Coraggio, Tavecchio: faccia mettere quella fascia per ricordare Fatim

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Gentile dottor Tavecchio,

ieri ho lanciato una petizione per ricordare Fatim Jawara, la giovane portiera della Nazionale del Gambia morta in mare mentre cercava di arrivare in Europa e giocare a pallone.

Era indirizzata a lei e alla Lega calcio di Serie A.

Volevo, voglio ancora, volevamo e vogliamo, che le squadre scendessero in campo col lutto al braccio per ricordare una ragazza che sognava di fare il loro mestiere. Ed è morta annegata insieme a centinaia di altre persone. Migliaia, dall’inizio dell’anno.

Ha risposto la LegaPro, che farà osservare un minuto di silenzio (rischioso, con certe curve, ma è pur sempre un gesto coraggioso). Ha risposto la Lega Basket, i cui giocatori domani scenderanno in campo col lutto sulle canotte.

So per certo che potrebbe presto rispondere la serie B di Andrea Abodi, sensibile a tematiche sociali, su suggerimento dell’Hellas Verona. Verona: sarebbe bellissimo che il contagio partisse proprio da lì.

E poi ha risposto lei. Che ha disposto il lutto al braccio nel campionato femminile.

Ecco, non basta. Non ci basta. Non perché il calcio giocato da donne sia in qualche modo inferiore, ma perché quella fascia nera deve essere vista da più persone possibili. Deve arrivare anche a chi, nei nostri stadi, insulta le persone di colore. E a chi semplicemente ritiene normale che ciò accada. E gira la testa dall’altra parte.

Capita che le partite vengano precedute da generici inviti a combattere il razzismo. Ma stavolta abbiamo un appiglio concreto, di cui i calciatori sarebbero testimonial assolutamente consapevoli: ricorderebbero una persona che aveva il loro stesso desiderio.

Per questo le chiedo di agire, ora. Compia un piccolo gesto di civiltà. Permetta ai bambini che spesso dite di rivolere negli stadi di chiedere ai loro padri il perché di quella fascia. E ai padri di rispondere che ricordano una giovane e coraggiosa calciatrice.

A quel punto, Opti Pobà sarà solo la battuta di spirito mal riuscita di un presidente che una domenica di novembre del 2016 prese una decisione a forte rischio di impopolarità.

Ma giusta.

Grazie

Luca Bottura

 

Caro Beppe ti scrivo (di satira, analfabetismo funzionale e cause del medesimo)

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(ANSA - UNA COSA PAZZESCA) Mike Bongiorno - a sinistra nella foto - insieme al Signor No

(ANSA – UNA COSA PAZZESCA) Mike Bongiorno – a sinistra nella foto – insieme al Signor No

Caro Beppe,

il nostro comune amico Michele Serra (mi) diceva anni fa che la satira non sposta un voto. Aveva ragione, allora. Poi arrivasti tu, che la satira la sapevi fare, e la ibridasti con la militanza. Spostandone milioni, di voti.

C’è comunque chi si ostina a farla come un tempo, anche se con mezzi contemporanei come il web. Ti racconto una storia, senti qui.

Due settimane orsono Matteo Renzi è stato ospite di Politics, il talk di Raitre. Poteva portarsi un tablet, per interagire col pubblico. Invece si era fatto preparare una postazione con tanto di pc per controllare i social network. Sembrava conducesse lui. La postura di Renzi – e quella di Semprini – mi hanno fatto venire un’ideuzza: un filmato satirico dal quale si evincesse, con una finta chat, che il suo spin doctor Filippo Sensi lo eterodirigeva in diretta. Il tutto montato come se Renzi rispondesse agli stimoli: “Sensi” gli diceva di fare la faccetta basita, il Premier eseguiva. Gli raccomandava di stare attento alla Berlinguer, che lo intervistava, “perché questa l’abbiamo cacciata noi”. E Matteo si adeguava. Gli suggeriva di buttarla in caciara parlando di pastorizia, e il pdc eseguiva (sì, Renzi ha davvero parlato di pastorizia a Politics). Grazie a un eccellente realizzatore – Enrico Bettella – l’idea è diventata un video, pubblicato sulla pagina Facebook di Niente, un portale satirico di cui sono complice. E ha raccolto quasi 700.000 visualizzazioni.

Ma il dato non è questo. Il dato erano i commenti e le condivisioni dei militanti grillini convinti che quel video fosse veritiero. Oltre 17000.

Ci torno tra un po’.

Prima voglio raccontare cos’è successo la settimana successiva. Stesso programma, altro ospite: Alessandro Di Battista. Il quale ha risposto ad alcune domande, si è sottratto ad altre, ha restituito al tuo pennivendolo con uso di satira – io – un’importante impressione di irresolutezza. E anche a Enrico, che ha cucito un copincolla della popstar grillina nel quale alternava risposte surreali ma vere (“Se la Siria è una dittatura lo decideranno i cittadini siriani”: ma sì, certo, magari con regolari elezioni) e silenzi eloquenti.

Un’invenzione, come quella di Renzi. Un po’ meno condivisa – anche in tv Renzi ha fatto molto più share del pentastellato – eppure irrorata dagli stessi commenti indignati. Stavolta di segno opposto, ma provenienti dalla stessa platea: i grillini, sempre loro, si lamentavano con violenza del sopruso, accusando Niente di far parte del complotto Pd. Spiegavano che anche se è satira, la satira deve dire cose vere. Incollavano il link della puntata completa. Minacciavano di togliere il like (ancora rido) e esplodevano in epiteti di vario genere.

Vuoi un florilegio? Te ne regalo due, con punteggiatura originale.

Il primo dei commenti su Renzi.

QUELLO CHE LA SA attento matteuccio a non far cadere l ‘ auricolare che hai infilato nell ‘orecchio senno’ dopo non riusciresti a mettere insieme due parole di senso compiute.Hai fatto la fine di Ambra che si faceva suggerire da Boncompagni nella trasmissione non e ‘ la rai.

IL DUBBIOSO bufala ..nel senso e stato montato a doc ..o no?..la mia e solo una domanda visto che ho condiviso il link e comincia la tarantella di bufala o meno .

L’EUROPEISTA Ma il presidente del consiglio è lui o un grande fratello manovra il Renzi? Sono sempre più portato a credere che Renzi sia solo la testa di legno di qualcuno, magari tedesco o banchiere.

IL WIKIPEDIANO il nome del suggeritore sarà mica questo Filippo Sensi?? A gennaio 2014, dopo l’avvento di Matteo Renzi a segretario del Partito Democratico, Filippo Sensi è stato nominato capo ufficio stampa del PD e portavoce di Renzi,[2][6] nonché direttore responsabile di YouDem.[7] Il suo ruolo di spin doctor per Renzi è stato paragonato a quello di Alastair Campbell per Tony Blair.[1]

LA SOPPESANTE Avete capito ora perché sta sempre con il cellulare o il tablet in mano? Avrà preso la laurea a pagamento, ed è arrivato lì per le conoscenze del farabutto padre .É un ignorante ed ha bisogno di un suggeritore! Poi dicono che non sono preparati i giovani del Movimento! Di Maio ieri sera ha parlato da grnde statista!

IL PACIFISTA RIDICOLO, MA VERAMENTE NON TI VERGOGNI, BUFFONE DI MERDA. OMIGNOLO ENCEFALITICO. IMPICCATI CHE FAI PIÙ BELLA FIGURA.

QUELLO CHE NON SA LEGGERE Come è bravo a fare il burattino oltre a fare il parassita ma chi è il burattinaio che lo governa online? Jim Messina di sicuro visto che è pagato profumatamente.

Il secondo dei commenti su Di Battista.

IL DIALOGANTE Questa la considero una bella pagina di satira…ma non nel momento in cui viene falsificata la realta. Continuate a fare video sulle cazzate, perché se un ignorante finisce sulla vostra pagina finisce anche per credervi.

ILCAPSOLOCCHISTA FATE SOLO PENA A MONTARE VIDEO A CAZ(Z)O DI CANE CONTRO LE ULTIME SPERANZE CHE QUESTO PAESE HA DI RISOLLEVARSI !!!!

IL REITERANTE Più vedo questi video e più voto un no mi ci portano a votare no se vorrei votare si sono questi video scandalosi a farmi capire che solo un no se po votare.

IL COMPLIMENTOSO Bel discorso, montato in modo perfetto. Siete ridicoli ma non la darete a bere a nessuno…

L’ANALITICO Du fatto però le domande che gli vengono fatte sono proprio del cazzo. Ma che vuol dire voteresti Clinton o trump??

LA PDCENTRICA Video tagliato e rimontato si vede benissimo e per tutti quelli che criticano Di Battista vi dico solo una cosa PIDDINI SCIACQUATEVI LA BOCCA QUANDO PARLATE DI DI BATTISTA

IL CAPSOLOCCHISTA, SECONDO ESTRATTO GRANDE ALESSANDRO DIBATTISTA. SEI IL NOSTRO GRANDE GUERIERO. QUESTI FARABUTTI CHE CERCANO DI CONFONDERE LE IDEE, NON C’È LA FARANNO, VINCERÀ L’ONESTÀ. LI SCHIACCEREMO STI LURIDI VERMI. POSSONO ABBOCCARE SOLO QUELLI CHE NON SI VOGLIONO INFORMARE.

Ora, da condirettore editoriale di Niente dovrei essere entusiasta. Muoversi a cavallo tra realtà e finzione è un classico dell’arte e della satira (da Orson Welles a Il Male, passando per l’Unità di Staino e La Verità di Belpietro) e aver gabbato parte del pubblico rappresenta una virtuale medaglia. Pure di materiale prezioso.

Ma mi faccio e ti faccio una domanda, Beppe. Anzi due. Anzi tre. Anzi, quattro.

La prima: quella satira era faziosa? Ma certo. La satira si fa prendendo parte, meglio se non sempre la stessa.

Voleva significare che Renzi si fa eterodirigere ed è dipendente dai social? Ovviamente.

Ambiva a dimostrare con una risata il vuoto pneumatico di Di Battista? Ovvio che sì.

Ma se questi nove anni di risveglio delle coscienze sono serviti in massima parte a formare un popolo di analfabeti funzionali che ha perso per strada le parole d’ordine del Beppe Grillo che fu (disincanto, discernimento delle fonti, ironia) e si è trasformato in una miriade di complottisti impermeabili alla satira, non avrai sbagliato qualcosa?

O non sarà piuttosto che hai azzeccato tutto?

Un abbraccio, in alto i cuori. Uno vale eccetera.

Ciao.

Perché il modello Cinque Stelle a Mirandola ha funzionato perfettamente

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La notizia vera: a Mirandola, provincia di Modena, zona terremotata nel 2012, la palestra di una scuola elementare è stata ricostruita anche con 425.000 euro donati dal MoVimento Cinque Stelle, che comunica di averli ricavati da un avanzo di bilancio dell’ultima campagna elettorale. Ieri la struttura è stata inaugurata in pompa magna, presenti anche Peppe e addirittura Luigi Di Maio, che stavolta aveva compreso il testo della e-mail.

La notizia come la dà Carlo Sibilia: a Mirandola i Cinque Stelle hanno ricostruito la palestra di una scuola elementare. Punto.

Sfumature a parte – Sibilia è quello che voleva far sposare uomini e animali, tra le altre cose, non gli si può chiedere precisione – sembra cosa buona e giusta.

Invece trattasi di sciacallaggio politico.

Vado a spiegare perché:

nel comunicare l’avvenuto, Beppe Grillo parla di modello a Cinque Stelle. E il modello Cinque Stelle prevede che i partiti, i quali per incidere sulle vite dei cittadini avrebbero a disposizione la loro attività politica, versino direttamente denaro a chi ritengono meritevole. Intestandosene gli effetti e sperando di lucrare voti dove c’è emergenza, disintermediando. Pure dove l’emergenza è stata gestita benino come in Emilia, anche se i trombettieri del movimento hanno fatto passare Vasco Errani come un mezzo camorrista.

Non siete convinti? Allora ripassate bene la vicenda del fondo per le piccole medie imprese che i Cinque Stelle hanno mediaticamente fatto loro. Esisteva già, è un sostegno di Stato, nel quale il partito di Casaleggio e Grillo ha cominciato a far convergere i quattro spicci che i Cittadini decurtano dallo stipendio parlamentare. Sommati, quei soldi diventano una discreta cifra che è finita anche nelle casse di aziende aderenti a Confapri, sorta di Confindustria a Cinque Stelle, che annovera tra i suoi esponenti Massimo Colomban, imprenditore  che vuole il Veneto fuori dall’Italia ma intanto non disdegna una poltrona da assessore a Roma Ladrona.

Quei soldi quindi vanno ad amici. In qualche caso a soci.

Non che sia una novità – Dc, Pci e loro eredi hanno da sempre utilizzato gli stessi metodi per le cooperative – ma si traduce in una sola parola: clientelismo. Spacciato però per iniziativa politica rivoluzionaria. Un’iniziativa che come sempre puzza di antiStato. Ed è, nelle intenzioni, l’ennesimo passo verso la presunta democrazia diretta, che di diretto ha principalmente il conflitto d’interessi replicato su vasta scala.

Non se sono stato chiaro, ma spero di aver spiegato perché, come scrivevo in un tweet, talvolta lo sciacallaggio (politico) sul terremoto può arrivare anche a quattro anni di distanza dal sisma.

Saluti (foto di Anna)

 

Ndr Per spiegare quanto questa donazione sia stata disinteressata, ricorderei come i simpatizzanti del MoVimento accolsero il magro risultato elettorale post sisma di Mirandola: così

Perché Renzi ha ragione quando dice che il referendum si vince a Destra

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Matteo Renzi dice che il referendum si vince a Destra. E forse ha ragione, perché in Italia la Destra ha sempre governato persino quando eravamo appena usciti da vent’anni di dittatura. Della Destra.

Il problema, temo, è che non si riferisce alla Destra parlamentare. Quella ce l’ha in pancia. Sa bene che la sua riforma è, cerone più, cerone meno, quella di Berlusconi. E che il 10 per cento in libera uscita di Forza Italia quasi certamente lo seguirà. Sa che i quattro gatti di Alfano, otto con Verdini, seguiranno l’istinto della savana, riconosceranno il Dna comune, proseguiranno il percorso che i loro rappresentanti (nel senso di venditori) perseguono ogni giorno in Parlamento.

Ma non è di questo che stiamo parlando. Né della Destra ufficiale che sostiene compatta (risate) il No.

Parliamo della Destra trasversale, quella che vuole le regole ma per gli altri, che pretende ordine e disciplina dai migranti ma abbatterebbe Equitalia coi missili, la Destra meritocratica basta che ci sia un posticino garantito alle Poste, un diritto per chi ce l’ha già, un altro calcio in culo ai giovani che non si meritano i privilegi dei vecchi.

La Destra disinformata, livorosa, vendicativa. Antistato. Anarchica. Quella che dice Uno vale uno e quella che urla Padroni a casa nostra.

La Destra che alberga tra gli elettori di tutte le liste, ma sta collassando anche dentro al Pd, deprivato com’è del Dna democratico e riformista che portavano con sé la migliore Dc e il migliore Pci.

A loro chiede il voto, Renzi.

Non a me. Che di quei nobili ideali sono, come molti, un indegno e contraddittorio replicante. O nostalgico. E che mi barcameno di fronte a un referendum scivolosissimo e ai compagni di strada che avrei se votassi No.

Per questo deve stare attento: perché può essere anche vero che il referendum si vince a Destra.

Ma è persino possibile che si perda a Sinistra.

Con Beppe Grillo per difendere la Costituzione

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http://www.unita.tv/wp-content/uploads/2016/09/Grillo-755x400.jpgCaro Beppe,

la devi smettere.

No, dico, la devi proprio smettere di additare nemici ad minchiam a un popolo che non vede l’ora di menare le mani. Poi finisce come a Palermo che i tuoi adepti più facinorosi se la prendono con chi fa il proprio lavoro, all’insegna del “tutti uguali” con cui non a caso cominciasti la tua campagna: l’obiettivo del primo secondo Vday non erano i cattivi politici. Era la stampa (ai tempi) sovvenzionata. Volevi, oggi come allora, fare informazione solo tu. Radere al suolo le differenze tra chi nobilitava la professione e i corrotti. Azzerare, disintermediare, promuovere una voce sola. Quella pura e giusta di chi ha la verità in tasca. Una roba – chiedo scusa per il francesismo – che di solito accade nei regimi fascisti.

La devi smettere perché state per governare. E se certe cazzate autoritarie le fai da un blog o da un palco, è comunque arietta da Ventennio applicata alla politica quotidiana e, per usare un altro francesismo, un atteggiamento squadrista. Ma quando le squadracce vanno al potere (già visto) comincia il pericolo vero. Perché c’è il caso che si vogliano regolare dei conti. E io Erdogan al pesto, potendo, me lo eviterei.

Ma soprattutto sai perché la devi smettere? Perché bisogna difendere la Costituzione. Certo, l’articolo 70. Certo, tutti gli altri che Renzi e i suoi vogliono cambiare (con una concentrazione di poteri che ti gioverebbe, ed è nobile da parte tua volerla evitare) ma anche quel cazzo di Articolo 21. Quello di cui hai fatto strame in questi anni raccontando e ripetendo la celebre panzana acrobatica della libertà di stampa in pericolo perché i giornalisti sono servi, quando la famosa classifica – basta leggerne le motivazioni – ci vede in coda perché troppo spesso i giornalisti bravi sono umiliati, offesi, aggrediti. Anche dai politici. Anche con roba tipo “Il giornalista del giorno”. O addirittura “Il satirico del giorno”. Che quando finisce sul blog, diventa un bersaglio. Ora anche fisico. Tra il giubilo dei colleghi più puri che intravvedono nuove quote di mercato e nuovi spazi per dimostrarsi i più cristallini e i più intangibili.

Quell’articolo 21, quello sulla libertà di espressione, recita una cosa semplice e non negoziabile: ognuno può dire quello che gli pare, e pubblicarlo, senza vincoli. Ma ne sottende un’altra ancora più semplice: ognuno ha il diritto di esprimersi anche quando non è d’accordo con te e con l’altro tizio che è salito sul palco ieri per diritto dinastico. Anche se onestamente (onestà-onestà-onestà) non vede in Di Maio il nuovo Eisenhower, anche se crede che Rocco Casalino dovrebbe tornare al Grande Fratello e la Raggi non ci stia, al netto di certe opacità, semplicemente capendo un cazzo. E questo non fa di lui un corrotto, un venduto, un tizio cui mettere le mani addosso.

Siccome vincerete, perché state raccogliendo il consenso unanime di tanta brava gente ma anche di chi ha respirato berlusconismo per vent’anni (come Renzi, peraltro) e ora non sa vivere senza un nemico, citerò il celebre filosofo statunitense Ben Parker: da grandi poteri nascono grandi responsabilità. Imparate da ora cos’è a democrazia vera, non quel patetico simulacro online che vuole mettere le manette ai deputati e riaprire le case chiuse e, finché siete in tempo, cercate di capire che avrete la libertà di un Paese per le mani. La riceverete in dono. Anche da me.

Quella libertà che è come l’aria: di tutti, pulita, necessaria. Dunque alla mercé di chiunque voglia sporcarla. Ma per fortuna, come si è già visto qualche decennio fa, anche nella disponibilità di chi voglia difenderla. Gli stessi che te l’hanno consegnata. Per rispettarla.

In alto i cuori. Impara. Il tempo stringe. Ciao.