Morandi e i social: nonno insuperabile

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L’altro giorno mi scrive un lettore: non stai svolgendo il compito. E io: ma il compito non era quello di scrivere stupidaggini secondo il mio estro? E lui: no, il compito sarebbe di dare qualche indicazione sugli da album da stimare o disistimare, su come impiegare il tempo libero del nostro unico padrone: il lettore. Caspiterina. Nel mio autismo da rain man della lasagna pensavo che la rubrica fosse un apostrofo verde tra le parole “scrivi un po’ quel che ti pare”. Invece si presume un servizio pubblico. Ok, ottempero. E non mi limiterò a consigliare un album (quello dopo) ma ti darò, amico lettore, amica lettrice, un indirizzo sincero dove saziare la tua voglia di buono, di un gioco e del cioccolato. Come l’ovetto Kinder.

Quell’indirizzo è la pagina Facebook di Gianni Morandi: una specie di installazione contemporanea che ha scoperto i social e ne fa un uso narrativo mirabile. E’ la prima visita che faccio al mattino, mi mette di buonumore. E non solo il solo: siamo oltre 600.000. Un giorno lo trovi che brucia il vecchione a Capodanno (no, quella battuta non la faccio: Gianni è giovane sempre), un altro che accoglie la postina e le firma un avviso di Equitalia, un altro consiglia il bel film di Pif, un altro ancora imbraccia la chitarra e produce clippini canori che Vasco manco si sogna. La meraviglia Morandi è che mentre visita i terremotati, fa la corsetta sull’argine, si immortala e si posta mentre va a parlare coi professori del figlio (“Speriamo bene”) diventa il poeta irriducibile di una normalità estinta, ma pervicace. Mi capitò di condividere un desco con lui: mentre raccontava amabilmente il lungo purgatorio degli anni ’70, e come ne era uscito, gli leggevi intorno quell’aura iperreale che ancora affascina comitive di ogni età. Senza neanche dover comiziare alla Celentano, che infatti quando ha bisogno di tornare coi silenzi per terra lo usa, a ragione, come ancora di salvezza.

Dice: e l’album? Eccolo, ma dovete fare un po’ di fatica. Ce l’ha Amazon, ce l’ha Ibs, forse qualche negozietto lo nasconde ancora. E di Morandi contiene un solo brano: Il Mondo Nei Tuoi Occhi. E’ una cover di There’s Always Something There To Remind Me, di Lou Johnson, scritta da Bacharach e Hal David, e fa parte di un album, Mo’Plen Bacharach, che anni orsono eternò la breve stagione dell’itanglish applicato alle melodie da aeroporto del celeberrimo e pettinatissimo compositore americano. Un gioiellino. La versione di I’ll Never Fall In Love Again (Io Non M’Innamoro Più) di Johnny Dorelli e Catherine Spaak è da deliquio per la gioia o da codice penale, a seconda dei gusti. Un Ragazzo Che Ti Ama (This Guy’s In Love With You) di Tony Renis è bella forte, così come reggono il confronto I Primi Minuti (I Say A Little Prayer) di Marita (chi?) e Quelli Che Hanno Un Cuore (Anyone Who Had A Heart) di Petula Clark.

Ma il punto è un altro ancora: anni fa Paul Anka rinverdì la carriera con Rock Swings!, un album che coverizzava i Nirvana, i Van Halen, gli Spandau Ballet. Me-ra-vi-glio-sa-mente. E quindi – non che Morandi abbia da rinverdire alcunché – colgo l’occasione per suggerire sommessamente analoga operazione al ragazzone di Monghidoro che mi allieta su Facebook. Prendere il rock e stringerlo tra le sue manone. Verrebbe un capolavoro. Ci spero. Anche se temo che nel prossimo post, perso per una volta l’aplomb, Gianni mi risponderà come merito, e cioè come Iva Zanicchi illo tempore nei confronti di Paul Anka medesimo: “Paul Anka Andér a caghér”.

Mi scuso per il vernacolo.

Uscito su Sette

Makaroni del 13 gennaio 2014

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NIENTE DI PARTICOLARMENTE GRAVE “A fine gara c’è stata una sassaiola verso il settore occupato dai tifosi della Juventus per bloccare la quale la polizia ha sparato sei lacrimogeni. Niente di particolarmente grave” (Gianni Cerqueti, “Novantesimo”)

DOCCIA E SCOZZESE Primi segnali del ringiovanimento voluto da Thohir per l’Inter: da domenica prossima, nella telepromozione di docce per anziani che precede “Quelli che”, al posto di Wilma De Angelis ci sarà Javier Zanetti.

AMEN “Diamanti è uno che ha nei piedi la conclusione e l’iniziazione” (Roberto Rambaudi, Premium)

SERIE C VOGLIO “Non posso difenderlo sempre, anche se a Nicola ci voglio bene” (il presidente del Livorno Aldo Spinelli, “Stadio Sprint”)

IL PIU’ E IL MENU’ “…questo tipo di pressione psicologica negli arbitri non è più credibile”. “Non ci possono essere più degustazioni né altre cose” (Marcello Nicchi e Enrico Varriale, “Stadio Sprint”)

COLORE STUPORE Anno nuovo, tinta nuova: per attribuire un nome al colore di capelli sfoggiato ieri da Enrico Varriale a “Stadio Sprint” sarebbe necessaria la moviola in campo.

ASSI DI SEPPIA “Vidal fa la rima e porta via la palla a Ekdal” (Riccardo Trevisani, “Diretta gol”, Sky)

LA PRESA DELLA PASTIGLIA Una curiosità: lo spot di  Virtual Better nel quale si vede una carovana di uomini uscire dall’armadio di una piacente signora sarebbe stato girato a casa dell’amante di François Hollande.

SMENTITE Non corrisponde al vero la notizia per cui Sassuolo-Milan è stata giocata in mezzo alla nebbia perché qualcuno si era dimenticata aperta la testa di Balotelli.

IO KANT “Abbiamo annullato completamente il concetto di spazio” (Giampieto Ventura, Torino-Fiorentina, Sky)

MINIMUN MAX Passano gli anni ma Max Biaggi si conferma all’avanguardia tecnica: ieri a “Quelli che” sfoggiava i nuovi capelli in kevlar.

Uscito sul Corriere della Sera

Makaroni del 7 gennaio 2014

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BOTTE DI FERRO Caso Rossi, Rinaudo finalmente si scusa: “Volevo prenderlo sull’altro ginocchio”.

SCONFERMAMI QUESTA “Ne approfitto  per chiedere al mister conferma o sconferma che Gonalons è qui a fare le visite mediche” (Arianna Secondini intervista Rafa Benitez, “Stadio Sprint”, Raidue)

CONFUSO E ALLEGRI “Indipendentemente da chi sarà l’allenatore del Milan l’anno prossimo, non è che a me interessi molto: io credo che il Milan sceglierà un allenatore importante, degno del suo sostituto che sarei io” (Massimiliano Allegri, “Skycalcioshow”)

LUTTO E SUBITO “Settimana scorsa stava bene, Montolivo è venuto a mancare proprio il giorno prima della partita” (Mauro Tassotti, “Benedetta Domenica”, Sky)

RUZZLE PADRONE “Ho fatto più gol che son andato a cena con mia moglie quando da sto qui a Udine” (Totò Di Natale, “Skycalcioshow”)

L’EGO DELLA BILANCIA “Questa sera un programmone come sempre: qualità, personalità, carisma, e sex appeal” (Pierluigi Pardo lancia “Tiki Taka” col solito basso profilo, Premium)

EDUCAZIONE CINICA “Qui a Torino il pullman della Roma volta è passato anche con il rosso, ma qualche infrazione ci sta, soprattutto se si va verso una notte come questa” (Alessandro Alciato, “Skycalcioshow”)

CONGRATULAZIONISSIME “Complimenti mister perché siete arrivati a perdere la prima sconfitta in casa della prima in classifica” (Damiano Tommasi, “Sabato Sprint”, Raidue)

CADUX MEA LUX “L’elemento sportivo è caducato automaticamente perché l’accordo collettivo non c’è più, è scaduto da molto” (Claudio Lotito, “Skycalcioshow”)

FIGURE DI VERBA Lazio, curioso retroscena sulla cacciata di Petkovic: Lotito aveva cominciato a esonerarlo in ottobre, ma ha finito la frase solo tre giorni fa.

Uscito sul Corriere della Sera

Un bar chiamato contentezza

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Ho appreso che si chiamava Giuseppe quando ho letto che se n’era andato poco prima dell’anno nuovo.

Ma lo conoscevo benissimo.

E lui conosceva perfettamente me, magari senza sapere come mi chiamassi, come ognuno dei clienti di quel meraviglioso binario nove e tre quarti che era, è, e mi auguro sarà il suo bar vicino al portico del Meloncello.

La “s” sibilante, la postura variabile (ora curva, ora stentorea, sempre decorata da un sorriso aperto come una bella piazza), la battuta pronta, l’avanti e indré con la pasticceria a trasportare quell’apoteosi di luisone ipercaloriche che sarebbe riduttivo definire brioche. Sono madeleine. Proustiane.

L’incauto lettore che oggi si avvicinasse al Bar Sport di Stefano Benni, il breviario satirico della bolognesità da bancone, faticherebbe a orientarsi in una città che gli anni hanno sfigurato, fino a toglierle quasi tutte le stimmate che quel libro narrava così bene. Ma quel bar, per fortuna, esiste ancora. Col suo portato di bonomia e allegro cinismo, di gentilezza rotonda e urticante sfottò, che Giuseppe Billi incarnava nel suo mondo piccolo fatto di arredamento âgé, dolciumi tradizionali dalle meravigliose confezioni kitsch, biliardi abbandonati eppure mai smantellati.

Non ho mai visto, al Billi, allontanare un venditore extracomunitario. E non ho mai visto, nella calca variopinta ai piedi di San Luca, un solo acquirente che se ne lamentasse. C’era, c’è, una piccola idea di polis gioviale che quel ragazzo 76enne col berretto da pasticcere incarnava plasticamente. Con le stesse doti di sarcastica saggezza che ha trasmesso agli eredi, con quella levità (a volte greve come una crescentina) che i clienti si portavano da casa, intonsa, per rimetterla in circolo a beneficio di tutti. E di loro stessi.

C’era una certa idea di Bologna.

A Lorenzo e Antonio ho detto, scherzando ma mica tanto, che mi incatenerò alla serranda il giorno in cui dovessero ammainare la bandiera della loro sensibilità bottegaia. E sono (sensibilità, bottegaia) due complimenti. Due qualità profonde, se dispensate con allegria, per le quali c’è gente come me che attraversa, attraversava, attraverserà la città pur di andare a incassare una battuta, a scornarsi sulla politica, o sul Bologna, ad attentare con un sabadone a ciò che resta del fegato.

Chissà se quando aprì il bar, a quindici anni, col padre Mario, Giuseppe Billi sapeva che ne avrebbe fatto una specie di riserva culturale da proteggere. In ogni caso, sarebbe bello fargli un regalo alla memoria: restaurare quella parte di portico, ai lati dello stadio, che crollò un anno fa ed è ancora tristemente – solo lei – transennata.

Intanto, signor Giuseppe, grazie. E’ stato bello rifugiarsi a casa sua.

Uscito sul Corriere di Bologna

L’anno che è gia qua

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Progetti per il futuro? La più ovvia delle domande nei più ovvi talk show trova una risposta preventiva su Sette. Leggete qui e scoprirete come sarà il 2014 di alcuni tra i più noti esponenti dello star system mondiale, e anche Povia, tutti all’insegna della tendenza che caratterizzerà l’anno ch’è appena nato: la canzone impegnata.

THE BEATLES Dopo l’album di inediti realizzato per preservare i diritti, i Fab Four tornano nei negozi con un nuovo lavoro realizzato riproducendo le voci di John e George attraverso un sofisticato algoritmo. Purtroppo l’algoritmo è lo stesso utilizzato per i microchip dei Cinque Stelle e quindi il primo singolo si intitolerà: “Go to fuck yourself”.

POVIA Povia ha alle viste uno strepitoso cd autoprodotto dal titolo “Nuovo contrordine mondiale” in cui elaborerà in musica alcune delle teorie complottiste e antimondialiste che albergano sul suo blog*. Prenotatelo ora, perché è talmente pacificante e universale che dopo la pubblicazione è previsto l’olocausto nucleare.

VASCO ROSSI Tutto pronto per il nuovo tour live di Vasco, “Clippino 2014 – Italia Sveglia”. Ancora da chiarire le date, perché il Blasco le ha comunicate a voce e nessuno è ancora riuscito a decifrare ciò che ha detto.

PSY L’indimenticato ciccione interprete di Gangnam Style, dopo il flop del suo secondo singolo, ha in mente di aprirsi al mercato nordcoreano. Tenterà di farsi passare per il caro leader Kim Jong Un e di sostituirlo al potere per lanciare una versione house de L’Internazionale. Rosee le prospettive: se ce la facesse, la dittatura comunista avrebbe i secondi contati. Se non ce la farà, potrà scrivere tormentoni durante il carcere a vita.

JUSTIN BIEBER/GIGI D’ALESSIO Dopo aver minacciato il ritiro dalle scene nel 2013, riveleranno che si trattava di un’astuta manovra per lanciare il nuovo album di duetti intitolato “A Journey Into Neo-Melodic”. Il primo showcase è stato organizzato da D’Alessio il giorno della Befana nella corsia di sorpasso della Salerno-Reggio, in segno di solidarietà ai forconi, alla terra dei fuochi e ai martiri di Anna Tatangelo. Previsto il tutto esaurito: Gigi.

U2 Dopo i diversi articoli in ricordo di Nelson Mandela pubblicata da Bono dopo la sua dipartita (di Mandela, non di Bono), che sommati l’uno all’altro potrebbero agilmente coprire la distanza tra la Terra e Marte, è pronto un album celebrativo dal titolo molto evocativo: “Siae Tribute Tour 2014”. L’omaggio degli U2 fa da apripista ad altri lavoro dedicati a Madiba tra i quali quelli di Lady Gaga, del Coro dell’Armata Rossa con Zucchero, e dei Pooh, di cui Mandela era fan sin da bambino.

JOVANOTTI Chi non aveva bisogno di scoprire la musica d’impegno è Lorenzo, che per il 2014 ha pronta una riedizione del suo celeberrimo “Penso positivo” dedicata a Papa Francesco. Il verso clou: “Io penso che a questo mondo esista solo una grande chiesa, ma prima che c’era il crucco la situazione era un po’ tesa, da quando ne ha preso il posto quel tipo tosto e un po’ argentino, la gente è così contenta che lui tra un po’ trasforma l’acqua in vino”. I ricavati saranno interamente devoluti ai bambini poveri privi di una suite sul Central Park.

*Questa è vera

Uscito su Sette