Il punto non è la Rai. Dal 2015 la Rai non è più editata dal parlamento, ma dal Governo, per merito della riforma di un tizio che pensava di restare al potere per sempre. Il rapporto tra Rai e politica è sempre stato quello: le libertà sono come il coraggio di Don Abbondio, te le puoi dare solo se le hai già. Te le prendi. Al massimo, se qualcuno degli “editori” riesce a farti cacciare, la paghi.
Ma questo accade anche nei giornali, quando passi per rompicoglioni.
Il punto è intimidire la Rai pubblicamente attraverso le dichiarazioni proprie e dei propri scherani. Il punto sono i politici che oggi esprimono solidarietà a Fedez e normalmente attaccano tramite agenzia i dirigenti con la schiena dritta (ce ne sono, cazzo se ce ne sono) anche per le previsioni del tempo. Il punto è un’azienda piena di gente che lavora ogni giorno al meglio che può, nonostante le pressioni che subisce, e si trova alla mercé di chi pensa di usarla come il proprio boudoir.
Il punto è che i partiti, quasi tutti, si lamentano solo per poter meglio condizionare, o provarci, linee editoriali e persone che le stabiliscono.
Il punto è che su certi temi chi preme per avere conduttori e dirigenti amici dovrebbe almeno avere la decenza di starsene zitto.
Il punto è che vi dovete togliere dalle balle e lasciar respirare la più grande azienda culturale del Paese, che la rende (nonostante tutto) un’eccellenza, le donne e gli uomini che si fanno il culo a ogni livello della piramide per non scendere sotto il livello della decenza anche e soprattutto nei millemila canali che fanno meraviglie perché la politica non se li fuma di pezza.
E il punto, infine, non è che un cantante più o meno simpatico, più o meno in buonafede, più o meno benestante, citi qualcuno per cui “i froci devono finire nei forni”. Il punto è che in un Paese normale la frase dello scandalo avrebbe, quella sì, suscitato indignazione, a suo tempo, e nessun politico si sarebbe mai sognato di definire problema chi semplicemente la riferiva.
Il punto non è la Rai.
Il punto è che dovete lasciarla in pace, la Rai.
Ne guadagneremo, tutti, in democrazia.
E mica solo il primo maggio.