Civati, colpa di Segafredo

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Come sa chi ha la bontà di seguirmi (Equitalia e pochi altri) ho una certa simpatia per Pippo Civati.

Mi capita, per usare un punto di vista inutilmente egoriferito, che lui condivida molte mie idee.

Altre volte sono in profondo disaccordo, ma più di rado.

Come molti, gli ho rimproverato eccessive cautele nel monetizzare il consenso che si è costruito da dissidente rispetto alla reaganizzazione Pd. Pensavo fosse giusto per lui creare una forza speculare al Nuovo Centrodestra e influire sulle sorti del suo partito attuale con un vero potere contrattuale dato da una percentuale di voto.

Il Pd attuale non si scala da dentro. L’Opa – parer mio – dev’essere lanciata da fuori per essere pronti se e quando questa dirigenza avrà mostrato la propria inadeguatezza, o per costruire un pungolo dalla precisa identità nel caso mantenesse almeno una parte degli obiettivi mirabolanti che si è data.

Invece Pippo è diventato (ad ora) quello che intervistano quando serve una dichiarazione a sinistra di Renzi da pagina 14 di Repubblica o 8 del Corriere.

Ieri l’ho visto sul palco di Sel mentre costruiva un asse con Nichi Vendola. Ha poi dichiarato che non è ancora il momento di dividere le sue strade dal Pd.

Per questo, con l’affetto di cui sopra, volevo significargli una brevissima considerazione/avvertenza e un raccontino morale.

Considerazione/avvertenza: Vendola (lasciamo stare le risate sull’Ilva) è quello che a Roma fa lo scavezzacollo anti Renzi e nelle regioni, tipo l’Emilia-Romagna, dove si vota tra poco, si allea col Pdr. E’ esattamente come quando Craxi governava con la Dc a Roma e col Pci nelle zone rosse. Non ne ho un ricordo entusiasmante.

Raccontino morale: il Bologna calcio, la mia squadra del cuore, in questi giorni è stato salvata dal fallimento grazie all’intervento di Massimo Zanetti, l’industriale del caffè Segafredo. Era già intervenuto quattro anni fa in circostanze analoghe, ma poi si era eclissato per via di certi contrasti con gli altri soci. Due settimane orsono un gruppo americano – cinque miliardi di fatturato – stava comprandosi il Bologna tra gli osanna della città. Ma ‘sto Zanetti li ha battuti sul tempo. Dopo però che eravamo finiti in B a causa del presidente che lui, Zanetti, ha lasciato spadroneggiare in sue assenza. Così, buona parte dei tifosi l’ha accolto a pernacchie. Nonostante li avesse salvati dall’estinzione.

Morale, Pippo, a presentarsi sul cavallo bianco in ritardo, la tua squadra retrocede. E, nel caso risalga, rischi pure che diano i meriti a un altro e le uova le tirino a te.

Un abbraccio.