Quel che non siamo, quel che non vogliamo

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Il noto gufo e rosicone Eugenio Montale, ebbro di nichilismo poetico, esortava il lettore a non chiedergli la parola.

Sapeva quanto ripida fosse la scalata al verbo definitivo. Quanto difficile fosse illuminare. Scolpire convinzioni. Dirimere.

Al massimo, aggiungeva, poteva comunicare quel che non era, quel che non voleva.

Oggi, politicamente, mi sento così. Vedo che annuisci. Sì, ci sentiamo così.

Non voglio mezza Rai in mano a Berlusconi. Il suo portafoglio. Non mi fido.

Non voglio il Cda della Rai nominato dal governo. Non mi fido.

Non voglio contratti a tempo indeterminato che non sono a tempo indeterminato.

Non voglio la guerricciola tra giovani e vecchi, scatenata per consegnare il mercato del lavoro a Confindustria. Cui pagheremo le assunzioni per tre anni con le nostre tasse, poi a casa.

Non voglio la guerricciola tra partite Iva e dipendenti, accesa allo scopo di mantenere i secondi in una diffusa e permanente condizione di miseria e i primi in un brodo solipsistico in cui si pensa che lo stipendiato possa solo essere parassita. Quindi, ritiene la partita iva, se perde diritti gli sta solo bene.

Non voglio questa lotta di classe uno contro uno spacciata per innovazione, che fotte in primis gli autonomi onesti.

Non voglio che il lavoro sia un privilegio, e come tale vada conservato a ogni costo. Se dovete produrre di più, assumete qualcuno invece di sfasciare la vita di chi prende 1000 euro al mese.

Non voglio che i giudici vengano messi a cuccia.

Non voglio soglie per chi ruba le mie tasse.

Non voglio che vengano alzate le soglie dei versamenti in contanti perché significa credere nel “nero” come motore dell’economia. E comunicarlo.

Non voglio sgravi fiscali per chi manda i figli alle scuole private.

Non voglio che il governo non spenda mai una parola chiara sulla mafia e, anzi, in regioni chiave come la Campania stringa accordi elettorali con parti politiche tragicamente compromesse.

Non voglio ministeri dell’ambiente che alzano le soglie di inquinamento alle grandi fabbriche.

Non voglio inciuci coi pregiudicati, perché scendere a patti coi ladri li legittima. E legittima un paese di ladri.

Non voglio Berlusconi, che era morto politicamente, al centro della vita politica ed economica del Paese.

Non voglio un parlamento vissuto con sofferenza.

Non voglio raffiche di decreti da parte di chi può vantare maggioranze bulgare.

Non voglio leggi elettorali identiche alle precedenti, raccontate come se fossero il maggioritario.

Non voglio la ricerca di nemici, l’indicazione di bersagli, la critica e la satira identificate come inciampi di cui sbarazzarsi.

Non voglio slogan vuoti che nulla hanno a che fare col vero.

Non voglio l’ennesimo leader che cerca elettori e non cittadini. Dunque li blandisce, le deresponsabilizza, li coccola.

Non voglio andare oltre perché credo di averti già ballato il flamenco sui bagigi, mio unico lettore.

Ma non chiedermi la parola.

Perché sarebbero due.

E una riguarderebbe un animale da cortile.

13 pensieri su “Quel che non siamo, quel che non vogliamo

  1. Gabriele da Reggio Emilia

    Non voglio che a una società privata, nel rispetto delle leggi, possa essere impedito di acquisirne un’altra. Se non c’è in Italia una legge sul conflitto di interessi la colpa non è di questa società.

    Voglio il Cda Rai nominato dal suo azionista di maggioranza. Putroppo è il governo, qualunque esso sia. Ma le alternative sarebbero peggiori. E della Rai in mano a privati mi fido ancor meno.

    Non voglio contratti a tempo indeterminato che non sono a tempo indeterminato.

    Non voglio la guerricciola tra giovani e vecchi, scatenata per consegnare il mercato del lavoro a Confindustria. Cui pagheremo le assunzioni per tre anni con le nostre tasse, poi a casa.

    Non voglio la guerricciola tra partite Iva e dipendenti, accesa allo scopo di mantenere i secondi in una diffusa e permanente condizione di miseria e i primi in un brodo solipsistico in cui si pensa che lo stipendiato possa solo essere parassita. Quindi, ritiene la partita iva, se perde diritti gli sta solo bene.

    Non voglio questa lotta di classe uno contro uno spacciata per innovazione, che fotte in primis gli autonomi onesti.

    Non voglio che il lavoro sia un privilegio, e come tale vada conservato a ogni costo. Se dovete produrre di più, assumete qualcuno invece di sfasciare la vita di chi prende 1000 euro al mese.

    Non voglio che i giudici possano disporre come vogliono della mia vita e che non ne paghino dazio se me la rovinano anche se sono innocente

    Non voglio soglie per chi ruba le mie tasse, ma voglio soglie per le vittime degli errori che chi fa pagare le tasse commette.

    Voglio che vengano alzate le soglie dei versamenti in contanti, entro un certo limite, perchè mio padre e mia padre coi pagamenti elettronici fanno fatica.

    Non voglio sgravi fiscali per chi manda i figli alle scuole private.

    Non voglio che il governo non spenda mai una parola chiara sulla mafia e, anzi, in regioni chiave come la Campania stringa accordi elettorali con parti politiche tragicamente compromesse.

    Non voglio ministeri dell’ambiente che alzano le soglie di inquinamento alle grandi fabbriche.

    Non voglio inciuci coi pregiudicati, ma se il pregiudicato è leader di partito appoggiato dagli elettori di quel partito non posso bloccare il paese per quello.

    Non voglio Berlusconi, che era morto politicamente, al centro della vita politica ed economica del Paese.

    Non voglio un parlamento vissuto con sofferenza.

    Non voglio raffiche di decreti da parte di chi può vantare maggioranze bulgare. Ma neanche ostruzionismi del cavolo per bloccare ogni provvedimento del governo

    Non voglio leggi elettorali identiche alle precedenti, raccontate come se fossero il maggioritario.

    Non voglio la ricerca di nemici, l’indicazione di bersagli, la critica e la satira identificate come inciampi di cui sbarazzarsi.

    Non voglio slogan vuoti che nulla hanno a che fare col vero.

    Non voglio l’ennesimo leader che cerca elettori e non cittadini. Dunque li blandisce, le deresponsabilizza, li coccola.
    .

  2. Questo pezzo batte quasi tutti quelli di Serra e Gramellini nella capacità di condensare vuote banalità dietro a una falsa scorza di cultura di plexiglass. Questo post me lo salvo tra i segnalibri per rileggerlo quando mi sento giù. È la prima volta che ti leggo ma a spanne questo post potrebbe essere – per stile e contenuti – il manifesto della disfatta perpetua di una ben precisa parte politica. Buon finesettimana.

  3. Piero Loreti

    Non voglio mezza Rai in mano a Berlusconi.
    Neanche io, si tratta di decidere a chi la diamo, hai qualche suggerimento ?

    Non voglio il Cda della Rai nominato dal governo.
    Neanche io. Qualche idea ?

    Non voglio contratti a tempo indeterminato che non sono a tempo indeterminato.
    Neanche io, ma la gente come la assumiamo , con una stretta di mano ?

    Sarò ben contento di pagare le mie tasse se grazie a questo qualche giovane verrà assunto.
    E se non lo assume qualche azienda, chi lo assume ? Il sindacato ?

    Guerricciola ? Accesa da chi ?
    Se uno non è dipendente, è per forza partita IVA. E’ un dato di fatto.
    Tutto il resto è aria fresca

    Il lavoro è un privilegio per tutti quelli che sono sicuri di non perderlo mai, e in Italia sono tanti, tantissimi, direi troppi.
    Siamo sempre li, per assumere qualcuno ci vuole qualcuno che offra lavoro, e per far si che a quelli che prendono
    1000 euro al mese non venga fasciata la vita ci vuole un sindacato che faccia il suo lavoro e non faccia solo politica.

    Non voglio che i giudici vengano messi a cuccia.
    Neanche io, ma vorrei che giudici come quelli che hanno condannato Enzo Tortora, non facessero carriera
    e non venissero promossi.

    Vorrei che quelli che rubano le mie tasse, non avessero soglie, ma semplicemente individuati, perseguiti, e fatti pagare.
    Ma questo, si sa,è quello che ci diciamo da trent’anni.

    Vorrei semplicemente che i miei soldi, su cui ho pagato regolarmente le tasse, potessero essere usati liberamente,
    in contanti, con assegni, con carte di credito, con bonifici ed in ogni altro modo possibile, senza limiti alla mia libertà,
    in quanto cittadino onesto che ha già assolto i suoi doveri di contribuente.

    Vorrei semplicemente che le scuole pubbliche fossero minimamente decenti, se così fosse,
    le scuole private non esisterebbero per mancanza di alunni.

    Per quanto riguarda la mafia e accordi elettorali indecenti, mi sembra di sentire Alice nel Paese delle meraviglie.

    Avrei voluto che, negli ultimi venti anni, non ci avessero fatto pagare il costo di un’energia pulita che
    nessuno ha mai sviluppato.

    Avrei voluto che centinaia di milioni di euro stanziati per le energie alternative, non fossero stati utilizzati in tutta Italia
    per costruire tanti parchi eolici che non hanno mai prodotto 1 kilowatt di energia.

    Per non fare patti politici con i pregiudicati, ci vorrebbe un governo con tanti voti in più, e forse per questo,
    magari ci vorrebbe un premier eletto dal voto dei cittadini e non messo li alla cazzo.

    Il Berlusca resuscitato, lo dobbiamo a chi ci governa, che nessuno ha eletto.

    Un parlamento, per non essere vissuto con sofferenza, deve essere un parlamento forte, e per essere
    forte deve essere eletto dai cittadini, non nominato dai partiti.

    Basterebbe una legge elettorale fatta nell’interesse degli elettori, non dei partiti.

    Ci vorrebbe una satira che non crea nemici e che non indica bersagli, se così fosse nessuno sentirebbe il bisogno
    di sbarazzarsene.
    Una satira così esiste, ma qui in Italia nessuno è capace di farla.
    Chi fa satira in Italia è di solito prezzolato e sempre di parte.
    La vera satira, di solito, non fa sconti a nessuno.

    Se non cerchi slogan vuoti che nulla hanno a che fare col vero, sulla porta c’è scritto: ripassare dopo il 2018.

    Anche qui, per un altro leader, ripassare fra qualche annetto.

    Mi fermo qui, perchè non c’è altro da commentare.

    • Luca Bottura

      ciao pietro, grazie per le critiche. trovo le tue controdeduzioni in larga qualunquiste e, per usare categorie ottocentesche, di destra. ma pare siano molto popolari. su un solo punto sono lieto di darti lumi: ovviamente quel che ho scritto non è satira, sempre se vogliamo limitarci ai generi nel valutare uno scritto. e quanto all’essere prezzolato, al momento il mio ingaggio radiofonico è pagato da un gruppo editoriale non propriamente ostile a renzi. evidentemente, poi naturalmente può finire da un momento all’altro, ritengono il pluralismo superiore agli interessi di bottega. un caro saluto

  4. Piero Loreti

    Trovo invece , come al solito , qualunquista definire di destra, qualsiasi opinione che sia diversa dalla propria e che cerca semplicemente di dare una visione delle cose viste da un altro punto di vista.
    Tu si invece mi sembri molto ottocentesco nel classificarle ancora con le vecchie categorie delle destra e della sinistra,qualsiasi cosa venga scritto od affermato su qualsiasi argomento.
    Categorie alle quali, mi sembra che tu sia ancora molto affezionato, e per questo, appunto, molto ottocentesco.
    Riguardo ai lumi, che instancabilmente, ti premuri di distribuire a destra e a manca, stai tranquillo, che quello che hai scritto non sia satira lo avevo capito da solo ed è per questo che non mi riferivo espressamente a te, quando ho parlato, di satira prezzolata e di parte.
    Non parlavo di te ma della satira in generale che si fa in
    Italia, quella che leggo e quella cui assisto in TV e che giudico come semplice lettore o spettatore, alla quale do un giudizio di qualità
    e non di colore politico
    Non mi piace perchè è di bassa qualità e becera e soprattutto non fa ridere.
    Stile Bagaglino per intenderci.
    A parte qualche rara eccezione tipo Crozza o Corrado Guzzanti.

    Ma evidentemente hai una coda di paglia lunga un kilometro che si accende non appena sente un pò di calore.

    Tu hai scritto cose su molti argomenti, nel tuo post, hai parlato di giustizia , di tasse, di energia e di altre tante cose fra cui la satira su cui tanto ti accalori e ti senti in dovere di spiegare chi ti paga lo stipendio. Io mica te l’ho chiesto, perchè non mi interessa.

    Mi interessava semplicemente esprimere un’opinione sugli argomenti ed immancabilmente ad ogni opinione diversa scatta la reazione incontrollata, e giù a dar del destroide fascista a tutti quanti.
    E’ un vizietto che quelli come te proprio non riescono a togliersi.
    Se tieni così tanto al pluralismo, evita di attaccare etichette di destra o di sinistra a chiunque, appena apre bocca.

    Un saluto.

    • Luca Bottura

      Ciao Piero, avendo lavorato per molti anni con Maurizio provvederò ad estendergli i tuoi meritati complimenti. Grazie per la tua opinione. A presto

  5. Elio

    Se non vuoi tutto questo, non vuoi il PD (non sarai mica un Micheleserra che se ne lamenta per la gioia dei suoi lettori e poi lo vota?). Con stima immutata.

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