11 febbraio, giornata del “Mi ricordo”

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Oggi è l’11 febbraio, il giorno del “Mi ricordo”.

Nel giorno del “Mi ricordo”, ricordiamo tutti insieme che se l’Italia non avesse prima sposato e poi subito vent’anni di dittatura, l’accordo con Hitler, le leggi razziali, la Seconda Guerra mondiale dalla parte sbagliata, oggi…

Istria e Dalmazia sarebbero ancora italiane, Rijeka si chiamerebbe Fiume, Split sarebbe Spalato, Koper sarebbe Capodistria.

Circa 300.000 italiani di Istria e Dalmazia non sarebbero stati costretti dalla Jugoslavia ad abbandonare le loro case, i loro averi, la loro vita, per finire precipitati in un Paese ostile, l’Italia, stritolato nelle logiche della Guerra Fredda.

Ma soprattutto noi italiani non avremmo occupato per 29 mesi parti delle odierne Slovenia e Croazia, sopprimendo ogni libertà, uccidendo circa 7000 innocenti, istituendo campi di concentramento, nell’atto ultimo della campagna antislava che dagli inizi aveva caratterizzato l’azione politica mussoliniana.

Non avremmo cioè messo le basi per l’orribile, ingiustificabile, tragica vendetta titina che portò alla morte nelle foibe di migliaia di italiani senza alcuna colpa.

Ai quali, oggi, 11 febbraio, giorno del “Mi ricordo”, noi che conosciamo la Storia, tutta, mandiamo un commosso pensiero.

Makaroni del 10 febbraio 2014

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VIA DAL CAMPO Toro-Bologna, canzoni rivisitate: “Dai Diamanti non nasce niente, dalla difesa granata nascono i fior”.

PRONTA, RAFFAELLA Balotelli chiarisce: “Ho pianto perché mi era arrivato il totale degli alimenti che dovrò pagare alla Fico”.

ASOCIAL NETWORK Balotelli ha riconosciuto il figlio con un tweet. Per contattarlo nuovamente, aspetterà che impari a giocare a Ruzzle.

MELLIFLUO “Ogni volta che vedo le conferenze stampa di Mazzarri mi sorge sempre un dubbio: ma è proprio così coglione o pensa davvero che lo siamo noi???? Probabilmente sono vere entrambe le cose…”. (Post su facebook del team manager del Parma Alessandro Melli che si è poi scusato)

SOCHI, MALEDETTI E DOPO La copertura Rai delle Olimpiadi di Sochi è così capillare che gli spettatori si accorgeranno che erano solo su Sky quando saranno finite.

RENZISMI “Christof Innerhofer?”. “Who?” “Christof Innerhofer, the silver medal, what do you think about?”. “Mmmh” (Elisa Calcamuggi e Bode Miller, Sky)

COGNOMEN OMEN Dopo le prime medaglie azzurre guadagnate da Innerhofer e Zoeggeler, l’Austria ha deciso: il prossimo portabandiera si chiamerà Gerardo Gargiulo.

FIGLI DI PUTIN Questione divise: quelle tedesche non erano un segnale antiomofobia ma un omaggio alle Olimpiadi del 1972. Le tute nere Moncler/Mussolini dei pattinatori italiani invece citano quelle del ’36 a Berlino.

MA CHE FREDDO FA Nessuna conseguenza dopo il flop della cerimonia inaugurale, che ha visto uno dei cinque cerchi olimpici rimanere spento. Lo comunica il responsabile delle coreografie, dalla Siberia.

MANCAMENTI “Bentornato in Italia dopo quattro anni! Ti siamo mancati?”. “Sì, grazie grazie, soprattutto io mi sono mancato “ (Giorgia Bortolossi e Victor Obinna, Udinese-Chievo, Sky)

NOMEN OMEN “Kakà non è in grado di giocare soprattutto ha perso tre chili in due giorni”. “Io volevo un consiglio: volevo chiedere a Kakà come si perdono tre chili in due giorni”. “Potete immaginare magari, lavorate un po’ di fantasia” (Mauro Tassotti e Billy Costacurta, “Skycalcioshow”)

PROMISCUITA’ “Carlos, la capacità di accoppiarti sempre con gli altri attaccanti credo sia una tua grande qualità” (Luca Marchegiani a Carlos Tevez, “Skycalcioshow”)

ORA DI PRANZO “Tardelli mi dicono che vomitasse sempre spesso però poi con la sua adrenalina riusciva a far bene” (Stefano De Grandis in diretta alle 13.21, “Benedetta Domenica”, Sky)

ULTIM’ORA Stasera a Voyager: finalmente trovato il tizio che fa i cerchi nel grano. E’ il parrucchiere di Balotelli.

Uscito sul Corriere della Sera

A noi c’ha rovinato l’euro

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“A me, m’ha rovinato la guera, se non c’era la guera a quest’ora stavo a Londra. Dovevo andare a Londra a musicare l’orario delle ferrovie. Perché io sono molto ricercato… ricercato nel parlare, ricercato nel vestire, ricercato dalla questura… A me mi ha rovinato la guera, se non c’era la guera a quest’ora stavo a Londra” (Ettore Petrolini)

Quanti amici avete che potevano giocare in serie A ma poi, purtroppo, quel brutto infortunio… Quanti ne avete che “quei bastardi Equitalia, solo perché andavo a 230 sulla Statale”… Quante volte al giorno, gratis e ora anche pagando, sentite dire: “Ci ha rovinato l’euro”?

Ecco: sono cazzate. Tutte. Il vostro amico era una pippa. Se vai a 230 sulla Statale devono infilarti il napalm nello scappamento. E non ci ha rovinati l’euro.

Sì, lo so. Il gruppo Bilderberg. L’ordine mondiale. Davos. Sì, sì, conosco perfettamente i premi Nobel che affossano la moneta unica. Sì, sì, mi è chiaro il coacervo di interessi grigiastri che sovrintendono a quel buffo sistema chiamato capitalismo. Ma il punto è un altro: il punto è che noi siamo un popolo di ladri.

Ma ladri proprio, eh? Non cialtroni. Non simpatici furfantelli. Non maestri nell’arte di arrangiarsi.

Noi rubiamo. Rubiamo sulle tasse. Rubiamo sui servizi. Rubiamo quando c’è da fare la conversione da lira a euro. Rubano i privati, ruba lo Stato che raddoppia le tariffe. Rubano tutti quelli che possono, tanto chi vuoi che controlli.

Ce l’avete l’amico ristoratore che adesso piange miseria ma nel 2004 fatturava come la Siemens? La conoscerete, la tizia ingioiellata che dei ticket se ne frega perché i soldi che guadagnava dieci anni fa ce li ha alle Cayman e dichiara zero? E quello che ha raddoppiato i costi degli appalti perché aveva amici degli amici che glielo permettevano? Esatto.

E voi, noi, diciamoci la verità: mai un aiutino? Mai la fattura rifiutata per mettersi in tasca la differenza? Mai quella gonfiata così scarichiamo e chi s’è visto s’è visto?

Potrei continuare, ma dai che ci siamo capiti. Siamo un popolo di magliari arroganti. Che vota i banditi per cinquant’anni e poi si sveglia perché la casta stavolta non gli ha lasciato le solite briciole. Siamo gaglioffi, deresponsabilizzati, quelli che “è sempre colpa dell’altro”. Della guera, del ginocchio rotto, dell’euro.

Ma noi avremmo rubato anche in rupie.

Perché siamo, per citare il nostro preferito, con permanente o senza, turisti della democrazia.

Come eravamo stati (ed è il motivo per cui anche di quegli anni ci sentiamo incolpevoli), turisti della dittatura.

E votiamo, da sempre, chi ci dice che la colpa non è nostra.

 

 

 

Peppe, la polentina e la prossima fermata

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Ieri ho scritto un pensierino in cui difendevo Beppe Grillo dalle accuse giudiziarie del quale è oggetto, dicendo – era una provocazione – che certamente è in atto un complotto per fermare la (legittima, e questo lo penso davvero) battaglia No Tav e l’unico Movimento politico che (e anche questo lo penso, anzi: è una realtà incontestabile) si sia messo di traverso rispetto a quel progetto pieno di pesanti incognite (eufemismo) che sta investendo la Val di Susa.

Siccome però sono per la legalità come atto politico individuale, quotidiano, ho concluso che se mai capitasse a me, di commettere un reato, farebbero bene a indagarmi, processarmi ed eventualmente condannarmi.

Lo stile capzioso del mio componimento ha provocato commenti di vario genere. Alcuni pentastellati hanno applaudito, senza cogliere il riferimento finale. E in fondo hanno fatto bene: penso che sia un giorno triste quello in cui il leader indiscusso di un grande partito rischia la galera per qualcosa che riguarda, in qualche modo, la sua azione politica.

Altri hanno negato il fatto, rimbalzando la grottesca versione di Grillo, quella della gita per la “polentina” e dei sigilli violati a sua insaputa.

Altri ancora hanno contestato, dicendo – semplifico – che non tutti i reati sono uguali. Che anche durante il fascismo c’era chi finiva in carcere per aver violato brutte leggi con ottime ragioni. E meno male che c’erano. I renitenti, non le leggi.

Ecco, questo mi sembra il punto.

Il bello dei social è che una provocazione spesso porta a una sintesi. C’è, per una parte dei sostenitori di Grillo, la convinzione che commettere reati sia normale in presenza di battaglie che li giustifichino. E’ uno dei caposaldi di Thoreau, che la mia amica Arianna Ciccone ha avuto la gentilezza di ricordarmi.

Si chiama disobbedienza civile: i diritti che prevalgono sulle leggi costituite perché non le riconoscono.

È un concetto perfettamente chiaro a Grillo, che conosceva benissimo motivi e conseguenze del suo atto, come è del tutto evidente, peraltro, da questo filmato. Solo che poi s’è ben guardato dall’assumersene la responsabilità.

È, anche, un fulcro della battaglia No Tav, della Lega e dei vari movimenti antitasse, e, da come si muove, dell’accoppiata Grillo-Casaleggio: esistono cause giuste per cui commettere reati diventa una necessità difensiva, inevitabile.

Quali? Chi lo stabilisce? La battaglia contro un treno vale, per citare un esempio che mi è stato fatto, quella per i diritti civili nella Russia di Putin?

Grillo deciderà di compiere questo salto di qualità anche in altri campi?

Quando?

Avrebbe ragione?

Mentre ne dibattiamo – cortesemente, magari senza preconcetti – sarebbe quantomeno opportuno non prendersi per il culo con la polentina.

In alto i cuori.

Ps  Qualcuno mi ha chiesto se sono favorevole alla Tav. Non sono favorevole. Se interessa sapere il perché, l’ho spiegato qui tempo fa.

In difesa di Beppe Grillo

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Volevo esprimere chiaramente, senza se e senza ma, la massima solidarietà a Beppe Grillo.

Ed è del tutto evidente che dietro i 9 mesi richiesti dai Pm per violazione dei sigilli in Val Susa si nasconde un triste tentativo di delegittimare il movimento No Tav, assestando al contempo un colpo importante alla libertà d’espressione dell’unico partito politico che, a proposito di questa opera costosa e inutile, e del comitato d’affari che la governa, ha saputo dire parole chiare e decisive.

E’ una vergogna.

Non è una democrazia quella in cui si intimidiscono i leader politici a beneficio delle lobbies e degli interessi inconfessabili che si muovono dietro alle grandi opere.

Detto questo, se mai violerò i sigilli di qualcosa, un giorno, probabilmente chiederanno una condanna anche per me.

Ecco, sappiate che in quel caso, e solo in quello, avranno fatto bene.

Perché avrò commesso un reato.