Autodasé

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Ieri mattina su Twitter ho commesso un errore.

Ho indicato come errore un errore altrui che non lo era.

Per la precisione, il titolo qua a fianco.

Cioè, in realtà ho detto che quell’accento non serviva. Ma in qualche modo volevo sfottere l’imprecisione o la malagrazia altrui, e quindi fingiamo io abbia detto che era un errore.

Ne è seguita una divertente e prolungata discussione da cui ho imparato alcune cose.

La prima: benché la mia maestra delle elementari, tutti gli insegnanti successivi, i miei capiservizio, il mio gusto anti-pleonasmi, fossero sempre andati nella direzione di un “se stesso” senza accento, si può scrivere anche con. Anzi: la Crusca – mica cazzi – lo consiglia. Si potrebbe obiettare che è stato insegnato diversamente per anni nelle scuole di ogni ordine e grado, però sarebbe come mettersi contro il Codice della Strada: se su una Statale c’erano i 90, e poi mettono i 50, non puoi rispondere “si è sempre fatto così”. Persino quando, come in questo caso, si possono fare i 90 ma anche i 50.

La seconda in realtà la sapevo già, ma un memento non guasta mai: se perculi qualcuno, anche blandamente, non puoi permetterti di essere impreciso. Te lo faranno notare. E ci devi stare.

La terza: se sbagli tu, visto che spesso fai le pulci agli altri, ci sarà una breve ola di gente a cui stai sui coglioni. Nel mio caso peraltro devono mettersi in fila. E anche lì ci devi stare.

Comunque: non scriverò mai “se stesso” su Rep, perché pure loro si rifanno alla Crusca e verrei corretto. O magari sì. Sticazzi. Ma resta tutto molto istruttivo. Anche il dibattito grammaticale che si è sviluppato sotto il mio post. E pure la consapevolezza che tocca sempre essere aggiornati, specie a una certa età, evitando di dare per scontato ciò che si è ragionevolmente sicuri di conoscere bene.

Un caro saluto agli amici de La Verità, che mi pregerò ugualmente di perculare a sangue sui contenuti appena ne avrò occasione: basta che quel giornale rimanga fedele a  se stesso.

Un abbraccio (foto di Anna)

2 pensieri su “Autodasé

  1. Mi era già noto il fatto che la Crusca ammetta la grafia “sé stesso” con l’accento, e da allora ce lo metto sempre senza farmi problemi: ometterlo dal pronome solo in determinati casi, oltretutto, mi sembrava un’inutile pedanteria (ma non avendo una formazione umanistica non ho alcuna voce in capitolo). Comunque sapevo da ancora più tempo che, quando si scrive “sé stessi” al plurale, l’accento è pressoché obbligatorio per evitare possibili confusioni con “se” (congiunzione che introduce una subordinata condizionale) + “stessi” (congiuntivo imperfetto del verbo “stare”).

  2. Lia

    Allora sono antiquata anche io. Banalmente credevo che seguisse la stessa logica di dà (metto l’accento per non confonderlo con da preposizione) e do (il verbo non si può confondere con preposizioni). Se scrivo se stesso non si confonde con la congiunzione. Probabile quindi sia una teoria tutta mia, ma finché i correttori di bozze me lo concedono continuo a preferirlo.

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