Makaroni del 7 gennaio 2014

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BOTTE DI FERRO Caso Rossi, Rinaudo finalmente si scusa: “Volevo prenderlo sull’altro ginocchio”.

SCONFERMAMI QUESTA “Ne approfitto  per chiedere al mister conferma o sconferma che Gonalons è qui a fare le visite mediche” (Arianna Secondini intervista Rafa Benitez, “Stadio Sprint”, Raidue)

CONFUSO E ALLEGRI “Indipendentemente da chi sarà l’allenatore del Milan l’anno prossimo, non è che a me interessi molto: io credo che il Milan sceglierà un allenatore importante, degno del suo sostituto che sarei io” (Massimiliano Allegri, “Skycalcioshow”)

LUTTO E SUBITO “Settimana scorsa stava bene, Montolivo è venuto a mancare proprio il giorno prima della partita” (Mauro Tassotti, “Benedetta Domenica”, Sky)

RUZZLE PADRONE “Ho fatto più gol che son andato a cena con mia moglie quando da sto qui a Udine” (Totò Di Natale, “Skycalcioshow”)

L’EGO DELLA BILANCIA “Questa sera un programmone come sempre: qualità, personalità, carisma, e sex appeal” (Pierluigi Pardo lancia “Tiki Taka” col solito basso profilo, Premium)

EDUCAZIONE CINICA “Qui a Torino il pullman della Roma volta è passato anche con il rosso, ma qualche infrazione ci sta, soprattutto se si va verso una notte come questa” (Alessandro Alciato, “Skycalcioshow”)

CONGRATULAZIONISSIME “Complimenti mister perché siete arrivati a perdere la prima sconfitta in casa della prima in classifica” (Damiano Tommasi, “Sabato Sprint”, Raidue)

CADUX MEA LUX “L’elemento sportivo è caducato automaticamente perché l’accordo collettivo non c’è più, è scaduto da molto” (Claudio Lotito, “Skycalcioshow”)

FIGURE DI VERBA Lazio, curioso retroscena sulla cacciata di Petkovic: Lotito aveva cominciato a esonerarlo in ottobre, ma ha finito la frase solo tre giorni fa.

Uscito sul Corriere della Sera

Un bar chiamato contentezza

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Ho appreso che si chiamava Giuseppe quando ho letto che se n’era andato poco prima dell’anno nuovo.

Ma lo conoscevo benissimo.

E lui conosceva perfettamente me, magari senza sapere come mi chiamassi, come ognuno dei clienti di quel meraviglioso binario nove e tre quarti che era, è, e mi auguro sarà il suo bar vicino al portico del Meloncello.

La “s” sibilante, la postura variabile (ora curva, ora stentorea, sempre decorata da un sorriso aperto come una bella piazza), la battuta pronta, l’avanti e indré con la pasticceria a trasportare quell’apoteosi di luisone ipercaloriche che sarebbe riduttivo definire brioche. Sono madeleine. Proustiane.

L’incauto lettore che oggi si avvicinasse al Bar Sport di Stefano Benni, il breviario satirico della bolognesità da bancone, faticherebbe a orientarsi in una città che gli anni hanno sfigurato, fino a toglierle quasi tutte le stimmate che quel libro narrava così bene. Ma quel bar, per fortuna, esiste ancora. Col suo portato di bonomia e allegro cinismo, di gentilezza rotonda e urticante sfottò, che Giuseppe Billi incarnava nel suo mondo piccolo fatto di arredamento âgé, dolciumi tradizionali dalle meravigliose confezioni kitsch, biliardi abbandonati eppure mai smantellati.

Non ho mai visto, al Billi, allontanare un venditore extracomunitario. E non ho mai visto, nella calca variopinta ai piedi di San Luca, un solo acquirente che se ne lamentasse. C’era, c’è, una piccola idea di polis gioviale che quel ragazzo 76enne col berretto da pasticcere incarnava plasticamente. Con le stesse doti di sarcastica saggezza che ha trasmesso agli eredi, con quella levità (a volte greve come una crescentina) che i clienti si portavano da casa, intonsa, per rimetterla in circolo a beneficio di tutti. E di loro stessi.

C’era una certa idea di Bologna.

A Lorenzo e Antonio ho detto, scherzando ma mica tanto, che mi incatenerò alla serranda il giorno in cui dovessero ammainare la bandiera della loro sensibilità bottegaia. E sono (sensibilità, bottegaia) due complimenti. Due qualità profonde, se dispensate con allegria, per le quali c’è gente come me che attraversa, attraversava, attraverserà la città pur di andare a incassare una battuta, a scornarsi sulla politica, o sul Bologna, ad attentare con un sabadone a ciò che resta del fegato.

Chissà se quando aprì il bar, a quindici anni, col padre Mario, Giuseppe Billi sapeva che ne avrebbe fatto una specie di riserva culturale da proteggere. In ogni caso, sarebbe bello fargli un regalo alla memoria: restaurare quella parte di portico, ai lati dello stadio, che crollò un anno fa ed è ancora tristemente – solo lei – transennata.

Intanto, signor Giuseppe, grazie. E’ stato bello rifugiarsi a casa sua.

Uscito sul Corriere di Bologna

L’anno che è gia qua

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Progetti per il futuro? La più ovvia delle domande nei più ovvi talk show trova una risposta preventiva su Sette. Leggete qui e scoprirete come sarà il 2014 di alcuni tra i più noti esponenti dello star system mondiale, e anche Povia, tutti all’insegna della tendenza che caratterizzerà l’anno ch’è appena nato: la canzone impegnata.

THE BEATLES Dopo l’album di inediti realizzato per preservare i diritti, i Fab Four tornano nei negozi con un nuovo lavoro realizzato riproducendo le voci di John e George attraverso un sofisticato algoritmo. Purtroppo l’algoritmo è lo stesso utilizzato per i microchip dei Cinque Stelle e quindi il primo singolo si intitolerà: “Go to fuck yourself”.

POVIA Povia ha alle viste uno strepitoso cd autoprodotto dal titolo “Nuovo contrordine mondiale” in cui elaborerà in musica alcune delle teorie complottiste e antimondialiste che albergano sul suo blog*. Prenotatelo ora, perché è talmente pacificante e universale che dopo la pubblicazione è previsto l’olocausto nucleare.

VASCO ROSSI Tutto pronto per il nuovo tour live di Vasco, “Clippino 2014 – Italia Sveglia”. Ancora da chiarire le date, perché il Blasco le ha comunicate a voce e nessuno è ancora riuscito a decifrare ciò che ha detto.

PSY L’indimenticato ciccione interprete di Gangnam Style, dopo il flop del suo secondo singolo, ha in mente di aprirsi al mercato nordcoreano. Tenterà di farsi passare per il caro leader Kim Jong Un e di sostituirlo al potere per lanciare una versione house de L’Internazionale. Rosee le prospettive: se ce la facesse, la dittatura comunista avrebbe i secondi contati. Se non ce la farà, potrà scrivere tormentoni durante il carcere a vita.

JUSTIN BIEBER/GIGI D’ALESSIO Dopo aver minacciato il ritiro dalle scene nel 2013, riveleranno che si trattava di un’astuta manovra per lanciare il nuovo album di duetti intitolato “A Journey Into Neo-Melodic”. Il primo showcase è stato organizzato da D’Alessio il giorno della Befana nella corsia di sorpasso della Salerno-Reggio, in segno di solidarietà ai forconi, alla terra dei fuochi e ai martiri di Anna Tatangelo. Previsto il tutto esaurito: Gigi.

U2 Dopo i diversi articoli in ricordo di Nelson Mandela pubblicata da Bono dopo la sua dipartita (di Mandela, non di Bono), che sommati l’uno all’altro potrebbero agilmente coprire la distanza tra la Terra e Marte, è pronto un album celebrativo dal titolo molto evocativo: “Siae Tribute Tour 2014”. L’omaggio degli U2 fa da apripista ad altri lavoro dedicati a Madiba tra i quali quelli di Lady Gaga, del Coro dell’Armata Rossa con Zucchero, e dei Pooh, di cui Mandela era fan sin da bambino.

JOVANOTTI Chi non aveva bisogno di scoprire la musica d’impegno è Lorenzo, che per il 2014 ha pronta una riedizione del suo celeberrimo “Penso positivo” dedicata a Papa Francesco. Il verso clou: “Io penso che a questo mondo esista solo una grande chiesa, ma prima che c’era il crucco la situazione era un po’ tesa, da quando ne ha preso il posto quel tipo tosto e un po’ argentino, la gente è così contenta che lui tra un po’ trasforma l’acqua in vino”. I ricavati saranno interamente devoluti ai bambini poveri privi di una suite sul Central Park.

*Questa è vera

Uscito su Sette

Una cosa civile

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Fate, se volete, una cosa civile. Andate sulla pagina dell’Huffington Post, quella che raccoglie i commenti nei social che riguardano il malore di Bersani, vi scegliete un tizio – ne basta uno – che esulta e gli augura la morte. Poi, se vi va, gli scrivete, in posta privata, per evitare flame, una cosa del tipo: “Buonasera, mi chiamo (nome e cognome)* e credo che lei abbia scritto una cosa davvero incivile. Capita, sui social, di andare oltre. Siamo tutti fallibili. La cancelli, ci fa una figura migliore. Cordiali saluti”. Poi guardate l’effetto che fa. Una (risposta) garbata li seppellirà. Forse.

* Nota per Vito Crimi: non devi scrivere “nome e cognome”, devi scrivere “Vito Crimi”

Prossima fermata Arcore

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Ho molti amici renziani, alcuni della prima ora, altri dell’ora media, altri del genere “non possiamo non dirci renziani” che il funambolico Fulvio Abbate preconizza nel suo nuovo libro (fake). Normalmente mi spiegano che Renzi entrerà nelle casematte del Pd e le distruggerà (infatti ha costruito la segreteria col Cencelli), che entrerà nel sindacato e lo distruggerà (infatti pare alle viste un asse con quel sant’uomo di Landini) e che scardinerà il berlusconismo proprio perché non nasce antiberlusconiano (e il primo passo, pare, è far cadere questo pessimo governo avanzando sacrosante petizioni di principio, tipo le unioni civili, ma a scopo meramente tattico). E’ tutto verissimo, inconfutabile, anch’io tra l’altro sono renziano da almeno dodici secondi. E da renzianissimo quale ormai mi sento* volevo dire che riunire il suo Pd per la prima volta a casa sua – Firenze – nel proprio comitato elettorale, sotto un’enorme scritta col proprio nome, rischia di confermare nei cacadubbi come me il sospetto che Renzi possa esautorare Berlusconi perché berlusconiano dentro lo è davvero. Infatti ritenne ovvio andare in visita ad Arcore, e non a palazzo Chigi, per discutere di Firenze, senza accorgersi che col suo gesto stava legittimando una satrapia personalistica che svuota le sedi della democrazia. Normale, poi, se uno così si porta il partito a casetta e lo riunisce sotto una statua equestre che lo raffigura. Si chiama sudditanza culturale. 

* sto a scherza’.