Renzi: se 80 mi dà tanto

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Ottanta euro per molte famiglie sono una cifra importante.

In un anno, a occhio e croce, una famiglia di due persone (occupate) sfiorerà i 2000 euro di guadagno.

E allora perché quegli 80 euro, a mio parere, sono veleno?

Perché Renzi non chiede e non offre un patto agli italiani. Non dice: abbassiamo le tasse, ma esigiamo che siano pagate. Non promette: l’evasione fiscale sarà stanata, a beneficio delle persone perbene. Non afferma: italiani, senza un patto di legalità diffusa, quei soldi non vi basteranno, perché continuerete a vivere in un Paese senza servizi, senza diritti per i più deboli, senza garanzie e tutele per chi i 1500 euro al mese non li vede manco col binocolo.

Non scandisce: basta coi doppi lavori, con l’elusione, con i trucchi.

Cala semplicemente, se mai lo farà, quella che – senza una cittadinanza consapevole – è nient’altro che un’elemosina pre-elettorale. La scarpa destra europea, con la seconda – forse – da consegnare dopo il voto.

Un’elemosina con la quale, tra l’altro, si paga forse la prima ecografia all’ambulatorio privato. Per poi ricominciare a soffocare nell’ariaccia mefitica di chi a portafoglio vuoto torna, ipso facto, un cittadino di serie Z.

Siamo passati dal nipote di Letta al figlio di Silvio. Stessa cultura del coup de théâtre (il giochetto delle tasse nel giorno in cui passa il Porcellinum con Berlusconi), stesse anteposizione della comunicazione ai fatti, stesso disprezzo per le eventuali intelligenze altrui.

L’avete vista la giornalista giapponese – giornalista, non “signora”: giornalista – che gli ha chiesto come mai in Italia non puoi scegliere chi voti? Le ha risposto eludendo la domanda, rispiegando la legge elettorale a paperella, come se dovesse venderle una copia tarocca della Fontana di Trevi.

Ecco.

Preparate il kimono.

 

Riposare. In pace

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Ieri un imprenditore si è ucciso per la disperazione.

Non è il primo, non sarà l’ultimo. L’Italia è un Paese economicamente alla deriva. Chi ha rischiato in proprio si ritrova spesso, drasticamente, nel mezzo di una strada che conduce a un muro. E, rispetto ai dipendenti, non può contare su alcuna rete di protezione.

L’imprenditore era padre di un consigliere regionale del Movimento Cinque Stelle.

Comunicando la notizia, il blog di Beppe Grillo ha parlato di Omicidio di Stato. E ha definito i colpevoli di quanto accaduto, Assassini di Stato.

Senza entrare nel merito della vicenda (lo Stato ha molte colpe, quasi quante, in altri casi, ne hanno avute ad esempio gli usurai) mi limiterò a osservare tre cose:

1) Purtroppo i suicidi per povertà sono una caratteristica del mondo occidentale dalla quale non sono esenti i salariati, specie quelli a tempo determinato.

2) L’eloquio “Omicidio di Stato” e “Assassinio di Stato” prevede, tecnicamente, una guerra civile in risposta.

3) Un anno fa a Perugia uno squilibrato sparava a due dipendenti della Regione.

Se è possibile, una certa attenzione al lessico potrebbe risultare utile.

Un pensiero, un altro ancora, all’imprenditore così solo e disperato da farla finita.

E un’ultima considerazione: siccome lo Stato siamo noi, significa che in quella morte siamo tutti coinvolti. Da chi non ha saputo garantire una gestione umana del debito – nel caso fosse appunto nei confronti dello Stato – a chi non paga le tasse e riduce risorse per gli ammortizzatori sociali, ben più presenti in Paesi diversi dal nostro.

Sarebbe ora che imparassimo a prenderci le colpe, senza pensare che basti urlare più forte per sentirci assolti.

Mangiate merda, miliardi di mosche non possono sbagliarsi (Freak Antoni)

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Emiliano Carli è un bravo figliolo con la passione per la satira. L’ha esercitata sul Riformista, sull’Huffington Post, da qualche tempo ha uno spazio di didascalia comica nel programma de La7 “L’aria che tira”.

In un mondo meno gerontofilo sarebbe in prima pagina tutti i giorni su un giornale cartaceo.

Emiliano è anche un drogato. Dai giochi di parole. Potrebbe esportarli nei Paesi poveri. Il 90 per cento delle sue vignette sono legate ai calembour. Spesso (davvero) geniali. L’altro giorno nel programma di Myrta Merlino ha proposto questo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un piccolo funambolismo grafico, quasi affettuoso. Una notizia, anche.

Il sito Tze Tze, che è la prosecuzione del blog di Peppe con mezzi se possibile più rudi, l’ha ripubblicata (“Prima che la cancellino”: ma la cancellino che? E’ una vignetta satirica) con il titolo Vergognoso post su Facebook, gli utenti non gradiscono. In realtà gli utenti gradivano pure, ma poi sul sito del programma, grazie alla segnalazione, è piovuta addosso l’usuale colata di melma.

E’ ovviamente un modo per incrementare il traffico e i guadagni pubblicitari, lucrando – chiedo scusa per il francesismo – sul buco di culo di Emiliano Carli. Si tratta della stessa logica del CLICCA QUI! che serve a Peppe e Telespalla per mantenere il blog bello e vitale.

Non so in quale saccoccia finisca il flusso di denaro attivato da questa gente, magari attraverso una foto furbina che paventa un amore lesbico di Marianna Madia  (poi clicchi e no, certo che no),

madiacome se fosse un problema, e come se la Madia non fosse criticabile pure senza un retroscena.

Non so quale sia il guadagno economico, immagino importante, che può generare un attacco alla Boldrini (Carli è un’eccezione: le donne sono sempre nel mirino, meglio se ritratte un po’ scosciate) o la pubblicità del robot De Agostini che ho appena comprato a mio figlio.

So invece che fine fa la parola vergogna. Cominciò Silvio Berlusconi, a cambiarle di senso. E oggi la usa, attribuendola a gente perbene, chi dovrebbe provarne proprio tanta. Ma tanta tanta.

PS Oh, e tutto a partire da un tizio che faceva satira, porca di quella zozza.

Abbiamo espulso Grillo dal M5S. Chi dopo di lui?

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Solo due giorni fa avevo lanciato le Beppegrillarie chiedendo l’espulsione dal MoVimento del suo fondatore per averne tradito i valori. Si sono espressi 21.256 navigatori certificati da me, attraverso like e condivisioni.

Questi i dati finali

Favorevoli all’espulsione di Grillo 21.175

Bottura venduto, servo di Cdb, #vinciamonoi, etc 81

Dichiaro perciò Beppe Grillo espulso dal M5S e indico una consultazione successiva per eleggerne il successore.

Votate ora!

In alto i cuori.

 

Chiedo ufficialmente l’espulsione di Beppe Grillo dal MoVimento Cinque Stelle

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Per aver violato la prima regola del MoVimento, quella del semplice portavoce, diventando nei fatti la seconda gamba di una diarchia composta da lui e Casaleggio

Per aver violato la seconda regola del MoVimento – “Uno vale uno” – decidendo che una blanda critica al suo comportamento nello streaming con Renzi andava punita con l’espulsione di quattro senatori.

Per aver violato la terza regola del MoVimento – nessuno deve arricchirsi – portando nelle tasche di Casaleggio attraverso il traffico generato dal voto, e nelle proprie, per la pubblicità che il Blog ospita dei suoi spettacoli a pagamento, denari privati.

Per queste tre e molte altre ragioni, tra le quali l’aver perso per strada ormai una ventina tra senatori e deputati, annichilito la democrazia nel MoVimento, aver perso ogni singola occasione di incidere davvero sulla politica, e aver portato sull’orlo del collasso la forza più intrinsecamente onesta e innovativa del parlamento italiano, favorendo di fatto la Casta e i partiti tradizionali…

Chiedo ufficialmente l’espulsione di Beppe Grillo dal MoVimento Cinque Stelle. La votazione è aperta e terminerà domani mattina alle ore 8. I dati verranno resi noti nella trasmissione Lateral, alle ore 8.20, in onda su Radio Capital, che abbiamo occupato per cantarle chiare a Cdb.

Non è un’esercitazione. Ripeto: non è un’esercitazione.

In alto i cuori.