Dialogo tra un poveretto e un direttore: alcune pacate considerazioni su Marco Travaglio e sul sottoscritto. Viste dalla parte del sottoscritto.

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Un titolo random del Gdg

Premessa: scrivo ‘sta cosa sul mio blog, e non sul giornale con cui collaboro, perché se c’è una cosa che mi infastidisce sono le diatribe personali tra giornalisti. Quelle sulla qualità dei giornali e sul dibattito per renderli migliori invece mi appassiona. Così a volte ne parlo In satira e non. E qualcuno s’incazza moltissimo.

 

Sabato ero a recuperare mia figlia dal campo solare, in un posto dimenticato da dio, tra le Marche e l’Umbria. Intorno, un panorama bucolico. Anche il vociare dei bambini, che di solito accolgo con l’allegria di Erode, mi sembrava un contrappunto gentile a quel posto magnifico.

A un certo punto, Marco Travaglio mi manda un sms per darmi del poveretto.

Non è la prima volta che gli parte l’embolo.

Tempo fa, per rispondere a un mio pezzo su questo blog (sì: su questo blog, cristosanto) intese significarmi, col medesimo tramite, che scrivevo certe cose per conservare il posto al Corriere. Che non avevo. E sul quale, all’epoca, gestivo una rubrichetta nelle pagine sportive. Al lunedì. A pagina 48.

Allora se l’era presa perché avevo osato sindacare il concetto di “massacro” mediatico ai danni di Virginia Raggi.

Stavolta ha gradito pochissimo la mia rubrica su Repubblica che giustapponeva la marea di mentecatti social (quelli secondo cui per ridare la scorta a Ingroia andava tolta a Saviano) al fatto che il Giornale dei Giusti avesse aperto la prima con l’ex leader di Società Civile consegnando l’autore di Gomorra a un pezzo secondo me (oddio, sì: secondo me) un filo reticente.

Dicevo, anche, che ognuno apre il giornale come gli pare. Specie se si ha un’esclusiva. Tutto legittimissimo. Ma forse pure noi giornalisti potremmo evitare di contrapporre, anche incidentalmente, gente per cui dovremmo fare tutti il tifo. Quelli minacciati dalla mafia. Sollecitavo una riflessione.

All’insulto, ho reagito con una certa qual sportività. Perché in fondo sono un ragazzo educato. Ho detto che il mio pezzo parlava principalmente d’altro: una cernita tra persone perbene, cose così. Volendo sintetizzarla: ma perché cazzo ci facciamo la guerra “tra di noi?”. Perché la gente usa Ingroia contro Saviano? Cosa cazzo è successo?

Mi ha risposto che “noi” di Repubblica – su cui scrivo da due mesi – avevamo protetto Rondolino (che ho criticato a sangue) quando insultò Saviano. Ha detto che sempre “noi” siamo – testuale – il giornaletto del Pd. Eccetera.

Ha anche aggiunto che su Saviano aveva pure fatto un editoriale. Un editoriale che iniziava con la frase “Mentre il premier Conte ottiene il primo successo internazionale…”, proseguiva invitando a riconoscere i successi di questo governo, a ignorare le provocazioni di Salvini, diceva che “Saviano non è l’oracolo di Delfi e si può tranquillamente dissentire da lui” e solo dopo aver rassicurato i suoi lettori che lui mica è savianista gli esprimeva la dovuta solidarietà, non senza aver scritto che comunque il Pd lo trattava peggio.

Un editoriale posto nella stessa parte del giornale in cui, come mi aveva spiegato giorni prima, sempre in privato, e sempre per contestare un altro mio pezzo, di solito fa satira. E nel quale, ieri, mi ha additato per circa 70 righe definendomi “gentucola”, con l’usuale tecnica di tagliuzzare i pezzi altrui e trasformarli in requisitoria “oggettiva” a beneficio del Verbo.

Come io ho appena fatto col suo. Visto com’è facile?

Probabilmente gli sms erano il privilegio riservato (fino a ieri) a chi ha compiuto una parte di strada insieme, ai tempi del Governo Mediaset. Mentre qualche differenza c’è sempre stata. Io, per esempio, sono di sinistra.

In radio, ricordo, molti grilllini passarono dall’amore alla profonda antipatia nei miei confronti dopo qualche battuta sui pentastellati. Polverizzavo il Governo ogni giorno, ma su di loro non si poteva. Loro erano, sono, i buoni.  E via di udito selettivo.

Mea culpa: non ho il culto di alcuna personalità.

Per prima la mia.

Poi Marco, sempre in quella surreale conversazione, mi ha pure dato del paraculo.

E devo dire che su questo aveva abbastanza ragione.

Perché nel pezzo che lo ha tanto affaticato mi ero limitato ad adombrare un’ipotesi della quale sono sostanzialmente certo: quei mentecatti* sono cresciuti nel brodo di coltura complottista secondo cui ogni figura altra da sé è un nemico e che contro quel nemico sia lecita ogni arma. Dialettica e non. In una sorta di stato etico dell’informazione che tutto permette e tutto giustifica.

Del resto, per contrastare la mia ipotesi, Marco ha usato via sms il classico linguaggio da social: insulti diretti, ”voi del pd”, eccetera. Tipico di chi spiega agli altri (tutti gli altri) come stare al mondo, ma non tollera una virgola di dissenso.

Di chi quando picchia fa satira, ma guai se qualcuno si azzarda a toccare lui.

Così gli ho detto che se smettesse di guardarsi allo specchio, capirebbe che il suo giornale, nel quale anche le previsioni del tempo fanno piovere solo nelle aree amministrate dal Partito Democratico, peraltro sempre di meno, ha contribuito a questa guerra civile da operetta.

Gli ho chiesto cosa fosse diventato (lo conosco da vent’anni) e gli ho dato la risposta: uno che mena.

Ho anche aggiunto che sul Pd la penso pure peggio di lui. Che l’ho detto in tutti i luoghi e in tutti i laghi. E forse ne ho anche pagato qualche conseguenza.

Ma l’ho fatto senza giacchette. Perché scrivo o parlo dove me lo permettono, sospinto da un’urgenza di dire come la penso. Esponendomi. E sperando che interessi a qualcuno. Talvolta mi prendono a calci in culo. Talvolta me ne vado io. Ma provo a essere, se non coerente, almeno lineare.

Indipendente.

Di parte, ma la mia. Quindi, spesso, diversa.

Anche se non racconto ai miei lettori di non prendere fondi pubblici che non prende nessuno. Per dire. E se dovessi scrivere un pezzo contro qualcuno, non mi metterei a fare il gioco delle tre carte che ha fatto lui nel suo editoriale (o era satira?”): “L’ho detto in tv”, “c’era sul sito”, “il pezzo c’era, dentro”.

Io ho scritto che l’apertura era Ingroia. Ed era Ingroia. Che il pezzo su Saviano era un piccolo taglio centro. Ed era un piccolo taglio centro. E che il tono del pezzo interno non mi era piaciuto perché mi pareva troppo equidistante. E qui siamo nell’ambito delle mie opinioni. Che rivendico. Anche se non le pubblica il GdG.

Aggiungo, come ho detto a un altro tizio del GdG che mi attaccava su Twitter, che prima di dare del servo a me dovranno aver scritto e detto almeno un centomilionesimo di quel che ho detto e scritto io quando Renzi era il padrone del vapore e purtroppo, di fatto (talvolta lavoro – o forse dovrei dire “lavoravo” – anche per la Rai) uno dei miei editori.

Ecco.

Raccontata così, è sostanzialmente una diatriba minore tra due tizi che giocano a chi ha l’ego più lungo. Uno crede di essere Michele Serra e invece è solo Luca Bottura, l’altro crede di essere Indro Montanelli ed è diventato Vittorio Feltri.

Non credo di poter vincere.

Penso però sia anche paradigmatica del distacco dalla realtà che affligge chi si è autonominato l’unico autorizzato a raccontarcela. Come Berlusconi credeva, alla fine, alle balle che diceva, c’è una parte consistente del nostro giornalismo che a furia di alzare la voce per ottenere l’applauso ha formato una platea di tossici del maiuscoletto.

Che è costretta a inseguire.

In una sorta di circolo vizioso che ha distrutto anche la politica, quello per cui potenti e comunicatori, anziché ricercare un minimo di buonsenso,  cooptano il senso comune. E ne diventano schiavi. Peggiorandolo.

Renzi, Grillo, Salvini, Berlusconi. Populisti in misura e con metodi diversi. Ma ugualmente diseducativi. Che forse dovremmo smascherare, magari con l’onestà intellettuale di graduarne le responsabilità, invece di sceglierci quello che ci piace di più e fargli, di fatto, campagna elettorale.

Anzi: campagna culturale.

Questo avrei scritto, spero con adeguato spirito riflessivo, e senza rancori, perché Travaglio ha fatto anche cose buone (non scherzo) e sono fondamentalmente un tizio, appunto, educato.

Se non fosse che, tra le tante cose, Marco (equivocando le mie buone maniere con la remissività) mi ha salutato, prima di andare a imbracciare la mazza da baseball con cui mi ha rappresentato ai suoi lettori, dicendo che faccio il furbo.  Perché chi lo critica o si permette di fare ironie su di lui non può essere altro che questo: furbo o venduto.

Quindi cercherò di sintetizzare il mio scritto con il nitore che mi è richiesto.

Marco: hai rotto il cazzo.

 

 

*Attenzione: non sto affatto dando dei mentecatti ai lettori del GdG. Che ha un direttore residente su Marte, ma anche ottimi cronisti. E spesso, cercando tra un urlo e l’altro dei titoli, lo leggo con interesse.

58 pensieri su “Dialogo tra un poveretto e un direttore: alcune pacate considerazioni su Marco Travaglio e sul sottoscritto. Viste dalla parte del sottoscritto.

  1. Filippo

    Non sempre mi trovo d’accordo con quello che scrivi,spesso mi arrabbio quando leggo o sento certi tuoi commenti ma per fortuna che ci sei,con il tuo spirito caustico e la tua satira spesso irriverente e mordace.Continua così che vai bene,un caro saluto da chi ti segue dai tempi di Radio Capital

    • Riccardo

      Grandissimo Luca. Travaglio ho smesso di leggerlo da quando si è palesata in lui, a sua insaputa, credo, una fede grillina neanche tanto tiepida. Con buona pace della verità dei fatti. Il tifo ha vinto sulla realtà di dichiarazioni aberranti ed indifendibili dei 5S da alcuni anni ad oggi. Onestamente lo aspettavo al varco, Travaglio. Dai video sul blog di Grillo ( che seguivo sempre, beninteso), alla cronaca governativa, ne è passata di acqua. Un oceano, direi. Ma forse non di acqua. Grazie comunque,Luca, per la tua autentica indipendenza. Una domanda sulla mitica ed indimenticabile esperienza di Lateral: che jingle metteresti ora per Travaglio? Ancora la sirena?

  2. Giovanni Canzanella

    “L’altro crede di essere Indro Montanelli ed è diventato Vittorio Feltri”.
    Oltre a sottoscrivere tutto quanto hai scritto, questa parte la trovo la più veritiera di tutte.

  3. Roberto Sebastiani

    “Uno crede di essere Michele Serra e invece è solo Luca Bottura, l’altro crede di essere Indro Montanelli ed è diventato Vittorio Feltri.” Apprezzo sia l’ironia sia l’autoironia. E per diventare il nuovo Michele Serra te ne manca ancora ma sei sulla buon strada.

  4. Eppure Giannini non mi dispiace, il problema è capire dove leggerti/sentirti visto che giri come una biowashball;ma forse è proprio questo che intriga,il fatto che resti comunque lineare esponendoti professionalmente ogni volta,quanti ci provano ma la loro particolare ragion di stato li frena e quanti magari non credono neppure debba essere normale

  5. Bartolomeo Megna

    Caro Luca, ti scrivo, con crescente stima, che la sensazione da lettore, prima regolare (abbonato della prima ora) e ora occasionale, del GdG è proprio quella che tu descrivi in questo pezzo.
    Spero di poter tornare ad ascoltarti la mattina alla radio con la tua rassegna stampa obliqua era una voce piacevole, educata, garbata ma non accondiscendente che mi accompagnava mentre andavo al lavoro.
    P.S. so che non ci conosciamo e che dovrei probabilmente darti del lei ma non riesco a farlo scrivendo un commento al blog perché mi pare di conoscerti da quanto ti ho ascoltato e per l’elevato grado di sintonia che riscontro con le tue posizioni.

  6. Masspi

    Ogni tanto qualche battuta buona ti riesce e per questo sono contento di leggerti su Repubblica.Travaglio Feltri è eccellente (si somigliano anche nella postura in tv, scrivania, logo giornale, e ghigno)penso possa essere un prossimo personaggio per Crozza.

  7. Massimo Zini

    Aggiungo .. Feltri scrive in un italiano decisamente migliore di Travaglio.
    Diciamo, stesso livello di faziosità ma con ben altro stile letterario …

  8. Fabrizio Lombardi

    Fra le molte porcate che si possono fare a una democrazia e che contribuiscono ad rintronarla non poco c’è quella di presentarsi ogni giorno sul palco e accreditarsi come giornalista, quando si fa mestiere e comizi di politico, quando più che domandare si pontifica alla coreana, e non si è direttore di giornale ma segretario di un partito populista imperniato sul culto della personalità. E quando questa truffa all’onestà intellettuale te la passano d’abitudine degli altri così detti giornalisti, perché bisogna fare l’intrattenimento redditizio di chi sbava ad ogni schizzo di fango gettato sul malcapitato di turno. La ditta-partito della testata può essere scambiata per un giornale solo se il pubblico si è bevuto il cervello, cioè se non sa né cos’è un giornale né cos’è un partito. E Travaglio scambiato per un giornalista-Zorro dell’insinuazione, perché insinuarsi agli italiani è sempre piaciuto un sacco.

  9. Giordano Mencarelli

    Ti seguo solo su Twitter da un po’ (peraltro trovandoti per caso retwittato da altri).
    Devo dire che la tua analisi su Travaglio da una voce e ai miei dubbi e alle mie perplessità su di lui.
    Perplessità che cominciarono a far breccia per quella storia della vancanza offerta,pare, da un inquisito( perdonami non ricordo il contesto) e che Marco non spiegò, ne provó come ci si aspettava.
    O perlomeno come mi aspettavo io.
    Da lì la deriva in senso anti pd e renziano è oramai stucchevole ed esasperante.
    Come le sue analisi monografiche e solitarie in tv.Come i suoi editoriali.
    È un ottimo giornalista, cresciuto e pasciuto all’interno di un’ottima scuola.
    Sogno un’indipendenza giornalistica di pensiero, al netto del rispetto dell’editore.
    Ma onestamente venirci a parlare di successi del governo Conte quando non c’è ne sono di tangibili. Non approfondire nessuna stortura del M5S come si è fatto da sempre per B.o il PD, fa pensare male, e allontana il sogno.
    Come diceva un mio concittadino con la gobba che ha governato per cinquant’anni: ”a pensar male si fa peccato
    Ma ci si azzecca quasi sempre”.
    Buona giornata caro Luca.

  10. Del resto, essere “asfaltati” da Travaglio non è nemmeno più così originale. Mi dispiace per te perché meriteresti tutt’altro livello di contraddittorio. “Marco: hai rotto il cazzo.” sarà anche poco educato ma secondo me (è un’ opinione, dichiariamolo) è la chiave del pezzo.

  11. Federico

    caro Luca
    da quest tua risposta, mi pare che tu abbia preso il solito vizio degli intellettuali di sinistra: chi mi critica o non capisce o non vuole capire.
    Nel tuo editoriale di venerdì, non te la sei presa con la moltitudine di utenti social che inneggiavano a Salvini ed a togliere la scorta a Saviano: te la sei presa con un giornale (il Fatto) e con il suo direttore, dandogli sostanzialmente del partigiano antiPD.
    Lui ti ha risposto a tono, elencando quello che i suoi lettori ed ascoltatori hanno potuto leggere e vedere anche nei giorni precedenti, ovvero che lui ed il suo giornale hanno difeso Saviano ed il suo diritto di avare la scorta, aggiungendo anche la notizia che ad Ingroia, contrariamente a Roberto, la scorta gliel’avevano già tolta da due mesi.
    Avrebbe dovuto tacere su questo, per non mettere in ombra la notizia su Saviano, come hanno fatto gli altri giornali?
    Se vuoi essere coerente e credibile, dovresti fare le stesse osservazioni, con la stessa forza e visibilità (rubrica su un quotidiano nazionale), anche quando altri giornali nascondono le notizie nelle pagine interne, tipo l’assoluzione di Scafarto per il caso Consip o la sentenza di primo grado del processo Stato – Mafia, solo per il fatto di aver fatto campagne mediatiche contro nei mesi precedenti.
    Altrimenti dai l’impressione di prendertela solo con alcuni, ovvero quelli che non sono della tua area politica di riferimento.

    • Eh?!?

      “Se vuoi essere coerente e credibile, dovresti fare le stesse osservazioni, con la stessa forza e visibilità…, anche quando altri…”
      Ecco, no.
      ‘sta cosa che “se non critichi quelli che stanno sull’anima a me, allo stesso modo in cui critichi quello che critichi, allora non sei coerente.” è una clamorosa mistificazione, è disonestà intellettuale, è un’arma contundente usata per ammazzare la possibilità di discutere partendo da posizioni diverse.
      Perché?
      1. perché è una pretesa irrealistica, irrealizzabile: Luca Bottura, come chiunque altro (chiunque), non è un supersceriffo che intercetta coi superpoteri ogni malefatta (della stampa, in questo caso). Ne consegue che chiunque (chiunque), quand’anche ci mettesse la buona volontà, si perderebbe qualche malefatta. E questa cosa, se accettassimo il presupposto alla base della tua accusa di incoerenza, potrebbe essere usata per accusare, condannare e bollare perpetuamente come incoerente, chiunque. Chiunque.
      2. perché vale, nella critica come nella satira e perfino nel giornalismo, il principio che chi scrive (critica, satireggia, riporta notizie) scrive un po’ quello che cappero gli pare. Si chiama libertà di pensiero e opinione (nel caso di critiche e satira) e libertà di stampa (nel caso del giornalismo), alias “linea editoriale. Linea editoriale che significa anche selezione delle notizie e soggettiva prioritizzazione (sorry) delle notizie. E vale per tutti, eh. Anche per “i giornali che danno le notizie che gli altri non danno” e che, ogni tanto, manco tanto di rado, lisciano delle notizie che gli altri, invece, danno.

      • Fabrizio

        Travaglio ha le sue ragioni nel rimarcare la coerenza con cui ha difeso anche Saviano, ma la virulenza dell’attacco a chi non la pensa come lui non gli fa onore. Su questo Luca ha perfettamente ragione. La tendenza a dividere con l’accetta torti e ragioni, a giudicare un poveretto o un servo chiunque fa una critica è un brutto segno di questi tempi. Nel frattempo la polemica su chi è scortato e chi no è assurda, si può essere a rischio anche a distanza di anni, come lo sono certamente Ingroia e Saviano. E come lo sono tanti magistrati che tuttora si occupano di mafie senza scorte né tutele. Per questo dividersi e litigare, magari avendo le stesse idee sul punto, è ancor più triste.
        Per finire, ci manca Lateral …

      • Federico

        Bottura non ha fatto un editoriale sull’etica del giornalismo, nè un pezzo di satira: su un quotidiano nazionale, prende una testata (il FQ) ne storpia il nome sfottendola, ed imbastisce una polemica sul presunto doppiopesismo di Travaglioco nei confronti di Saviano, tralasciando il fatto che Roberto era stato difeso dal Direttore del FQ, sia sul quotidiano cartaceo, sia su quello on-line sia in tv.
        Una polemica senza senso, inutile, e che mette in evidenza, invece, il silenzio assordante del giornale per il quale scrive (oltre che di Bottura stesso) sulla revoca della scorta ad Ingroia.
        E l’accusa di doppipesismo gli è tornata indietro, con gli interessi.

        • Luca Bottura

          Ciao Federico, io non ho storpiato alcun nome: quella è una prerogativa del Giornale dei Giusti. Che ho ribattezzato così per esprimere una critica. Quanto al resto del tue opinioni, che sono discutibili quanto le mie, resto convinto di aver portato – nella mia replica – prove sufficienti a testimoniare che Roberto Saviano non è stato difeso con sincerità, perché non porta la giacchetta che piace a voi. Quanto al silenzio su Ingroia, al netto del fatto che le scelte editoriali di qualunque quotidiano attengono al quotidiano medesimo, e dunque si è iiberi di criticarle come fa Travaglio con Repubblica (e, vivaddio, come posso fare io con lui) ne ho appunto parlato io. Dicendo che per me pari sono e che Ingroia va difeso. Insomma: il vaso era grandicello, ma temo tu l’abbia fatta ugualmente fuori. Un abbraccio (fda)

          • Federico

            “Non porta la giacchetta che piace a voi”.
            Vedo che hai gli stessi vizi di chi crtitchi.

            P.S: Quando scrivi editoriali per un quotidiano, il rischio di fare le prediche dal pulpito sbagliato può essere micidiale.
            Un abbraccio.

  12. Giovanni

    A nota dell’articolo che le ha procurato l’appellativo di “poveretto” vorrei aggiungere che, parlando di Ingroia, il GDG non si è astenuto dal polemizzare sul fatto che la scorta, di cui si è visto privato l’ex magistrato, sia invece garantita a politici come Maria Elena Boschi.
    Anche quando lo rivendicano, quindi, continuano a raccontare un diritto come un privilegio, una regalia data agli amici e tolta ai nemici. Insinuano che non venga rispettato un criterio di merito nel concederla.
    Non è vero, e non è mai emerso alcun indizio a sostegno della tesi.

    Lasciando le responsabilità del giornale nella dimensione ipotetica e puntando il dito contro i “mentecatti su internet”, lei opera un’atto di cortesia professionale, altro che lesa maestà.
    Il ruolo del Fatto come padre e mandante dei barbari è esplicito e diretto, tanto che non possono fare a meno di ribadire la Linea anche quando le circostanze (il bullo diventa ministro e minaccia un giornalista) imporrebbero, non dico vergogna seguita da mea culpa e transizione verso la più nobile professione agreste, ma quanto meno un tentativo di insabbiare le proprie responsabilità dietro una parvenza di indipendenza, sobrietà, rispetto istituzionale.

    • SALVATORE LA pietra

      Alla politesse, si può talvolta derogare: Bravo! Bottura non teme il nuovo Solone partigiano del ‘cambiamento del nulla che avanza’ e questo lo rende ‘informationally correct’

  13. penZatore

    Grande Luca se permetti hai sprecato troppo inchiostro per uno in quanto a stima sta ripercorrendo la stessa fase calante del PD

  14. Davide

    Luchetto,
    qualche volta, pur continuando sempre ad apprezzarti, ti ho criticato per alcune tue ossessioni, ma stavolta come posso non saltare dalla sedia e tributarti un applauso?..
    In queste prime e pesantissime settimane di governo nero-marrone mi sembra di vivere nell’incubo di un Paese schifoso, pieno di fascisti e razzisti della peggiore specie, oltre che di camicie nere dei media.
    Poi fortunatamente appare qualcuno (come te) che non ha dimenticato il senso ed il peso di certi valori e improvvisamente mi sento meno solo e meno diverso dalla stragrande maggioranza che mi circonda.
    Grazie di esserci!

  15. hairwaytosteven

    Il pezzo di Travaglio è un prodigio di contorsionismo. Apprezzabile la tecnica. E basta.
    Da qualche settimana MT vive sull’orlo di una crisi di nervi. Lo capisco. Non diversamente dagli altri direttori di quotidiani, peraltro. Mica dev’essere facile mantenere una redazione con certe tirature.
    Comunque condivido anche le virgole.
    Geniale il paragone con Feltri. Standing ovation per la nitida sintesi.

  16. silvia casagrande

    Ti adoro per la tua capacità di scrivere seriamente, di fare satira, di dire la tua in un modo che per me è sempre condivisibile. È una gioia sapere che ci sei!

  17. Alessandro

    Saviano è non può pontificare, ma lui si..
    Dal Saviano-pensiero si può dissentire, mentre dal suo no..
    In pratica dice che Saviano non è l’oracolo di Delfi perché in realtà è lui!!

    Ps.. Luca.. potresti accettare la mia richiesta di amicizia su FB? Altrimenti non posso commentare

  18. Eh?!?

    Come scriverebbero alcuni lettori del GdG (ma non tutti, eh, solo quelli che cercano conferme a certe proprie forti convinzioni): sciapò.
    (E’ una formula per complimentarsi che hanno imparato sul Sacro Blog, la usano come sinonimo di “Bravo!”).

  19. Marco

    Ho smesso di ascoltare Radio Capital perché c’eri tu
    Di Marco Travaglio preferisco non dire nulla
    Insieme avete consegnato L’Italia a Salvini
    Applausi

  20. Emanuele Raineri

    Anche per Travaglio un “fondo” al giorno per anni diventa psicologicamente insopportabile, come La strada per il maratoneta. La precisione diventa pignoleria, la logica imparziale si trasforma in certezza assoluta, gli altri in avversari. Un poco di sano “nitore” è la medicina giusta!!! Grande Bottura.

  21. Ti seguo incuriosito. Ho ancora forti dubbi però sulla tua autonomia. Devo ancora capire adesso la tua presenza “ad orologeria” a radio Deejay: fine delle trasmissioni il giorno delle elezioni; come a voler dire ” missione conclusa, adesso il tuo lavoro non serve più”.
    Adoro come scrivi…. ma non quello che scrivi. Nella mia testa, per adesso, rimani un loro valletto!

      • paolino

        certo,andava benissimo.
        per quello l’hanno chiusa:perchè andava bene.
        a Deejay sono fatti così,appena un programma ha successo lo chiudono,e lasciano andare avanti per venti anni o più quelli che vanno male.
        benvenuti nel magico mondo di un bimbo di 50 anni.

  22. Nicola

    Luca sai che non ho capito un cazzotto? adesso rileggo tutto, ma non ho capito di cosa ti accusa Travaglio…! comunque concordo 120% con il finale: ha rotto il cazzo. Lo scrivevo giusto ieri al suo splendido collaboratore, Scanzi.

  23. filippo agostini

    Credo che Luca Bottura, a volte sboccato e tranchant, sia una raro caso di educazione giornalistica e intellettuale. Questa risposta a Marco Travaglio non transitata su Repubblica come avrebbe potuto è un gioco di equilibri, sberleffi e contrappunti arguti , incredibile ma vero, tutti dimostrabili. Mi aggiungo al coro, ma ci stavo anche prima quando Montanelli era vivo e forse tirava qualche freno, Marco Travaglio, hai rotto il cazzo, tu e tutta la palazzina tua.

  24. Finché un giornalista critica una parte o sue componenti, usando appunto senso critico, come ha fatto a volte Travaglio in passato (con Berlusconi ad esempio), si rimane fedeli all’etica del giornalismo. Quando invece si sta per una parte e si manipola l’informazione per far emergere quella si è perso completamente il senso della professione e si entra nel campo della
    propaganda.

  25. Marco Piazzaroli

    Secondo me Travaglio ha visto nei 5 S una speranza per l’Italia in buona fede come molti di noi,(io sono un ex simpatizzante).
    Ci ha dunque puntato sempre di più, pur criticando obbiettivamente ed onestamente qua e la le loro lacune ma troppo spesso minimizzandole soprattutto col “benaltrismo” …. fino ad un certo punto gli ho dato ragione
    Ma da un certo momento i 5S con Di Maio hanno .cominciato a far fesserie su fesserie, ma lui ha continuato sostanzialmente ad appoggiarli…
    Se dapprima ci aveva puntato oggi pare ci si trovi in groppa a quel cavallo in corsa e pare non gli riesca o abbia paura di scendere.

    Marco Piazzaroli

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