Se fossi Renato Farina, cosa scriverei della strage al tribunale di Milano

Standard

Oggi su Il Giornale l’agente Betulla, Renato Farina, ha scritto un’articolessa delle sue per ricordare che l’omicidio Calabresi fu causato dalla campagna di stampa che accusava il commissario ucciso di aver torturato l’anarchico Pinelli.

A differenza del solito, lo scritto di Farina conteneva una notizia vera (Calabresi fu linciato da vivo, prima di morire sotto i colpi del terrorismo) utilizzata strumentalmente per affermare il falso, e cioè che le accuse di tortura rivolte ai carnefici in divisa del G8 attenessero alla medesima genia di charachter assassination, propededutica all’assassination vera e propria.

C’è invece una differenza: Calabresi, sebbene post mortem, fu scagionato. Da una sentenza contestata ma definitiva. Quindi oggi possiamo dire che era innocente. La catena di comando del G8 di Genova è stata condannata. E ieri l’Europa ha confermato quella condanna e le ha attribuito una prospettiva: dobbiamo introdurre quel reato perché non venga commesso più.

Ma Farina fa il suo.

Mestare, intorbidire, spargere veleno, probabilmente senza ricordarsi neanche più il perché. E soprattutto senza pensare, senza rendersi conto delle conseguenze che il falso intellettuale sistematico, la notizia gonfiata, il livore sparso a piene mani per gratificare la propria pappagorgia egotistica o il conto in banca di chi vende qualche copia in più, possono cagionare.

Fossi Farina, scriverei che quel clima favorisce atti di sangue come quello di Milano.

Che lui e quelli come lui sono moralmente corresponsabili se uno a cui viene insegnata diuturnamente, da destra, sinistra, e recentemente anche da oltre, la teoria del complotto, prende la pistola e spara.

Che lui e quelli come lui hanno cavalcato l’indole italiana all’anarchismo, all’insubordinazione, all’intolleranza delle regole, identificando in chi rappresenta lo Stato – sempre vissuto come altro da sé – un nemico da abbattere. Finché non arriva qualcuno che lo abbatte, in un tribunale di Milano o in una sede dell’Agenzia delle Entrate a Perugia.

Che lui e quelli come lui, il loro gorgogliare funesto e funereo, hanno isolato in vitro il nostro Dna peggiore e ne hanno fatto coltura per il consenso, la violenza verbale, l’insurrezionalismo da divano che prima o poi trova gambe per raggiungere gli obiettivi e premere grilletti.

Oggi Scajola (Scajola!), per lavarsi la coscienza dal sangue innocente versato al G8, ha detto che il clima da mani che prudono era stato generato dai giornali della destra. Quindi Scajola (Scajola!) attribuisce quella mattanza, quella sospensione della legalità, quella dittatura temporanea, anche – anche – ai quotidiani sui quali Farina ha sempre svolto la sua pregevole opera, che prepararono il terreno e diedero forza, adrenalina e legittimazione a chi spezzava le reni alla Acli.

Fossi Farina, direi che per una volta Scajola ha perfettamente ragione.

Ma non sono Farina, quindi aspetterò, prima di esprimere un giudizio, che si capisca perché qualcuno ha deciso di sparare ai giudici, ai testimoni, alla giustizia in sé, cioè a chi, con la fallibilità e a volte persino la malafede che affligge ogni categoria umana, tenta comunque di mettere ordine in questo letamaio malmostoso e vendicativo che ci ostiniamo a chiamare Italia.

4 pensieri su “Se fossi Renato Farina, cosa scriverei della strage al tribunale di Milano

  1. Piero Loreti

    Un pò di certezze ed un pò di domande:

    Farina è un cazzaro travestito da giornalista, è una certezza.

    Per quale motivo qualcuno lo faccia ancora scrivere sui giornali è una domanda.

    Che a Genova ci sia stata una mattanza è una certezza.

    Che abbiano attribuito tutta la responsabilità dell’accaduto a De Gennaro che è stato processato e assolto è una certezza.

    Che dopo 14 anni non siano stati identificati e condannati i responsabili i quella mattanza è una certezza.

    Che cazzo ci faccia un’ex capo della polizia come De Gennaro alla presidenza di Finmeccanica è una domanda.

    Che Orfini sia un rincoglionito e che improvvisamente si svegli solo ora e chieda di rimuovere De Gennaro, da quell’incarico, sono una certezza e una domanda insieme.

    Che le stupidaggini e le stronzate che scrive e che scriveva Farina non c’entrino nulla con quello che è successo oggi a Milano,
    e che la follia che ha portato quel pazzo ad ammazzare un giudice e altre tre persone, o qualcun altro a fare gesti folli dentro gli uffici dell’
    Agenzia delle Entrate o di Equitalia, niente ha a che vedere con quello che scrive qualche imbecille sui giornali è un’altra,certezza.

    E che questi gesti siano il tragico risultato finale di vicende personali lunghe e complesse e che cercare di spiegarle come diretta conseguenza di ciò che si scrive e si legge sui giornali sia un grossa stupidaggine è un’assoluta certezza.

    Anche io non sono Farina ma neanche Bottura, e questo non solo è una certezza ma anche una grossa fortuna.

    • Luca Bottura

      opinioni ben scritte (credo): voto 6+. sarebbe stato più alto se po’ si scrivesse con l’accento e non l’apostrofo (e questa è una certezza).

  2. Stefano Camassa

    Ciao, Luca.
    Condivido molta parte delle tue opinioni. Molta parte, ma non tutto.
    In primo luogo io credo che ci sia, sì, anarchismo, ma soprattutto microcorporativismo. Tanto che quasi ciascuno di noi vorrebbe spingere un proprio interesse. Magari può trattarsi di interessi in sé e per sé legitttimi, ma se manca chi faccia sintesi in modo autorevole o c’è la paralisi o c’è l’uomo forte.
    Detto questo, precisato che sono un iscritto ad un Ordine professionale, come te del resto (io sono un Consulente del Lavoro), devo dirti che c’è tanto dalore e tanta carne viva nel mondo del lavoro oggi. In questi ultimi due anni ho lavorato accanto ai Giudici Delegati della procedure concorsuali e ho visto Giudici competenti e incompetenti, falliti brave persone, comunque indagate (perché il procedimento penale scatta in automatico, almeno la bancarotta semplice) e falliti paracriminali o proprio criminali. Lavoratori depredati e lavoratori che hanno cercato di barare, magari per stato di necessità. Questo per dire che certamente ci vuole il rispetto delle regole. Ma ci vogliono regole giuste, formulate in sintonia con il momento storico ed economico. Premesso che io credo che in tema di leggi ingiuste il massimo lo abbiano espresso Socrate e Gesù, premesso che da libero professionista pago le tasse al centesimo, come si fa a stare muti, vedendo accanimenti fiscali con gente che non bara, quando Amazon non versa un euro di IVA in Italia, con raggiri legalizzati. Si fanno spesometri, redditometri, paraculometri, ma si lascia mano libera all’evasione (molto pesante in termini economici e finanziari) a chi ha potere di ricatto nei confronti della nostra fragile economia. E poi accade che c’è chi continua ad ascoltare la legge interiore che è dentro di noi, chi si deprime e chi spara. Non ci può essere giustificazione per chi spara. Ma neanche per chi ha moralmente armato quella pistola. Lo so i Giudici devonio applicare la legge. Alcuni lo fanno freddamente, come applicando una formula matematica. Alcuni con più consapevolezza ed umanità. Ma alcuni disprezzano la legge (anche Squillante era un Giudice, anche Carnevale era un Giudice, anche il PM di Enzo Tortora era un Giudice). Conosco un caso personale di un ingegnere di un Ufficio Tecnico di un Comune finito in galera, accusato di prendere mazzette, quando invece contrastava la corruzione dilagante intorno a sé. Probabilmente è finito in galera proprio per questo. Ha faticato a mettere insieme il pranzo con la cena, anche per pagare un avvocato. Dopo 5 anni assolto perché il fatto non sussite e reintegrato nel posto di lavoro. E se in un attimo di debolezza avesse sparato? Purtroppo l’Italia continua a contraddire Brecht.
    Con stima

Rispondi