Last Christmas

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Come hanno trascorso il Natale alcuni tra i più amati volti della musica mondiale? Solo per Sette, una risposta esaustiva.

Rolling Stones Sotto l’albero, le pietre rotolanti hanno trovato una splendida sorpresa: il tour 2014 con Nelson Mandela. E’ la logica conseguenza dei funerali infiniti del 2013, che hanno rinverdito l’affetto mondiale per la celeberrima popstar sudafricana. Felicissimo soprattutto Mick: “Nelson, anche ora, è molto più vivace di Bill Wyman”.

Jovanotti Natale di soddisfazioni per Lorenzo: si profila un nuovo album interamente registrato presso l’edicola di Fiorello, basato su un sonetto di Cecco Angiolieri: “S’io foffi foco”. In uscita per Einaudi anche un libro erotico pronto a far scandalo: “Il feffo è falutare”.

One Direction Natale è allegria per la boyband che ha cambiato il modo di essere boyband almeno per i prossimi quindici secondi. Dopo una breve visita all’Irlanda, che hanno acquistato coi proventi del nuovo singolo, hanno trascorso la festa in famiglia con Biancaneve e altri tre amici.

Ligabue Il Liga ha passato il Natale con tutte le persone cui è riconoscente, che stima, ama, e delle quali si fida ciecamente. Fino alle 11. Poi il parrucchiere se n’è andato e ha pranzato da solo.

Sting Natale in Toscana per il mai domo pungiglione, insieme agli ospiti della sua villa che ha preso ad affittare per brevi periodi. Clima disteso, a parte un piccolo incidente: quando uno dei paganti gli ha chiesto di accennare “Wild Boys”, è partito con una testata sul naso.

Francesco De Gregori A dispetto della nomea scontrosa che lo contraddistingue, il puma di Trastevere ha trascorso 25 dicembre deliziando alcuni amici con la versione live di alcuni dei suoi più noti successi: da Rzzzl, a Buohahaoet Fioslslkeni, da Lr dynza caoooekde a Ya lega calstrixaia dlp clasze ’56. A causa dell’approccio creativo con cui De Gregori esegue i brani dal vivo, la scaletta è stata ricostruita dal Ris di Parma.

Nick Cave All’insegna dell’allegria, come sempre, il Natale di Nick. Lo ha festeggiato con Jeffrey Dahmer, Morticia Addams e Sallusti.

Chiara Galiazzo Bellissima festa per Chiara, che ha eseguito tutto il repertorio di John Lennon in un ipermercato di Brugherio, accompagnata solo da suonerie di telefonini.

Lady Gaga Festa e lavoro per miss Germanotta, che insieme al suo management ha studiato il colpo da maestra per choccare il pubblico mondiale anche nel 2014. Pare che il gesto prescelto sarà il più estremo, folle, provocatorio: si iscriverà al Pd.

J-AX Grandi preparativi per J-Ax in vista dell’esordio come giudice a The Voice. Ha trascorso un festoso Natale al fianco dell’albero più colorato, scintillante e improbabile dell’Italia tutta: il nuovo vestito di Raffaella Carrà.

Iggy Pop Festa poco dinamica per Iggy. Da quando, dopo l’addio a Lou Reed, mezzo pianeta è convinto che sia lui quello che se n’è andato, le rotondità cui è costantemente attaccato non sono quelle dell’abete natalizio.

Ape Escape I secondi classificati a X Factor, quelli guidati dal sosia più magro e molto più simpatico di Giuliano Ferrara, hanno festeggiato ingozzandosi di panettone durante una divertente convention degli eterni secondi. Con loro Toto Cutugno, Max Gazzè e Gianni Cuperlo.

Uscito su Sette

Wake Me Up When Seventies End

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Certe mattine, sempre di più, mi sembra di stare negli anni ’70.

Per la guazza melmosa, il rancore sordo che invade ogni ganglio del Paese, il travaso di Cile che sembra prender corpo in piazza e assimila qualche giusta ragione a prepotenze assortite. I libri bruciati, per dirne una.

Allora mi metto su un caffè ed entro, a forza, in modalità positiva. Recupero qualche vhs di Anima mia, i Topolini che ho regalato a mio figlio con la pubblicità delle piste Politoys, quelle di Paola Pitagora, un vecchio numero di Playboy con Barbara D’Urso in copertina. Meglio allora.

Rimuovo, insomma, quel che non mi piacque e non mi piace. Faccio spazio ai ricordi lieti. Relativizzo. Persino in quegli anni poveri, come questi, funesti, come questi, anarcoidi e confusi, come questi, la vita fluiva. Le menti producevano. Quel che ci sembrava orribile (certi brutti film, per dire, tipo i poliziotteschi) ci sarebbe diventato lieto poi. Quindi, forse, mi dico, un giorno rivaluterò pure la Fiat Freemont.

L’altro trucco, lo svelai a suo tempo, è quello di abbinare una musica, una colonna sonora privata, allo scorrere degli eventi. Quelli privati, intimi, ma anche e soprattutto il fluire spesso stolido dei social, delle reti all news. Mentre scrivevo queste righe, ad esempio, mi toccava di seguire una non stop sul Governo Letta, le sue strette intese, e intanto mi apprestavo a raccontarti, amico lettore, il nuovo album dei Calibro 35, la band veteromilanese che, quando si dice il caso, arriva dritta dai Seventies.

Li ho sovrapposti. Perfetti.

Perfetta per il nuovo premier, così aggressivo, per la sua fiducia richiesta in modi così tonitruanti, quella “Stainless Steel” che ne evoca i recenti e autocertificati attributi d’acciaio. D’improvviso, con quelle note sotto, il Letta 2.0 pareva trasfigurato, sembrava Matteo Renzi senza la parlata da Cascine. Meglio: sembrava Maurizio Merli senza la tinta. E i baffi. E gli occhi azzurri. E il carisma (ad libitum).

Poi è apparsa Paola Taverna, la pentastellata che abbina la passione politica di Giovanna D’Arco alla raffinatezza espressiva della Sora Lella. Ho vagato nell’album, che si chiama – piacerebbe a Brunetta – “Traditori di tutti”, e ho pescato, confesso: non a caso, “Annoyng repetitions”. Impagabile. Accompagnato da un’armonia modello filodiffusione, o supermercato Pam coi cartoni del latte ancora piramidali, il boato prodotto dall’intervento della Taverna retrocedeva a lite per la coda alle casse, o al check in. Si relativizzava pure lui.

Parlava la Carfagna? E allora dentro il sensualotto “The Butcher’s Bride”, sulle note del quale Michele Guardì, ai tempi, avrebbe potuto innestare coreografie miracolose. Poi Mara cambiò strada. Interveniva Epifani? A parte che Epifani è anni ’70 di per se stesso, cammina seppiato, ma mettendo in sottofondo “One Hundred Guest”, sorta di funky gotico, improvvisamente si materializzava un altro gotico, quello staliniano, e la rabbia democratica di Epifani diventava la foga di un pensionando che sta per ritirare la medaglietta aziendale.

Poi sono ricominciati i collegamenti con le varie forconerie. Allora ho messo in loop “Giulia Mon Amour”, ho dato un giro alla palletta con gli specchi appesa al cielo, e ho tolto il volume alla tv.

Quando finiscono gli anni ’70, fatemi un fischio.

Uscito su Sette