Non si prendono a mattonate i bambini

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Magari è solo il vandalismo di un bambino irrequieto, il cui papà traffica in mattoni.

Magari sono stati gli “zingheri”, così è contenta la Lega.

Magari sono stati quelli dell’XM perché la lana di  vetro con cui è realizzata l’opera non era biologica e si rischiava di far propaganda a Fico.

Magari, semplicemente, siamo talmente abituati al brutto, in Bolognina, che l’omaggio di Giovanni da Monreale davanti alla Federzoni ci è sembrato fuori luogo.

Così, qualcuno ha fatto giustizia. Ha sfasciato il “bambino che gioca” dopo neanche cinque giorni.

Tempo fa, sui muri della stessa scuola, ultrà pugliesi avevano principiato un duello di scritte oscene. Enormi. Mi ricordo di averlo scritto e detto ai dirigenti. Basirono. Non capivano perché mi stupisse che piccoli di 6 anni ricevessero il buongiorno leggendo alternativamente “Bari Merda” o “Lecce Merda”.

Certo, lo so: le giaculatorie sui writer sembrano scritte con le mani dietro la schiena, in perfetto stile umarell.

Però non è solo quello.

E’ il parcheggio della stazione che si chiama “Kiss and ride” invece che “Posteggio breve”. E forse per quello non lo usa nessuno. Non saprebbero chi c***o baciare.

E’ via Carracci che ha riaperto dopo anni ed è storta. Sì, storta. Con la strada che pende al centro e i pannelli messi da Trenitalia (o Rfi, fate voi) già sporchi di tag, che la costeggiano tristi come una cravatta di De Maria.

E’ la zona di fronte al Comune sfasciata di minacce anarcoidi, il prato davanti zozzo, la fontana rotta.

E’ il mausoleo di pietra sistemato al posto di quella che doveva essere il quartiere dell’Alta Velocità, possibile futuro monumento alla Shoah, del quale ancora non sanno che fare. Manco gli scivoli per i disabili, per dire.

E’ la sporcizia a terra con Hera che passa una volta ogni aumento di capitale.

Siamo noi, che di questo orrore collaterale, normale, quotidiano, costituiamo gli spettatori e i complici. Con le nostre auto in sesta fila, con le sigarette lanciate come coriandoli di melma, le lavatrici mollate per strada, le mattonate ai colori.

Daniele Ara, il proconsole Pd in Bolognina, è molto più che un bravo cristo. Lavora. Ma vive lì da troppo tempo per non essersi pure lui abituato al brutto. A un Comune che manco sa tenere pulita casa sua.

Quando ho avvisato Giovanni Da Monreale dell’atto vandalico, mi ha detto che si ripara con poco. Ma – ha aggiunto – è meglio aspettare: potrebbero tornare.

Ecco, quel poco dovrebbe pagarglielo Ara coi soldi delle mie tasse.

E se tornassero, i bruti, intervenire.

Per difendere una briciola di bello, di gentilezza.

Anzi: in un mondo migliore la città dovrebbe popolarsi di bambini in vinile che ci colorano un frammento di vita, che rispondono all’ottusità dei Kiss And Ride. Contagiando il ragazzino che l’altra sera, davanti a me, prendeva a calci l’installazione già rovinata, mentre la madre lo guardava ebete come se stesse osservando Beautiful.

Forse così potremmo cominciare a meritarceli nuovamente, i regali.

Invece di prendere a mattonate l’amor proprio di una città.

Bolognina, in fondo, significa letteralmente “Piccola Bologna”.

 

Uscito sul Corriere di Bologna

Un pensiero su “Non si prendono a mattonate i bambini

  1. Eleonora

    Per me e mio figlio e’ un appuntamento e una compagnia, quel bimbo vestito di blu. Non capisco perché rovinarlo, sono rimasta davvero male…

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