Grillo, Boschi, mafia: lo scontro tra Titanic

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Ogni volta (ogni volta) che Grillo va in Sicilia, dice qualcosa a favore della mafia.

Meglio: non proprio a favore della mafia. Dice un’apparente ovvietà demagogica che favorisce la cultura mafiosa.

A suo tempo, in campagna elettorale, spiegò che era meglio della politica perché almeno non strangolava la vittime. Stavolta ha sostenuto che non c’è più, s’è spostata al Nord*.

Lo fa perché è mafioso? Ovviamente no.

Lo fa per chiedere voti alla mafia? No, anche se sicuramente certa diminutio agli uomini d’onore non dispiacerà.

Lo fa per chiedere voti in generale? Sì.

A chi? A tutti quelli che non vogliono sentirsi responsabili per la merda in cui versa la Sicilia, perfetta metafora della merda in cui versa questo Paese.

C’è un bel monologo di George Carlin, che condivido solo in parte, nel quale si spiega con efficacia teatrale ciò che sostengo da sempre: gli eletti non sono meglio degli elettori. Chi ha votato candidati mafiosi, o camorristi, chi ha scelto la clientela invece della dignità, è perfettamente uguale a chi lo rappresenta.

Siamo un Paese corrotto, becero, volgare, che esprime una politica corrotta, becera, volgare.

Ma votiamo per chi ci dice che la colpa è degli altri, dei politici.

Fatta la tara alla buonafede dei grillini primigeni, l’onestà (onestà-onestà) in Italia non ti porta al 25% dei voti. Per arrivarci, devi imbarcare chi in questi anni è stato totalmente corresponsabile della deriva da fescennino tragico in cui viviamo, ma premia chi gli cancella la memoria.

È un populismo efficace, sostanzialmente di destra – per usare categorie Novecentesche – non a caso subito sposato da neofascisti di ottima educazione come Pietrangelo Buttafuoco. Un altro che ha letto addirittura più libri di quanti ne abbia scritti, ma poi ricade nello stereotipo per cui il problema della Sicilia è l’antimafia (oltre al traffico, ovviamente) e che per preservare il buon nome dell’Isola è meglio citare la pasta con le sarde e non l’illegalità stratificata che la strangola. Certo che la strangola.

E ci strangola. Certo che ci strangola. Con un cappio che ci siamo comprati da soli.

Che poi tutto questo, per esempio ieri sera a Otto e mezzo, venga preso dal ministro Boschi come pretesto per oscurare il patto Pd-Camorra in Campania, attiene non già a uno scontro tra due entità diverse, ma alla partita di uno che per prendere voti nega l’esistenza della mafia, e un governo che per non perdere voti non pronuncia mai quella parola se non per sbatterla in faccia a un altro che la nega.

Che al mercato mio padre comprò.

Invece, la mafia è e resta una montagna di merda.

Peccato solo sia anche una montagna di voti.

 

(Ha anche sostenuto che Casaleggio l’hanno ammazzato i giornalisti che parlavano male di lui. Cioè li ha intimiditi a cazzo per l’ennesima volta, salvo poi lamentarsi della mancanza di libertà di stampa. Se valesse il principio che le critiche – e le minacce – ammazzano, i cronisti che parlano di Grillo sarebbero tutti morti. Dovrei abituarmi, ma ‘sta roba di lucrare sull’odio chiamandosene fuori ancora mi fa incazzare. Colpa mia. Chiedo scusa).

Tanti auguri a Giorgia Meloni per una gravidanza felice e una maternità ricca di soddisfazioni

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meloni okConfesso, ho fatto una battuta sulla Meloni.

“La Meloni è incinta. Il primo che aggiunge ‘sempre’ è una brutta persona”.

Tecnicamente è pure una battuta sbagliata, perché il riferimento al celebre proverbio riguarderebbe semmai la genitrice della celebre parlamentare.

Ma è piaciuta, è stata condivisa, e mi ha cagionato la nomination nella nazionale sessisti stilata da Laura Eduati sull’Huffington Post.

Sono recidivo, peraltro.

Tempo fa postai una vignetta sul ministro Boschi (la sua foto e lo slogan: Proteggi le oche, boicotta Moncler) che avevo fatto tale e quale la mattina in radio, ma sulla Minetti, senza che accadesse nulla. Con l’importante differenza che la Minetti pare giacesse con Berlusconi, mentre la Boschi ci stava riscrivendo la Costituzione. Dunque mi sembrava un filo più pericolosa.

Quella foto mi guadagnò le stesse accuse di malagrazia. Per la precisione, arrivarono da il Giornale, il Fatto Quotidiano e Libero

Un po’ come se Mario Adinolfi ti criticasse la dieta.

Ecco, ci sono ricascato.

Ho motteggiato sulla pinguedine di Adinolfi (che in parte condivido) perché mi pareva buffo. Chiedo scusa. Effettivamente è troppo facile e, se posso, cerco di evitare: il sovrappeso non è un dato politico. Adinolfi ha ragione.

La Meloni, temo, meno. E chi pensa di difenderla dal sessismo, forse, ancora meno. Una figura (uomo, donna, trans, pegaso) che vada al family day annunciando al mondo intero che è incinta, ma fuori dal matrimonio, costituisce occasione di battuta.

Di più, si scrive da sola. E usare la questione di genere per difendere il presunto bersaglio dall’ironia mi risulterebbe ottuso, improvvido, scentrato, controproducente, addirittura un filo ipocrita.

Verrebbe quasi da dire “Farsi una risata: se non ora, quando?”.

Non fosse che quando fai battute ci sta anche che non siano capite.

E che, anche se capite, a qualcuno facciano cagarissimo.

Quindi io mi tengo l’accusa di sessismo, per carità, vale tutto.

Ribadendo sommessamente che era una battuta su una che è andata al family day per dire che è rimasta incinta fuori dal matrimonio.

E che io di figli fuori dal matrimonio ne ho due, ma non è che rompo i coglioni alla gente, in piazza, per dire che quelli come me non meritano diritti.

Ecco.

Tanti auguri a Giorgia, al pargolo, e un abbraccio (foto di Anna)

 

Se non ora, dopo

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monclerStamattina a Lateral ho fatto una battuta sul caso Moncler, su come l’ha trattato il Giornale, e sulle oche. Ho detto che non si capisce perché Sallusti attacchi Report (e dunque non difenda le oche) visto che la Minetti potrebbe aversene a male. O qualcosa del genere. Abbastanza scontata.

Non è successo niente.

Più tardi ho riciclato la battuta, ma tornare sulla Minetti mi sembrava banale. Ho pensato a quale donna politica mi comunicava maggiore incompetenza in questo periodo (incompetenza, avessi dovuto parlare di trasformismo avrei optato per la forzista-bersaniana-cuperliana-civatiana-renziana Alessandra Moretti, che mo’ vuole pure la Regione Veneto) ed ero indeciso tra Marianna Madia e Maria Elena Boschi.

C’erano foto grandi solo della Boschi, ho scelto la Boschi e ci ho fatto una vignetta.

Alcuni hanno apprezzato la battuta e l’hanno condivisa.

Altre hanno squadernato l’accusa di sessismo. A una delle critiche – tutte legittime, ci mancherebbe – ho risposto che le consideravo valide solo se analoga indignazione era stata spesa, al tempo, appunto per la Minetti. Ma forse si trattava di un paragone infelice. In realtà, a mio modesto parere, il punto è proprio un altro:

essere belli non significa essere scemi (altrimenti io, che sono un cesso, avrei un Q.I. spaziale) però non esime neanche dalle battute sulla propria eventuale insussistenza politica.

Secondo me, e così continuerò a comportarmi nel mio piccolissimo, si può dubitare delle capacità boschiane anche se è donna, si può scrivere che Balotelli è un pirla anche se è nero, si può scherzare su Formigoni anche se è daltonico.

Non che freghi qualcosa a qualcuno, però ci tenevo a comunicarlo.

Vivamarxvivaleninvivalasatiramasolosuglialtri.