Quello che non ha scritto oggi Matteo Renzi

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Di Matteo Renzi

Il Partito Democratico è una grande forza politica votata da milioni di italiani che ambisce al governo del Paese rispettando e cercando di rappresentare anche le istanze di chi non l’ha votato e non lo voterà mai.

Per questo una riforma epocale e ormai improcrastinabile come quella della legge elettorale va fatta con la più ampia maggioranza possibile, a beneficio e garanzia del Paese, e di chiunque, in virtù di un sistema di voto chiaro e condiviso, andrà a governare con poteri finalmente pieni.

In questa prospettiva diventa opportuno coinvolgere anche chi ha usato la legge precedente, il cosiddetto Porcellum, come una clava nei confronti di Romano Prodi, creando volutamente le condizioni per azzopparne la vittoria. Non è il momento di guardare indietro. Dunque è doveroso, anche per il rispetto degli elettori che democraticamente hanno votato il Pdl alle ultime politiche, considerare l’interlocuzione con Forza Italia.

Naturalmente, nella prospettiva di una politica finalmente nuova che ha animato la mia candidatura, mi sarebbe impossibile ripetere gli errori che il Pd ha compiuto negli anni, legittimando, come nei governi Monti e Letta, una morale andreottiana in cui la real politik prevale su concetti come la legalità e il bene comune.

Discutere il futuro dell’Italia con un condannato in via definitiva per frode fiscale sarebbe irricevibile per i nostri elettori e, in generale, un pessimo segnale lungo la difficile strada per un Paese normale. Per questo invito il presidente Berlusconi a designare un proprio rappresentante*, dotato di ampia delega, col quale il Pd possa costruire un futuro di governabilità per il Paese.

Sollecito inoltre il Movimento Cinque Stelle, se lo ritenesse opportuno, a velocizzare i tempi delle proprie consultazioni online, cosicché si possa discutere anche con loro, che rappresentano un quarto dei voti, ed evitare il voto col sistema proporzionale puro che ci precipiterebbe direttamente a Weimar.

L’Italia non ha più bisogno di tattiche, serve una strategia. Per cambiare davvero verso.

* Così ti salvavi il culo senza fare la figura del bischero

Del come non ci sia nulla di particolarmente coraggioso nel coglionare Wikipedia e i Tg

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Un collaboratore di Wired ha raggiunto la meritata celebrità per aver compiuto e raccontato un’impresa ai danni dell’establishment informativo: inserire su Wikipedia citazioni che poi i media ufficiali, quelli che dovrebbero verificare le notizie, hanno utilizzato senza il minimo movimento di palpebra.

La ridondante antipatia nei confronti dei cronisti l’ha immediatamente elevato a vendicatore mascherato (o smascherante): eccoli, i soloni strapagati, cascati nella rete. Eccoli, i detentori di un risibile primato, nella polvere che meritano.

Due cose: a gabbare Wikipedia ci vuol nulla. Si basa su un patto fiduciario, e cioè che chiunque possa scrivere anche scempiaggini, perché la rete si monda da sola e provvede a riparare il vulnus. Ergo, il collaboratore in questione ha dimostrato che sono la rete e i patti sociali a essere vulnerabili. E’ la stessa scientificità di quelli che riescono a votare più volte alle primarie del Pd: violano un accordo, si intrufolano nelle evidenti debolezze altrui. O quella di chi suona ai campanelli e scappa: hai dimostrato la debolezza dei condomini, ma non è ‘sta impresa.

E comunque Wikipedia è una fonte. Non può essere la sola, per carità, ma è una fonte. Perché quel meccanismo quasi sempre funziona, se non è modificato in malafede.

Secondo: giratela come volete, ma la domanda della giornalista di Rainews 24 a Servillo era del tutto legittima e lui è stato un cafone (consapevole) arrogante. Non c’entra – o forse sì, perché ‘sta storia della casta giornalistica è, come quelle sulle altre caste, lana caprina di un popolo cialtrone nel suo complesso – ma mi andava di dirlo.

Chiedo scusa per il pippone.

La mia conversazione preferita su Facebook di dicembre/gennaio

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Avevo scritto: “Dizionario italiano-italiano:  chi dice ‘non sono né di destra né di sinistra, sono categorie superate’, generalmente è di destra”. Di qui il carteggio.

 

  • Conversazione iniziata 15 dicembre 2013
  • A. N.

    Non riesco a commentare le idiozie che scrivi perciò ti scrivo qua – dizionario italiano-italiano: “sono un ipocrita” = “sono un comunista” (facilmente assaltatore di camionette dei carabinieri munito di estintore e passamontagna). Oggi Cuperlo ha parlato di pluralismo, ma se da sempre chi non la pensa come voi è considerato, come tu dimostri scrivendo le puttanate che scrivi, un inetto un, un guerrafondaio, un inquinatore, un disonesto un evasore… ma per cortesia, siete solo degli ipocriti e tu ne sei la testimonianza vivente.

  • 16 dicembre 2013
  • Luca Bottura

    Ciao Andrea (si fa così: si comincia con un saluto e si chiude con un saluto, soprattutto se scrivi a uno che non conosci): io amo sempre dire, come spiegavo a una persona che la pensa come te ma sa esprimerlo in modo più garbato, che le mie generalizzazioni, che spesso sono inevitabilmente il pane della satira e della polemica, toccano solo chi si fa toccare. Un esempio: parlo spesso di evasione fiscale, di commercianti che rubano. Naturalmente chi paga le tasse, e non ruba, non si sente toccato, anche se è un commerciante. La mia compagna, per dire, ha un piccolo negozio. E’ in regola. Quanto all’opinione di Cuperlo, che ho martirizzato di battute in varie occasioni, poco me ne cale. Io ho detto un’altra cosa, che valeva anche ai tempi della Dc: che chi non ama dichiarare il proprio voto, chi non si schiera, chi dice di non partecipare, 99 volte su 100 è, appunto, di destra. Che sarà anche una categoria sorpassata – come la sinistra – ma in Italia significa, da una ventina d’anni in qua, Berlusconi. Oggi, Berlusconi e Grillo. In generale, i populisti che si rifanno alla pancia del Paese, una pancia che spesso ci ha regalato momenti molto bui. Detto questo, esistono guerrafondai di sinistra (penso a D’Alema), inquinatori di sinistra (Riva non lo è, ma pare che fosse in rapporti eccellenti con Vendola), disonesti di sinistra (c’è una piccola differenza: di solito quando li prendono col sorcio in bocca è più facile che si vergognino e spariscano, tipo Penati, e comunque la base ancora, vivaddio, s’incazza parecchio) e persone di destra molto stimabili. Ad esempio quelli che dicono: io sono di destra. O di centro. Che si dichiarano. Che combattono. Chi si nasconde, specie in questi tempi orrendi, o, meglio, s’intruppa nelle gastroproteste, è complice di una deriva pessima. Che abbiamo già visto. Ed era di destra. Infine, quanto a chi assalta le camionette, io non sono tra coloro che ritengono Carlo Giuliani innocente. Sono per la legalità: non si tirano estintori ai carabinieri. C’è però una sentenza che dimostra come in quei giorni la gestione dell’ordine pubblico, compresa la fabbricazione di false prove e l’infiltrazione di agenti nei black block – che facevano ciò che volevano, mentre i manganelli volavano sugli innocenti – abbia contribuito a una macelleria messicana che ha armato la mano di Giuliani. L’avrei voluto vivo, processato, condannato. Con molte attenuanti affatto generiche. Infine, ti inviterei a frequentare il dubbio, e a non partire con gli insulti quando sei in disaccordo con qualcuno. Aiuta. Che tu sia di destra, o di sinistra. Perdona la lunghezza. Ciao

  • Oggi
  • A. N.

    Il saluto, anche quello, va meritato. Se puntualmente attacchi, denigri, insulti a senso unico è normale che la gente, che per fortuna non la pensa come te, non ti saluti nemmeno. Proprio tu parli di insulti e via discorrendo avete per anni nsultato (e non satiricamente ) Brunetta, Berlusconi, Tremonti, Carfagna, Gelmini ecc ecc e tutti coloro che hanno votato il centro destra ignorando le schifezze di D’alema & c., e mi vieni a fare discorsi di rispetto ed a “non partire con gli insulti quando sei in disaccordo con qualcuno”. Ma come? Proprio voi dite questo? Siete l’ipocrisia fatta persona! I sinistrati come te questo sono. Chi la pensa al contrario rispetto a loro sono niente, stupidi, inetti e via di scorrendo come ti dicevo prima… SOLO voi siete i paladini della democrazia, dell’eguaglianza, dei lavoratori, della libertà e di tutte le cose buone e belle… A CHIACCHIERE! Io ti invito a portare più rispetto verso chi per fortuna non la pensa ipocritamente come voi. Scrivendo idiozie non aiuti nè te nè nessun altro. Cerca di aiutare tu. Perdona se ti senti offeso da queste parole ma l’ipocrisia della sinistra e dei suoi adepti è nota a tutti, non c’è nulla da offendersi.

  • Luca Bottura

    Va bene. Sei la parodia di un lettore de Il Giornale. Ciao, grazie.

    SEGNALA/BLOCCA

    Clic.

Olimpiadi di Sochi su Sky: il saluto di Alberto Tomba

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E’ Alberto Tomba il testimonial delle Olimpiadi invernali di Sochi per la prima volta su Sky e su Cielo. Di seguito, un suo breve saluto.

di Alberto Tomba

Forte, oh.

Mi ricorderò sempre quello che mi disse Pirmin Zurbriggen quando… eh?

Lo sci è uno sport che se lo metti lì poi dopo ti sembra che te…

Ventotto.

Chi mi conosce lo sa.

Le Olimpiadi su Sky è molto bello che ci sono, perché… le Olimpiadi capitano solo qualche volta all’anno.

Soccia.

Io c’ho il decoder, lì… di Mediaset… non dovevo dirlo.

Comunque mi chiama Gustav Thoeni e mi fa: Alberto? Prrrrr.

Allora io dico che con tutti i canali che c’è, Sky è il più migliore.

Siamo Sochi.

Forte questa, chi l’ha scritta?

Salvini fannullone. Ci sta, ci sta

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Con Matteo Salvini credo di aver incrociato le lame per la prima volta nel 1999, quando avevo una rubrichetta su Specchio della Stampa sotto la direzione di Massimo Gramellini. Non ricordo neanche cos’avessi detto su di lui, ma ricordo che mi rispose per iscritto con una battuta, qualcosa del tipo “vediamoci per bere un bicchiere di rosso”. La battuta, conciliante, stava nel fatto che il rosso ero io. Le risate.

E’ umorismo padano. Me la fece tal quale Luigi Crespi, il sondaggista amico di Silvio, in un ufficio Rai nel quale stavano casualmente per affidargli un botto di ricerche pagate coi soldi pubblici. Ero lì per capire se sarebbero state usate anche nel Dopofestival di cui avrei fatto l’autore. C’era anche un funzionario di viale Mazzini, glielo presentarono solo a fine riunione. Si chiamava Bianco. “Io sono Bianco”, disse. E Crespi, dopo, stringendo la mia mano: “Tu invece devi essere rosso”. Mi vestivo e mi vesto come in un outlet albanese dei tempi di Hoxha: m’aveva sgamato così.

La lunga digressione ha un obiettivo di contestualizzazione storica: c’è stato un tempo in cui eravamo innocenti – Crespi, in seguito, sicuramente no – e le battute, anche scadenti, erano battute. Salvini era un Trota appena più brillante e se ne stava nelle acque profonde mentre Bossi saettava promesse  secessioniste, Maroni si faceva fotografare mentre leggeva l’Unità (per il verso giusto: pazzesco), Boso imitava Obelix, la Pivetti imitava prima Santa Maria Goretti e poi Sukia. Per convenzione facevamo finta di credere che esistessero davvero i 300.000 bergamaschi armati e che davvero Rho volesse andarsene in Europa da sola, una villetta a schiera alla volta, ma sapevamo tutti, soprattutto loro, che l’obiettivo ultimo era trombarsi una valletta bona e spostare il rutto libero dalla Berghém fest al privée di Fortunato al Pantheon.

Lo sapeva anche Salvini, che per uno scherzo del destino oggi guida il Carroccio e non un Doblò che distribuisce felpe. Per illustrarne il peso specifico, ricorrerò a un paragone calcistico, così lo capisce anche lui: avete presente gli squadroni della serie A italiana quando giocano le Coppe? Improvvisamente diventano pippe micidiali e passano il tempo a piangere con gli arbitri che nemmeno l’Ascoli contro il Real Madrid. Perché in Europa, ecco cosa, improvvisamente ti ritrovi nudo. Ti giudicano per quello che sei. Vinci o perdi senza la mediazione del tuo potere, o del potere che ti sei costruito coi media. E così l’altro giorno il povero Matteo, a Bruxelles – non ce l’ha, la maglietta con su scritto Bruxelles: forse perché ci sta poco – è stato apostrofato da un deputato socialista con termini ottocenteschi (“Fannullone”) perché si era fiondato in aula a criticare i lavori di una commissione che lo vedeva tra i membri, ma alla quale non aveva mai presenziato. “Lei doveva essere qui a lavorare e stava sempre in tv”, gli ha detto, quello, in faccia. “Si vergogni”. E Salvini, privo delle protezioni e della buona educazione che – chissà perché – gli riserviamo qui, ha risposto come Fassino al terzo round contro Mike Tyson: “Ci sta, ci sta”.

Ci sta anche, allora, che il “rosso” ti dica in faccia che la dovete piantare, Matteo, di fare i fascisti, per qualche voto in più, pur di raccattare un fiotto d’identità nel deserto di consensi che vi siete ampiamente meritati.

Ci sta che uno che campa di battute ti dica: basta con le battute. Perché poi le menti semplici come la tua finiscono per ricadere nella profezia autoavverante e, siccome si comportano da orribili razzisti, trasformano il proprio astio ignorante in qualcosa di potenzialmente violento. Armano mani.

Non sono più anni innocenti. Il primo che toccherà un capello alla Keynge, Matteo, beh, sarà colpa tua. La terza pagina della Padania di oggi, quella contro la negritudine, è da denuncia per apologia di reato. La lista con agli appuntamenti di Cécile Kyenge (ce ne saranno di ministri scarsi, ma quella purtroppo è negra, vero?) pure. E quell’altro coglione che parla di andarla a cacciare, evocando i fucili, andrebbe zittito d’imperio. Bossi – Bossi! – avrebbe trovato il modo di smarcarsi.

Perché il linguaggio che ti sei scelto facendo finta di credere, o credendoci, e sarebbe peggio, alle palle separatiste su cui avete costruito i vostri lombi importanti, le roncolate che tiri dopo averle orecchiate tra una comparsata in tv e l’altra, è una roba da nazisti dell’Illinois, con tutto che Chicago pare sia più vivace di Varese e se per caso andaste per davvero a fare le ronde finireste come quelli del Kkk in Django Unchained. Solo che in Italia i nazisti dell’Illinois vincono le elezioni. Spesso.

Perché le parole sono importanti, Matteo. E siccome lo sai pure tu che ‘ste stronzate sulla separazione non arriveranno mai da nessuna parte, che i padani sono la prosecuzione degli italiani con mezzi più grevi, che avete retto la coda per vent’anni a uno che definivate “mafioso” su quello stesso giornale che oggi insulta e addita i négher di governo, che sei il compagno di partito di un tizio che straparla di attacco alla democrazia perché l’hanno beccato col sorcio (e le mutande verdi) in bocca, che al mattino lanci strali xenofobi al riparo del tuo bel giornalino – “Siamo quelli che la faremo dimettere, sciura”, e poi “Se ce lo sequestrassero sarebbe fascismo”: ma smettila – e la sera vai da Varriale al Processo del Lunedì a parlare di 4-4-2, potresti trovarne di più consone a mitigare quella che meglio ti definisce: inadeguatezza.

Inadeguato. Persino per propalare odio. Fannullone. Studia.

Ci sta, ci sta.