La legge del menga

Standard

Matteo Renzi ha più che ragione: è patetico, grottesco, ridicolo che lui non possa giocare la Partita del cuore perché la sua presenza in tv violerebbe la par condicio.

Così come è patetico, grottesco, ridicolo, che il mio amico Marescotti venga espunto da una fiction su Raiuno perché candidato con Tsipras.

E Peppe, nell’attaccare Renzi ricordando la regola, si dimostra certamente opportunista, furbastro, aggressivo come sempre.

Solo che ha ragione pure lui.

Cioè, Peppe non ha mai ragione. Ma quando dice che la legge sulla par condicio inibisce la presenza di Renzi a quella cazzo di partita ha ragione.

E lo sappiamo noi che, lavorando periodicamente in Rai, a ogni elezione – cioè circa ogni 20’ – ci troviamo a dribblare il codicillo, estenuare la regola, ballare sulla lama, per tentare di aggredire l’attualità senza sembrare in diretta dal pianeta papalla.

Il problema è Berlusconi.

La legge sulla par condicio nasce per evitare a Berlusconi di apparire anche nelle colonnine Viacard.

Siccome però la Rai è in gran parte sua, come Mediaset, e in passato pure l’Agcom, ecco che la si estremizza in modo da estenderne i margini come una specie di blob paralizzante. Essa, la par condicio, discende su tutti: sui programmi di satira, su quelli di intrattenimento, naturalmente su quelli di informazione.

E tra i più strenui ed estremi difensori del provvedimento s’è sempre distinto il Pd, cui non pareva vero di limitare in qualche modo lo strapotere berlusconiano (il quale, intanto, faceva il cazzo che voleva sulle sue reti e in parte anche su quelle Rai) ma anche e soprattutto di mettere la mordacchia a ogni critica, distinzione, battuta, anche sulle reti pubbliche.

Poiché la par condicio piace ai politici, tutti. Perché azzera lo spirito critico.

Quindi, sostanzialmente, Renzi ha più che ragione. Ma deve incazzarsi anche e soprattutto col suo partito, che non ha saputo combattere Berlusconi politicamente ma, quando poteva, ne ha mutuato usi e costumi in termini di censura.

Proprio come ora vuol fare Grillo. Che, come tutti gli altri, vuole ridurre i giornalisti a prono-star.

Un caro saluto, e #cambiaverso a tutti.