Family day memories: il programma della giornata

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In occasione del precedente Family Day, il settimanale Left pubblicò questo mio articoletto satirico sul programma della giornata. Ne seguì un doppio miracolo: scomparvero sia la mia collaborazione con Left che gli emolumenti per l’articolo. Siccome il 30 gennaio si replica, il pezzo torna attuale. Basta sostituire un paio di nomi e sembra scritto oggi. Perciò lo ripubblico. Gratis anche stavolta, ma almeno lo decido io.

Compagno/a Amico/a lettore di Left, l’articolo che vai a compulsare rappresenta per te una grande occasione. Perché è inutile girarci intorno: col partito democratico siamo entrati tutti a far parte di una nuova e grande famiglia. Quale migliore occasione di santificarla con una bella capatina al Family Day? Però affrettati. Le adesioni fioccano. I biglietti latitano. Gli organizzatori prevedono più folla che al prossimo concerto di Vasco, e addirittura più gente che al prossimo consiglio dei ministri. Ritaglia perciò subito il pratico coupon che trovi in fondo alla pagina e conferma quanto prima la tua presenza alla segreteria organizzativa: Family day, c/o Paola Binetti, via del Concilio di Trento 1563, Roma. Oppure scarica il modulo dal sito ufficiale della manifestazione: www.lefigliedimariasonleprimeadarlavia.com. Poi, segui le istruzioni. E anche tu potrai dire: “Qualcuno ha il telefono di Fabio Mussi?”.

Come arrivare

Come in occasione del Giubileo, Walter Veltroni ha predisposto per i pellegrini il massimo dell’assistenza. Le auto saranno accolte all’ingresso in città da appositi volontari che le indirizzeranno in tre ordini di parcheggi: famiglie (dietro al palco di piazza San Giovanni), single (nei pressi del grande raccordo anulare), coppie di fatto (fuori Viterbo). Gli organizzatori hanno comunque fatto sapere che la Santa Sede preferirebbe mezzi alternativi: treni – secondo una recente revisione evangelica, un viaggio con Trenitalia equivale in termini di salvezza dell’anima a due settimane di cilicio – e aerei. La compagnia scelta per i voli speciali è tedesca: la RatzingAir.

Con chi arrivare

Ma chi con preferisci, ovviamente. A dispetto dei facili pregiudizi, il Family day è infatti un avvenimento inclusivo, aperto anche a chi ha deciso di trascorrere l’eternità tra le fiamme dell’inferno. Le recenti posizioni contro i Dico del rabbino di Roma, Di Segni, hanno tra l’altro gettato un ponte definitivo tra le due culture: vecchio o nuovo testamento non importa, l’importante è che l’erede fosse regolarmente sposato.

Cosa portare

La famiglia, innanzitutto. Chi ne avesse più di una, come Silvio Berlusconi, verrà invitato a scegliere prima di mettersi in viaggio. Chi l’avesse smarrita, come Pierferdinando Casini, potrà richiederne copia alla segreteria. Non vanno bene famiglie di altri, né il tipo di famiglia con cui intendeva presentarsi Marcello Dell’Utri. Ogni manifestante riceverà in omaggio una maglietta con la scritta “Non possumus” e una bomboletta spray con la quale potrà andare a scrivere “Andrea Rivera, per te non viene sera” sui muri di una Casa del popolo a scelta.

I conduttori

Com’è noto, la conduzione della giornata era stata inizialmente affidata a Gerry Scotti e Giovanni Mucciaccia, quello di Art Attack. Scotti è stato accantonato dopo aver proposto di iniziare la manifestazione con la frase “Credo in un solo Dio padre onnipotente, l’accendiamo?”. A Mucciaccia sarebbero invece stati fatali gli occhiali: com’è noto sin dai tempi di Bonifacio VII, con troppo Fai da te si è sempre diventati ciechi. Alla fine la scelta è caduta su Paola Rivetta, giornalista del Tg5, e ad Alessandro Zaccuri dell’Avvenire. Almeno fino a quando non si verrà a sapere che i due da anni intrattengono una bollente relazione sadomaso: la Rivetta tortura Zaccuri leggendogli la rubrica di Carlo Rossella sul Foglio.

Chi c’è al Family day

Hanno ufficialmente aderito: Associazione italiana guide e scouts d’Europa, Associazione Medici Cattolici Italiani, Acli, Azione Cattolica, Maschere dei cinema per il Cattolicesimo, Cammino neocatecumenale, Gruppo Interconfessionale Sacerdoti col riporto, Centro sportivo italiano, Centro italiano femminile, Centro varie ed eventuali, Blockbuster, Coldiretti, Comunione e Liberazione, Inter Club Giacinto Facchetti di Locate Triulzi, Comunità di Sant’Egidio, Comunità di San Siro, Comunità dello Stadio delle Alpi, Consulta nazionale aggregazioni laicali, Centro italiano per la salvaguardia degli enti inutili, Copercom, i fans del cantante Michele, Movimento cristiano lavoratori, Autogrill per l’Europa, Misericordie d’Italia, Movimento per la vita, Vita per il Movimento, Retinopera, Pretinopera, Rinnovamento nello Spirito Santo, Udeur, Udeur Secondo Estratto, Unione cristiana imprenditori e dirigenti, Benzinai per il Concordato, Unione Giuristi Cattolici Italiani, Intimissimi, Unitalsi, Anas, Aiscat, Società Autostrade. Ancora in forse la collaborazione dei gestori Agip.

Chi non c’è al Family day

Al Family day non parteciperanno tutte quelle componenti della sinistra italiana che hanno sempre saputo mantenere la schiena dritta e non scendere a facili compromessi su temi come la laicità, la separazione tra Stato e religione, l’autodeterminazione dei comportamenti personali. Al momento di andare in macchina, risponde a questi requisiti il solo geometra Gian Bernardo Piroddi, di Cagliari, che però giusto ieri è incappato per errore nell’ascolto di Radio Maria e, dopo esserne rimasto ipnotizzato per oltre cinque ore, starebbe pensando di convertirsi all’adorazione di un enorme vaglia postale.

Il programma della giornata

Ore 8 Breve saluto ai presenti di S.E. cardinale Angelo Bagnasco.

Ore 8.15 Brevi gestacci agli assenti di S.E. cardinale Angelo Bagnasco.

Ore 9 Conferenza Seminario: “Lasciate che i bambini vengano a me, ne siamo proprio sicuri? Il caso della chiesa Usa”. Ne discutono Giuliano Ferrara e Ritanna Armeni. Coordina Giuliano Ferrara. Con Padre Ralph.

Ore 10 Tavola rotonda Seminario: “Cattolici e sindacato: porgi l’altra chiappa” Coordina Savino Pezzotta. Intervengono Luca Cordero di Montezemolo, Marcello Pera, Michela Brambilla, e la sua grossa frusta.

Ore 11 Incontro Seminario: “L’integralismo islamico: se ci impegniamo possiamo fare di più?”. Con Magdi Allam.

Ore 11.30 Coffee break.

Ore 11.45 Ostia break.

Ore 12 Cerimonia del figliol prodigo: Francesco Rutelli, indossando la maglietta “Sono partito democratico e torno indietro bigotto”, sale sul palco per dare alle fiamme un’enorme foto di Francesco Rutelli quando era radicale. Poi racconta che per espiare le colpe della gioventù ha persino sposato la Palombelli.

Ore 13 Rogo di altri documenti impuri: un reggiseno trafugato a Franco Grillini, un Pacs importato clandestinamente dalla Francia, l’agendina di Franco Califano.

Ore 13.30 Intermezzo musicale con il coro della Guardie svizzere, che per la prima volta cantano “Chi ha ammazzato il capitano Estermann”.

Ore 14 Convegno Seminario: “L’omosessualità è contro la morale cattolica e so quello che dico”. Conduce don Gianni Baget Bozzo.

Ore 14.30 Workshop Seminario: “Tv e religione: i miracolati”. Conduce Lorena Bianchetti.

Ore 15 Convention Seminario: “La conoscenza carnale secondo la dottrina di Santa Romana Chiesa: verso i Famolo Day”. Conduce Claudia Koll.

Ore 16 Incontro Seminario “La Storia siamo Voi: se fosse vero l’evoluzionismo, come si spiega Mario Borghezio?”. Conduce Giovanni Minoli.

Ore 18 Kermesse della Madonnine che piangono. Conduce Giovanna Melandri.

Ore 20 Gran finale con lo “Show della famiglia”. Presenta Irene Pivetti con lo pseudonimo di Vandea Osiris. In scaletta, il grande ritorno di Frate Cionfoli, i Cugini della campagna per la vita, Gabriella Carlucci arrivata sul palco direttamente in macchina, Peppino di Capri, Clemente di Ceppaloni, il comico Martufello con alcuni delle sue celebri storielle (“Un musulmano entra in un caffè. Bum”) e la cabarettista Rosy con i suoi celebri calembour: “Più che Dico, Direi”.

Ore 24 Novena per il miracolo della moltiplicazione dei presenti: 1.000.000 secondo gli organizzatori, 100 milioni secondo la Questura.

luca@bottura.net

Family day: il programma della giornata

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In occasione del precedente Family Day, il settimanale Left pubblicò questo mio articoletto satirico sul programma della giornata. Ne seguì un doppio miracolo: scomparvero sia la mia collaborazione con Left che gli emolumenti per l’articolo. Siccome il 30 gennaio si replica, il pezzo torna attuale. Basta sostituire un paio di nomi e sembra scritto oggi. Perciò lo ripubblico. Gratis anche stavolta, ma almeno lo decido io.

Compagno/a Amico/a lettore di Left, l’articolo che vai a compulsare rappresenta per te una grande occasione. Perché è inutile girarci intorno: col partito democratico siamo entrati tutti a far parte di una nuova e grande famiglia. Quale migliore occasione di santificarla con una bella capatina al Family Day? Però affrettati. Le adesioni fioccano. I biglietti latitano. Gli organizzatori prevedono più folla che al prossimo concerto di Vasco, e addirittura più gente che al prossimo consiglio dei ministri. Ritaglia perciò subito il pratico coupon che trovi in fondo alla pagina e conferma quanto prima la tua presenza alla segreteria organizzativa: Family day, c/o Paola Binetti, via del Concilio di Trento 1563, Roma. Oppure scarica il modulo dal sito ufficiale della manifestazione: www.lefigliedimariasonleprimeadarlavia.com. Poi, segui le istruzioni. E anche tu potrai dire: “Qualcuno ha il telefono di Fabio Mussi?”.

Come arrivare

Come in occasione del Giubileo, Walter Veltroni ha predisposto per i pellegrini il massimo dell’assistenza. Le auto saranno accolte all’ingresso in città da appositi volontari che le indirizzeranno in tre ordini di parcheggi: famiglie (dietro al palco di piazza San Giovanni), single (nei pressi del grande raccordo anulare), coppie di fatto (fuori Viterbo). Gli organizzatori hanno comunque fatto sapere che la Santa Sede preferirebbe mezzi alternativi: treni – secondo una recente revisione evangelica, un viaggio con Trenitalia equivale in termini di salvezza dell’anima a due settimane di cilicio – e aerei. La compagnia scelta per i voli speciali è tedesca: la RatzingAir.

Con chi arrivare

Ma chi con preferisci, ovviamente. A dispetto dei facili pregiudizi, il Family day è infatti un avvenimento inclusivo, aperto anche a chi ha deciso di trascorrere l’eternità tra le fiamme dell’inferno. Le recenti posizioni contro i Dico del rabbino di Roma, Di Segni, hanno tra l’altro gettato un ponte definitivo tra le due culture: vecchio o nuovo testamento non importa, l’importante è che l’erede fosse regolarmente sposato.

Cosa portare

La famiglia, innanzitutto. Chi ne avesse più di una, come Silvio Berlusconi, verrà invitato a scegliere prima di mettersi in viaggio. Chi l’avesse smarrita, come Pierferdinando Casini, potrà richiederne copia alla segreteria. Non vanno bene famiglie di altri, né il tipo di famiglia con cui intendeva presentarsi Marcello Dell’Utri. Ogni manifestante riceverà in omaggio una maglietta con la scritta “Non possumus” e una bomboletta spray con la quale potrà andare a scrivere “Andrea Rivera, per te non viene sera” sui muri di una Casa del popolo a scelta.

I conduttori

Com’è noto, la conduzione della giornata era stata inizialmente affidata a Gerry Scotti e Giovanni Mucciaccia, quello di Art Attack. Scotti è stato accantonato dopo aver proposto di iniziare la manifestazione con la frase “Credo in un solo Dio padre onnipotente, l’accendiamo?”. A Mucciaccia sarebbero invece stati fatali gli occhiali: com’è noto sin dai tempi di Bonifacio VII, con troppo Fai da te si è sempre diventati ciechi. Alla fine la scelta è caduta su Paola Rivetta, giornalista del Tg5, e ad Alessandro Zaccuri dell’Avvenire. Almeno fino a quando non si verrà a sapere che i due da anni intrattengono una bollente relazione sadomaso: la Rivetta tortura Zaccuri leggendogli la rubrica di Carlo Rossella sul Foglio.

Chi c’è al Family day

Hanno ufficialmente aderito: Associazione italiana guide e scouts d’Europa, Associazione Medici Cattolici Italiani, Acli, Azione Cattolica, Maschere dei cinema per il Cattolicesimo, Cammino neocatecumenale, Gruppo Interconfessionale Sacerdoti col riporto, Centro sportivo italiano, Centro italiano femminile, Centro varie ed eventuali, Blockbuster, Coldiretti, Comunione e Liberazione, Inter Club Giacinto Facchetti di Locate Triulzi, Comunità di Sant’Egidio, Comunità di San Siro, Comunità dello Stadio delle Alpi, Consulta nazionale aggregazioni laicali, Centro italiano per la salvaguardia degli enti inutili, Copercom, i fans del cantante Michele, Movimento cristiano lavoratori, Autogrill per l’Europa, Misericordie d’Italia, Movimento per la vita, Vita per il Movimento, Retinopera, Pretinopera, Rinnovamento nello Spirito Santo, Udeur, Udeur Secondo Estratto, Unione cristiana imprenditori e dirigenti, Benzinai per il Concordato, Unione Giuristi Cattolici Italiani, Intimissimi, Unitalsi, Anas, Aiscat, Società Autostrade. Ancora in forse la collaborazione dei gestori Agip.

Chi non c’è al Family day

Al Family day non parteciperanno tutte quelle componenti della sinistra italiana che hanno sempre saputo mantenere la schiena dritta e non scendere a facili compromessi su temi come la laicità, la separazione tra Stato e religione, l’autodeterminazione dei comportamenti personali. Al momento di andare in macchina, risponde a questi requisiti il solo geometra Gian Bernardo Piroddi, di Cagliari, che però giusto ieri è incappato per errore nell’ascolto di Radio Maria e, dopo esserne rimasto ipnotizzato per oltre cinque ore, starebbe pensando di convertirsi all’adorazione di un enorme vaglia postale.

Il programma della giornata

Ore 8 Breve saluto ai presenti di S.E. cardinale Angelo Bagnasco.

Ore 8.15 Brevi gestacci agli assenti di S.E. cardinale Angelo Bagnasco.

Ore 9 Conferenza Seminario: “Lasciate che i bambini vengano a me, ne siamo proprio sicuri? Il caso della chiesa Usa”. Ne discutono Giuliano Ferrara e Ritanna Armeni. Coordina Giuliano Ferrara. Con Padre Ralph.

Ore 10 Tavola rotonda Seminario: “Cattolici e sindacato: porgi l’altra chiappa” Coordina Savino Pezzotta. Intervengono Luca Cordero di Montezemolo, Marcello Pera, Michela Brambilla, e la sua grossa frusta.

Ore 11 Incontro Seminario: “L’integralismo islamico: se ci impegniamo possiamo fare di più?”. Con Magdi Allam.

Ore 11.30 Coffee break.

Ore 11.45 Ostia break.

Ore 12 Cerimonia del figliol prodigo: Francesco Rutelli, indossando la maglietta “Sono partito democratico e torno indietro bigotto”, sale sul palco per dare alle fiamme un’enorme foto di Francesco Rutelli quando era radicale. Poi racconta che per espiare le colpe della gioventù ha persino sposato la Palombelli.

Ore 13 Rogo di altri documenti impuri: un reggiseno trafugato a Franco Grillini, un Pacs importato clandestinamente dalla Francia, l’agendina di Franco Califano.

Ore 13.30 Intermezzo musicale con il coro della Guardie svizzere, che per la prima volta cantano “Chi ha ammazzato il capitano Estermann”.

Ore 14 Convegno Seminario: “L’omosessualità è contro la morale cattolica e so quello che dico”. Conduce don Gianni Baget Bozzo.

Ore 14.30 Workshop Seminario: “Tv e religione: i miracolati”. Conduce Lorena Bianchetti.

Ore 15 Convention Seminario: “La conoscenza carnale secondo la dottrina di Santa Romana Chiesa: verso i Famolo Day”. Conduce Claudia Koll.

Ore 16 Incontro Seminario “La Storia siamo Voi: se fosse vero l’evoluzionismo, come si spiega Mario Borghezio?”. Conduce Giovanni Minoli.

Ore 18 Kermesse della Madonnine che piangono. Conduce Giovanna Melandri.

Ore 20 Gran finale con lo “Show della famiglia”. Presenta Irene Pivetti con lo pseudonimo di Vandea Osiris. In scaletta, il grande ritorno di Frate Cionfoli, i Cugini della campagna per la vita, Gabriella Carlucci arrivata sul palco direttamente in macchina, Peppino di Capri, Clemente di Ceppaloni, il comico Martufello con alcuni delle sue celebri storielle (“Un musulmano entra in un caffè. Bum”) e la cabarettista Rosy con i suoi celebri calembour: “Più che Dico, Direi”.

Ore 24 Novena per il miracolo della moltiplicazione dei presenti: 1.000.000 secondo gli organizzatori, 100 milioni secondo la Questura.

luca@bottura.net

La Procura di Bologna e il surreality show

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Provo un rispetto quasi sacrale per la Magistratura, non foss’altro che nel mio peregrinare satirico ha sempre difeso la libertà d’espressione.

Piccole cose, piccole querele (Nicola Porro, un ex assessore socialdemocratico, Manes Bernardini, Forza Nuova, un gruppetto neonazista che non voleva essere chiamato per nome) che si sono sempre concluse con l’assoluzione perché il fatto non sussisteva.

Abbracci, simpatia, viva l’articolo 21 della Costituzione.

Aggiungo che, da battutaro quale sono e fui, penso di aver comunque compreso l’impianto formale che sorregge le accuse della Procura sulle occupazioni. E temo non sia infondato. Mi pare (posso sbagliare) che il ragionamento sia: anche a Bologna, c’è chi usa il disagio sociale come un tram per il proprio percorso ideologico di illegalità diffusa. Che è un po’ come dire che alcuni No Tav manco saprebbero indicare la Val di Susa sulla cartina, ma intanto sono in prima fila a strumentalizzare le ragioni – giuste o sbagliate che siano – di quella battaglia.

Detto questo, ribadito il rispetto per chi giudica, in un Paese che ripudia e sente altro da sé chiunque applichi la legge, scolpito sul marmo che le sentenze si rispettano e le indagini pure, gli avvisi di garanzia al piddino Mazzanti e alle sellina Cathy La Torre hanno un che di surreale.

Uso questo termine, surreale, perché è lo stesso che è valso al capogruppo Pd la querela. E lo faccio non già per sfida, ma per inserirlo nella coda di opinioni che ho espresso in queste poche righe. Criticabili o no. Ma appunto opinioni.

Ne aggiungo perciò un’altra: il sindaco e l’assessore Frascaroli hanno gestito le occupazioni con la lucidità e la consapevolezza di chi sa che l’emergenza sociale, qui come altrove, è stata affrontata poco e male. Hanno fatto il loro, secondo il sottoscritto. Se poi in quelle occupazioni siano stati commessi reati, e quali, lo stabiliranno appunto i giudici. Senza neanche bisogno di andare a Berlino. Basta e avanza via Farini. Ma così, d’acchito, per la rubrica “ascolta un cretino” parrebbe proprio che il Comune abbia agito per salvaguardare i deboli. Sprezzante, pare incredibile anche a me, dei calcoli elettorali.

Pensarlo, e affermarlo, è davvero reato? Proprio perché rispetto i Giudici, aspetterò che si pronuncino. Sperando che nel frattempo non tocchi anche a me di scontare l’aver parlato degli assessori che parlavano del sindaco che parlava delle occupazioni che al mercato mio padre comprò.

Intanto posso affermare con certezza che a causa di questa complessa vicenda s’è consumato un terribile delitto: ho appena passato 40 righe a difendere Virginio Merola.

Roba, effettivamente, per cui meriterei almeno l’ergastolo.

 

Uscito sul Corriere di Bologna

Risposte non richieste: «Quali saranno le prossime mosse del governo per tutelare i risparmiatori italiani?»

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(ANSA – BENEMERITA) Un risparmiatore di Banca Etruria tenta di intimidire il Bancomat indossando una divisa da Carabiniere

«Quali saranno le prossime mosse del governo per tutelare i risparmiatori italiani?»

Per proteggere i risparmiatori dalle speculazioni il Governo ha deciso di adottare il modello tedesco: le banche saranno affidabili, trasparenti e stabili, ma in Germania. Per gli arbitrati che dovrebbero risarcire i truffati, inizialmente si era pensato a Luciano Moggi. Purtroppo Moggi è molto impegnato con la scuola per guardalinee che ha aperto a Ovindoli, dal celebre slogan: “Rigore è quando arbitro riceve bonifico”. Si è così optato per Raffaele Cantone, che al momento in cui scriviamo è ex commisario di Expo, presidente dell’autorità antimafia, membro della task force governativa contro la criminalità organizzata, Gran Mogol delle Giovani Marmotte, miss Muretto 2015 e quinto dei Pooh. A causa degli impegni di Cantone, la prima udienza per l’arbitrato di Banca Etruria è prevista il 26 ottobre del 2043. Nel frattempo saranno comunque riviste in senso migliorativo per l’acquirente alcune importanti garanzie bancarie: 1) La lettura del foglio informativo sull’investimento sarà permessa per 8 secondi in più rispetto ad ora, cioè per 8 secondi; 2) Le informazioni allo sportello, oltre che in cinese, saranno comunicate in estone antico; 3) L’odiosa abitudine di trattenere l’investitore nella bussola d’ingresso finché non firma sarà sostituita da alcuni consigli amichevoli irrogati da uno o più buttafuori della discoteca Hollywood di Milano. 4) Il presidente della Consob, Vegas, cambierà nome in Montegrotto Terme. “Grazie a queste semplici misure – ha assicurato Renzi – presto le banche truffaldine saranno alle spalle. Dunque è meglio se camminate rasente ai muri”.

Leggendo questo articolo hai automaticamente sottoscritto 1780 euro di obbligazioni subordinate della Canistracci oil che mentre hai finito di leggere questa postilla valgono già 2 euro e 70 in tutto. Buon anno.

Uscito su Oggi

Di malleoli incrinati, farmaci salvavita, medici scortesi. Un’epopea fantozziana a lieto fine

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Mi accade questo.

Mia madre viene a trovarmi a Milano e dimentica a casa tutti i farmaci, compresi gli anticoagulanti che la tengono in vita.

Potrei intasare il pronto soccorso e andare lì, ma non ci sono emergenze in corso. Dunque chiamo la Guardia Medica per capire come recuperare le pillole in questione.

Attendo 28 (ventotto) minuti al telefono.

Quando riesco a parlare, chiedo al mio interlocutore perché ho atteso così tanto. Dice che me lo spiegherà a fine chiamata.

Mi identifica e mi chiede di esporre il caso. Non ho ancora finito di raccontare che mi sta già comunicando i due ambulatori nei quali devo andare con la ricetta per farmi fare, se ho capito bene, un’altra ricetta.

Gli dico che la ricetta non ce l’ho, altrimenti non avrei chiamato lui. Mi tratta come un coglione e mi dice di andare comunque e sperare nel buon cuore di qualche collega.

Sta già riagganciando quando gli rifaccio la domanda di prima. Risponde alterato che devo rispettare chi lavora e, mentre sto ancora parlando (non alterato, io) mi butta giù il telefono.

Fine.

Ora, partiamo da un dato: quel medico immagino fosse sotto pressione per un lavoro non facile. Probabilmente non è pagato per quel che vale. Sconta i tagli alla sanità. Si ritrova spesso ad avere a che fare con gente quantomeno scortese se non in malafede.

Ma che cazzo c’entro io?

Perché certo, in un mondo migliore mia madre sarebbe partita con tutti i farmaci (o la documentazione) che serviva, e io mi sarei ricordato di ricordarglielo. Ma siccome esistono le eccezioni, perché non ha perso un secondo per indicarmi come risolvere il problema?

Considerare il paziente come un avversario è un problema diffuso. Da cui non era affetto uno dei medici, gentile e disponibile, che ho trovato in ambulatorio (non dico quale, perché magari passa dei guai) il quale alla vista delle copie delle ricette via mail e delle foto dei farmaci ha comunque effettuato la prescrizione.

Quando sono tornato a casa – con una caviglia sfasciata durante i giri per farmacie, ma ci torno tra poco – ho trovato i commenti al post su Facebook in cui avevo raccontato la cosa.

Ora: ho sbagliato io. Non si raccontano certe cose sui social, anche se in privato ho ricevuto molti messaggi di amici che si offrivano di risolvere la situazione. Però non dovevo scriverne. Solo che la frustrazione era così tanta che volevo condividerla. La frustrazione per il comportamento di un singolo medico. Un. Singolo. Medico.

Invece…

Invece molti commenti erano di altri medici, ed erano aggressivi come il tizio al telefono. A fronte di qualcuno che solidarizzava (parlo della categoria in camice) la maggioranza mi attaccava: “La guardia medica non è un centralino”, “Loro hanno ragione e tu hai torto”, “Hai voluto fare il Vip”, “Come Berlusconi”, “Come mai sei rimasto senza ricetta, mia madre invece…”, “Generalizzi”, “Questa botta alla Mi Manda Raitre te la potevi evitare”, “Invece di cercare ‘sti farmaci fai un pippone su Facebook?”, “Sei degno di Barbara D’Urso” e altri ancora più sprezzanti… tutti o quasi con lo stesso identico numero di like provenienti – ma magari immagino male – da una precisa branca professionale.

Ora, con la massima serenità, una caviglia gonfia, mia madre sotto controllo mi sento di dire ai signori medici che si sono adontati: sbagliate voi.

Ma lo dico senza protervia.

Sbagliate voi perché in un caso singolo leggete l’attacco a una categoria. Sbagliate voi come se io difendessi, chessò, Sallusti, perché ha la mia stessa tessera in tasca. O i Marò perché portano sul braccio la mia stessa bandiera. O un giocatore della mia squadra del cuore che si vende le partite.

Perché il punto temo non sia se io, come cittadino, avessi seguito o no la procedura corretta per ricevere il servizio a cui mia madre aveva diritto – pare di no, ma, ripeto, avevo fatto di tutto per non creare guai alle emergenze, ed evitare il pronto soccorso: ero in un’altra città e il suo medico di base non ha mai brillato per reperibilità, diciamo – ma se qualcuno si sia dato da fare per aiutare una persona in pericolo senza badare al proprio orticello.

Un altro esempio? Torniamo alla serata di cui sopra.

Alle 23.40, dopo un giro di telefonate, trovo finalmente la farmacia che aveva le pillole in questione. E mi sento rispondere: “Chiudiamo tra 10 minuti”. Alla mia osservazione che quindi chiudono alle 23.50, ribattono che chiudono a mezzanotte ma abbassano le serrande prima. Testuale. Al che mi scapicollo fuori di casa per arrivare in tempo, ma nel farlo piombo al suolo e mi incrino un malleolo, col risultato di rinviare al giorno successivo la terapia di mia madre.

Con questo ho forse detto che tutti i farmacisti sono teste di cazzo? Ovvio che no. Così come non lo sono tutti i medici di pronto soccorso. Al pronto soccorso del Rizzoli di Bologna, ore dopo, ce n’era uno vestito come a una serata del Cocoricò, camicia a quadrettini collo alto, senza camice. Ma ho anche un trovato un gentilissimo radiologo che usava i congiuntivi come un arabesco, un dottorino del triage desolato perché non riusciva a trovare una barella, un medico più esperto che mi ha salvato da un gesso di 30 giorni prescrivendomi un tutore.

Quindi, ripeto, ho sbagliato io. Che mi sono lasciato prendere dai nervi e ho raccontato sui social le mie disavventure con la Guardia Medica di Milano. Però la regola è una: bisognerebbe sempre tentare, se un minimo si ama non dico il prossimo, ma il proprio lavoro, di essere gentili. Se si ha in mano la vita delle persone, inoltre, bisognerebbe essere gentili anche con chi non ha rispettato tutte le procedure. Perché ne va della sua salute.

Altrimenti si fa il giornalista, l’autore, o un altro lavoro qualunque che non salva la vita a nessuno. Ma al massimo crea un po’ di dibattito su Internet.

Siate gentili, dunque. Fatelo anche per me che non lo sono quasi mai.

Ah, mia madre tornando a Bologna è pure volata dalle scale mobili della stazione. Ma sta bene. E abbiamo passato un pomeriggio in ospedale quasi piacevole.

Magari richiamo la Guardia Medica per ringraziare.