Siamo nel 2017, quasi 2018.
Gli italiani trombano meno e non fanno figli.
Gli stranieri sì, perché notoriamente si sobbarcano i lavori che noi non vogliamo più fare.
Quelli con un lavoro in chiaro – la minoranza: i padroni italiani preferiscono il nero solo quando è di cassa – versano soldi per le nostre pensioni.
I figli degli stranieri vanno a scuola coi nostri. Parlano la nostra lingua. Imparano la nostra cultura. Grazie alla vituperata istruzione pubblica, pagata coi nostri soldi (e non con quelli che fanno il nero di cui sopra) diventano come noi. Ammesso che sia un vanto.
Hanno gli stessi nostri doveri, ma non gli stessi diritti.
Ora mettiamo da parte per un attimo la banale questione di civiltà per cui tutti gli esseri umani dovrebbero avere le stesse opportunità, quella è roba ideologica per noi zecche rosse.
Facciamone una questione speculativa.
Se lo Ius Soli fosse passato, se avesse cioè superato l’ignavia Pd, lo sbarramento delle Destre, il paraculismo grillino, tutti interessati a quattro voti e non al merito del procedimento, avrebbe regolarizzato 800.000 minorenni figli di stranieri.
Una minoranza dei quali musulmani.
Ora, con l’arietta che tira, vorrei fare una domanda tecnica agli ideologi dell’esclusione: è più a rischio-radicalizzazione un islamico preso a calci in culo o una persona che si sente integrata e difficilmente attaccherebbe la propria comunità?
Conferire pari opportunità a chi è già qui, a tutti i livelli, sarebbe o no un potenziale antidoto alla marginalizzazione che ci ha regalato i terroristi belgi e francesi di seconda generazione?
Vi auguro di non scoprire la risposta quando salteremo per aria per colpa di un ragazzotto cresciuto in Italia ma trattato come uno scarto.
Babbei.