] nonché direttore responsabile di YouDem.[7] Il suo ruolo di spin doctor per Renzi è stato paragonato a quello di Alastair Campbell per Tony Blair.[1]

LA SOPPESANTE Avete capito ora perché sta sempre con il cellulare o il tablet in mano? Avrà preso la laurea a pagamento, ed è arrivato lì per le conoscenze del farabutto padre .É un ignorante ed ha bisogno di un suggeritore! Poi dicono che non sono preparati i giovani del Movimento! Di Maio ieri sera ha parlato da grnde statista!

IL PACIFISTA RIDICOLO, MA VERAMENTE NON TI VERGOGNI, BUFFONE DI MERDA. OMIGNOLO ENCEFALITICO. IMPICCATI CHE FAI PIÙ BELLA FIGURA.

QUELLO CHE NON SA LEGGERE Come è bravo a fare il burattino oltre a fare il parassita ma chi è il burattinaio che lo governa online? Jim Messina di sicuro visto che è pagato profumatamente.

Il secondo dei commenti su Di Battista.

IL DIALOGANTE Questa la considero una bella pagina di satira…ma non nel momento in cui viene falsificata la realta. Continuate a fare video sulle cazzate, perché se un ignorante finisce sulla vostra pagina finisce anche per credervi.

ILCAPSOLOCCHISTA FATE SOLO PENA A MONTARE VIDEO A CAZ(Z)O DI CANE CONTRO LE ULTIME SPERANZE CHE QUESTO PAESE HA DI RISOLLEVARSI !!!!

IL REITERANTE Più vedo questi video e più voto un no mi ci portano a votare no se vorrei votare si sono questi video scandalosi a farmi capire che solo un no se po votare.

IL COMPLIMENTOSO Bel discorso, montato in modo perfetto. Siete ridicoli ma non la darete a bere a nessuno…

L’ANALITICO Du fatto però le domande che gli vengono fatte sono proprio del cazzo. Ma che vuol dire voteresti Clinton o trump??

LA PDCENTRICA Video tagliato e rimontato si vede benissimo e per tutti quelli che criticano Di Battista vi dico solo una cosa PIDDINI SCIACQUATEVI LA BOCCA QUANDO PARLATE DI DI BATTISTA

IL CAPSOLOCCHISTA, SECONDO ESTRATTO GRANDE ALESSANDRO DIBATTISTA. SEI IL NOSTRO GRANDE GUERIERO. QUESTI FARABUTTI CHE CERCANO DI CONFONDERE LE IDEE, NON C’È LA FARANNO, VINCERÀ L’ONESTÀ. LI SCHIACCEREMO STI LURIDI VERMI. POSSONO ABBOCCARE SOLO QUELLI CHE NON SI VOGLIONO INFORMARE.

Ora, da condirettore editoriale di Niente dovrei essere entusiasta. Muoversi a cavallo tra realtà e finzione è un classico dell’arte e della satira (da Orson Welles a Il Male, passando per l’Unità di Staino e La Verità di Belpietro) e aver gabbato parte del pubblico rappresenta una virtuale medaglia. Pure di materiale prezioso.

Ma mi faccio e ti faccio una domanda, Beppe. Anzi due. Anzi tre. Anzi, quattro.

La prima: quella satira era faziosa? Ma certo. La satira si fa prendendo parte, meglio se non sempre la stessa.

Voleva significare che Renzi si fa eterodirigere ed è dipendente dai social? Ovviamente.

Ambiva a dimostrare con una risata il vuoto pneumatico di Di Battista? Ovvio che sì.

Ma se questi nove anni di risveglio delle coscienze sono serviti in massima parte a formare un popolo di analfabeti funzionali che ha perso per strada le parole d’ordine del Beppe Grillo che fu (disincanto, discernimento delle fonti, ironia) e si è trasformato in una miriade di complottisti impermeabili alla satira, non avrai sbagliato qualcosa?

O non sarà piuttosto che hai azzeccato tutto?

Un abbraccio, in alto i cuori. Uno vale eccetera.

Ciao.

Perché Renzi ha ragione quando dice che il referendum si vince a Destra

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Matteo Renzi dice che il referendum si vince a Destra. E forse ha ragione, perché in Italia la Destra ha sempre governato persino quando eravamo appena usciti da vent’anni di dittatura. Della Destra.

Il problema, temo, è che non si riferisce alla Destra parlamentare. Quella ce l’ha in pancia. Sa bene che la sua riforma è, cerone più, cerone meno, quella di Berlusconi. E che il 10 per cento in libera uscita di Forza Italia quasi certamente lo seguirà. Sa che i quattro gatti di Alfano, otto con Verdini, seguiranno l’istinto della savana, riconosceranno il Dna comune, proseguiranno il percorso che i loro rappresentanti (nel senso di venditori) perseguono ogni giorno in Parlamento.

Ma non è di questo che stiamo parlando. Né della Destra ufficiale che sostiene compatta (risate) il No.

Parliamo della Destra trasversale, quella che vuole le regole ma per gli altri, che pretende ordine e disciplina dai migranti ma abbatterebbe Equitalia coi missili, la Destra meritocratica basta che ci sia un posticino garantito alle Poste, un diritto per chi ce l’ha già, un altro calcio in culo ai giovani che non si meritano i privilegi dei vecchi.

La Destra disinformata, livorosa, vendicativa. Antistato. Anarchica. Quella che dice Uno vale uno e quella che urla Padroni a casa nostra.

La Destra che alberga tra gli elettori di tutte le liste, ma sta collassando anche dentro al Pd, deprivato com’è del Dna democratico e riformista che portavano con sé la migliore Dc e il migliore Pci.

A loro chiede il voto, Renzi.

Non a me. Che di quei nobili ideali sono, come molti, un indegno e contraddittorio replicante. O nostalgico. E che mi barcameno di fronte a un referendum scivolosissimo e ai compagni di strada che avrei se votassi No.

Per questo deve stare attento: perché può essere anche vero che il referendum si vince a Destra.

Ma è persino possibile che si perda a Sinistra.

Perché la Raggi su Malagò ha ragione (e qualche altra pacata considerazione su Roma 2024)

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olimpiadi-cinque-stelle“Negri; Furlanis, Pavinato; Tumburus, Janich, Fogli; Perani, Bulgarelli, Nielsen, Haller, Pascutti (Capra)”.

Fino a ieri, sapevo che mai avrei visto il Bologna rivincere lo scudetto. Anzi, che mai l’avrei visto vincere, visto che nel 1964, quando accadde l’ultima volta, manco ero nato.

Sapevo che mai avrei visto la festa che toccò a mio padre, ai suoi amici, ai suoi fratelli, in quel giugno di 52 anni fa. Con lo spareggio. Contro l’Inter. Sapevo che avrei dovuto contentarmi di ricordi non miei. Della città silente e poi festante mentre le radioline gracchiavano la diretta dallo stadio Olimpico di Roma.

Ecco, l’Olimpico.

Da oggi pomeriggio so che, mancate quelle del 1960 per ragioni anagrafiche, non potrò vedere da vicino manco le Olimpiadi.

Fossi stato la Raggi, avrei detto una cosa semplice e dritta: ma vi pare che ci imbarchiamo in questa avventura insieme a Malagon de’ Malagoni e Montezemolo, cioè due che hanno sulle spalle i disastri dei Mondiali di nuoto del 2009 e di Italia ’90? Sarebbe stata una precondizione perfetta per oggettivare il no: “Cambiateli e ne parliamo”. Non li avrebbero cambiati. Sipario. Applausi.

Invece è stata inscenata una pantomima di mesi, frutto delle divisioni correntizie del non partito, e oggi si racconta che il no significa semplicemente rispettare la parola data. E non è vero. Perché mentre il sacro blog tuonava contro i Cinque Cerchi, Di Maio andava in tv a promettere che i Cinque Stelle sarebbero stati l’anima di un’Olimpiade pulita. E la sindaca prometteva un referendum.

Travaglio (lo scrivo anche per evitare un’altra pur interessante gragnuola di sms) ha certamente ragione: le Olimpiadi rischiavano di essere un omaggio ai soliti noti romani, agli interessi di Caltagirone e amici vari, ai poteri forti e compagnia cantante. Però lo dico in francese: ma se non le fate voi, chi cazzo le deve fare? Chi può fare argine con l’onesta – onestà-onestà – alle speculazioni e alle corruttele? Chi può dimostrare agli italiani che le cose si possono fare senza cadere nel marcio? E che, se si presenta, il marcio può essere affrontato e debellato?

Dice: pure tu stai difendendo la pagnotta, i tuoi editori (ne ho alcuni: uno non è grillino, uno da qualche tempo un po’ lo è diventato) e chissà quali interessi. Siccome invece non conto una cippa, e parlo per me, difendo le Olimpiadi solo ora che non si fanno. Perché difendo me, e l’egoismo di chi ha visto smaterializzarsi una festa e, al contempo, un soffio di speranza, di modernità e di futuro per questo Paese rinchiuso e incazzato, diventato ormai una specie di pagina Facebook livorosa in cui si cerca costantemente qualcuno a cui dare la colpa del proprio fallimento.

Che invece è di tutti.

Perché certo, i conti. Certo, gli impianti abbandonati intorno a Torino. Certo, il deficit di Londra. Ma se oggi l’Appendino si fa bella col lavoro dei suoi predecessori è anche perché la sua città è rinata coi Giochi. E con le Olimpiadi, la Gran Bretagna ha formato una generazione di atleti, e di giovani, che sono il seme del futuro. Quelli che ad esempio hanno votato contro la Brexit perché l’Europa, e il mondo, li avevano appena respirati. Conosciuti. Amati.

Non. È. Solo. Una. Questione. Di. Soldi.

È Politica.

La sconcertante conferenza stampa (slides, faccette e claque: pareva Renzi) con cui la Raggi e il suo tutore Frongia hanno spiegato la decisione, sembrava la nemesi perfetta di chi ha subito il complotto per vincere. E non sa da che parte voltarsi.

Chiedevano, i giornalai cattivi, dove avrebbero trovato i denari per ristrutturare gli impianti senza i fondi olimpici. Il vicesindaco ha risposto aggressivo qualcosa di condivisibile (“Opponiamo la cultura dell’ordinario a quella della straordinarietà”) ma poi non aveva idea di cosa argomentare nello specifico: come agire, su quali impianti, con quali soldi. Non avevano neanche pensato a come parare il colpo mediatico annunciando per filo e per segno cosa pensano di combinare ora. Parlavano delle piste di bob del 2006: roba che ormai manco più per i like su Twitter.

Se non si è capito, lo ripeto: Renzi e le sue ricette vuote, l’ottimismo berlusconiano fatto di niente, le leggi per licenziare spacciate per motori dell’occupazione, mi garbano quanto un gattino attaccato al sottoscala. Ma a dire “tanto in Italia va sempre a finire così”, a postare quattro foto sugli impianti non finiti, a denunciare massoni e banditi vanno bene un giornale o un blog. Se fai politica, ti sporchi le mani. Perché significa che lavori. L’importante è sapere come pulirle. E avere un piano per evitare che si sporchino di nuovo. Contaminare gli altri col proprio culto per la legalità. Che sennò è vuota enunciazione.

Significa avere il coraggio di cambiare un Paese. O una città, intanto. Dal basso. Dimostrando con i fatti che per far governare la società civile non abbiamo bisogno di importarla dalla Svezia.

Invece è stato un pomeriggio triste. Perché ha confermato che il problema dell’Italia sono principalmente gli italiani (cittadini, classe dirigente) che giurano di voler cambiare ma nel profondo pensano che nulla possa cambiare.

Mi sa che sia più facile lo scudetto del Bologna.

Caro italiano, adesso i tuoi fratelli siamo noi

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Di Massimo Gramellini*

Caro italiano non integralista che vivi in Occidente, esci allo scoperto. Lo so che esisti, ti ho conosciuto. In privato mi hai confidato tante volte il tuo sgomento per l’eresia reazionaria che ha deformato il concetto di famiglia, trasformando il razzismo in un sentimento eroico, e la tua rabbia verso la criminalità organizzata che si atteggia a nostra alleata e invece finanzia quell’eresia dai tempi di Corrado Alvaro, o di Verga. Il piano dei giovani omertosi è piuttosto chiaro: utilizzano ragazzotti viziati per alimentare la paura e l’odio verso il Sud, così da portare i razzisti al potere in Occidente e creare le condizioni per innescare una guerra di civiltà. È la trama dei fanatici di ogni epoca, la conosciamo bene.

Negli Anni Settanta del secolo scorso il terrorismo di sinistra insanguinò le nostre strade con altri metodi (bersagli simbolici e non indiscriminati) ma identici obiettivi: scatenare la rivoluzione. Fallì quando l’operaio comunista che credeva suo alleato gli fece il vuoto intorno. E l’operaio gli si rivoltò contro perché aveva qualcosa da perdere: una casa, uno stipendio, un pallido benessere. Nessuno, credimi, fa la rivoluzione se ha qualcosa da perdere. Il simbolo di quel cambio di stagione fu il sindacalista Guido Rossa, che pagò con la vita la rottura dell’omertà in fabbrica.

Oggi Guido Rossa sei tu. Ti auguro lunga vita, ma è da te che ci aspettiamo il gesto che può cambiare la trama di questa storia. I farabutti che massacrano in nome della cristianità non vengono dal deserto: sono cresciuti in Occidente e quasi sempre ci sono anche nati. Frequentano i tuoi negozi e le tue chiese, parlano la tua lingua, credono (a modo loro) nella tua religione. Hanno figli che vanno a scuola con i tuoi, mogli che chiacchierano con la tua. Per troppo tempo li hai guardati come dei fratelli che sbagliavano, ma che non andavano traditi. Non condividevi i loro comportamenti, ma non te la sentivi di denunciarli: in qualche caso per paura, ma più spesso per una forma perversa di solidarietà religiosa e razziale.

Adesso però il gioco si è fatto troppo duro e non puoi più restare sull’uscio a osservarlo. Adesso anche tu, come l’operaio comunista di quarant’anni fa, hai qualcosa da perdere. Bene o male l’Occidente ti ha accolto, offrendoti la possibilità di una vita più dignitosa. Ora sei uno di noi. Tuo fratello non è più il massacratore di San Michele di Ganzaria ma il migrante che la sua mazza da baseball ha ridotto in fin di vita. O la ragazza presa a pistolettate dal fratello a Nicotera perché portava la gonna troppo corta. Non puoi continuare a negare l’evidenza o a girarti dall’altra parte. Hai oltrepassato quel confine sottile che separa il menefreghismo dalla complicità.

Facciamo un patto. Noi cercheremo di tenere i nostri razzisti lontani dal governo e di migliorare il livello della sicurezza, anche se è impossibile proteggere ermeticamente ogni persona debole. Tu però devi passare all’azione. Devi prendere le distanze dagli invasati che si sentono invasori e dai mafiosi che li fomentano. Denunciarli, sbugiardarli, controbattere punto su punto le loro idee distorte. Senza di te perderemmo la partita. Ma vorrei ti fosse chiaro che fra gli sconfitti ci saresti anche tu.

 

*testo raccolto da Luca Bottura

Rio c’è (reloaded)

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20 agosto 2016

BREXIN E OUT Sconcerto in Gran Bretagna per l’inviato da Rio che s’è ritrovato alle spalle due tizi che facevano sesso in spiaggia. Fossero stati davanti all’inviato, sarebbe stata una prima serata di Canale 5.

TIRIAMO UNA RIGA “La conclusione di Presciutti… traversa e riga!” (Dario Di Gennaro vede una riga immaginaria in piscina, Italia-Serbia pallanuoto maschile)

ANNUNCIATIO PRAECOX “Pallanuoto, Settebello solo argento”” (Flash della App Rai dopo la semifinale di pallanuoto maschile)

L’IMPORTANTE È PARTECIPARE “Con la Grecia il Settebello ha interpretato la gara in maniera perfetta con una tranquillità direi quasi olimpica” (Francesco Postiglione, Pre Italia-Serbia pallanuoto maschile)

HOTEL BAGLIONI “Quella di Sonia Couch è una gara che non sa né di te né di me” (Oscar Bertone, tuffi piattaforma femminile)

GIORNALISMO ORGANICO “Figura di m. per il maratoneta francese” (video sul Fatto Quotidiano relativo al problema intestinale di Yohann Diniz, con insistita inquadratura dei pantaloncini sporchi. Comunque era la 50 km di marcia)

TORMENTO ED EXTASY “Intanto è un effetto stupefacente quello di tenere gli occhi durante il match sulla monitoria o addirittura sul ring e poi finito il match alzare gli occhi e vedere che nel frattempo almeno duemila persone hanno preso posto senza esserci accorti di nulla, non sappiamo neanche da dove sono passati” (Davide Novelli, Boxe maschile)

I FRATELLI DE RETE “Chi ha toccato la rete se non Lanza?”. “Forse l’ansia?” (Antinelli e Lucchetta, Italia-Usa di volley)

CRISTO, SOLITARIO Y FINAL “Buti tira giù un po’ di santi dal calendario tornando in panchina”. “Il Corcovado è in intermittenza” (Antinelli e Lucchetta, idem)

TAXI AMARI “Cinque palle match per l’Italia… time out Stati Uniti”. “Chiama pure il taxi altro che time out!” (Antinelli e Lucchetta, ibidem)

COMPLIMENTO OGGETTO “La Durunda dal punto di vista tecnico-stilistico non ha proprio nulla da rimproverare” (Andrea Fusco, ginnastica ritmica)

UOMINI COL PASTELLO Ottima questa idea di di impiegare i profughi per i lavori socialmente utili: se ce n’è uno che se la cava col cartonage gli si potrebbe chiedere di rifare la grafica di Raisport.

Uscito sul Corriere della Sera