Renzi: “Devo parlarvi, giratevi”

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Oggi Repubblica ospita due pezzi satirici clamorosi.

Il primo è di Stefano Benni e racconta con l’arma scintillante del paradosso i tagli di Renzi: via due elefanti dall’Aida, via le catenelle dalle biro delle banche, via un paio di centimetri dalle supposte. Fa riderissimo.

L’altro è di Roberto Petrini e racconta i tagli veri: chiusa l’ambasciata di Rejkyavik, basta coi permessi sindacali dei dipendenti pubblici, ancora tagli alla sanità. Fa incazzarissimo.

Perché io non vedo per l’ennesima volta – e Renzi parla soprattutto di cose che non fa, figurarsi se avesse da raccontare qualcosa che ha in mente di attuare davvero – un accidenti di parola chiara sull’evasione fiscale.

Niente, nulla, nisba, zero scarabocchio.

E se non l’annuncia, se la evita, come ha sempre fatto, perché interromperebbe la luna di miele,  significa, cazzo, che non ha alcuna intenzione di inserirla come priorità dell’azione di governo.

E vuol dire, porca troia, che dei tagli alla sanità, alla cultura, ai servizi, come sempre soffriranno tutti. In termini chiarissimi, e crudeli. Mentre chi ruberà sulle tasse avrà in tasca l’argent de poche, e molto di più, per fottersene allegramente.

Altro che 80 euro.

Più il suo governo autoproclamato va avanti, insomma, più Renzi mi spinge alla personale rielaborazione di una poesia che fu dell’immenso Freak Antoni.

Non è “Cambia verso”.

E’: “Devo parlarti, girati”.