Makaroni Speciale 2014

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GENNAIO

Inter, primi dubbi sulla solvibilità di Thoir: bloccata la Djakarta di credito *** Clamoroso retroscena sul blackout che a dicembre aveva lasciato al buio Cortina: era stato Galliani, in vacanza da quelle parti per smaltire la depressione, a chiedere di spegnere tutto per ricordare i bei tempi di Marsiglia *** La Fifa ha deciso: dopo il gestaccio antisemita di fine anno, i pensieri di Anelka dovranno svolgersi a porte chiuse.

FEBBRAIO

Olimpiadi Invernali, si scopre che il curling non è mai esistito e se l’era inventato un tizio lappone per fare uno scherzo agli amici. Imbarazzo. *** La Fisi colpisce ancora: per completare filologicamente le tute nero-tricolori in stile Ventennio, gli azzurri costretti a gareggiare con degli scarponi di cartone. Polemiche *** Putin tenta di accendere la fiamma olimpica usando come Diavolina le Pussy Riot: bagarre *** Dopo la provocazione di Obama, che aveva spedito come ambasciatrice a Sochi l’attivista per i diritti gay Billie Jean King, Letta rilancia e manda in Russia Giovanardi. A chi gli fa notare che non è omosessuale, il premier risponde: “Lo so, ma appena arriva sosterrò che lo sia, così magari se lo tengono”. Unanimità.

MARZO

Ancora cucchiaio di legno per l’Italia al Sei Nazioni. La Federrugby chiede ufficialmente, dalla stagione 2015, di giocare solo il terzo tempo *** Conte sostituisce Mourinho nella pubblicità fantasma della Molinari, ma il regista si lamenta: “Fossimo riusciti a far sparire anche il parrucchino, veniva meglio” *** Passo falso per la Ferrari nel primo Gp dell’anno: Vettel doppia Raikkonen. Con la voce di Paperino.

APRILE

Bolt si separa. La moglie spiega ai giornalisti: “E’ un fulmine in tutte le occasioni. Proprio tutte” *** Nuovi guai per i piccoli tifosi Juve: per evitare cori ostili, la società manda in curva solo neonati, ma i padri bestemmiano quando c’è da cambiare il pannolino e siamo daccapo *** Dopo quella per il gioco d’azzardo, Ronaldo sempre più in basso: per fare pubblicità a un Compro Oro si fa pagare a peso e col ricavato si compra il Liechtenstein.

MAGGIO

E’ l’ucraino Armstronov il vincitore del Giro d’Italia, che per abbattere i sospetti doping aveva drasticamente accorciato le tappe. Il passista di Kiev rimane in testa dal cronoprologo “Giro dell’isolato”, fino alla seconda e conclusiva tappa, svoltasi sei giorni dopo, la Lambrate-Città Studi di 700 impegnativi metri. Alla fine risulta comunque distrutto dalla fatica *** Basket: nonostante la scomparsa del main sponsor a stagione in corso l’ex Monte Paschi Siena si aggiudica l’ennesimo titolo col nuovo marchio sulle maglie: “Angela Merkel” *** Eliminato al primo turno del Roland Garros, Fognini la prende bene. O almeno e quello che assicura ai flick mentre lo pregano di scendere dal pennone della Tour Eiffel.

GIUGNO

Dura poco la felicità di Icardi per aver strappato Wanda Nara a Maxi Lopez: lei twitta una foto mentre è in ritiro con la Primavera del Lecce *** MotoGp: Valentino Rossi torna al successo e zittisce i critici: “Non è affatto vero che sono vecchio e… cosa stavo dicendo?” *** Il Pd perde anche le elezioni europee ma si consola col premio speciale del Cio per aver fatto proprio il motto “L’importante è partecipare”.

LUGLIO

Mondiali in Brasile, Cristiano Ronaldo bacchetta l’organizzazione: pare che le prostitute non accettino la Mastercard *** Il primo tempo di Italia-Uruguay funestato da un Cayenne parcheggiato a centrocampo. Poi Balotelli lo sposta e si scusa: “Ero in ritardo e non potevo lasciarlo negli spogliatoi come al solito” *** Scandalo scommesse scuote la Coppa del Mondo. Tutta colpa della frase di Prandelli: “Scommetto che anche stavolta le maglie della Puma sono una ciofeca” *** Azzurri sconfitti in finale dalla Francia, ma Platini smentisce ogni favoritismo: “Che la squadra oltre le Alpi debba giocare con le caviglie legate è previsto dal nuovo regolamento approvato ieri”.

AGOSTO

Totti di nuovo papà. I tifosi festeggiano: “E’ la conferma che non ha i 90 minuti solo nelle gambe” *** Papa Francesco verso la canonizzazione da vivo: in vacanza a Castel Gandolfo, impone le mani su Pazienza del Bologna e lo trasforma in un giocatore di calcio *** Al Processo del Lunedì Varriale condannato a sei anni per vilipendio della lingua italiana. Polemiche.

SETTEMBRE

Sempre più estreme le sinergie di Urbano Cairo tra La7 e il Toro. Ventura felice: “Da quando Rita Dalla Chiesa è diventata capitano, una soluzione col giudice sportivo si trova sempre” *** Nella splendida cornice di Flushing Meadow, Andreas Seppi presenta la sua autobiografia ispirata a Open di Andre Agassi. Che si complimenta: “Sono le 7 righe più intense che abbia mai letto” *** Il presidente del Sassuolo Squinzi fa piastrellare il terreno dello stadio Giglio e impone agli ospiti di giocare indossando le pattine. Sconcerto.

OTTOBRE

Vista l’inefficacia della Tessera del tifoso in termini di riduzione della violenza negli stadi, la Fgci corre ai ripari e lancia la tessera del “coglione fascista”: boom di prenotazioni *** Lippi avvistato a Viareggio mentre dovrebbe essere in Cina ad allenare: si scopre così che gli scudetti col Guangzhou li ha vinti una sua copia conforme assemblata a Taiwan. L’unico modo per riconoscerli è che la copia una volta, nel ’72, ha accennato un sorriso *** Trapattoni torna in panchina: entusiasti i piccioni di parco Lambro.

NOVEMBRE

Telemercato: Guido Meda passa a Sky per commentare la MotoGp, Fabio Caressa passa a Winga per commentare il poker, Pierluigi Pardo passa Checco Er Carrettiere e ordina i soliti tre chili di Rigatoni alla gricia *** Dopo il passaggio di Eurosport a Premium, proseguono i sospetti di accordi sottobanco tra Sky e Premium: Skytg24 cambia nome in SkyTg4. Invariata la direzione: va benissimo così *** Nuoto: per celebrare il ritorno di fiamma tra Federica Pellegrini e Filippo Magnini, lui si fa tatuare una la scritta “Salve” sulla schiena. Chiacchiericcio.

DICEMBRE

‘Nkolou al Napoli: De Laurentiis l’ha ingaggiato solo per metterlo nel titolo del suo nuovo cinepanettone: “Vacanze ‘Nkolou” *** Il Milan campione d’inverno. Seedorf dedica le buone prestazioni ad Allegri “che ci guarda da lassù”, ma Allegri scende dalla tribuna d’onore per menarlo. Perplessità *** Inter, Thoir propone di sostituire l’inno di Ligabue con Gagnam Style. E’ la conferma: lui e il cantante coreano Psy non è che si somiglino, sono proprio la stessa persona.

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Una volta era mitico, oggi è diventato geniale (director’s cut)

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“I complimenti costano poco e certe volte non valgono di più”.

La perla di saggezza arriva dritta da Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, ai tempi in cui l’anatema di Alberto Arbasino non l’aveva ancora colpito. Nel tempo cioè in cui non aveva compiuto il tipico e triplice percorso che fa dell’italiano celebre una brillante promessa, poi un solito stronzo, e infine lo innalza a venerato maestro. Scrittore, filosofo, guida spirituale. Una condanna. A vita. Che sfocerà prima o poi, speriamo poi, nella gloria eterna del perbenismo scritto: il vuoto incolmabile.

Negli anni, il teorema ha subito una brusca accelerazione – si pensi a Mario Monti un annetto e mezzo fa, e alla curiosa deriva che oggi lo rende meno popolare del cagnolino Empy – e non manca di robuste eccezioni. Come Roberto Saviano, che ha saltato le prime due fasi per diventare ipso facto venerato maestro, salvo poi retrocedere nell’immaginario (quasi) collettivo a solito stronzo. Colpito, alle spalle, da quel professionismo dell’antiretorica, da quel conformismo dell’anticonformismo, che in Italia sono per tanti un mestiere, e da quel riflesso di cattiva coscienza che spinge le nostre menti migliori, e quelle peggiori, a disegnare grossi falli sulle torri d’avorio appena innalzate.

In quella verità da canzonetta del giovane Jovanotti, praticamente un Giovanotti al quadrato, si annidavano i batteri di una pandemia che avrebbe devastato e inaridito il lessico negli anni a venire, per colpa quasi esclusiva del combinato disposto tra l’italica pigrizia e l’effetto rullo compressore prima della tv e poi dei social network. Ma se ai tempi dell’omonimo brano di De Gregori (a.D. 2001, cioè 6 d.C., dopo Cherubini), “L’aggettivo mitico” era appannaggio della brutta tv, del cattivo giornalismo, delle pessime recensioni, l’era di Twitter,  di Facebook, della maggioranza di silenziosa che forse aveva ottimi motivi per starsene zitta, l’hanno dapprima elevato al ruolo di a.e.u., attributo entusiastico unico, e poi, più recentemente, a quello di q.a.e. (qualità abborracciata equivalente). Perché già s’avanza il “mitico 2.0”,  e che quel che era mitico sempre più spesso in rete diventa “geniale”. E chi l’ha scritto un genio. A volte addirittura un gegno.

A una prima analisi le due carezze verbali parrebbero equipollenti, ma le differenze sono profonde. “Mitico” eterna. Ha una pretesa di immortalità spicciola. Si applica alla storia e alla storiella: per contrappasso, Jovanotti, o De Gregori, sono essi stessi miti(ci), lo sono le loro citazioni, come quelle di Ennio Flaiano, di Oscar Wilde, di Madre Teresa di Calcutta e di Bukowski, di Martin Luther King e Mario Borghezio, di Panariello, Fiorello, Martufello, Quagliariello.

La genialità invece fa rima con contemporaneità: è geniale la battuta buona, e anche quella scarsa, ma scritta da un amico, o da una fanciulla con cui desideri giacere. Geniale è il fotomontaggio comico rubato chissà dove. Geniali sono le boutade di Roberta a Radio Maria e quelle di Sgarbi a Radio Belva. Geniale è il tizio che riprende una tabella prelevata da un sito che l’aveva composta fotocopiando il motto di spirito di un deputato grillino che l’aveva letto su Spinoza.it che al mercato mio padre comprò. Fate girare.

Geniale, in assoluto, è lo spirito non richiesto che inonda le bacheche e ci spinge a complimentarci con gli umori altrui, nella speranza che qualcuno prima o poi si complimenti con noi.  Un fiume di consenso senza valore che conferma l’incapacità tutta tricolore di scindere contenitore e contenuto: siamo, noi, il popolo che confonde il demenziale con la demenza e la satira coi satireggiati. Quando Matt Groening* dotò Homer Simpson di un unico aggettivo – “Mitico!” – valido per le Duff ghiacciate, i quadri di Kandinskij, l’incontro con Cristiano Ronaldo, stava sfottendo, tra gli altri, il linguaggio della middle class americana. Ci è piaciuto. L’abbiamo adottato. Abbiamo unito e mezzo e messaggio, come tanti Mc Luhan postmoderni mandati a sbattere contro Mc Donald’s. Ma non ci bastava ancora: l’abbiamo reso geniale.

So bene che il problema dell’appiattimento linguistico non rientra tra le prime cinquecentomila emergenze italiane e si colloca qualche posizione dopo, diciamo tra il battesimo del figlio di Carmen Russo e la rubrica di Carlo Rossella su Il Foglio, però è pure vero, anche senza ricorrere al Moretti di Palombella Rossa (mitico) che chi parla male pensa male. Clicca male. Condivide male, all’impronta, senza leggere, senza sapere. Forma, sui social, una specie di coscienza collettiva carlona che mira a rafforzare i propri pregiudizi attraverso un plebiscito incidentale e virtuale.

C’è un esempio, in questi giorni. Anzi due: la bambina “rapita” dai Rom in Grecia, sorta di leggenda metropolitana realizzata – forse – che ci permette di diventare razzisti senza più sensi di colpa, al placido prezzo di un clic. Mitico. E poi c’è la questione Odifreddi. Fino alla settimana scorsa era un genio, lui, col suo delizioso anticlericalismo postseminariale. Di quei like si sarà senz’altro compiaciuto. Adesso, dopo che ha applicato le medesime categorie matematiche a valori non negoziabili  è diventato mitico inondarlo di contumelie. E lui, il professore, si chiede perché, dopo aver ridotto il negazionismo a tema da social, con un linguaggio da social, su un social, ci sia gente che vuole parlare di cose così importanti proprio sui social.

“Geniale” è una sorta di “carino” anabolizzato. Si porta con tutto, e con niente. E’ la banalità del bene, anzi del benino, come “mitico” era la banalità del benone. In un solo giorno di tweet, quello in cui queste righe sono state compitate, la mitica Barbara D’Urso si vantava di ospitare il mitico Bobby Solo, decine di mitici appassionati festeggiavano il mitico sequel di “Scemo e più scemo”, le mitiche fan di Nek ne rilevavano il mito per aver citato un mitico proverbio cinese (“Se cadi sette volte, rialzati otto”), il mitico doppiatore Luca Ward pronunciava la frase “Se abbaia è radio Canaja”, il mitico Pupo, di passaggio a Erevan, si complimentava col mitico monte Ererat, e risultavano altresì mitici Bruno Barbieri di Master Chef, la Polaroid SX70, Mara Maionchi, Rossella Brescia, Red Ronnie, la caponata, Frank Poncherello dei Chips, Massimo Boldi, Rudy Zerbi, la Bauhause, Tabacci, il Legnano calcio, Giampiero Galeazzi, il taccuino di Pippo Civati, i Loacker (segue).

Contemporaneamente, Nicola Zingaretti della Provincia di Roma ci teneva a definire geniale il nuovo singolo di Vasco, Giuseppe Cruciani sosteneva per interposto tweet la genialità del Fatto Quotidiano, Caterina Balivo riscontrava il genio in una ricetta di patate dolci e paprika, e geniali risultavano pure Peppa Pig, Massimo Boldi secondo estratto, le cotolette vegan, la battuta di Andrea Agnelli sullo scudetto di Jakartone, Kronosisma di Vonnegut e una lista sterminata di amichetti nostri. Specie su Facebook, laddove, però, per fortuna, si affaccia anche l’unico antidoto possibile a questo letargo collettivo dello spirito critico: lo spostamento di senso.

E’ una crepa, l’aggettivo “geniale” utilizzato sarcasticamente, ma si allarga: I geniali titoli della Domenica Sportiva su Roma Capoccia, i geniali 14 euro al mese che dovrebbero rivitalizzare l’Italia, la geniale iniziativa di un libro per analfabeti, la geniale Rosy Bindi che assicura impegno per combattere l’antimafia, la geniale professoressa che invece di far lezione sta un’ora al telefono per un’offerta della Tre. Anche se, in questo caso, già scivoliamo nel campo del “grande”, cioè dell’aggettivo con cui Letta, sinceramente impressionato, onorò Berlusconi all’epoca del coup de théâtre sulla fiducia.

Ma dell’affezione/ammirazione tutta italiana per il diavolo parleremo un’altra volta. Può uscirne un articolo geniale.

*Anche se alcune fonti attribuiscono l’invenzione a Tonino Accolla, compianto doppiatore di Homer. Che a quel punto diventerebbe esso stesso mitico.

Uscito su La Lettura del Corriere della Sera il 29 ottobre 2013