Il dato paradossale del dibattito sulla Rai è che quasi tutti, pro o contro la cesoia di Renzi, difendono o attaccano non già la Rai, ma la loro parte di Rai.
Giornalisti di Skytg24 che irridono quelli di Rainews perché lamentavano la carenza di mezzi (c’era, drammatica). O li perculano perché naviga(va)no nell’oro e facevano in quattro il lavoro che loro, gli unti da Murdoch, facevano da soli. Eroici.
Colleghi autori Rai eletta schiera che irridono (pure loro) i giornalisti sottolineando che il vero problema dell’azienda non sono gli stipendi importanti o gli appalti esterni – vero, in larga parte – ma i troppi assunti nelle sedi regionali, che in realtà sono cattedrali nel deserto soprattutto per colpa di chi le ha ridotte così.
Onorevoli soprattutto piddini che dopo aver piazzato tizio, caio e sempronio in tutti i ruoli, a manetta, dal Cda alla truccatrice, spiegano come i 150 milioni di taglio e la svendita di Raiway (l’argenteria di casa: dopo quella c’è la chiusura) siano un giusto freno agli sprechi e agli sperperi.
Lo dirò in francese: cazzate.
Cazzate di complemento, per la precisione.
Di sostegno a un tizio, Renzi, che di Rai non capisce un tubo. Ma sa molto di marketing. E sa che i giornalisti (anche quelli bravi: non importa, è tutto un calderone), sono ormai percepiti da una larga fetta del Paese come un impaccio verso la verità. Figurarsi poi se ricevono uno stipendio pubblico, perché ciò che è pubblico è melma. Spariamo nel mucchio, creiamo consenso. L’ha detto lui: “Avessero fatto sciopero prima del voto, avrei preso il 42 per cento”.
Quello che Renzi non sa, quel che non sanno i fieri evasori del canone, è che al di là dei millanta difetti del carrozzone Rai, dei fancazzisti che ci sono come in qualunque altra azienda anche privata (ma quanto è rassicurante pensare che il cialtrone sia sempre altro da sé, signora mia), al di là dei mille rilievi giusti che si possono fare alla Rai intesa come insieme indistinto, poi ci sono le facce.
Le facce che conosco io, da quando ho avuto l’onore di collaborare da esterno con l’azienda che era nei miei sogni di bambino, sono le produttrici esecutive da 1200 euro al mese che non dovrebbero, ma montano e staccano cartelloni per le esterne, lavorano al sabato e alla domenica senza prendere straordinari, coprono i ruoli delle figure che sono state cassate o che non sono in grado di fare il loro lavoro.
Le facce dei redattori o dei programmisti che vivono di contratti a termine. Per anni.
Il personale di studio che sopporta le mattane di autori, conduttori, registi, e fa comunque i miracoli per andare in onda.
Le mille professionalità umiliate (quelle sì) dalla politica che pospone le loro carriere a favore di qualcuno di più ligio alle logiche di questo o quel partito.
L’impegno, la passione, l’abnegazione di chi negli anni ha visto ciò che gli stava intorno depauperarsi in termini di credibilità, efficienza, qualità, proprio e soprattutto grazie a quel potere che ora chiede loro il conto.
Saranno queste figure, che hanno un volto, un nome, un conto corrente, un mutuo da pagare, a scontare il favore a Mediaset che si sta per fare, tra gli applausi di tutti, la spending review che agisce orizzontalmente e che, anche solo annunciata, ha già provocato tagli a capocchia.
La verità è che serviva una realtà impopolare cui prendere i famosi 80 euro (ora toccherà alle casse di previdenza autonome: sarà facile farle passare come privilegiate) e si è scelto di sparare al bersaglio grosso. Facile. Popolare.
Volete davvero fare un favore alla Rai?
Mettete due reti sul mercato anche internazionale, stando bene attenti mettere alcune clausole inviolabili in tema di servizio pubblico, di equilibri culturali, ma anche di condivisione degli introiti pubblicitari. Piazzate al vertice della rete superstite e delle reti digitali qualcuno di provata capacità e senza il minimo legame con la politica, che possa pronunciare con un minimo di autorevolezza le parole “meritocrazia” e “tagli”.
Dategli mandato di creare la Bbc.
Poi sparite. Manco più una telefonata. Manco più una comparsata a Porta a porta. Manco più un servizio compiacente nei tg.
Disoccupate la Rai, invece di creare disoccupati ad minchiam.
E’ il solo modo che avete, che hai, Matteo di fare un favore non solo a chi ti vota, o a chi vorresti ti votasse, ma anche a questo cazzo di Paese.
E alla sua tv di Stato.
E mi scuso per la parola Stato.