
(ANSA – MICHELANGELO) Andrea Scanzi, un pupazzo e Luca Bottura (nell’ordine che preferite)
Io non ho nulla di personale contro Andrea Scanzi.
Ho amici Scanzi.
Uno è lui.
E gli voglio più o meno bene da quando portava una lasagna al posto dei capelli e lo invitavo a G’Day, dalla comune amica Geppi Cucciari, a svolgere il ruolo da bello, intelligente e cazzaro che ha successivamente abbandonato a favore di quello del bello, intelligente e indomito.
Vale tutto.
Quando nacque Pubblico, il giornale di Telese, chiamai lui, a Capital, per fargli da traino, ben sapendo che lo odiava in quanto fuoriuscito dal Fatto Quotidiano.
Era un gesto satirico.
Perché io faccio più o meno quello, satira.
Capii che le cose erano cambiate e si era entrati nel mondo del “o con noi o contro di noi” quando, credo un paio di anni fa, scrissi un tweet dicendo ciò che ripetevo da anni, e cioè che dopo la caduta di Berlusconi si doveva andare a votare subito senza le alchimie di palazzo che lo hanno resuscitato (e, peraltro, hanno permesso il trionfo di Grillo alle successive elezioni).
Andrea mi rispose pubblicamente dicendo che “voi avevate sempre detto il contrario”. E per “voi” intendeva quelli di Repubblica.
Gli chiesi “ma voi chi?”, in pubblico, mentre alcuni mie ascoltatori gli rispondevano: guarda che no, lui diceva altro. Ha sempre detto altro.
Ma siccome per lui portavo la giacchetta sbagliata (che poi, non che sia un male lavorare per Repubblica, ma io scrivo per il Corriere e sono un freelance da ormai vent’anni) allora dovevo per forza aver spalleggiato la linea della tessera Pd numero 1.
Gli scrissi un sms sollecitando una risposta. In verità, confesso, ne scrissi più di uno. Ero più amareggiato che incazzato.
Mi rispose con un colpo da maestro dopo circa due ore: “Stavo scopando”.
Quando mi richiamò, peraltro cordialissimo, gli spiegai la cazzatona. Non prima di essermi congratulato per il gesto atletico. Non mi pare, ma posso sbagliare, che abbia mai corretto.
Anzi no: forse scrisse qualcosa del tipo “mi fa piacere per te”. Ma sono anziano, ormai mi perdo tutto. Amen.
Successivamente, fu lui ad invitarmi al suo programma su La3. Non potevo mai, ma sarei andato volentieri. Tutto sotto controllo.
Oggi però è ricapitato.
Andrea ha argomentato sulla sua seguitissima pagina Fb a proposito delle primarie Pd a Napoli, dove com’è noto – e come ha documentato il sito Fanpage, ripreso e citato tra gli altri da la Repubblica – è andata in scena una pagina alquanto scurrile di gente pagata per andare al seggio con cifre tra gli 1 e i 10 euro.
Per la precisione, ha commentato ironicamente che era certo di ascoltare presto gli Zucconi e i Bottura censurare la cosa. “I Bottura”, proprio così. Immagino che volesse sentire anche lo chef per metterlo nell’inserto gastronomico del Fatto.
Ne è seguito tra le altre cose un florilegio di commenti degli estimatori di Andrea sul mio silenzio, sulla mia paraculaggine, su noi gentaccia, sul mio viscidume, gente che voleva prendermi a badilate sui denti, altri che se la prendono perché “fingo di criticare Renzi”, eccetera. Uno, e questo lo trovo da querela, mi ha paragonato a Rondolino.
Siccome rispondo per me (ma mi è grata l’occasione per ribadire che mai, nonostante io mazzi il Pd e Renzi tutti i giorni, Vittorio Zucconi mi ha chiesto fedeltà alla linea) mi preme con gentilezza di far rilevare che ho dedicato al tema buona parte della trasmissione che conduco giornalmente su Radio Capital, rete appartenente com’è noto al gruppo L’Espresso.
Tra le altre cose, ho sottolineato la deliziosa reticenza de l’Unità nel dare la notizia e ho chiesto al pubblico di esprimersi su cosa avrebbero voluto ricevere per andare a votare alle Primarie del Pd, visto che trattasi con ogni evidenza di lavoro usurante.
L’ho fatto in satira perché è il mio linguaggio.
Ora, io non pretendo che prima di dare dell’omertoso a qualcuno si debba verificare di non scrivere una grossolana imprecisione.
Però mi permetto di ribadire che avere un editore non coincide necessariamente, se si ha l’accortezza di tenere la schiena dritta – e magari, per quanto possibile, di scegliersene diversi, di editori – con l’avere un padrone.
Io mi sono sempre comportato così. Anche se col lavoro che faccio sarebbe più comodo e redditizio suonare la grancassa a Renzi. Poi, mi spiace per chi se la prende, non suono neanche quella di Telespalla Casaleggio e di quell’altro tipo che non si presenta alle interviste anche se l’ho pagato per farlo.
Però immagino che se ne faranno una ragione.
Tanto dovevo al mio amico Andrea, peraltro ospite periodico di Capital All News, che saluto con la simpatia di sempre.
Qui, se interessa, c’è la puntata.