Perché Renzi ha ragione quando dice che il referendum si vince a Destra

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Matteo Renzi dice che il referendum si vince a Destra. E forse ha ragione, perché in Italia la Destra ha sempre governato persino quando eravamo appena usciti da vent’anni di dittatura. Della Destra.

Il problema, temo, è che non si riferisce alla Destra parlamentare. Quella ce l’ha in pancia. Sa bene che la sua riforma è, cerone più, cerone meno, quella di Berlusconi. E che il 10 per cento in libera uscita di Forza Italia quasi certamente lo seguirà. Sa che i quattro gatti di Alfano, otto con Verdini, seguiranno l’istinto della savana, riconosceranno il Dna comune, proseguiranno il percorso che i loro rappresentanti (nel senso di venditori) perseguono ogni giorno in Parlamento.

Ma non è di questo che stiamo parlando. Né della Destra ufficiale che sostiene compatta (risate) il No.

Parliamo della Destra trasversale, quella che vuole le regole ma per gli altri, che pretende ordine e disciplina dai migranti ma abbatterebbe Equitalia coi missili, la Destra meritocratica basta che ci sia un posticino garantito alle Poste, un diritto per chi ce l’ha già, un altro calcio in culo ai giovani che non si meritano i privilegi dei vecchi.

La Destra disinformata, livorosa, vendicativa. Antistato. Anarchica. Quella che dice Uno vale uno e quella che urla Padroni a casa nostra.

La Destra che alberga tra gli elettori di tutte le liste, ma sta collassando anche dentro al Pd, deprivato com’è del Dna democratico e riformista che portavano con sé la migliore Dc e il migliore Pci.

A loro chiede il voto, Renzi.

Non a me. Che di quei nobili ideali sono, come molti, un indegno e contraddittorio replicante. O nostalgico. E che mi barcameno di fronte a un referendum scivolosissimo e ai compagni di strada che avrei se votassi No.

Per questo deve stare attento: perché può essere anche vero che il referendum si vince a Destra.

Ma è persino possibile che si perda a Sinistra.

5 pensieri su “Perché Renzi ha ragione quando dice che il referendum si vince a Destra

  1. Luca

    “Sa bene che la sua riforma è, cerone più, cerone meno, quella di Berlusconi”
    Non mi pare.
    La riforma del 2006 di Berlusconi prevedeva un aumento dei poteri delle regioni (questa ne prevede una riduzione)
    Riduzione del numero dei deputati (questa non li riduce)
    Aumento del potere del primo ministro (cosa del tutto assente nella riforma attuale)
    Clausole per i cambi di casacca se il parlamentare è facente parte della maggioranza (non c’è nulla di simile)
    Sfiducia costruttiva e consultazioni obbligatorie per la caduta del governo (di nuovo, niente di simile nella riforma attuale)
    Autonomia di Roma (nessuna traccia).

    Queste le differenze che saltano all’occhio. Se poi si vuole dire che è la stessa perché prevede la fine del bicameralismo perfetto, allora si può dire che una FIAT Panda è uguale ad una Ferrari. Ha 4 ruote, un motore e uno sterzo, no?

  2. Gian Carlo

    Io aggiungerei però che la destra è anche quella che i referendum sono solo uno spreco di denari e che io non spreco il mio tempo per questi comunisti che mi chiedono di votare continuamente e che poi se non voto potrò comunque sempre lamentarmi di quello che hanno deciso gli altri, e poi quanti referendum abbiamo vinto senza votare. Io penso invece che a sinistra ancora si creda nel voto e per questo spero che perda a Sinistra (se molti si ricordassero di esserne parte).

  3. Jacopo

    Quella destra, Renzi l’ha già assorbita.
    E’ una destra molto italiota, diversa in un certo senso da un’altro tipo di destra che è ugualmente razzista ma più “identitaria” e continuamente in ansia da prestazione nei confronti della tradizione di sinistra: questa destra la si vede nei nostalgici del fascismo, ancora forti a Roma e tuttora ansiosi di dotarsi di un retroterra “culturale” che mai hanno avuto e mai avranno; o la si vede anche in certe zone come il Veneto, dove sì, si vomita contro le tasse (e per non sbagliare in ogni caso si evita di pagarle) e contro gli immigrati, ma ci si riempie in continuazione la bocca di concetti come “radicamento sul territorio”, anche qui in un tentativo sempreverde di inseguire una tradizione che davvero vedeva il radicamento sul territorio come uno dei tanti fiori all’occhiello.

    Ecco, questo tipo di destra, che oggi fa capo alla lega e al raggruppamento della Meloni, io ritengo che Renzi non ce l’abbia dalla sua.
    Sono due mondi diversi, Renzi e quelli lì: che fanno ugualmente schifo, ma diversi.

    E, per restare a quel che dici sugli improbabili “compagni di strada” che avresti votando no, l’unica è fare come consigliano, una volta nella vita all’unisono, Travaglio e D’Alema (più, ed è questo che conta, un nutrito gruppo di costituzionalisti i più autorevoli): leggiti il testo della riforma, trai le tue conclusioni, vedi se semplifica o complica, se aumenta o riduce il rischio di trovarci dei ladri in parlamento, se è necessaria o no; e poi vedi se quello che ci dice il premier e la stampa quasi tutta (che, guarda caso, non entrano mai nel merito) riguardo alla “riforma” è vero o no.

    L’altra destra, quella di cui parli tu, ladruncola, anarcoide, individualista, sempre in cerca del suo tornaconto, da anteporre a tutto il resto, Renzi ce l’ha già: è il pd, la sua classe dirigente, ma anche i giornali che ne cantano quotidianamente le lodi smerdando chiunque gli faccia opposizione, dai grilloni (dove hanno gioco relativamente facile) alla CGIL e soprattutto alla FIOM (interessante vedere come venivano trattati prima, a Berlusconi regnante, e come vengono trattati ora che Renzi fa quello che non riuscì di fare a Berlusconi), a gente degna come Zagrebelsky, o persino Carlo Smuraglia.

    E’ la destra che vota Sala a Milano (e che avrebbe votato Parisi in massa se il vento fosse stato diverso), ma anche Giorgio Gori a Bergamo, e altri due replicanti renziani a Brescia e persino a Varese.
    Il pd alle ultime amministrative ha perso ovunque: la capitale, due metropoli come Napoli e Torino grosse più o meno uguali ma diverse come il giorno e la notte; ha perso DAPPERTUTTO in Toscana (tabula rasa in provincia di Arezzo e persino roccaforti dal fortissimo valore simbolico come Sesto “Sestograd” Fiorentino); ma ha vinto a Milano e in Lombardia, le terre della peggior Dc e di Craxi, e poi di Berlusconi, la terra dove il senso morale sta sotto lo zero.

    Basterà quella destra lì a fargli vincere il referendum?
    Bisogna vedere.
    Bisogna vedere cosa faranno gli ultimi militanti del pd, quelli che fanno quel che dice il partito sempre e comunque, che non strappano la tessera; bisogna vedere quanti sono, se ancora ascoltano Renzi oppure no.
    Ha scritto Carlo Galli sul Fatto (una volta scriveva su repubblica, Galli; ma una testa pensante non lecca volentieri) che se l’ala bersaniana-cuperliana si schiererà per il no, Renzi ha poche possibilità.
    Ieri Bersani ha fatto chiaramente (per quanto nelle sue possibilità) capire che voterà no; Cuperlo già da qualche mese, sempre tremebondo e con mille giri di parole dice cose dalle quali pare ci sia da concludere che voterà no.
    D’Alema è scatenato: dialetticamente non gli sta dietro nessuno, non certo gli ominidi renziani almeno; è chiaro che dietro questa “battaglia” c’è molto di personale, ma è altrettanto chiaro che anche dietro al livore di Renzi c’è molto di personale.
    “Renzi ha una forte antipatia verso il popolo e la tradizione di sinistra, e se la prende con me perchè io più di altri rappresento questo popolo e questa tradizione” ha detto il D’Alema e sostanzialmente non è che abbia proprio torto.
    E’ possibile, più che possibile, che quel gruppo di gente lì, da vecchio pci, ora che Renzi non ha più il vento in poppa abbia recuperato una certa capacità di spostare consensi: consensi di gente che vota sempre, che a ogni elezione c’è.

    Bisogna vedere solo quanti sono questi, e quanti sono gli altri.
    Si gioca tutto qui.

    p.s.
    è scontato in ogni caso che chi voterà sì entrerà a far parte a pieno titolo di quella destra che tu hai giustamente tanto schifato in questo post.

  4. Marco Michelini

    Il Senato, per come lo configura questa riforma, non ha nulla a che vedere con quello prospettato dalla riforma del 2006, non vengono attribuiti nuovi poteri al Governo e al PdC, la modifica del titolo V va nella direzione opposta a quella prospettata dalla riforma berlusconiana, solo per citare alcune differenze … ma ce ne sono tante altre … mi sia concesso, con tutto il rispetto : un po’ di disonestà intellettuale …

  5. paolino

    io credo sia esattamente il contrario.
    Renzi la destra l’ha già in tasca tutta,tranne un’ala estrema ma numericamente esigua,e sono quelli che lo sostengono senza riserve. pochissimi giovani,moltissimi anziani.
    è a sinistra che Renzi non attecchisce,perchè la sinistra vera che disprezzava Berlusconi non può certo sostenere questa grottesca caricatura al ribasso,e infatti anche in quelle parodie delle feste de l’Unità rimaste (seppur organizzate con le truppe cammellate dal PD renziano) Renzi ha raccattato contestazioni come ciliege.
    convincere quelli,e sono milioni,è impresa disperata.
    io temo vincerà il sì perchè alla fine una grossa parte di quel popolo non andrà a votare.

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