Quando lavoravo a Cuore, la discesa in campo di Berlusconi fece da spartiacque.
Fino a quel punto, benché i tratti antirazzisti della rivista fossero del tutto evidenti, la generica foja antisistema faceva sì che molti leghisti si abbeverassero alla fonte verdolina. Magari piaceva loro il colore, non so.
Dopo, se ne andarono di botto circa 30/40.000 copie. Era nato il berlusconesimo (“Una scelta di campo”) e non c’era più tempo né per le mezze misure né per le mezze stagioni.
Mi capita lo stesso coi pentastellati.
Anzi, con i cittadini simpatizzanti del Movimento Cinque Stelle, come cercherò di chiamarli, pena la morte per noia, dopo essermi preso del servo poiché utilizzavo il termine “pentastellati” in luogo del vetusto aggettivo “grillino”, che pare suoni denigratorio solo se pronunciato da persona esterna al cerchio magico.
Ho avuto un lungo periodo (parlo di radio) nel quale, con ogni evidenza, alcuni cardini dei cittadini simpatizzanti… Eccheppalle. Ho avuto un lungo periodo, dicevo, nel quale alcuni cardini dei pentastellati – il fatto di buttare in satira le convinzioni sovrapponibili sul Pd, su Napolitano, sui governi tecnici, sull’onestà in politica – mi garantivano una certa qual simpatia da parte dell’audience peppesca.
Quando però Peppe è diventato un potere, ho inteso dedicarmi a lui, e alle prodezze dei suoi, con lo stesso linguaggio che adotto normalmente. Appunto come fece Cuore con la Lega. E la delusione, mi pare di intendere, è stata doppia. Dico le stesse cose di prima, sui nemici di Peppe. E passa. Ma appena il motteggio sfiora Casaleggio di Reno (copyright Simone Bedetti) ecco che esplode la sindrome dell’amante tradito.
Peggio mi sento, e si sentono, quando una certa qual concezione della democrazia e dell’educazione (non lo dici, che il presidente della Repubblica è un boia, non ci giochi, con la paccottiglia verbale mussoliniana, non lo scrivi, che in fondo Boia chi molla si può dire perché c’era prima del fascismo… potrei continuare ma l’alveo credo sia chiaro) mi porta a prendere qualcosa di simile a una posizione netta e non satirica.
Quando cioè, al netto delle clamorose ed evidenti divergenze tra il compagno Napolitano e me, tocca dire con chiarezza che tra lui, e il tizio che lo omaggia di epiteti alla Mario Moretti, viene giocoforza stare con Re Giorgio. Persino con Re Giorgio
Il capolavoro dei cittadini simpatizzanti… e che palle: dei grilllini, anzi, di alcuni grillini, perché ho l’onore di conoscerne dabbene, gente che andrebbe transennata per la passione e l’intelligenza che ci mette, è che la loro pialla per cui sono tutti uguali, per cui sei con loro o contro, quel lanciafiamme del pensiero che annichilisce il ragionamento e un vago confronto tra persone pure contigue, spinge tra le braccia della restaurazione, almeno a parole, almeno per una battuta, chi ha sempre detto quello che hanno scoperto con colpevole ritardo. Diciamo vent’anni.
Qual è il senso di questo inutile post?
Che naturalmente, se la divaricazione di cui sopra porterà il sottoscritto a farsi qualche ulteriore detrattore, vale la pena di citare uno statista che per Roberta Lombardi era bravo e giusto fino al 1921: me ne frego.
Anzi, per citare Cuore: e chissenefrega.
In alto i Cuori.