E così chi celia sulle (presunte) file ai Caf per chiedere il reddito di cittadinanza ce l’ha coi poveri.
Disprezza, egli, il popolo che non vota “come si deve”.
Non solo: c’è un complotto contro gli honesti e consiste nell’aver fatto circolare sui social un modulo per la richiesta che comprendeva, tra le condizioni, quella di credere a Babbo Natale.
È il sistema che reagisce al tripudio pentastellato e…
Vabbé, basta cazzate.
Cioè: basta – dico per quel che resta a sinistra – farsi imporre l’agenda morale da questi tizi. Gente che ha ciurlato nel manico per anni sulla cuccagna per tutti e ora grida alle fake news altrui se qualcuno pensa di poter passare da subito alla cassa: “Era tutto sul sito. Mistificate”.
Va da sé (mi auguro) che nessun pentastellato un minimo aduso al (fu) blog di Peppe possa aver bevuto la colossale panzana, spacciata per vie traverse, dello stipendio per tutti.
Ma gli altri… Perché le parole sono importanti: se tu dici “reddito di cittadinanza” significa che basta essere cittadini per richiederlo. Dunque, al netto dei rudimenti istituzionali per cui bisognerebbe quantomeno attendere la formazione di un governo, c’è un botto di persone del tutto legittimata a reclamare quanto pattuito.
Chi li disprezza? Chi dopo il voto va a “Porta a porta” per spiegare che prima bisogna riformare i centri per l’impiego, che comunque non c’è la maggioranza, i cronisti che – ora – la descrivono apertamente come una riforma impossibile?
O chi pretenderebbe un corso per “votare informati” prima di accedere all’urna?
Siamo reduci dalla peggior campagna elettorale della storia, in cui anche la stampa ha abdicato al proprio ruolo: fare domande, pretendere confronti. E a questo si è arrivati anche e soprattutto attraverso la mistificazione grillina per cui i giornalisti fanno tutti schifo, sono tutti al soldo di qualcuno, sostengono sempre interessi occulti.
Solo che quando gridi alle fake news da oppositore, al massimo (è successo) modifichi la percezione della gente a tuo beneficio. Se per caso andassi al Governo, diventi tale e quale a Erdogan.
I progressisti in questo Paese sono bocconi, e grandemente per loro colpe. Ad esempio quella di aver usato linguaggi e prebende (il populismo “buono”, la politica economica a colpi di 80 euro) che gli altri padroneggiano molto meglio di loro.
Ma se a Ferrara la Lega passa dal 2,4 per cento al 24, la colpa non è solo di chi ha fatto di tutto per perdere quei voti. Perché Ferrara è Oslo, ma con più biciclette. La rabbia sociale per quattro migranti è del tutto ingiustificata. Eppure esiste. Pompata attraverso un meccanismo oliato e trasversale (grillini, Lega: la loro base infatti è per larghi strati sovrapponibile) che distilla rancore per cavarne i voti che ha puntualmente ottenuto.
Trattando una bella fetta di elettori da deficienti.
Altro che battute del Caf.