Una cartolina per Laura Boldrini

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Gentile dottoressa Boldrini,

la presente per significarle che, tacciando di sessismo l’arcinoto sketch di Virginia Raffaele a Ballarò, lei ha platealmente esorbitato dai doveri che la carica le assegna.

Segnatamente:

In quanto editore della Rai (che è espressione del parlamento) ha messo in atto, per tramite della medesima, un atto intimidatorio nei confronti della rete e della testata che la ospitava.

Approfittando della sua carica, ha né più e né meno utilizzato gli stessi temi, lo stesso linguaggio e le stesse pressioni indebite, che Silvio Berlusconi mise in atto durante l’editto di Sofia.

Ha ammantato con una presunta rivendicazione femminista (come se la Raffaele fosse un pupazzo di uomini complottisti) un banale tentativo di interferenza politica, che non era stato richiesto per analoga imitazione svolta appena una settimana prima ai danni di Francesca Pascale.

Infine, ed è questa forse l’accusa più intollerabile, per una volta nella mia vita mi ha costretto a essere d’accordo con Beppe Grillo.

La satira è satira.

Lo sketch non coglionava la ministra in quanto donna ma in quanto citofono fuffoso di Renzi. Ma anche se fosse andato oltre, non sta alla Terza carica dello Stato (o a un membro della Commissione di vigilanza, del Pd, che chiede provvedimenti) sindacare su cosa sia giusto o no mandare in onda.

Perché anche se viene da una donna e da una persona dabbene, questa si chiama censura.

La saluto cordialmente e la invito a una frugale colazione quanto prima, durante la quale – come promesso – le regalerò il laserino verde per accecare Di Battista quando le balla il tip tap sugli zebedei.

Con viva cordialità

Luca Bottura

Mangiate merda, miliardi di mosche non possono sbagliarsi (Freak Antoni)

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Emiliano Carli è un bravo figliolo con la passione per la satira. L’ha esercitata sul Riformista, sull’Huffington Post, da qualche tempo ha uno spazio di didascalia comica nel programma de La7 “L’aria che tira”.

In un mondo meno gerontofilo sarebbe in prima pagina tutti i giorni su un giornale cartaceo.

Emiliano è anche un drogato. Dai giochi di parole. Potrebbe esportarli nei Paesi poveri. Il 90 per cento delle sue vignette sono legate ai calembour. Spesso (davvero) geniali. L’altro giorno nel programma di Myrta Merlino ha proposto questo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un piccolo funambolismo grafico, quasi affettuoso. Una notizia, anche.

Il sito Tze Tze, che è la prosecuzione del blog di Peppe con mezzi se possibile più rudi, l’ha ripubblicata (“Prima che la cancellino”: ma la cancellino che? E’ una vignetta satirica) con il titolo Vergognoso post su Facebook, gli utenti non gradiscono. In realtà gli utenti gradivano pure, ma poi sul sito del programma, grazie alla segnalazione, è piovuta addosso l’usuale colata di melma.

E’ ovviamente un modo per incrementare il traffico e i guadagni pubblicitari, lucrando – chiedo scusa per il francesismo – sul buco di culo di Emiliano Carli. Si tratta della stessa logica del CLICCA QUI! che serve a Peppe e Telespalla per mantenere il blog bello e vitale.

Non so in quale saccoccia finisca il flusso di denaro attivato da questa gente, magari attraverso una foto furbina che paventa un amore lesbico di Marianna Madia  (poi clicchi e no, certo che no),

madiacome se fosse un problema, e come se la Madia non fosse criticabile pure senza un retroscena.

Non so quale sia il guadagno economico, immagino importante, che può generare un attacco alla Boldrini (Carli è un’eccezione: le donne sono sempre nel mirino, meglio se ritratte un po’ scosciate) o la pubblicità del robot De Agostini che ho appena comprato a mio figlio.

So invece che fine fa la parola vergogna. Cominciò Silvio Berlusconi, a cambiarle di senso. E oggi la usa, attribuendola a gente perbene, chi dovrebbe provarne proprio tanta. Ma tanta tanta.

PS Oh, e tutto a partire da un tizio che faceva satira, porca di quella zozza.

Chiedo ufficialmente l’espulsione di Beppe Grillo dal MoVimento Cinque Stelle

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Per aver violato la prima regola del MoVimento, quella del semplice portavoce, diventando nei fatti la seconda gamba di una diarchia composta da lui e Casaleggio

Per aver violato la seconda regola del MoVimento – “Uno vale uno” – decidendo che una blanda critica al suo comportamento nello streaming con Renzi andava punita con l’espulsione di quattro senatori.

Per aver violato la terza regola del MoVimento – nessuno deve arricchirsi – portando nelle tasche di Casaleggio attraverso il traffico generato dal voto, e nelle proprie, per la pubblicità che il Blog ospita dei suoi spettacoli a pagamento, denari privati.

Per queste tre e molte altre ragioni, tra le quali l’aver perso per strada ormai una ventina tra senatori e deputati, annichilito la democrazia nel MoVimento, aver perso ogni singola occasione di incidere davvero sulla politica, e aver portato sull’orlo del collasso la forza più intrinsecamente onesta e innovativa del parlamento italiano, favorendo di fatto la Casta e i partiti tradizionali…

Chiedo ufficialmente l’espulsione di Beppe Grillo dal MoVimento Cinque Stelle. La votazione è aperta e terminerà domani mattina alle ore 8. I dati verranno resi noti nella trasmissione Lateral, alle ore 8.20, in onda su Radio Capital, che abbiamo occupato per cantarle chiare a Cdb.

Non è un’esercitazione. Ripeto: non è un’esercitazione.

In alto i cuori.

Un tutorial che scrissi per Civati a novembre e che mi pare ancora discretamente attuale

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L’autogollonzo da centrocampo di Civati (annunciare una mozione di sfiducia, non presentarla, non votare quella di Peppe per disciplina di partito) è un colpo di piccone non tanto a Civati medesimo, quanto a quell’ampia area di Pd che non crede alle scie chimiche ma s’è frantumata i cabasisi di essere rappresentata da una classe dirigente imbelle e incompetente, nonché per quelli che voteranno Renzi l’8 dicembre ma speravano quantomeno in un pungolo da sinistra a un partito che sta diventando la prosecuzione della Dc con meno mezzi.

Cosa deve fare Civati (ora: prima di essere terzo alle Primarie):

Uscire dal partito, dopo aver chiamato alla lotta la parte della base che lo sostiene – la migliore – e aver radunato un esercito bastante a non renderlo residuale.

Fondare una forza che rappresenti il vero Pd, quello tradito dai 101. Un’operazione più sincera di quella dei Fratelli d’Italia meloniani, ma sostanzialmente sovrapponibile. Un nuovo Pd. O un nuovo Ulivo.

Acquisire un reale potere contrattuale, esterno al Pd, in modo da condizionare la linea politica renziana di qui alle elezioni e quella governativa dopo l’eventuale vittoria. Rendersi necessario.

Garantirsi un posto centrale se si tratterà di governare, in modo da indirizzare con pari dignità l’eventuale governo Renzi.

Scalare con il nuovo Pd quello vecchio, o quantomeno riempire di contenuti (non quelli di Civati, i contenuti di chi lo sostiene e l’ha sostenuto) il vuoto di Renzi medesimo.

E’ semplice, naif, impolitico.

Ma è l’alternativa tra prendere un treno che fa il giro lungo, dopo aver perso quello principale, oppure finirci sotto. Per sempre.

Io comunque alle Primarie non voto. Questo Pd è irriformabile.

Amen.

11 febbraio, giornata del “Mi ricordo”

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Oggi è l’11 febbraio, il giorno del “Mi ricordo”.

Nel giorno del “Mi ricordo”, ricordiamo tutti insieme che se l’Italia non avesse prima sposato e poi subito vent’anni di dittatura, l’accordo con Hitler, le leggi razziali, la Seconda Guerra mondiale dalla parte sbagliata, oggi…

Istria e Dalmazia sarebbero ancora italiane, Rijeka si chiamerebbe Fiume, Split sarebbe Spalato, Koper sarebbe Capodistria.

Circa 300.000 italiani di Istria e Dalmazia non sarebbero stati costretti dalla Jugoslavia ad abbandonare le loro case, i loro averi, la loro vita, per finire precipitati in un Paese ostile, l’Italia, stritolato nelle logiche della Guerra Fredda.

Ma soprattutto noi italiani non avremmo occupato per 29 mesi parti delle odierne Slovenia e Croazia, sopprimendo ogni libertà, uccidendo circa 7000 innocenti, istituendo campi di concentramento, nell’atto ultimo della campagna antislava che dagli inizi aveva caratterizzato l’azione politica mussoliniana.

Non avremmo cioè messo le basi per l’orribile, ingiustificabile, tragica vendetta titina che portò alla morte nelle foibe di migliaia di italiani senza alcuna colpa.

Ai quali, oggi, 11 febbraio, giorno del “Mi ricordo”, noi che conosciamo la Storia, tutta, mandiamo un commosso pensiero.