I pericoli del neofaccismo: una storia vera

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Nota: come quasi sempre, quando ricevo un attacco da un “collega”, rispondo – se devo – sul mio blog e non sul giornale cui collaboro, perché far pagare una cifra anche piccola per cose che riguardano il mio ombelico mi pare francamente eccessivo.

Ieri sera mi trovo nella timeline di twitter un commento di Filippo Facci, tra le altre cose editorialista di Libero, che minaccia di menarmi.

La cosa un filo mi perplime. Nel muggire indistinto dei commentatori “fuori dal coro”, la sua mi è sempre sembrata quantomeno una voce dissonante. Mi è capitato di essere d’accordo. Specie sul garantismo giudiziario. Avrà sbagliato persona, penso. Quindi abbozzo una risposta simpatica e vado a dormire.

Stamane, recuperando Libero di ieri – non l’avevo letto: era giorno di pilates – comincio a mettere in fila le cose. Il quotidiano di Littorio Feltri ospitava una lunga articolessa faccista sul tweet di Maurizio Crosetti che tanto scalpore ha generato giorni fa, quello in cui si invitava a una nuova resistenza contro i fascisti ritornanti evocando se necessario anche piazzale Loreto. In particolare,


il pacato Filippo se la prendeva con me per aver sottolineato il riflesso pavloviano dei grillini che, pur non essendo stati chiamati in causa, attaccavano Crosetti.

Poi dev’essere successo questo: Facci è andato sul mio account twitter e ha trovato un post di un anno fa, sui leoni da tastiera che mostrano l’orbace sui social ma si indignano se ricordi loro come andò a finire. Un post articolato, in italiano corrente, di cui vado talmente fiero che l’ho messo come tweet fissato. Quello che si legge per primo, planando sulla mia pagina. Così il mio aspirante aggressore deve averlo scambiato per un commento al suo pezzo, e – l’ora tarda della sera deve aver fatto il resto – ha ventilato l’ipotesi di passare a vie di fatto.

Morale: proprio come nel caso del retweet grillino contro Crosetti, il riflesso condizionato di Facci l’ha portato ad assumere un atteggiamento potenzialmente squadrista contro uno che non parlava di lui. Cioè: per dimostrare di non essere un fascio da tastiera, benché collabori con un giornale che ospita il Duce come quotidiana guest star, si è atteggiato come tale.

Mentre è del tutto evidente che non lo è. È solo uno che non capisce quello che legge e, avendo un ego che attualmente confina con il Canada, pensa di essere al centro dei pensieri di chiunque.

Invece sticazzi, Filippo.

Ciao.

7 pensieri su “I pericoli del neofaccismo: una storia vera

  1. Sebastiano Cibbien

    Data l’irrilevanza del post mi permetto di divagare: perché uno così cagacazzo su grammatica e ortografia usa l’abominevole, inesistente “perplime”?

  2. Filippo Facci

    Egregio Bottura, se ho sbagliato chiedo venia. Mi era proprio sembrato che quel ‘fascio da tastiera’ eccetera fosse riferito a me in relazione all’articolo che hai poi citato. E siccome, in quest’epoca, le parole sembra che non valgano più nulla, io cerco di riappropriarmene. Io non sono fascista, punto. E sono stufo. Io rispondo solo di ciò sotto al quale c’è la mia firma. Quanto al ‘ti spacco la faccia’, lo ribadisco come reazione fisica e materiale ergo non virtuale a questa iperleggerezza delle parole alla quale mi ribello. Poi tu sei libero di pensare che sia una questione di ego o che voler menare le mani sia comunque da fascisti, fatto per cui ti consiglio di girare al largo dal 90 per cento della filmografia e letteratura mondiale laddove la reazione fisica è a dir poco ecumenica.

    • Luca Bottura

      Caro Filippo, siccome hai sbagliato, accetto volentieri le tue scuse. Grazie. Quanto al resto della tua risposta, anche a me piacciono Bud Spencer e Terence Hill ma fatico a condividerne il modo di dirimere le controversie. Forse perché il fisico non mi aiuta. Preferisco scrivere. E normalmente, se do del fascista a qualcuno, magari sbagliando, perché capita a tutti di scrivere qualche cazzata, non ho alcuna remora a rivendicarlo. Come ora ti è chiaro, non era questo il caso. Buona giornata.

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