Emiliano Carli è un bravo figliolo con la passione per la satira. L’ha esercitata sul Riformista, sull’Huffington Post, da qualche tempo ha uno spazio di didascalia comica nel programma de La7 “L’aria che tira”.
In un mondo meno gerontofilo sarebbe in prima pagina tutti i giorni su un giornale cartaceo.
Emiliano è anche un drogato. Dai giochi di parole. Potrebbe esportarli nei Paesi poveri. Il 90 per cento delle sue vignette sono legate ai calembour. Spesso (davvero) geniali. L’altro giorno nel programma di Myrta Merlino ha proposto questo.
Un piccolo funambolismo grafico, quasi affettuoso. Una notizia, anche.
Il sito Tze Tze, che è la prosecuzione del blog di Peppe con mezzi se possibile più rudi, l’ha ripubblicata (“Prima che la cancellino”: ma la cancellino che? E’ una vignetta satirica) con il titolo Vergognoso post su Facebook, gli utenti non gradiscono. In realtà gli utenti gradivano pure, ma poi sul sito del programma, grazie alla segnalazione, è piovuta addosso l’usuale colata di melma.
E’ ovviamente un modo per incrementare il traffico e i guadagni pubblicitari, lucrando – chiedo scusa per il francesismo – sul buco di culo di Emiliano Carli. Si tratta della stessa logica del CLICCA QUI! che serve a Peppe e Telespalla per mantenere il blog bello e vitale.
Non so in quale saccoccia finisca il flusso di denaro attivato da questa gente, magari attraverso una foto furbina che paventa un amore lesbico di Marianna Madia (poi clicchi e no, certo che no),
come se fosse un problema, e come se la Madia non fosse criticabile pure senza un retroscena.
Non so quale sia il guadagno economico, immagino importante, che può generare un attacco alla Boldrini (Carli è un’eccezione: le donne sono sempre nel mirino, meglio se ritratte un po’ scosciate) o la pubblicità del robot De Agostini che ho appena comprato a mio figlio.
So invece che fine fa la parola vergogna. Cominciò Silvio Berlusconi, a cambiarle di senso. E oggi la usa, attribuendola a gente perbene, chi dovrebbe provarne proprio tanta. Ma tanta tanta.
PS Oh, e tutto a partire da un tizio che faceva satira, porca di quella zozza.
Mangiate merda era una frase di Marcello Marchesi…
Oh Luca, beninteso, grandissimo Freak Antoni… ma diamo a Cesare quel che è di Cesare. Ad Antoni quel che è di Antoni. E a Marchesi quel che è di Marchesi…